*Qui di seguito c’è il testo della conferenza sugli Spiritual e i Gospel, presentato nel pomeriggio dell’Ascensione 1 maggio 2008, a Bondo in Bregaglia[^1].*
Canti spirituali
Gli Spiritual propriamente detti sono i canti religiosi composti e cantati dagli schiavi neri negli stati del Sud degli Stati Uniti. E sono nati dalla predicazione delle chiese cristiane evangeliche.
Canti anonimi, arricchiti spesso man mano che venivano cantati, hanno avuto influenza profonda sulla musica contemporanea e sono alla base del canto delle chiese evangeliche nordamericane in genere. Esistono, infatti, anche Spiritual più moderni, che di solito vengono designati come Gospel (cioè evangelo). La loro teologia e il modo di usare le espressioni bibliche sono prettamente evangeliche e dunque sono entrati a far parte (alle volte senza che lo si sappia) della tradizione delle chiese evangeliche di tutto il mondo.
Il discorso che qui trovate si snoda attraverso l’esame di alcuni canti, che nell’occasione dell’incontro dell’Ascensione 2008 per cui è stato realizzato, sono stati cantati e suonati dalle persone che cantano e suonano nelle chiese della Valle. Non bisogna pensare neanche lontanamente di cantare alla maniera “nera”, e tanto meno una specie di musica leggera come capita a volte di sentire, ma di far propri inni che appartengono alla nostra tradizione evangelica, con un messaggio di forza e di speranza per tutti. Nel cantarli si è in un vero e proprio momento di culto.
La parola Spiritual deriva dalla Bibbia, troviamo due testi simili nella lettera agli Efesini e in quella ai Colossesi, dove leggiamo:
La parola di Cristo abiti in voi abbondantemente; istruitevi ed esortatevi gli uni gli altri con ogni sapienza; cantate di cuore a Dio, sotto l’impulso della grazia, salmi, inni e cantici spirituali. (Colossesi 3:16)
Cantici spirituali, gli Spiritual per l’appunto.
Incontro di culture
Anche se gli Spiritual spesso sono cantabili su di una scala pentatonica africana, è certo che nascono dall’incontro con la cultura e la predicazione europea – americana.
Anzi uno studioso era dell’opinione che la forma di alcuni inni dei riformati scozzesi, che prevedeva la risposta da parte dell’assemblea a ciò che cantava il predicatore, potesse essere alla base dello schema usato in molti Spiritual e Gospel, di domanda e risposta.
Anche se questo fosse vero solo in parte, per sottolineare questo incontro fecondo di culture, basta notare che proprio uno dei canti -che si canta come Spiritual- di più di successo, è invece un canto “bianco”. E la storia di come è nato questo canto ci permette di parlare anche della storia della schiavitù.
John Newton, inglese, nato nel 1725, giovane e indisciplinato marinaio fu venduto come schiavo ad un colono della Sierra Leone (dunque in Africa). Già perché la schiavitù era praticata da secoli nelle colonie spagnole e portoghesi, ma anche dagli inglesi come schiavitù per debiti. E in quel periodo c’erano già schiavi provenienti dall’Africa nelle colonie americane. Ora il nostro John Newton, fuggì dalla sua schiavitù, e dal 1750 al 1756 fu capitano di una nave che effettuava la tratta degli schiavi africani.
Quello che all’inizio gli sembrava un commercio legittimo, gli diede poi disgusto. E quindi si convertì, divenne pastore metodista in Inghilterra, e si adoperò per l’abolizione della schiavitù, che infatti fu abolita in Inghilterra prima che negli Stati Uniti.
John Newton compose vari inni. Uno di questi inni riprendeva una musica scozzese, che era mutuata dai salmi di Ginevra, un inno suonato ancora oggi dalle bande di cornamuse, che è centrato sul tema centrale della Riforma: la salvezza per grazia.
In questo inno descrive il sentirsi perduto, immaginiamolo schiavo lontano da casa, e l’essere stato trovato dalla grazia. Una grazia ricevuta da chi non la sapeva neanche chiedere, grazia che salva dall’abbrutimento e dalla disumanità di essere uno schiavista o di essere uno schiavo. Una grazia sorprendente, **Amazing grace**, che ti trova a mille miglia lontano da casa, immensa grazia, che ti salva dal peccato in cui sei caduto sempre più in basso. Che ti ridà dignità e senso della vita.
Immensa grazia (dall’Innario Cristiano Claudiana 2000 n. 48)
Immensa grazia del Signor! Fu lei che mi trovò; da Lui lontano a me guardò, perduto, mi salvò.
La schiavitù
La schiavitù negli Stati Uniti iniziò di fatto nel 1619 in Virginia. La tratta degli schiavi porterà negli Stati meridionali degli Stati Uniti, come l’Alabama o la Virginia, almeno 4 milioni di africani: soprattutto razziati, o venduti da mercanti arabi, dai loro nemici o dai loro stessi re.
Questi uomini e queste donne, dopo un viaggio per mare in cui morivano molti di loro, ammassati e costretti dai ceppi, arrivati nel Nuovo Mondo, venivano venduti per il lavoro dei campi, soprattutto di cotone. Le famiglie e quelli degli stessi villaggi venivano divisi, veniva poi impedito loro l’uso della loro lingua in modo da controllarli al meglio.
In quei tempi poi succede un cambiamento, la schiavitù da meccanismo economico, viene presentata dai padroni bianchi come dovuta al fatto che i neri non sono umani, ma inferiori. Nasce il vero e proprio razzismo.
A questi uomini e donne, e ai loro discendenti, privati della loro dignità umana, alcuni padroni non vogliono far conoscere il messaggio cristiano, altri invece lo ritengono utile in una versione compiacente per renderli più docili. Ma arrivano anche predicatori che parlano del semplice evangelo e dunque della loro dignità davanti al Signore.
Con chi si identificano allora gli schiavi afro-americani, se non con quel popolo di Israele che è schiavo in Egitto, e che grida la Signore perché ormai non ce la fa più?
Go Down Moses
> Mosè e Aaronne andarono dal faraone e gli dissero: «Così dice il SIGNORE, il Dio d’Israele: “Lascia andare il mio popolo». (Esodo 5:1)
Da questo versetto dell’Esodo prende spunto allora il canto Scendi Mosè, **Go down Moses**. Scendi allora Mosé e vieni a liberarci. Scendi Mosè, Go down Moses, tu sei l’inviato di Dio e puoi riferire al Faraone ciò che dice il Signore: Lascia andare il mio popolo, o saranno guai per voi. Siamo così oppressi da non farcela più, Signore ascolta il nostro grido e il nostro pianto. Lascia andare il tuo popolo verso la libertà.
Go down Moses
La situazione nel Sud degli Stati Uniti non cambia presto per gli schiavi neri. E loro si trovano in segreto per riunirsi, per fare resistenza all’oppressione, alla negazione della loro dignità. Gli Spiritual nascono proprio nel bosco in cui si sono riuniti, arriva qualche predicatore che viene in segreto a parlare di libertà in Gesù Cristo.
Proprio uno di questi predicatori scrive il canto “Steal Away“. È un canto che come in molti Spiritual identifica l’andare a casa, con la casa di Dio. Il tempo del giudizio, le trombe che suonano, mi fa sentire che Gesù è vicino e presto andrò a incontrarlo. E nello stesso tempo questo canto è anche l’invito all’incontro segreto di preghiera e di resistenza. Ed allora venite, di notte senza far rumore, avvicinatevi come ladri, steal, furtivamente al luogo di riunione, dove si prega e si ascolta Gesù. Avvicinatevi a Gesù, Steal away to Jesus.
Passare il Giordano
Mentre agli inizi del 1800 la schiavitù è stata abolita man mano in tutti gli Stati del Nord degli Stati Uniti, continua in quelli del Sud. Anche questa divisione sarà causa della guerra di secessione.
Già però il Canada, che era inglese, rappresentava terra di asilo e libera per gli schiavi che fuggivano. La Underground railroad fu una organizzazione informale, una rete di abolizionisti che dal 1810 al 1850 portò almeno 100’000 schiavi alla libertà, facendoli passare per rotte segrete di solito verso nord, con l’aiuto di molti che prestavano assistenza.
Probabilmente scritta in origine da un predicatore di una riserva indiana, Swing low, sweet chariot è una di quelle canzoni che identifica uno dei fiumi della propria zona, con il fiume Giordano. In questo caso è il fiume Ohio che è paragonato al Giordano. Infatti il fiume Ohio separava gli stati americani del sud da quelli del nord, dove si era liberi.
Swing low, sweet chariot; Scendi dolce carro; coming for to carry me home; che vieni per portarmi a casa; canta il ritornello. Il carro è un carro che viene dal cielo e la casa è di nuovo quella del Padre, di Dio, ma nello stesso tempo, il carro è quello della fuga oltre il fiume Ohio, verso la libertà.
Swing Low, Sweet Chariot
Originalmente cantata dagli schiavi nei campi, Wade in the water, allude al fuggire degli schiavi verso il nord, che per non farsi trovare dagli inseguitori che usavano i cani dovevano camminare nell’acqua. Ma naturalmente si riferisce anche ad episodi biblici, al passaggio all’asciutto fra le acque del mar Rosso, al Giordano e ad avere visioni.
Da notare che si riferisce agli ascoltatori con children, che potremmo tradurre propriamente con figlioli, nel senso di figli di Dio.
Wade in the Water
Nel 1865 finisce la guerra di secessione e la schiavitù viene abolita. Durante la guerra un reggimento di neri si è battuto nelle file dei nordisti abolizionisti. Il loro canto era dedicato a John Brown, un evangelico riformato che aveva tentato qualche anno prima di combattere con le armi contro la schiavitù e per questo era stato impiccato: John Brown giace nella tomba, ma l’anima vive ancor. La fine della schiavitù, non sarà la fine della discriminazione. Ma anche l’esempio di John Brown e la canzone a lui dedicata, come gli Spiritual serviranno a portare avanti la lotta per la libertà.
Spiritualità
La spiritualità delle chiese nere è differente da quella delle chiese riformate europee. Un po’ è una questione culturale, ma in parte è anche teologica.
C’è di solito un maggiore coinvolgimento emotivo nelle chiese afroamericane. Non è solo questione di ballare o dire Alleluja o Amen, ad alta voce, ma di sentire la forza dei gesti liturgici e delle parole di libertà e vita che si predicano. “In ginocchio spezziamo il pane insiem“, nel senso che si cade in ginocchio nel pensare a cosa significhi questo pane: la morte di Gesù Cristo per noi, per darci vita. Diviene allora nel nostro innario “In preghiera spezziamo il pane insiem”. Ma se noi non cadiamo in ginocchio, questo non significa che non possiamo celebrare la Cena del Signore con trasporto, rispetto e mistero.
È un gesto semplice, certamente, ma anche intenso perché ci ritroviamo tutti insieme (come ripete il ritornello), come fratelli e sorelle, attorno a Gesù.
In preghiera spezziamo il pane insiem (inno 215 dell’Innario Cristiano, Claudiana 2000)
Evangelizzazione
Le riunioni di evangelizzazione, grandi o piccoli meeting, in cui si ascoltano predicazioni che infiammavano e convertono, o cercano di convertire, gli animi a Gesù, sono tipiche del Nordamerica. E tipica è lì la presenza dei canti. Alcuni di questi sono Spiritual e Gospel.
In The Gospel Train l’evangelo è paragonato ad un treno che arriva, e non c’è un altro treno dopo, allora peccatore se non salti a bordo sei perduto per sempre…
È un canto molto drammatico e allegro, attenzione a non perdere questo treno, ma tutti possono salire a bordo…
Ed ecco la traduzione di alcune strofe del The Gospel Train. Il ritornello fa:
Salite a bordo, figlioli (children) che c’è spazio per molti ancora.
E alcune delle molte strofe dicono:
Il treno dell’Evangelo sta arrivando, lo sento qui vicino sento muoversi le ruote e vibrare attraverso la campagna. Questo è il vessillo cristiano, il motto è nuovo e vecchio salvezza e pentimento sono marchiati in oro. La tariffa è bassa e tutti possono andare ricchi e poveri sono là, non c’è la seconda classe sul treno e non c’è differenza di tariffa.
The Gospel Train
Gospel
La vitalità degli Spiritual e della musica nata dall’incontro della cultura nera africana con quella europea degli Stati Uniti, è grandissima. Basti pensare al fratello laico degli Spiritual, il Blues, con cui ha più parentele di quello che può sembrare, alla musica Soul, al Rythm&Blues al Rock ed al Jazz.
Più specificatamente rispetto al culto e al canto cristiano, la tradizione degli Spiritual si evolve in quello che è il Gospel. Gospel nero, ma anche bianco, che poi subisce anche gli influssi di ritorno del jazz o del blues. Il Gospel prosegue inoltre anche nell’uso caratteristico di servire per i ritrovi di massa dei cristiani, per risvegliare l’interesse e predicare gioiosamente l’evangelo.
Vari inni presenti nell’”Innario Cristiano” sono influenzati o mutuati dal repertorio delle chiese nere, degli Spiritual e dei Gospel, basti pensare a “Quale amico in Cristo abbiamo”, ma con la vecchia melodia, “Lottiam, lottiam col Cristo” oppure a “Così qual sono”.
I saw the light, ho visto la luce, ebbene sì, sembra qualcosa da cinema, ma è la sensazione meravigliosa di rinascere per la grazia di Dio, quando tutta la nostra vita sembrava perduta.
Ho visto la luce, I saw the light, è un gospel, in origine di musica country, scritto nel 1948 da un alcolista che esce dalla sua dipendenza quando trova la fede, anzi quando Gesù lo trova e lo porta alla luce. È di nuovo la grazia all’opera: amazing grace. Dicono le parole:
Vagavo senza meta, la vita piena di peccato. Non avrei lasciato entrare il mio caro Salvatore. Poi Gesù venne come uno straniero nella notte. Lodate il Signore, ho visto la luce!
Ed il ritornello canta:
Ho visto la luce, ho visto la luce, non più tenebre, non più notte. Ora sono così felice, non c’è tristezza in vista. Lodate il Signore, ho visto la luce!
I Saw the Light
Give Thanks, Rendiam grazie, è un altro gospel. Più precisamente un canto cristiano pensato proprio per il culto, infatti l’album è pubblicato proprio dalla casa editrice “Musica per il culto cristiano” che ottenne un successo anche di vendita notevole. È infatti un cosiddetto “disco d’oro”, in quanto nel 1986, l’anno di pubblicazione, l’album che lo contiene vende 900’000 copie. Esprime il ringraziamento e la lode al Signore, ma non dimentica i problemi come quello dell’ingiustizia, dello scandalo della povertà, che Dio risanerà.
Rendiam grazie
I diritti civili
L’abolizione della schiavitù non fu il riconoscimento della piena dignità dei neri. Il razzismo era come una parte integrante della società della cosiddetta Terra della Libertà.
È da uno Spiritual che nasce un inno che accompagnerà il movimento per la non discriminazione e il diritto di voto dei neri americani negli anni ’60 e che ebbe nel pastore Martin Luther King, ucciso a 39 anni, 40 anni fa (2008), il più visionario e coinvolgente dei leader.
Lo Spiritual “Io trionferò”, si riferiva all’essere con Dio un giorno. Venne ripreso agli inizi del novecento per le lotte sindacali e divenne quel “noi trionferemo”, “We shall Overcome“e poi ad un certo punto fu aggiunto “neri e bianchi insieme”.
Per Pete Seeger che lo portò al successo, quel noi è comprensivo di chi sta da una parte e di chi sta dall’altra parte della barricata. Noi trionferemo, insieme, insieme con Dio. Alla fine saremo uniti, non ci saranno più barriere.
La fede è certezza di cose che non si vedono (Ebrei 11:1)
La fede canta: “Noi trionferemo un dì”, e partecipa oggi alle marce per i diritti civili. E in più sapere che ci sarà vittoria ci fa passare la paura, già oggi. È per questo che i picchiatori non volevano che i manifestanti neri nonviolenti lo cantassero.
La paura insegnata agli schiavi, il cedere il posto, la strada e la propria dignità ai bianchi insegnata fin da piccolissimi, dava all’esistenza del nero come una paura atavica, una paura paralizzante, la paura di chi no è libero, ma soggetto al carceriere.
Ed ecco che ora oltre al diritto di poter sedere sull’autobus dove c’è posto, di poter bere dalla stessa fontanella dove bevono tutti gli altri, di poter ballare nella stessa sala in cui tutti ballano, ecco che si faceva strada una consapevolezza nuova e dunque la fine della paura. E questo il Ku Klux Klan lo sapeva: se un essere umano conosce la propria dignità, non ha più paura dell’oppressore, ed è già libero, finalmente libero.
Noi trionferemo (Inno 334 – Innario Cristiano, Claudiana 2000)
Essere santi
I santi sono, secondo il Nuovo Testamento, semplicemente i cristiani.
Santi non perché si sono meritati con la loro condotta o attività una qualche cosa di fronte al Signore, ma perché dal Signore hanno ottenuto grazia, quella grazia che li ha ritrovati e raggiunti mentre erano perduti, l’amazing grace di cui dicevamo all’inizio.
È la grazia che ci rende santi, pronti per incontrare senza timore il Signore. E quindi senza il timore del morire dell’al di là. Anzi solo con il Signore si sarà veramente e completamente liberi. Si avrà la vera libertà da ogni schiavitù, dunque morte come incontro con il Padre e Gesù Cristo, un tema che percorre molti Spiritual.
Un tema che ha favorito il canto di immagini tratte dall’Apocalisse. Non c’è da stupirsi: ogni popolo nell’oppressione non vede immagini tenebrose nell’Apocalisse, ma vede la liberazione e la vittoria del Signore che finalmente arrivano.
Ecco allora che dopo i funerali, a New Orleans, in cui una piccola banda musicale accompagnava il feretro al cimitero, suonando una triste marcia funebre. Poi si ritornava, ma ecco che la musica diveniva piena di gioia, era uno Spiritual, ed era già jazz.
La gioia è quella del cristiano che sa che ora chi è morto è con il Signore e che ci rincontreremo tutti insieme all’ultimo giorno. La marcia funebre diviene allora la marcia gioiosa in cui con tutti gli altri santi marceremo verso Gesù Cristo vittorioso.
Ecco in quel giorno io, voi, tutti, vorremmo essere in quel numero. Oh, quando i santi marceranno; Oh, when the saints go marchin’ in, Signore, io voglio essere in quel numero; Lord, I want to be in that number.
Se poi vedete le parole che seguono sono terribili, la luna nel sangue, il giorno del giudizio, ma che gioia per i santi, santificati dalla grazia del Signore.
Oh, when the saints go marchin’ in
Oh, when the saints go marchin’ in
Lord, I want to be in that number
When the saints go marchin’ in
Oh, when the sun refuse to shine
Oh, when the sun refuse to shine
Lord, I want to be in that number
When the saints go marchin’ in
Oh, when the moon goes down in blood
Oh, when the moon goes down in blood
Lord, I want …
Oh, when the stars have disappeared
Oh, when the stars have disappeared
Lord, I want …
Oh, when they crown Him Lord of all
Oh, when they crown HimLord of all
Lord, I want …
Oh, when the day of judgement comes
Oh, when the day of judgement comes
Lord, I want …
Oh, quando i santi entreranno marciando, Signore, io voglio essere in quel numero… Oh, quando il sole si rifiuterà di brillare … Oh, quando la luna tramonterà nel sangue … Oh, quando le stelle saranno scomparse… Oh, quando Lo incoroneranno Signore di tutti … Oh, quando il giorno del giudizio verrà …
Alleliuja, God bless you. Che il Signor vi benedica!
[^1]: Gli Spiritual, non solo come musica, ma nella potenza del loro messaggio evangelico, sono stati al centro della tradizionale conferenza del giorno dell’Ascensione del 2008 in Bregaglia. Un emozione intensa a sentir cantare giovani e meno giovani ha percorso l’assemblea. Non era questione di cantare alla maniera “nera”, cosa per noi semplicemente impossibile, ma di cantare con emozione e fede canti della tradizione evangelica. E sentirli così ancor più nostri, e questo è successo.