Galassia M33

Scienza e fede

Questa pagina contiene testi che hanno già qualche anno, nel frattempo sto cercando di scrivere un libretto che affronti il tema Fede e scienza, con un’impostazione sia storica sia teologia, con varie rielaborazioni e idee nuove. Chi fosse interessato mi scriva…

Premessa

Occorre forse che mi presenti. Sono laureato in Matematica con indirizzo
fisico-matematico ed orientamento quantistico. E sono anche laureato in
Teologia cristiana evangelica. Proprio dalla mia formazione mi viene una
certa insofferenza quando si affronta il tema “scienza e fede” in
maniera poco feconda.

Mi rendo conto che è un tema difficile e multidisciplinare, perché c’è
poca conoscenza sulla scienza moderna da una parte e dall’altra sulla
teologia moderna, e che è anche un tema urgente, e quindi se ne parla,
ma spesso in modo superficiale.

D’altra parte non è che io abbia, facendo il pastore a tempo pieno, la
possibilità di leggere tutti i contributi che vorrei e il tempo di
riflettere su tutti gli aspetti. Anzi. Allora farò una conferenza che
seguendo lo sviluppo della fisica moderna fornisce alcuni punti di base.
E insieme mi permetto di esporre qualche suggestione personale.

Ciò che dirò, a parte forse alcune cose, è cristiano in generale, non
confessionale.

Inizio con una citazione.

Il timore del Signore è il principio della scienza; gli stolti disprezzano la saggezza e l’istruzione. (Proverbi 1:7)

NOTA 19.10.2013. Il testo che leggete aveva avuto una prima stesura e pubblicazione in rete nel settembre 2007, la versione attuale è completamente rinnovata ed è servita in parte da base ad una conferenza da me fatta a Sondrio il 12 aprile 2013. È comunque ancora in revisione.

Cos’è la scienza?

Origini

Non è poi una risposta così semplice, quella che si deve dare. Certo
possiamo semplificare, ma nel semplificare perdiamo la base stessa del
confronto fra scienza e religione.

L’attività scientifica, connessa a quella tecnologia, fa parte da sempre
dell’essere umano. Anzi ad esempio l’*homo erectus* già scavava gallerie
per estrarre le pietre di cui abbisognava. Quello ci mostra come avevano
delle competenze tecniche e quindi immaginiamo c’era, magari primitivo,
un primo istinto allo studio della natura.

Quello che sappiamo, ad esempio dai primi scienziati/filosofi greci, è
che l’aspetto scientifico era connesso alla filosofia, ai miti ed anche
alla religione. Possiamo pensare ad esempio che alcuni miti primitivi
fossero una forma di scienza per gli esseri umani d’allora.

Pian piano si è venuto a differenziare quello che era scienza da quello
che non lo era. Ma ancora nel Rinascimento sarebbe stato difficile
separare ciò che era alchimia da quello che era chimica.

Con Copernico[^1], Galileo[^2], Keplero[^3], Newton[^4] e Leibnitz nasce
però qualcosa di nuovo.

Galileo[^5] scrive:

La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente
ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l’universo), ma non si può
intendere se prima non s’impara a intender la lingua, e conoscer i
caratteri, ne’ quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e
i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza
i quali mezi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza
questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto.

Per i primi fisici: Galileo, Newton[^6], Keplero…indagare sulla natura e
scoprirne le “leggi” matematiche era scoprire l’opera di Dio, la maniera
in cui il Creatore aveva progettato la natura. Non solo quindi erano
credenti, ma in più per molti di loro l’impresa scientifica era un dare
gloria a Dio.

E si badi bene che “legge fisica” sottintendeva che c’era un
legislatore, il Creatore.

Metodo scientifico

Ebbene il metodo scientifico moderno (specialmente in relazione alla
fisica), che parte da una matematizzazione si può descrivere in questa
maniera[^7]

Osservazione

I fenomeni vengono innanzitutto osservati. La scienza si occupa di fenomeni osservabili e riproducibili oppure di fenomeni le cui conseguenze possano essere da tutti studiate. Questo stadio è comune anche alla scienza antica.

Ipotesi
La formulazione di una ipotesi sul perché di un dato comportamento è
un punto ovvio ed infatti anche questo punto è in comune con la
scienza antica e medioevale.

Modello (matematico)
L’ipotesi nella scienza moderna viene strutturata con un modello
previsionale. Di solito un modello matematico che traduce
quantitativamente le ipotesi. Newton ad esempio ebbe bisogno di
“inventare” nuovi strumenti matematici.

Verifica
Proprio l’esistenza di un modello quantitativo permette una verifica
sperimentale (le previsioni vengono valutate in esperimenti, se non
si ottengono risultati conformi il modello viene respinto come
inadeguato a descrivere i fenomeni, ecco perché si parla sempre di
teorie scientifiche).

Si procede poi di nuovo con l’osservazione.

Questo è il metodo scientifico, che dalla riflessione del filosofo Karl
Popper viene detto falsificabile. Cioè ogni teoria può essere
falsificata, cioè dimostrata non valida se si fa un esperimento che ne
contraddice le previsioni.

Questo è un modello teorico. In realtà le cose nella storia non vanno
avanti realmente sempre così[^8]. Però ci permette di inquadrare un
primo punto incontestabile.

Digressione sull’ateismo

Giunti a questo punto infatti possiamo affermare che la scienza non si
occupa di Dio. Infatti Dio non è misurabile e sfugge ad una
matematizzazione.

E possiamo subito dire che il “credere” come il “non credere”,
l’ateismo, sono due posizioni che non c’entrano con la scienza. Anche se
la scienza può o potrebbe dimostrare la non veridicità di presunti
miracoli ricorrenti, come ad esempio la liquefazione del sangue di S.
Gennaro.

È una constatazione ovvia, ma a volte qualcuno la sembra ignorare: anche
il discorso ateo non è scientifico, ma filosofico. Ragionando
scientificamente si può solo essere *agnostici*.

Un ricercatore scientifico sa che, su certi temi, non ha possibilità di
esprimersi con delle prove certe a favore o contro, e quindi non ci si
può pronunciare scientificamente in certi ambiti.[^9]

Purtroppo, alcuni atei non solo propagandano –come è giusto– le loro
intime convinzioni, ma tendono a far passare (a volte palesemente, più
spesso nei presupposti impliciti dei loro discorsi) l’opzione atea come
l’unica e autentica posizione razionale e scientifica[^10]. In questo
modo l’ateismo porta al laicismo e allo scientismo. Questo viene dal
pensiero positivista che rappresenta la seconda fase della storia della
fisica.

Meccanicismo e positivismo

Se Newton ancora pensava che Dio sostenesse particolari orbite di
pianeti, invece con Laplace[^11] abbiamo un passo avanti verso quello
che sarà il meccanicismo che darà luogo al riduzionismo e al
positivismo.

Possiamo considerare lo stato attuale dell’universo come l’effetto del suo passato e la causa del suo futuro. Un intelletto che ad un determinato istante dovesse conoscere tutte le forze che mettono in moto la natura, e tutte le posizioni di tutti gli oggetti di cui la natura è composta, se questo intelletto fosse inoltre sufficientemente ampio da sottoporre questi dati ad analisi, esso racchiuderebbe in un’unica formula i movimenti dei corpi più grandi dell’universo e quelli degli atomi più piccoli; per un tale intelletto nulla sarebbe incerto ed il futuro proprio come il passato sarebbe evidente davanti ai suoi occhi

Essai philosophique sur les probabilités, Laplace

Fra l’altro si racconta che Laplace ebbe questo scambio di battute con
Napoleone.

« Cittadino, ho letto il vostro libro e non capisco come mai non
abbiate lasciato spazio all’azione del Creatore »

« Cittadino Primo Console, non ho avuto bisogno di questa ipotesi »

Da qui si usa dire che Laplace affermava che: “Dio è un’ipotesi
inutile”. Infatti Laplace partiva dall’ipotesi come abbiamo letto che se
si fosse potuta conoscere la posizione di ogni particella che
costituisce l’universo ad un dato momento e la sua velocità (quantità di
moto) in quello stesso momento si poteva (in via teorica, cioè a meno di
calcoli matematici impossibili da risolvere) prevedere il futuro.

Il meccanicismo ebbe un grande successo previsionale e presto influenzò
anche ambiti come la biologia e le scienze umane. In fondo anche il
pensiero doveva essere questione di particelle in movimento.

Da qui derivò la visione filosofico-scientifica del positivismo
ottocentesco per il quale, non solo nella fisica, tutto si doveva
ridurre a misurazioni e calcoli.

In quest’epoca ci fu uno spostamento se ciò che non poteva essere
misurato all’inizio sfuggiva all’indagine o era considerato inutile, poi
si affermò semplicemente che non esistesse[^12].

Si afferma dunque una scienza meccanicista, che riduce tutto a fenomeni
meccanici, sostenuta da una filosofia positivista ed atea.

Digressione metodo storico-critico

Durante l’ottocento anche lo studio della Bibbia viene investito dai
nuovi metodi scientifici. Nasce così lo studio storico-critico della
Bibbia.

Alla base c’era il rifiuto di credere in ciò che non si riesce a
spiegare. Allora i miracoli divennero leggende e il Figlio di Dio una
teoria posteriore.

Questo tipo di studio, che ha portato anche notevoli frutti e che adesso
è ancora in voga, potremo dire, con dei correttivi, era segnato fin
dall’inizio da presupposti positivisti.

Voglio farvi un esempio. In Matteo si legge:

Mentre Gesù usciva dal tempio e se ne andava, i suoi discepoli gli si avvicinarono per fargli osservare gli edifici del tempio. Ma egli rispose loro: «Vedete tutte queste cose? Io vi dico in verità: Non sarà lasciata qui pietra su pietra che non sia diroccata».

Matteo 24:1-2

Questo brano viene usato da alcuni studiosi per affermare che queste
parole sono state messe in bocca a Gesù da qualcuno successivamente. La
loro *dimostrazione* si basa sul fatto che la distruzione del tempio di
Gerusalemme, cui si riferiscono, avvenne nel 70 dopo Cristo.

Si parte dal presupposto, cioè, che Gesù non avesse potuto predire
qualcosa.

È chiaro che questo sia un pregiudizio, Gesù viene considerato una
persona che non può fare predizioni, ma non solo, viene anche negato che
Gesù avesse potuto fare una predizione generica, che poi si fosse
avverata, oppure vera anche solo per sbaglio!

Fisica contemporanea

La terza fase della scienza moderna si può dire che inizi con il
novecento[^13].

Eppure il secolo precedente si chiudeva con un trionfo della fisica
classica le equazioni di Maxwell[^14] e i loro sviluppi.

Esse davano una spiegazione ai fenomeni elettrici e magnetici, da allora
detti elettromagnetici, attraverso delle formule che descrivono
matematicamente le onde elettromagnetiche. Cioè esperimenti disparati
con cariche elettriche o magneti sono spiegabili attraverso queste
equazioni che rappresentano onde di cariche magnetiche ed elettriche.

Questa scoperta non porta solo all’invenzione della radio (e quindi
della televisione e dei telefonini), ma gli studi successivi sulla luce
porta a due grandi teorie innovative, che distrussero per sempre la
meccanica classica. La meccanica quantistica e la meccanica
relativistica.

E queste due branche della fisica moderna (solo in parte ad oggi
connesse teoricamente) portarono ad una fisica detta dei principi (e poi
a quella della complessità).

Meccanica quantistica

ovvero la dualità corpuscolo-onda delle particelle atomiche.

Non posso qui dilungarmi purtroppo su *I trent’anni che sconvolsero la
fisica[^15]*. Posso solo ricordare Plank[^16], Bohr[^17] e lo stesso
Einstein[^18] come iniziatori di quella svolta che poi con Heisenberg,
Schroedinger, Dirac, Pauli e altri porterà ad una vera rivoluzione.

Cosa è la luce?

Questo quesito è stato uno dei motori principali dell’avanzamento degli
studi della fisica. Alcuni hanno sostenuto che la luce fosse costituita
da un insieme di microscopici corpuscoli, altri che fosse una specie di
onda, sulla falsariga delle onde sonore.

Molti esperimenti mostrano per la luce un comportamento corpuscolare (ad
esempio si muove in maniera rettilinea). Young (1801) fece un semplice
esperimento che però risultava assolutamente a favore dell’ipotesi
ondulatoria.

Young fece uno schermo con due piccole fenditure e utilizzò un fascio
coerente di luce (non bianca, ma di un solo colore). Aprendo prima una
fenditura si vedeva una piccola chiazza di luce, aprendo l’altra la luce
non aumentava, ma si avevano delle zone d’ombra e delle zone di luce. Il
tipico comportamento di due onde che si annullano o potenziano a seconda
del loro incontro (interferenza).

Davisson (1927) fece un esperimento simile a quello di Young, ma con un
fascio di elettroni al posto di un fascio di luce. Essendo gli elettroni
microscopici, per vedere l’eventuale comportamento ondulatorio, le
fenditure in cui questi devono passare, devono essere piccole come un
atomo. Prese quindi un cristallo di nickel metallico, che forma un
reticolo ordinato, quindi con delle fenditure date dallo spazio fra
atomi, e vi fece passare un fascio di elettroni, ottenendone delle
figure di interferenza. Dunque anche gli elettroni mostrano di
comportarsi alle volte come un corpuscolo altre come un’onda.

Ma c’è di più! Se si prende una singola molecola di fullerene (una
molecola con 60 atomi di carbonio) e la si “spara” contro un reticolo
1/10 di micron (1 milionesimo di metro) anche questa mostra di avere
effetti ondulatori, interferendo con se stessa. È come se lanciassimo un
pallone di calcio verso una serie di piccole porte e questo passasse
contemporaneamente per tutte le porte.

Giunti a scrutare il mondo microscopico ci si accorge di non poterlo
neanche immaginare. Ma non è solo questo, con Heisenberg si arriva ad un
risultato fondamentale.

Il principio d’indeterminazione

Il principio di indeterminazione di Heisenberg[^19] e la riduzione del
pacchetto d’onda dovuta all’osservazione.

«Nell’ambito della realtà le cui connessioni sono formulate dalla teoria quantistica, le leggi naturali non conducono quindi ad una completa determinazione di ciò che accade nello spazio e nel tempo; l’accadere (all’interno delle frequenze determinate per mezzo delle connessioni) è piuttosto rimesso al gioco del caso»

Über quantenmechanische Kinematik und Mechanik, Mathematische Annalen, 1926

Rispetto alla concezione meccanicista[^20], il principio di
indeterminazione di Heisenberg, afferma che per una particella
microscopica si può determinare la posizione nello spazio oppure la
velocità, ma non le due cose insieme. Questo ha come conseguenza che,
anche a livello teorico, e non solo pratico, l’ipotesi di Laplace è
falsa. Non è solo questione di difficoltà per risolvere delle equazioni
matematiche. Non potrò mai conoscere l’esatta velocità e insieme
posizione, di nessuna particella microscopica al mondo e quindi
prevedere cosa esattamente succederà negli istanti successivi.

Non solo per John Polkinghorne[^21] lì, nell’indeterminatezza
microscopica e nella riduzione probabilistica del pacchetto d’onda[^22],
si situa lo spazio per l’intervento di Dio nel nostro mondo fisico.

La meccanica quantistica portò, però, anche a mettere in dubbio che i
modelli matematici della scienza fossero effettivamente delle
descrizioni del reale, e non solo dei modelli previsionali staccati
dall’effettiva conoscenza del reale subatomico[^23].

A questi dubbi, anzi a questa diversa impostazione dello statuto della
fisica, portarono vari esperimenti e nuove teorie nate per riuscire a
far quadrare i conti con i dati sperimentali. Vediamo, ad esempio, la
descrizione \`\`furba” (secondo l’impianto della fisica classica)
dell’atomo di Niels Bohr per superare l’impasse data dall’esperimento di
Ernest Rutherford[^24].

Relatività

ovvero la teoria della relatività e la fine dello spazio assoluto.

Le equazioni di Maxwell prevedono che anche nel vuoto si possano
propagare onde siffatte, che in effetti furono trovate.

Non solo prevedono che la luce abbia nel vuoto (nell’aria è vero in
maniera approssimata) sempre la stessa velocità, indipendentemente dalla
velocità dell’osservatore.

Questo era qualcosa di nuovo. Dai tempi di Galileo ci si era abituati
infatti a considerare le velocità relative dei sistemi inerziali.
Esempio delle varie automobili e della loro velocità relativa, sommata o
sottratta.

Come era possibile questo fatto. Lorentz che aveva trovato una serie di
trasformazioni, cioè funzioni al passare del tempo delle onde
elettromagnetiche, propose che in realtà le onde passavano attraverso un
mezzo che faceva accorciare o allungare le distanze. Questo valeva solo
per velocità vicine a quelle della luce.

Einstein riprese le equazioni di Lorentz, ma cambiò l’assunto.

1. La fisica è uguale in tutti i sistemi. Non è che se si viaggia
vicino alla velocità della luce cambiano le leggi fisiche.

2. La velocità della luce è costante (che in realtà si dimostra a
partire da Maxwell)

Il problema è che per addizionare le velocità si suppone che esista un
sistema temporale assoluto, per cui si possa misurarlo. È questo che va
tolto per Einstein.

Cioè l’accorciamento e la dilatazione del tempo si hanno solo per un
osservatore esterno (invarianza rispetto alle trasformazioni di
Lorentz).

Cade anche il concetto di simultaneità di due eventi se i due sistemi
differenti.

Inoltre la forza di gravità classica newtoniana, che ha un effetto
istantaneo, e dunque più veloce della luce, va superata o
integrata[^25].

Questo portò alla teoria della relatività generale con una legge
gravitazione universale. Ma questa non solo ribadiva la fine dello
spazio e tempo assoluti, ma ne dava una nuova definizione.

Spaziotempo

Il concetto di spaziotempo. Si può spiegare dicendo che la materia e
l’energia[^26] che compongono il nostro Universo, creano e determinano
anche lo spazio e il tempo.

Non solo grosse masse concentrate, come stelle giganti e dense,
determinano una curvatura dello spazio.

Si può dimostrare con le osservazioni su la curvatura dei raggi luminosi
in “eclissi” di stelle.

Questo ha portato ad introdurre per il nostro Universo una geometria
nuova, lo Spazio di Minkowski, abbandonando la geometria euclidea come
geometria assoluta, e relegandola alla *geometria dei terrestri*.

Anche qui, guardare al grandissimo e al velocissimo, come lo era stato
per il microscopico, mostra tutti i nostri limiti di comprensione del
Creato.

Ricapitolando

La teoria della relatività partiva dalla constatazione che la velocità
della luce è un assoluto (nel vuoto o con poca materia da attraversare).
Quindi le formule della meccanica classica andavano rielaborate
aggiungendo un termine legato al rapporto della velocità del sistema di
riferimento rispetto a quella della luce.

Questo portava (anche se c’è da discutere) a riflettere che l’assoluto è
la velocità della luce, non un ipotetico sistema di riferimento assoluto
come supposto da Newton con le stelle fisse.

L’idea che non ci sia un sistema di riferimento assoluto spaziale e
temporale, veniva ancor di più esteso con la relatività generale, che
portava a vedere come la massa (che è una energia per così dire
condensata) curvava lo spazio, anzi possiamo dire crea lo spaziotempo.

Già, ipoteticamente, togliendo tutta la massa dell’Universo, non si
avrebbe niente, non uno spazio vuoto.

Questo porta a paradossi con il senso comune, ma dal punto di vista
scientifico ha portato ad una teoria dello sviluppo dell’Universo
compatibile con l’idea di un Dio Creatore.

Inoltre è utilizzabile per rivedere le pagine bibliche sotto una nuova
luce, abbandonando quella metafisica medioevale che ci accompagna.

Risvolti teologici

Deismo

Solo una breve nota. L’idea di un Dio creatore che dà delle leggi
all’Universo e poi lo mette in moto, è alla base –se vogliamo– del
Deismo.

In questo modo Dio è il grande orologiaio o il sommo architetto. Con la Meccanica quantistica entra invece la possibilità anche “teorica”
di un intervento esterno di Dio.

Spazio-tempo

Cosa ricaviamo a livello teologico dalla scienza? Le pagine precedenti
in fondo sono una spiegazione di come la scienza non abolisca la
teologia. Ma ci possiamo domandare se questa posizione di difesa
esaurisca tutto quello che possiamo dire sull’argomento “scienza e
fede”. Penso proprio di no, anzi in qualche modo direi che qui viene il
bello, inteso come terreno un po’ inesplorato che porta un frutto alla
nostra conoscenza (teologica).

Non ci sono solo gli aspetti psicologici e sociologici della fede umana,
che aprono alla discussione se la nostra mente sia predisposta al
dialogo con il suo Creatore. Ma azzarderei di più. In effetti la fisica
moderna pur non arrivando a farci capire tutto dell’universo in cui
viviamo e tanto meno di Dio, che non può essere oggetto della sua
indagine, pure ci apre delle nuove prospettive di comprensione del
reale. Un po’ come se noi, chiusi in dei locali senza finestre,
potessimo però farci un’idea del nostro ambiente, della pianta dei
locali, della sostanza dei muri e di come arriva la corrente elettrica
per le lampadine.

Prendiamo un tema come quello della preveggenza di Dio. Tommaso d’Aquino
argomentava che Dio può conoscere ciò che deve ancora succedere, perché
è come se fosse una persona sopra una collina, che guarda passare una
carovana di gente che non conosce dove va la strada, ma che invece dalla
collina ha la vista su dove andrà quella strada.

Prendiamo anche il grave (per gli antichi commentatori) problema del
fatto che Gesù disse al ladrone:

«Io ti dico in verità che oggi tu sarai con me in paradiso».

Luca 23:43

Mentre la sua Ascensione avvenne dopo ben 40 giorni, e comunque nel
giorno della morte Gesù sarebbe disceso nel soggiorno dei morti.

La teoria della relatività generale ci fornisce una spiegazione semplice
e potente, non solo a questi due antichi problemi, ma anche una solida
visione dell’intervento di Dio, in linea con i racconti biblici.

Nella teoria della relatività generale Albert Einstein mette insieme il
tempo, lo spazio e la materia/energia ( Uno dei risultati delle teorie
di Einstein è condensato nella formula $E=mc^2$ che dice come materia e
energia siano facce di una stessa realtà. ). In poche parole se nel
tempo classico si pensava che lo spazio e il tempo fossero delle
grandezze date, un quadro di riferimento universale, al cui interno
vivevano tutti mondi, con la relatività l’universo fisico, cioè tutto
ciò che è fatto di energia/materia è strettamente collegato allo spazio
e al tempo. Una forte concentrazione di materia, ad esempio, “incurva”
lo spazio. Dunque lo spazio-tempo esiste grazie alla materia/energia,
all’Universo stesso.

Da questa scoperta deriva il fatto che Dio, che è altro rispetto alla
materia/energia della sua creazione, è fuori sia dallo spazio che dal
tempo. Potremmo anche dire che mentre noi viviamo in quattro dimensioni,
quella temporale e le tre spaziali, Dio vive in un numero di dimensioni
maggiori del nostro.

In questo modo Dio conosce il futuro in quanto lo guarda da fuori, da
fuori del tempo, non è più questione di una collina. Per questo appena
si muore, si è con Dio e quindi si è fuori del tempo, e quindi il
ladrone vede Dio in quel giorno e non solo, tutto il problema medioevale
di dove sono i morti prima del giudizio universale, è un falso problema.
Ogni persona che muore è subito fuori dal tempo ed è già passata dalla
morte alla vita, ed è già passata per il giorno del Signore. I cori di
giubilo dei redenti “in cielo”, che si trovano nell’Apocalisse, che
esultano anche se la storia si sta ancora svolgendo sulla Terra, non
hanno bisogno di complesse analisi letterarie, ma sono la realtà secondo
la teoria della relatività e la fede in Gesù Cristo.

Con la teoria della relatività tutta la problematica dell’eternità
assume un’altra dimensione, così come la problematica dell’infinito dopo
gli sviluppi della matematica di Cantor sugli infiniti. Abituati a
leggere i testi biblici come testi solamente poetici o simbolici, se non
arretrati, si scopre una riflessione filosofica e teologica acuta negli
scrittori biblici, che appare più profonda alla luce delle odierne
teorie fisiche.

Anche il mistero dello Spirito santo riceve un inquadramento diverso
dalla spiegazione moderna dello spazio-tempo.

> Dio vede ogni cosa, la sua Parola è come spada affilata che arriva fin
> nelle midolla…

Infatti Dio ci vede essendo in un Regno con un numero superiore di
dimensioni, non solo le nostre quattro, come da fuori, e quindi può
vedere più particolari contemporaneamente e può essere presente in più
punti del nostro spazio-tempo con il suo intervento. È un po’ come se
vedessi un pupazzo disegnato su un foglio di carta, mentre il pupazzo
del foglio di carta potesse vedere solo nel suo stesso foglio, nel suo
mondo bidimensionale.

Vediamo allora che alcune concezioni metafisiche del passato possono
essere sicuramente abbandonate e criticate alla luce dei risultati
scientifici odierni, mentre però possiamo fare alcune affermazioni
metafisiche proprio combinando ciò che ci viene dalla rivelazione
cristiana con le scoperte della scienza moderna.

Perché fecondo

La conoscenza della fisica e delle scienze in generale, è in conclusione
fecondo per la teologia e per la fede cristiana.

Sia perché ci permette di sbarazzarci di una metafisica vetusta,
adeguata ad uno sviluppo scientifico di secoli e secoli fa.

Sia perché ci fa leggere con occhi nuovi i testi biblici facendoci
scoprire nuove sfumature ed interpretazioni[^27]. E in definitiva
permettendoci una maggiore comprensione del messaggio dell’evangelo.

Materiali aggiuntivi

Paradigmi

Le leggi della fisica sono leggi o non sono leggi? Sono solo nostri
modelli o descrivono come veramente funziona il reale?

Il confronto fra Einstein e Bohr è un esempio di rifiuto di avventurarsi
per questa fisica della rappresentazione matematica, in parte staccata
da una autentica conoscenza del reale.

“Dio non gioca a dadi con l’universo” è l’affermazione di Einstein (che
era un deista) proprio verso Bohr, che non solo aveva presentato un
modello atomico impossibile per la fisica classica, con delle opportune
regole aggiuntive, ma che con la sua scuola si avventurava verso sempre
meno “realistiche” teorie[^28].

La risposta che si racconta di Bohr fu: “Non solo Dio gioca a dadi, ma
bara pure”. Non so se la formazione luterana del danese Bohr abbia
influito su questa risposta[^29], ma evidenzia la fine della convinzione
che si possano veramente conoscere le leggi che Dio ha dato
all’universo. È un Dio dunque che si nasconde, è un Dio per il quale:
*«i miei pensieri non sono i vostri pensieri»* (Isaia 55:8)».

La “cromodinamica quantistica” ed altre teorie successive del Modello
Standard[^30], come anche la teoria delle stringhe che avrebbe la
pretesa di sostituire il Modello Standard, hanno fatto sorgere una vera
e propria protesta riguardo al realismo dei modelli scientifici. Appunto
modelli previsionali e non descrizioni della realtà, Feyerabend[^31]
parla del vezzo di spiegare cose note, i fenomeni che si misurano, con
cose ignote, i quark o meglio ancora altre sub-particelle che non si
potranno mai, per definizione teorica, misurare, ma di cui si potranno
misurare solamente alcuni loro effetti.

A mio avviso, ci sono però anche esempi di “fuga” da questa situazione
un po’ insostenibile per l’orgoglio umano, che non si arrivi veramente a
spiegare il reale che è di fronte a noi e di cui facciamo parte; una di
queste fughe è il “mito” tecnologico, ad esempio nella medicina. Vale a
dire: non sappiamo tutto, ma tutto riusciremo a fare. La medicina non a
caso è sempre più tecnologica ed sempre più portatrice di speranzose
soluzioni, ma anche sempre meno in contatto con il malato, visto nella
sua interezza: “L’intervento è riuscito perfettamente, ma purtroppo il
paziente è deceduto”.

Superando il riduzionismo, cioè il voler ammettere l’esistenza solamente
di ciò che possiamo giungere a spiegare, si apre anche una nuova
possibilità di lettura della Bibbia, quella di avvicinarsi con umiltà ed
apertura al testo biblico per ascoltare ciò che Dio ha da dire di noi
stessi e della nostra situazione. In questo modo si possono leggere i
testi biblici, nuovamente, in tutta la loro forza storica, simbolica,
evocativa, sognante…senza dover per forza voler dimostrare la loro
pretesa falsità storica.

Citazione

> In base al paradigma della fisica dei principi, la scienza non può
> ricondursi alla fisica newtoniana in quanto esistono principi più
> profondi delle stesse leggi di Newton, e scopo della scienza è
> scoprirli. Il principio di relatività è uno di questi.…
>
> Infine, è stato abbandonato il dogma del determinismo assoluto in
> favore di una concezione intrinsecamente casuale delle leggi di
> natura.…
>
> Anche all’interno della fisica dei principi la matematica conserva una
> posizione centrale, ma da *linguaggio della natura* viene degradata al
> ruolo di *formalismo matematico*, ovvero qualcosa che permette di fare
> calcoli e, conseguentemente, predizioni, ma non di cogliere la natura
> più profonda dei fenomeni naturali.…

Infine si è iniziato a criticare il riduzionismo, cioè l’idea che
conoscendo le parti elementari di un sistema si possa comprendere e
spiegare il sistema intero. Tipico sulla mente (ancora molto dibattuto):
conoscendo il funzionamento dei neuroni si possa comprendere il
pensiero.

> Si è cominciato a criticare e a trovare i limiti del paradigma
> *riduzionista* quando si è preso a investigare i cosiddetti sistemi
> complessi.…
>
> Così, a partire dagli anni sessanta del secolo scorso, si è fatto
> strada un nuovo macroparadigma che possiamo chiamare fisica (o
> scienza) dei *modelli* o della *complessità*. (Citazioni da
> @BenciFreguglia [cap. 5.9 pag. 133-136]).

Religione rivelata

Nel corso dei secoli le spiegazioni filosofiche dell’esistenza di Dio o
di un ente o essere supremo sono state sempre in voga come ragionamento
razionale. Anche se è chiaro che nessuno pretende più di dimostrare il
divino in questo modo, pure appare alle volte nel discorso del “Disegno
intelligente” o del “Grande orologiaio”, la pretesa che in questa
maniera si abbia comunque una visione razionale di Dio, più di quella
data da qualche vecchio libro.

Si trovano atei disposti ad accettare questo argomentare, ma certo non
ad ascoltare le pretese messianiche di un tizio di duemila anni fa. Non
è solo quel senso del progresso, vero mito moderno, per cui noi ci
riteniamo sempre migliori in vari sensi dell’umanità del passato, ma
l’idea che la razionalità porti comunque a conoscere meglio, rispetto
alla fede credulona, ciò che si può onestamente sapere di Dio.

La critica a questa cattiva (da un punto di vista protestante) teologia
è in fondo semplice. Partendo da chi siamo noi, dalle nostre conoscenze,
dai nostri ragionamenti, finiamo per proiettare nella figura di Dio noi
stessi o comunque la nostra umanità e il nostro mondo. Qui sì che la
critica dello scienziato e del filosofo dovrebbe essere tagliente. Ed
anche è stata fatta già in passato.

Dopo una tale critica, a parte l’agnosticismo, restano solo due
possibilità: l’ateismo o l’intervento di Dio nella storia dell’umanità
per spiegarci chi Egli sia veramente.

Certamente coloro che affermano un qualche intervento divino lo fanno
per fede (non sono solo i cristiani a poterlo fare), e ci possono essere
anche dei ciarlatani, ma la religione rivelata in qualche modo
dall’intervento di Dio nella storia umana è l’unico tipo di religione
che possa essere accettato razionalmente. Anzi è l’unica visione
religiosa che permetta di fare scienza liberamente e di sottoporre tutto
a verifica e a disanima.

Scienza, fede e scuola

Se domandiamo ai nostri scolari di secondaria (ma oserei dire anche a
quelli del Liceo) cosa sanno della scienza e cosa hanno studiato,
vediamo che non hanno una buona definizione di scienza, e quindi non ne
hanno una visione critica.

Inoltre, non solo hanno fatto pochi esperimenti, ma quale matematica e
quale fisica gli hanno insegnato? Di solito sono conoscenze che
risalgono all’ottocento. Proprio la grande rivoluzione fisica del
novecento rimane, certamente anche per la difficoltà di spiegazione e
della complessità della matematica che vi è implicata, sconosciuta
oppure trattata in maniera superficiale.

Ecco dunque che la scienza che viene insegnata alle giovani generazioni,
o comunque l’impianto fondamentale con cui viene inquadrata tutta una
serie di nozioni, è ottocentesco, positivista dunque. C’è allora uno
scollamento fra ciò che adesso studiano e pensano gli scienziati e
quello che si insegna a scuola. Ben difficile allora è proporre una
teologia contemporanea (e con teologia noi intendiamo una visione di Dio
coerente, e non qualcosa solo di accademico) a persone che hanno una
preparazione antiquata.

Non solo, anche la presentazione della scienza o quella che filtra dalla
televisione anche dei buoni documentari è spesso edulcorata, appare un
processo lineare e logico, qualcosa di cui si comprende la verità
intrinseca.

Lo schema che passa è infatti, in maniera semplificata e acritica,
quello di K. Popper. La scienza procede secondo un continuo ciclo di
formulazione di ipotesi, di deduzione logico-matematica, di esperimenti
di verifica e infine, se c’è stato un caso di falsificabilità della
teoria, alla formulazione di una nuova teoria che ricomprenda i casi più
vecchi.

Thomas S. Kuhn[^32] e Feyerabend[^33] hanno mostrato che invece questo
modello è un modello ideale della scienza, è il modello delle
ricostruzioni a posteriori, e non corrisponde invece a ciò che si è
svolto nella storia reale della scienza. In essa una teoria che
usufruiva dell’appoggio della maggioranza dei professori universitari
non veniva abbandonata, ma difesa strenuamente, anche contro varie
evidenze. Non è un caso che grandi scienziati di rottura siano stati
spesso degli outsider per il loro tempo.

In generale si è visto da questi studi che gli scienziati erano in
genere molto conservatori nei loro campi e che spesso erano poco
scientifici nel valutare nuovi esperimenti, che in qualche modo
seguissero cioè più delle loro convinzioni, che i dati fattuali in cui
si imbattevano.

Se questa situazione è vera, lo è poi a maggior ragione per ambiti che
esulano dal campo di ricerca specifico degli scienziati, che invece
vengono chiamati a pronunciarsi (proprio per la loro qualifica di
scienziati) su temi e aspetti sui quali hanno una conoscenza
superficiale, come tante altre categorie di persone.

Note

[^1]: Niccolò Copernico (in polacco Mikołaj Kopernik; Toruń, 19 febbraio
1473 – Frombork, 24 maggio 1543) Egli era indeciso a dare alle
stampe i suoi lavori, che davano una descrizione matematica della
teoria eliocentrica, già ellenista. Nel 1539 il matematico di
Wittemberg Giorgio Gioacchino Retico su sollecitazione di Filippo
Melantone, ne divenne allievo per due anni e scrisse un primo testo
che fu accolto positivamente e lo spinse a pubblicare il suo.

[^2]: Galileo Galilei (Pisa, 15 febbraio 1564 – Arcetri, 8 gennaio 1642)

[^3]: Giovanni Keplero (Johannes Kepler) (Weil der Stadt, 27 dicembre
1571 – Ratisbona, 15 novembre 1630) Che aveva studiato ed era stato
convinto della bontà del copernicanesimo nell’Università protestante
di Tubinga dove aveva iniziato a studiare teologia.

[^4]: Isaac Newton (Woolsthorpe-by-Colsterworth, 25 dicembre 1642 –
Londra, 20 marzo 1727)

[^5]: [@Galileo:Saggiatore].

[^6]: Newton con la sua dinamica era riuscito a “spiegare” la caduta
degli oggetti e il moto della luna. Quando si trovò a calcolare
secondo la sua teoria l’orbita di Mercurio i calcoli però non
coincidevano (i conti torneranno solamente con la teoria della
relatività ristretta) con i dati osservati, allora pensò che Dio vi
intervenisse di tanto in tanto per risistemare l’orbita del pianeta.
Leibniz reagì contro questa idea perché se Dio aveva dato delle
“leggi” alla natura queste dovevano essere perfette *(Qui sono senza
fonte)*. Newton poi, considerato il più importante dei fisici di
tutti i tempi, teneva in grande considerazione la sua opera
sull’interpretazione dell’Apocalisse @Newton:Apocalisse, almeno
quanto i suoi lavori sulla dinamica.

[^7]: Newton elenca 4 principi: non dobbiamo ammettere spiegazioni
superflue[da Occam]; a uguali fenomeni corrispondono uguali cause;
le qualità uguali di corpi diversi debbono essere ritenute
universali di tutti i corpi; proposizioni inferite per induzione in
seguito a esperimenti, debbono essere considerate vere fino a prova
contraria.

[^8]: Lo mostra Kuhn @Kuhn1981alle Si veda anche dopo in [Paradigmi].

[^9]: Ad esempio, dal punto di vista storico si può affermare che buone
fonti indichino che molti hanno testimoniato della resurrezione di
Gesù Cristo. Che poi questo sia vero o meno non può essere
dimostrato, va oltre le possibilità umane e dunque il credere oppure
no nella resurrezione di Cristo è una questione di fede.

[^10]: Rispetto ad una posizione agnostica, *l’opzione atea* afferma che
non esiste divinità alcuna, va oltre cioè quello che è
scientificamente o razionalmente lecito affermare, per divenire una
vera dichiarazione di fede, sia pure al contrario. Certamente questo
non significa che raggiri e ipotesi falsificabili non siano da
smascherare e rifiutare, ma che riguardo a molti aspetti spirituali
l’opzione atea *non è razionale*, ma pur sempre un’opinione
indimostrabile. Nel passato i cristiani (alcuni ancor oggi) al
contrario cercavano di dimostrare l’esistenza di Dio
scientificamente.

[^11]: Pierre-Simon Laplace, marchese di Laplace (Beaumont-en-Auge, 23
marzo 1749 – Parigi, 5 marzo 1827)

[^12]: Sulla base del presupposto che tutto si possa capire
razionalmente in quanto tutto l’universo sia regolato in base a
leggi umanamente comprensibili

[^13]: Da un punto di vista fisico-filosofico il positivismo finì con
gli studi di Ernst Mach (Ernst Waldfried Josef Wenzel Mach – Brno,
18 febbraio 1838 – Haar, 19 febbraio 1916)

[^14]: James Clerk Maxwell (Edimburgo, 13 giugno 1831 – Cambridge, 5
novembre 1879)

[^15]: [@Gamow2009trent].

[^16]: Karl Ernst Ludwig Max Planck, detto Max (Kiel, 23 aprile 1858 –
Göttingen, 4 ottobre 1947) la sua spiegazione del corpo nero,
introduce la scoperta che le emissioni e gli assorbimenti
elettromagnetici siano discreti e non continui, appunto per quanti
di energia. Sua la frase “Scienza e religione non sono in contrasto,
ma hanno bisogno una dell’altra per completarsi nella mente di un
uomo che riflette seriamente”. (in Conoscenza del mondo fisico). Il
figlio Erwin fu inpiccato nel 1945 per aver partecipato
all’attentato ad Hitler.

[^17]: Niels Henrik David Bohr (Copenaghen, 7 ottobre 1885 – Copenaghen,
18 novembre 1962). Dopo la scoperta dell’inconsistenza del modello
atomico secondo la meccanica classica con l’esperimento di
Rutherford egli introdusse un modello atomico “furbo” secondo la
meccanica classica. Iniziatore di una alta scuola, quella di
Copenaghen.

[^18]: Albert Einstein (Ulma, 14 marzo 1879 – Princeton, 18 aprile 1955)
che porta un importante contributo alla meccanica quantistica con la
spiegazione dell’effetto fotoelettrico, che gli valse in particolare
il Nobel nel 1921 (pi\`u della relatività)

[^19]: Werner Karl Heisenberg (Würzburg, 5 dicembre 1901 – Monaco di
Baviera, 1 febbraio 1976) “Il primo sorso dal bicchiere delle
scienze naturali rende atei; ma in fondo al bicchiere ci attende
Dio”.

[^20]: Ricordate l’ipotesi di Laplace.

[^21]: @Polkinghorne:Credere Egli è un sostenitore della concezione che
i modelli scientifici descrivano sia pure con approssimazione
effettivamente la realtà

[^22]: Con la teoria dei campi quantistici abbiamo a che fare con
probabilità a livello microscopico su dove si trovi o meno una
particella. Il passaggio al mondo macroscopico (che sperimentiamo
come non probabilistico), si spiega con il gran numero di particelle
coinvolte in cui vince la probabilità più alta, ma tutto il
macroscopico è fondato comunque su leggi probabilistiche.

[^23]: Vari sono gli scienziati e i pensatori in generale che si sono
espressi in tal senso, fra tutti segnalo @Feyerabend:Ambiguita Si
veda anche dopo in [Paradigmi]

[^24]: **L’atomo** L’esperimento di Rutherford (1911) segnò la fine
della teoria classica degli atomi. A quel tempo si pensava che gli
atomi fossero delle piccole sfere cariche positivamente con inseriti
all’interno degli elettroni carichi negativamente (il “modello
panettone”), che vi oscillavano dentro. Il modello di Thompson era
perfettamente costruito a partire dalla fisica classica.

Rutherford approntò il seguente esperimento: prese una lamina d’oro
sottilissima e vi “sparò” contro dei raggi alfa (molto pesanti,
sappiamo oggi che sono nuclei di elio 2 protoni e 2 neutroni) e
iniziò a vedere cosa succedeva. Vide (con delle lastre fotografiche)
che la maggior parte dei raggi passava indisturbata attraverso la
lamina, che alcuni risultavano leggermente deviati, ma che altri
tornavano sorprendentemente indietro. Per far capire la situazione
sorprendente cui si trovò davanti, la paragonò a sparare con una
pistola contro un soffice cuscino di piume, dal quale ogni tanto
qualche pallottola tornava indietro.

Fu così che si approntò il modello “sistema solare” per gli
descrivere gli atomi. Questo modello era l’unico in grado di
spiegare l’esperimento di Rutherford, ma c’era il problema che dal
punto di vista della fisica di allora era assolutamente sbagliato,
atomi del genere per quanto se ne sapesse non potevano esistere!

Il problema dell’atomo “micro sistema solare” dal punto di vista
della fisica classica era che facendo i calcoli fra la forza
centrifuga degli elettroni e la forza centripeta data
dall’attrazione gravitazionale e ancor di più dall’attrazione
elettrica, fra elettroni negativi e nucleo positivo, la vita media
di tutti gli atomi dell’universo, prima del collasso degli elettroni
sulla superficie del nucleo atomico, era di frazioni di centesimo di
secondo. Bohr allora affermò “semplicemente” che gli elettroni
percorrevano solo traiettorie prestabilite e che non ci potevano
essere vie di mezzo, ma solo un istantaneo salto fra una orbita e
l’altra. Ma come spiegare questa ipotesi?

Il modello atomico “a sistema solare” di Bohr è in sostanza quello
che si insegna ancor oggi nelle scuole.

Ma anche altri esperimenti cambiarono la visione che abbiamo della
realtà. Ad esempio in tutta una serie di esperimenti, si vedeva che
le particelle erano insieme corpuscoli, ma anche onde (oppure si
comportavano in questi due modi). Non solo si arrivò al già citato
principio di indeterminazione, a partire da questi esperimenti, ma
venne sempre meno l’idea di modelli descrittivi (in senso diretto)
della realtà.

[^25]: In effetti le equazioni della relatività ristretta, riprendono le
equazioni newtoniane aggiungendovi un fattore che diviene
apprezzabile solo con velocità vicine a quelle della luce. Ad
esempio per la velocità di Mercurio.

[^26]: La famosa formula di Einstein descrive il rapporto fra massa ed
energia e si ha anche il principio di equivalenza della massa
inerziale e gravitazionale.

[^27]: ad esempio su i primi capitoli della Genesi, che qui non c’è
tempo di affrontare, ma che sono nei materiali aggiuntivi.

[^28]: ll tentativo di De Broglie, che seguiva la linea di un realismo
ispirato alle idee di Einstein, pur coronato da un premio Nobel, non
ebbe in seguito alcun altro successo

[^29]: Per altro da alcuni viene anche riportata la frase di risposta
“Ma smettetela di dire a Dio cosa fare”

[^30]: Una buona trattazione divulgativa in @Oerter:QuasiTutto

[^31]: Interessante riguardo alla nostra trattazione l’idea di questo
autore che ci siano teorie antiquate che però davano una
rappresentazione del reale più olistiche e più utili di quelle
moderne, riguardo alla vita di tutti i giorni, ed anche alla vita
emozionale e religiosa. Si veda l’op. cit. @Feyerabend:Ambiguita

[^32]: Si veda in particolare: @Kuhn:Dogma

[^33]: [@Feyerabend:Contro].