Intelligenza è conoscere il Signore

YouTube player

Geremia per incarico del Signore annuncia la distruzione del Regno di Giuda e la deportazione di buona parte della popolazione come giudizio contro Israele per non essersi attenuto al patto stretto con il Signore. La sua denuncia (come quella di altri profeti) si riferisce alla situazione di ingiustizia diffusa nella società del tempo e all’abbandono di una fede che abbia conseguenze nella vita ed è invece stata sostituita solo da atti esteriori.

(Versione audio)

Due sono i versetti che leggiamo nel capitolo 9 di grande incisività.

Così parla il SIGNORE: «Il saggio non si glori della sua saggezza, il forte non si glori della sua forza, il ricco non si glori della sua ricchezza; ma chi si gloria si glori di questo: che ha intelligenza e conosce me, che sono il SIGNORE. Io pratico la bontà, il diritto e la giustizia sulla terra, perché di queste cose mi compiaccio», dice il SIGNORE.

Geremia 9:23-24

In questi versetti vengono contrapposte due triadi, tre elementi contro tre elementi, e non è solo un artificio retorico.

La prima triade

La prima triade, i primi tre elementi, sono cose di cui non ci si deve gloriare. Gloriarsi, vantarsi o anche essere oltremodo soddisfatti della propria ricchezza o forza o sapienza è qualcosa, infatti, che riassume tre aspetti della superbia umana. Non è dunque la ricchezza o la forza o la sapienza in sé che non vanno, ma è invece il gloriarsene e il separarsi dal Signore.

Il riferimento alla ricchezza e alla forza forse non ci sorprende, meno banale è che anche la sapienza –magari più sottilmente– è motivo di superbia. E qui si intende con sapienza anche la tecnologia e le scienze, non solo la cultura retorica o filosofica.

La prima cosa che potremmo dire è che in fondo nei vari campi d’azione umana dobbiamo solo ringraziare il Signore. Il Signore ci dà salute e quindi forza, oppure ricchezza per nascita o per le occasioni favorevoli (tralasciando le cose illecite) o anche la capacità di studio, potendo frequentare scuole e università o avendo la capacità di imparare dalle esperienze, per avere saggezza e sapienza.

Sì, in ogni tempo potremo dire che si deve imparare a ringraziare il Signore, perché ci è stato di aiuto e quindi in ogni tempo, rendere solo a Lui onore e gloria.

Questo è un testo, però, che è anche situato storicamente nel tracollo della società giudaica, in una sorta di caos morale e istituzionale insieme, sia pure sotto la pressione del neo impero babilonese. E questo vale spesso: il caos etico, le falsità, l’illegalità diffusa, le speculazioni si ripercuotono su una nazione e sulle sue istituzioni portandole ad eroderne la validità e la vitalità.

Ecco dunque una società nel suo complesso affascinata dalla scienza e dalla tecnica, dalla sapienza e dai sofismi, dalla saggezza del mondo che però diviene solo cinismo, un modo per sfruttare meglio i deboli.

Ecco la ricchezza ammirata anche dai diseredati, che si sentono addirittura inferiori dinnanzi alle vanaglorie e agli sprechi dei ricchi. Una società in cui il primato dell’economia non è solo economico, ma dà forma ai valori di tutta la società.

Ed infine tutti inchinati dinnanzi al potente di turno, sia re o condottiero o affarista pieno di appoggi o colui che trucca il giudizio corrompendo i giudici, perché sembra proprio che per la sua potenza sia prediletto da Dio. In ogni epoca c’è qualcuno che scambia la potenza umana per favore degli dei.

In ogni epoca la furbizia, il successo e alle volte l’impudenza sono scambiate per intelligenza. Sembra la nostra epoca? E non è che le epoche si assomiglino tutte, proprio per questo la Bibbia è sempre un libro attuale?

Al tempo dell’antico regno di Giuda, poi, tutti i potenti e saggi e ricchi onoravano Dio a parole e a lui rendevano gloria, ma per gloriarsi meglio di loro stessi, infatti le loro preghiere di ringraziamento erano blasfemi annunci della propria potenza e ricchezza e furbizia.

Seconda triade

Contro queste azioni e vanaglorie ecco che sta il Signore. Notate come nel testo non ci si attarda a discutere sulla vanagloria umana di sapienza, forza e ricchezza, a spiegarci le conseguenze catastrofiche. Semplicemente vi si oppone la visione del Signore.

Solo il Signore pratica la bontà (traducibile anche con benignità o misericordia), il diritto e la giustizia. Di ciò si compiace e così dovrebbero essere i suoi seguaci, ciò dovrebbero perseguire nella società. Infatti, Geremia si rivolge non solo ad alcuni, ma alla società del tempo nel suo complesso. Non bastano miti consigli e sono anche inutili opere straordinarie di pietà, ma occorre un atteggiamento concreto di visione del proprio posto nel mondo e della società nel suo complesso.

C’è bisogno della ricerca della giustizia, il rispetto del diritto, ma non come qualcosa di freddo e inumano, ma con misericordia, con un guardare all’altro come essere umano, non come numero e nemmeno con ideologia come un nemico o uno stereotipo. La seconda triade porta quindi equità e umanità nella comunità.

Sono proprio due stili di vita differenti quelli che vengono presentati nelle due triadi, il secondo dei quali è richiesto dal Signore, perché Israele ha un patto con il Signore. Infatti, subito dopo si dice che sono fuori dal patto non praticando queste cose.

C’è la tentazione, e ci sarà stata anche all’epoca, di discutere se praticando il diritto, la giustizia con benignità, si potesse vivere meglio come società e singoli, anzi vivere schivando la catastrofe imminente, quella dell’invasione babilonese. Ma è una tentazione, perché si pensa di affidare la propria speranza a cose umane, invece che ubbidire al Signore della vita.

Intelligenza

Arriviamo allora proprio al centro del nostro brano: avere intelligenza e conoscere il Signore. In realtà la stessa cosa espressa con lo stile poetico ebraico.

L’intelligenza di cui parla il Signore è, infatti, non l’intelligenza come comunemente l’essere umano la definisce e se ne vanta, ma il conoscere il Signore. Conoscere il Signore è dono del Signore che dà intelligenza, infatti ci fa comprendere il mondo e noi stessi meglio di astruse indagini filosofiche, di teorie scientifiche che vogliono essere universali, meglio dell’esperienza del mondo in cui il ricco sembra sempre cavarsela e il forte sembra sempre farla franca.

L’inizio della sapienza (di quella vera) sta nel conoscere il Signore dicono infatti i Proverbi 1

Eccoci dunque al punto centrale. Ci sono una marea di valutazioni politiche, scientifiche, economiche su come si deve agire, su cosa sia meglio fare. Certo queste ci possono aiutare a capire meglio la situazione in cui viviamo, ma non possono essere motivo di azione.

Il nostro agire, la motivazione profonda di tutto sta nel voler seguire il Signore, nel voler essere fedeli al suo patto, nel perseguire le cose di cui si compiace. Ma questo mondo è complesso e baro, ma le notizie che riceviamo sono spesso falsificate, ma i miti e le ideologie sono sempre all’opera. Saremo dunque presto perduti?

No, per grazia di Dio. Perché in Gesù Cristo è stato istituito un nuovo patto. Nel nuovo patto non si abbandonano certo le richieste di bontà, diritto e giustizia, anzi ne escono rafforzate, ma in questo patto Gesù Cristo si è donato per farci grazia, per salvarci dai nostri errori e dalle conseguenze del peccato per misericordia di Dio. E dunque affidiamoci con speranza al Signore, chiediamo a Lui l’intelligenza vera di comprendere la sua volontà oggi per noi e solo a Lui rendiamo onore e gloria. Amen


Pubblicato

in

,

da