Lettera agli ebrei

La lettera agli ebrei è probabilmente un sermone. Scritto per essere letto nell’adunanza di una chiesa stanca[1] e in crisi di abbandoni, di energia, di convinzione. Ebbene a questa chiesa il predicatore scrive della natura e significato di Gesù Cristo. Non di nuove tecniche, non di prospettive di successo, ma di Gesù Cristo come Signore e Salvatore. Un esempio anche per noi oggi.

1 Introduzione

Della lettera agli ebrei non conosciamo l’autore né la chiesa alla quale fu scritta. Non sappiamo neanche bene cosa sia: una lettera, un sermone, un’omelia? L’autore la definisce una parola di esortazione.

Quello che sappiamo è che riguardo alla lingua greca è uno dei testi meglio scritti riguardo a lingua usata e alla capacità stilistica. In linea con le opere dotte del suo tempo. Inoltre sappiamo che viene citata all’incirca prima del 100 e dunque è precedente, allora visto ci sono accenni alla distruzione del tempio2 si pensa sia scritta verso il 60.

Possiamo affermare con certezza che il titolo è stato aggiunto dopo. Agli ebrei in quanto numerosissime sono le citazioni veterotestamentarie e riferimenti al tempio di Gerusalemme e per l’impostazione retorica con cui è scritta, come quella dei rabbini ellenistici di Alessandria.

Probabilmente l’autore è un uomo, perché parla di sé al maschile in 11:32, ma non possiamo escludere neanche una piccola incertezza riguardo alla trascrizione.

La Bibbia che egli cita è la LXX. Dunque sembra essere, da come argomenta e procede, un ebreo cristiano colto. Forse affine a Filone d’Alessandria. Addirittura alcuni ritengono l’autore suo allievo.

Fra i tanti nomi fatti, varie persone hanno ipotizzato sia quell’Apollo che appare negli Atti. In effetti quando nella lettera si cita Timoteo, questi potrebbe anche essere lo stesso discepolo di Paolo.

Una delle ipotesi più accreditate è che sia un sermone messo per iscritto da far leggere ad alta voce e inviato dall’autore alla chiesa di cui fa parte, oppure conosce bene, ma da cui adesso è lontano.

In effetti è un testo evocativo, comunitario e anche in dialogo con i suoi ascoltatori.

C’è anche chi ritiene di aver individuato che il testo biblico di questa omelia e sarebbe il salmo 110.

Sal 110:1 Salmo di Davide. Il SIGNORE ha detto[2] al mio Signore: «Siedi alla mia destra[3] finché io abbia fatto dei tuoi nemici lo sgabello dei tuoi piedi». Sal 110:2 Il SIGNORE stenderà da Sion lo scettro del tuo potere. Domina in mezzo ai tuoi nemici! Sal 110:3 Il tuo popolo si offre volenteroso quando raduni il tuo esercito. Parata di santità, dal seno dell’alba la tua gioventù viene a te come rugiada. Sal 110:4 Il SIGNORE ha giurato e non si pentirà: «Tu sei Sacerdote[4] in eterno, secondo l’ordine di Melchisedec[5]». Sal 110:5 Il Signore, alla tua destra, schiaccia dei re nel giorno della sua ira, Sal 110:6 giudica[6] i popoli, ammucchia i cadaveri, stritola la testa ai nemici in un vasto territorio. Sal 110:7 Si disseta al torrente lungo il cammino, e perciò terrà alta la testa.

Ed in effetti quel salmo ha un gran risalto, ma moltissime sono le citazioni bibliche e se vogliamo ci sono anche dei mini-sermoni inclusi.

Per altri il tema potrebbe essere “Gesù Cristo glorioso, poi sofferente e infine trionfatore”.

2 Analisi

2.1 Dio ha parlato per mezzo del Figlio 1:1-3

Ebr 1:1 Dio, dopo aver parlato anticamente molte volte e in molte maniere ai padri per mezzo dei profeti, Ebr 1:2 in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che egli ha costituito erede di tutte le cose, mediante il quale ha pure creato l’universo. Ebr 1:3 Egli, che è splendore della sua gloria e impronta della sua essenza, e che sostiene tutte le cose con la parola della sua potenza, dopo aver fatto la purificazione dei peccati, si è seduto alla destra della Maestà nei luoghi altissimi.

Dio parla in modo episodico. Ma parla in molte maniere.

Per mezzo di profeti, in maniera mediata. E qui riprende in una mezza frase tutta l’importanza di quello che per noi è l’Antico Testamento. (Si consideri il senso forte di continuità, in cui il Figlio come si vedrà dopo è il culmine della rivelazione divina). In questi ultimi giorni può anche essere inteso infatti con alla fine di questo tempi.

Ma adesso ha parlato per mezzo del Figlio! Poi segue forse un inno cristiano del tempo.

Erede e creatore di tutte le cose e. . . Si riprendono vari aspetti dell’AT, ma anche una visione che poi sarà della doppia natura del Cristo. È chiaro che qui si ha una visione poetica e si potrebbe spiegare forse anche differentemente, ma chiaramente anche la lettera agli Ebrei è servita ai “Padri” della Chiesa per delineare quella che alla fine è la nozione di Trinità.

2.2 Il Figlio superiore agli angeli 1:4-14

Si apre poi una sezione in cui si mostra la superiorità del Figlio rispetto agli angeli.

Ebr 1:4 Così è diventato di tanto superiore agli angeli, di quanto il nome che ha ereditato è più eccellente del loro. Ebr 1:5 Infatti, a quale degli angeli ha mai detto: «Tu sei mio Figlio, oggi io t’ho generato»?[7]e anche: «Io gli sarò Padre ed egli mi sarà Figlio»?[8] Ebr 1:6 Di nuovo, quando introduce il primogenito nel mondo, dice: «Tutti gli angeli di Dio lo adorino!» Ebr 1:7 E mentre degli angeli dice: «Dei suoi angeli egli fa dei venti, e dei suoi ministri fiamme di fuoco», Ebr 1:8 parlando del Figlio dice: «Il tuo trono, o Dio, dura di secolo in secolo, e lo scettro del tuo regno è uno scettro di giustizia. Ebr 1:9 Tu hai amato la giustizia e hai odiato l’iniquità; perciò Dio, il tuo Dio, ti ha unto con olio di letizia, a preferenza dei tuoi compagni». Ebr 1:10 E ancora: «Tu, Signore, nel principio hai fondato la terra e i cieli sono opera delle tue mani. Ebr 1:11 Essi periranno, ma tu rimani; invecchieranno tutti come un vestito, Ebr 1:12 e come un mantello li avvolgerai e saranno cambiati; ma tu rimani lo stesso, e i tuoi anni non avranno mai fine». Ebr 1:13 E a quale degli angeli disse mai: «Siedi alla mia destra finché abbia posto i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi»? Ebr 1:14 Essi non sono forse tutti spiriti al servizio di Dio, mandati a servire in favore di quelli che devono ereditare la salvezza?

Perché il predicatore si prende pena di dire che Gesù è superiore agli angeli?

C’è una diffusa angelologia da correggere? Effettivamente fra i due Testamenti si era sviluppata una complessa angelologia. E qui magari si capirebbe il titolo della lettera “agli ebrei”, non solo per le tante citazioni, ma perché l’angelologia era per loro caratteristica.

Però, il nostro autore, non ritorna sul tema (a parte concluderlo nel 2). Forse danno troppa poca gloria a Gesù.

Però anche nei nostri tempi, vari sono i culti e gli influssi in ciò che crede la gente, su potenze spirituali – spesso non angeli– e demoniache a cui si crede[9].

Si noti come usa i vari salmi a cui si riferisce. Non solo dobbiamo ricordare che cita una traduzione come la LXX, ma la maniera di citare i testi è quella del suo tempo. Rispetto a noi si prende delle libertà, come ad esempio riferire a Gesù un testo che per gli studiosi moderni è riferito al Re.

Questo coraggio lo troviamo anche oggi nei rabbini [10] per cui si è assolutamente contemporanei al testo. Qui dobbiamo riflettere bene perché se da una parte dobbiamo sentire nostro il testo biblico, d’altra un’interpretazione disinvolta può portare a gravi errori.

Per questo la Lettera agli ebrei, essendo parte della Scrittura, rappresenta un’utile guida nell’interpretazione dell’Antico Testamento.

2.3 La grande salvezza 2:1-4

Ebr 2:1 Perciò bisogna che ci applichiamo ancora di più alle cose udite, per timore di essere trascinati lontano da esse. Ebr 2:2 Infatti, se la parola pronunziata per mezzo di angeli si dimostrò ferma e ogni trasgressione e disubbidienza ricevette una giusta retribuzione, Ebr 2:3 come scamperemo noi se trascuriamo una così grande salvezza? Questa, dopo essere stata annunziata prima dal Signore, ci è stata poi confermata da quelli che lo avevano udito, Ebr 2:4 mentre Dio stesso aggiungeva la sua testimonianza alla loro con segni e prodigi, con opere potenti di ogni genere e con distribuzione dello Spirito Santo, secondo la sua volontà.

Questo è come un intermezzo etico. C’è il timore nel predicatore che gli ascoltatori possano essere trascinati via dalle nuove mode che li raggiungono o forse già c’è una certa trascuratezza che si sta impadronendo di quei cristiani. Notiamo, non con stupore perché conosciamo le lettere ai Corinzi, che siamo in una chiesa che vive solo una trentina di anni dopo la Pentecoste!

Forse una pausa prima di addentrarsi nell’incarnazione che è storia dolorosa e di sconfitta e potrebbe essere scomoda e causa di perplessità e scoraggiamento.

I moderni che fanno distinzione fra teologia ed etica si sorprendono e non sanno classificare la lettera. Ma è chiaro per l’autore che non c’è azione etica senza una sana teologia, e si potrebbe anche dire che non si arriva ad una buona teologia se non si opera eticamente.

I segni e le opere potenti suscitati dallo Spirito forse non sono più così vivi nei loro ricordi. Ma anche per le chiese moderne, a parte il risveglio pentecostale, si ha una certa trascuratezza, avendo un po’ timore che i segni dello Spirito possano essere confusi con altre cose.

Le chiese della Riforma ad esempio venivano dal Medioevo pieno di pie frodi, e ancora oggi si guarda al miracolismo con sospetto nelle chiese evangeliche storiche. Detto questo si deve guardarsi dallo spegnere lo Spirito, ma adoperarsi per cercare di comprendere come soffi lo Spirito, spesso in modo nascosto come sottolineava Lutero. Ciò è vitale per tutte le chiese e per i singoli cristiani.

2.4 Il capo della salvezza 2:5-18

Ebr 2:5 Difatti, non è ad angeli che Dio ha sottoposto il mondo futuro del quale parliamo; Ebr 2:6 anzi, qualcuno in un passo della Scrittura ha reso questa testimonianza: «Che cos’è l’uomo perché tu ti ricordi di lui o il figlio dell’uomo perché tu ti curi di lui? Ebr 2:7 Tu lo hai fatto di poco inferiore agli angeli[11]; lo hai coronato di gloria e d’onore; Ebr 2:8 tu hai posto ogni cosa sotto i suoi piedi». Avendogli sottoposto tutte le cose, Dio non ha lasciato nulla che non gli sia soggetto. Al presente però non vediamo ancora che tutte le cose gli siano sottoposte; Ebr 2:9 però vediamo colui che è stato fatto di poco inferiore agli angeli, cioè Gesù, coronato di gloria e di onore a motivo della morte che ha sofferto, affinché, per la grazia di Dio, gustasse la morte per tutti. Ebr 2:10 Infatti, per condurre molti figli alla gloria, era giusto che colui, a causa del quale e per mezzo del quale sono tutte le cose, rendesse perfetto, per via di sofferenze, l’autore della loro salvezza. Ebr 2:11 Sia colui che santifica sia quelli che sono santificati, provengono tutti da uno; per questo egli non si vergogna di chiamarli fratelli, Ebr 2:12 dicendo: «Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli; in mezzo all’assemblea canterò la tua lode». Ebr 2:13 E di nuovo: «Io metterò la mia fiducia in lui». E inoltre: «Ecco me e i figli che Dio mi ha dati». Ebr 2:14 Poiché dunque i figli hanno in comune sangue e carne, egli pure vi ha similmente partecipato, per distruggere, con la sua morte, colui che aveva il potere sulla morte, cioè il diavolo, Ebr 2:15 e liberare tutti quelli che dal timore della morte erano tenuti schiavi per tutta la loro vita. Ebr 2:16 Infatti, egli non viene in aiuto ad angeli, ma viene in aiuto alla discendenza di Abraamo. Ebr 2:17 Perciò, egli doveva diventare simile ai suoi fratelli in ogni cosa, per essere un misericordioso e fedele sommo sacerdote nelle cose che riguardano Dio, per compiere l’espiazione dei peccati del popolo. Ebr 2:18 Infatti, poiché egli stesso ha sofferto la tentazione, può venire in aiuto di quelli che sono tentati.

Come già detto, si consideri i vari salmi come sono utilizzati. In maniera differente dall’odierno modo di citare l’AT. Inoltre c’è la questione della differenze traduzione (la LXX). In particolare nel citare il Salmo 8 l’autore legge; lo hai fatto per poco tempo inferiore a loro.

Oltre la superiorità di Gesù c’è tutto il tema dell’incarnazione, dunque. Si deve spiegare l’umiliazione del Cristo e questa è in relazione con la situazione della chiesa.

Qui si prende infine un tema che poi sarà ripreso quello del simpatizzare di Gesù verso di noi.

2.5 Gesù superiore a Mosè 3:1-6

Ebr 3:1 Perciò, fratelli santi, che siete partecipi della celeste vocazione, considerate Gesù, l’apostolo e il sommo sacerdote della fede che professiamo, Ebr 3:2 il quale è fedele a colui che lo ha costituito, come anche lo fu Mosè, in tutta la casa di Dio. Ebr 3:3 Gesù, anzi, è stato ritenuto degno di una gloria tanto più grande di quella di Mosè quanto chi costruisce una casa ha maggior onore della casa stessa. Ebr 3:4 Certo ogni casa è costruita da qualcuno, ma chi ha costruito tutte le cose è Dio. Ebr 3:5 Mosè fu fedele in tutta la casa di Dio come servitore per rendere testimonianza di ciò che doveva essere annunziato, Ebr 3:6 ma Cristo lo è come Figlio, sopra la sua casa; e la sua casa siamo noi se manteniamo ferma sino alla fine la nostra franchezza e la speranza di cui ci vantiamo.

Il nostro testo ruota qui sul termine casa. La casa come analogia alla chiesa, come popolo dei credenti. Qui c’è questa continuità fra ebrei e credenti in Gesù Cristo, che dopo si è persa. Anzi a tratti la lettera può sembrare antiebraica (ad esempio quando parla della superiorità del Nuovo Patto), ma è solo una lettura posteriore, in realtà per l’autore, non c’è soluzione di continuità.

2.6 Un riposo per il popolo di Dio 3:7-4:13

Ebr 3:7 Perciò, come dice lo Spirito Santo: «Oggi, se udite la sua voce, Ebr 3:8 non indurite i vostri cuori come nel giorno della ribellione, come nel giorno della tentazione nel deserto, Ebr 3:9 dove i vostri padri mi tentarono mettendomi alla prova, pur avendo visto le mie opere per quarant’anni! Ebr 3:10 Perciò mi disgustai di quella generazione, e dissi: Sono sempre traviati di cuore; non hanno conosciuto le mie vie; Ebr 3:11 così giurai nella mia ira: Non entreranno nel mio riposo!» Ebr 3:12 Badate, fratelli, che non ci sia in nessuno di voi un cuore malvagio e incredulo, che vi allontani dal Dio vivente; Ebr 3:13 ma esortatevi a vicenda ogni giorno, finché si può dire: «Oggi», perché nessuno di voi s’indurisca per la seduzione del peccato. Ebr 3:14 Infatti siamo divenuti partecipi di Cristo, a condizione che manteniamo ferma sino alla fine la fiducia che avevamo da principio, Ebr 3:15 mentre ci viene detto: «Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori, come nel giorno della ribellione». Ebr 3:16 Infatti, chi furono quelli che dopo averlo udito si ribellarono? Non furono forse tutti quelli che erano usciti dall’Egitto, sotto la guida di Mosè? Ebr 3:17 Chi furono quelli di cui Dio si disgustò per quarant’anni? Non furono quelli che peccarono, i cui cadaveri caddero nel deserto? Ebr 3:18 A chi giurò che non sarebbero entrati nel suo riposo, se non a quelli che furono disubbidienti? Ebr 3:19 Infatti vediamo che non vi poterono entrare a causa della loro incredulità. Ebr 4:1 Stiamo dunque attenti: la promessa di entrare nel suo riposo è ancora valida e nessuno di voi deve pensare di esserne escluso. Ebr 4:2 Poiché a noi come a loro è stata annunziata una buona notizia; a loro però la parola della predicazione non giovò a nulla non essendo stata assimilata per fede da quelli che l’avevano ascoltata. Ebr 4:3 Noi che abbiamo creduto, infatti, entriamo in quel riposo, come Dio ha detto: «Così giurai nella mia ira: Non entreranno nel mio riposo!» E così disse, benché le sue opere fossero terminate fin dalla creazione del mondo. Ebr 4:4 Infatti, in qualche luogo, a proposito del settimo giorno, è detto così: «Dio si riposò il settimo giorno da tutte le sue opere»; Ebr 4:5 e di nuovo nel medesimo passo: «Non entreranno nel mio riposo!» Ebr 4:6 Poiché risulta che alcuni devono entrarci, e quelli ai quali la buona notizia fu prima annunziata non vi entrarono a motivo della loro disubbidienza, Ebr 4:7 Dio stabilisce di nuovo un giorno-oggi-dicendo per mezzo di Davide, dopo tanto tempo, come si è detto prima: «Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori!» Ebr 4:8 Infatti, se Giosuè avesse dato loro il riposo, Dio non parlerebbe ancora d’un altro giorno. Ebr 4:9 Rimane dunque un riposo sabatico per il popolo di Dio; Ebr 4:10 infatti chi entra nel riposo di Dio si riposa anche lui dalle opere proprie, come Dio si riposò dalle sue. Ebr 4:11 Sforziamoci dunque di entrare in quel riposo, affinché nessuno cada seguendo lo stesso esempio di disubbidienza. Ebr 4:12 Infatti la parola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetrante fino a dividere l’anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore. Ebr 4:13 E non v’è nessuna creatura che possa nascondersi davanti a lui; ma tutte le cose sono nude e scoperte davanti agli occhi di colui al quale dobbiamo render conto.

Il tema del riposo ha le varie valenze del termine. Riposo come settimo giorno della creazione e come sabato. Riposo come arrivo nella terra promessa dopo le peregrinazioni nel deserto e come entrata nel Regno di Dio.

Qui c’è un mini sermone basato sul Salmo 95.

Dopo questa parte così dura, ecco che arriva un annuncio.

2.7 Gesù il grande sacerdote 4:14-16

Ebr 4:14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. Ebr 4:15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. Ebr 4:16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.

L’annuncio dopo una parte dura si ripete anche in altre parti della lettera. Siamo sul filo dell’incoraggiamento e della ripresa.

2.8 Gesù superiore ai sommi sacerdoti 5:1-10

Ebr 5:1 Infatti ogni sommo sacerdote, preso tra gli uomini, è costituito per il bene degli uomini nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati; Ebr 5:2 così può avere compassione verso gli ignoranti e gli erranti, perché anch’egli è soggetto a debolezza; Ebr 5:3 ed è a motivo di questa che egli è obbligato a offrire dei sacrifici per i peccati, tanto per sé stesso quanto per il popolo. Ebr 5:4 Nessuno si prende da sé quell’onore; ma lo prende quando sia chiamato da Dio, come nel caso di Aaronne. Ebr 5:5 Così anche Cristo non si prese da sé la gloria di essere fatto sommo sacerdote, ma la ebbe da colui che gli disse: «Tu sei mio Figlio; oggi ti ho generato». Ebr 5:6 Altrove egli dice anche: «Tu sei sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedec[12]». Ebr 5:7 Nei giorni della sua carne, con alte grida e con lacrime egli offrì preghiere e suppliche a colui che poteva salvarlo dalla morte ed è stato esaudito per la sua pietà. Ebr 5:8 Benché fosse Figlio, imparò l’ubbidienza dalle cose che soffrì; Ebr 5:9 e, reso perfetto, divenne per tutti quelli che gli ubbidiscono, autore di salvezza eterna, Ebr 5:10 essendo da Dio proclamato sommo sacerdote secondo l’ordine di Melchisedec.

Dopo aver visto che Gesù è superiore agli angeli e Mosè, ora fa vedere come è più grande dei sacerdoti. Ed introduce questo misterioso ordine di Melchisedec, che sarà poi spiegato solo dopo al capitolo 7.

2.9 Attenti all’apostasia 5:11-6:12

Ebr 5:11 Su questo argomento avremmo molte cose da dire, ma è difficile spiegarle a voi perché siete diventati lenti a comprendere. Ebr 5:12 Infatti, dopo tanto tempo dovreste già essere maestri; invece avete di nuovo bisogno che vi siano insegnati i primi elementi degli oracoli di Dio; siete giunti al punto che avete bisogno di latte e non di cibo solido. Ebr 5:13 Ora, chiunque usa il latte non ha esperienza della parola di giustizia, perché è bambino; Ebr 5:14 ma il cibo solido è per gli adulti; per quelli, cioè, che per via dell’uso hanno le facoltà esercitate a discernere il bene e il male. Ebr 6:1 Perciò, lasciando l’insegnamento elementare intorno a Cristo, tendiamo a quello superiore e non stiamo a porre di nuovo il fondamento del ravvedimento dalle opere morte e della fede in Dio, Ebr 6:2 della dottrina dei battesimi, dell’imposizione delle mani, della risurrezione dei morti e del giudizio eterno. Ebr 6:3 Questo faremo se Dio lo permette. Ebr 6:4 Infatti quelli che sono stati una volta illuminati e hanno gustato il dono celeste e sono stati fatti partecipi dello Spirito Santo Ebr 6:5 e hanno gustato la buona parola di Dio e le potenze del mondo futuro, Ebr 6:6 e poi sono caduti, è impossibile ricondurli di nuovo al ravvedimento perché crocifiggono di nuovo per conto loro il Figlio di Dio e lo espongono a infamia. Ebr 6:7 Quando una terra, imbevuta della pioggia che vi cade frequentemente, produce erbe utili a quelli che la coltivano, riceve benedizione da Dio; Ebr 6:8 ma se produce spine e rovi, è riprovata e prossima a essere maledetta; e la sua fine sarà di essere bruciata.

Ebr 6:9 Tuttavia, carissimi, benché parliamo così, siamo persuasi riguardo a voi di cose migliori e attinenti alla salvezza; Ebr 6:10 Dio infatti non è ingiusto da dimenticare l’opera vostra e l’amore che avete dimostrato per il suo nome con i servizi che avete resi e che rendete tuttora ai santi. Ebr 6:11 Soltanto desideriamo che ciascuno di voi dimostri sino alla fine il medesimo zelo per giungere alla pienezza della speranza, Ebr 6:12 affinché non diventiate indolenti ma siate imitatori di quelli che per fede e pazienza ereditano le promesse.

Qui c’è un passo duro. Di nuovo. Solo al 6:9 si apre uno spiraglio.

Certamente ha un intento pedagogico, far concentrare gli ascoltatori su quanto a da dire e insieme richiamarli alla fedeltà all’evangelo.

La dichiarazione su coloro che dopo aver conosciuto bene Gesù Cristo lo rinnegano è una affermazione teologica? Sebbene chi può dire di averlo ben conosciuto fino in fondo. Oppure è dettata dall’esperienza del predicatore che vede che quando uno va via dalla chiesa non torna più e non ci sono discorsi che lo convincano a tornare?

2.10 Le sicure promesse di Dio 6:13-20

Ebr 6:13 Infatti, quando Dio fece la promessa ad Abraamo, siccome non poteva giurare per qualcuno maggiore di lui, giurò per sé stesso, Ebr 6:14 dicendo: «Certo, ti benedirò e ti moltiplicherò grandemente». Ebr 6:15 Così, avendo aspettato con pazienza, Abraamo vide realizzarsi la promessa. Ebr 6:16 Infatti gli uomini giurano per qualcuno maggiore di loro; e per essi il giuramento è la conferma che pone fine a ogni contestazione. Ebr 6:17 Così Dio, volendo mostrare con maggiore evidenza agli eredi della promessa l’immutabilità del suo proposito, intervenne con un giuramento; Ebr 6:18 affinché mediante due cose immutabili, nelle quali è impossibile che Dio abbia mentito, troviamo una potente consolazione noi, che abbiamo cercato il nostro rifugio nell’afferrare saldamente la speranza che ci era messa davanti. Ebr 6:19 Questa speranza la teniamo come un’àncora dell’anima, sicura e ferma, che penetra oltre la cortina, Ebr 6:20 dove Gesù è entrato per noi quale precursore, essendo diventato sommo sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedec.

Ed ecco che annuncia di nuovo una ferma salvezza. Come ha fatto in precedenza. Dunque potremo dire che quello detto prima voleva esortare, spingere a ribadire in noi che ascoltiamo la nostra fede. E si apre allora la sezione su Melchisedec.

2.11 L’ordine sacerdotale di Melchisedec 7:1-28

Ebr 7:1 Questo Melchisedec, re di Salem, era sacerdote del Dio altissimo. Egli andò incontro ad Abraamo, mentre questi ritornava dopo aver sconfitto dei re, e lo benedisse. Ebr 7:2 E Abraamo diede a lui la decima di ogni cosa. Egli è anzitutto, traducendo il suo nome, Re di giustizia; e poi anche re di Salem, vale a dire Re di pace.[13] Ebr 7:3 É senza padre, senza madre, senza genealogia, senza inizio di giorni né fin di vita, simile quindi al Figlio di Dio. Questo Melchisedec rimane sacerdote in eterno. Ebr 7:4 Pertanto considerate quanto sia grande costui al quale Abraamo, il patriarca, diede la decima del bottino! Ebr 7:5 Ora, tra i figli di Levi, quelli che ricevono il sacerdozio hanno per legge l’ordine di prelevare le decime dal popolo, cioè dai loro fratelli, benché questi siano discendenti di Abraamo. Ebr 7:6 Melchisedec, invece, che non è della loro stirpe, prese la decima da Abraamo e benedisse colui che aveva le promesse! Ebr 7:7 Ora, senza contraddizione, è l’inferiore che è benedetto dal superiore. Ebr 7:8 Inoltre, qui, quelli che riscuotono le decime sono uomini mortali; là invece le riscuote uno di cui si attesta che vive. Ebr 7:9 In un certo senso, nella persona d’Abraamo, Levi stesso, che riceve le decime, ha pagato la decima; Ebr 7:10 perché egli era ancora nei lombi di suo padre, quando Melchisedec incontrò Abraamo. Ebr 7:11 Se dunque la perfezione fosse stata possibile per mezzo del sacerdozio levitico (perché su quello è basata la legge data al popolo), che bisogno c’era ancora che sorgesse un altro sacerdote secondo l’ordine di Melchisedec e non scelto secondo l’ordine di Aaronne? Ebr 7:12 Poiché, cambiato il sacerdozio, avviene necessariamente anche un cambiamento di legge. Ebr 7:13 Infatti, queste parole sono dette a proposito di uno che appartiene a un’altra tribù, della quale nessuno fu mai assegnato al servizio dell’altare; Ebr 7:14 è noto infatti che il nostro Signore è nato dalla tribù di Giuda, per la quale Mosè non disse nulla riguardo al sacerdozio. Ebr 7:15 E la cosa è ancor più evidente quando sorge, a somiglianza di Melchisedec, un altro sacerdote Ebr 7:16 che diventa tale non per disposizione di una legge dalle prescrizioni carnali, ma in virtù della potenza di una vita indistruttibile; Ebr 7:17 perché gli è resa questa testimonianza: «Tu sei sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedec». Ebr 7:18 Così, qui vi è l’abrogazione del comandamento precedente a motivo della sua debolezza e inutilità Ebr 7:19 la legge non ha portato nulla alla perfezione); ma vi è altresì l’introduzione di una migliore speranza, mediante la quale ci accostiamo a Dio. Ebr 7:20 Questo non è avvenuto senza giuramento. Quelli sono stati fatti sacerdoti senza giuramento, Ebr 7:21 ma egli lo è con giuramento, da parte di colui che gli ha detto: «Il Signore ha giurato e non si pentirà: Tu sei sacerdote in eterno». Ebr 7:22 Ne consegue che Gesù è divenuto garante di un patto migliore del primo. Ebr 7:23 Inoltre, quelli sono stati fatti sacerdoti in gran numero, perché la morte impediva loro di durare; Ebr 7:24 egli invece, poiché rimane in eterno, ha un sacerdozio che non si trasmette. Ebr 7:25 Perciò egli può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio, dal momento che vive sempre per intercedere per loro. Ebr 7:26 Infatti a noi era necessario un sommo sacerdote come quello, santo, innocente, immacolato, separato dai peccatori ed elevato al di sopra dei cieli; Ebr 7:27 il quale non ha ogni giorno bisogno di offrire sacrifici, come gli altri sommi sacerdoti, prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo; poiché egli ha fatto questo una volta per sempre quando ha offerto sé stesso. Ebr 7:28 La legge infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti a debolezza; ma la parola del giuramento fatto dopo la legge, costituisce il Figlio, che è stato reso perfetto in eterno.

Questa lunga sezione è basata non solo sulla Genesi 14:17-20 ma anche sul Salmo 110:4, versetto che è trattato nelle sue due parti.

Excursus Perché questa lunga parte che presenta Gesù Cristo non solo come sacerdote, ma come sacerdote secondo l’ordine di Melchisedec e non secondo la prassi di quei tempi?

Oltre a ciò che è reso evidente nel testo, vale la pensa soffermarsi sul fatto che Gesù riassume in sé nel pensiero cristiano le tre funzioni che si hanno di guida nel popolo di Israele.

Infatti nel popolo di Israele al contrario dei popoli vicini la figura di re, sacerdote e profeta erano di persone differenti e non ruoli assunti da un’unica persona.

Vediamo infatti come il re non sia mai un sacerdote e tanto meno un profeta, anche se qua e là specie nel tempo di Davide e Salomone ci possano essere degli episodi che vi si avvicinano.

Comunque questo appare sempre più chiaro. Il re veniva “unto” dal profeta o dal sacerdote. Il sacerdote già dai tempi di Aronne appare staccato dal resto della casa di Israele. I profeti costituivano dei gruppi o erano degli individui isolati in opposizione talvolta dura contro i sacerdoti e che riprendevano i re.

Per quanto riguarda Gesù le sue funzioni di profeta sono chiarissime, quando al momento del battesimo sappiamo che è con lui lo Spirito santo, anzi egli è definito direttamente in Giovanni come la Parola di Dio, Parola che erano i profeti ad annunziare pubblicamente al popolo.

Anche la funzione regale è ampiamente giustificata. Egli è figlio di Davide, cioè discendente di Davide, come doveva essere il re degli ultimi tempi. Ed egli è “Messia” cioè “unto del Signore”, dunque è re a tutti gli effetti.

Per la parte sacerdotale abbiamo un problema, se egli è il sacrificato, non è però della famiglia di Levi, come può essere allora legittimamente sacerdote? Ecco che il nostro autore ci spiega che Gesù è sacerdote, ma sacerdote secondo un ordine differente da quello levitico, vale a dire secondo Melchisedec di cui si sottolinea che è Ebr 7:3 É senza padre, senza madre, senza genealogia, senza inizio di giorni né fin di vita, simile quindi al Figlio di Dio. Cioè che non ha inaugurato una stirpe di sacerdoti, ma appare isolato nella sua funzione sacerdotale come ad un’investitura divina speciale.

2.12 Il grande sacerdote del nuovo e migliore patto 8:1-13

Dopo la lunga sezione precedente il predicatore riassume, prima di procedere oltre, l’essenziale di ciò che ha detto.

Ebr 8:1 Ora, il punto essenziale delle cose che stiamo dicendo è questo: abbiamo un sommo sacerdote tale che si è seduto alla destra del trono della Maestà nei cieli, Ebr 8:2 ministro del santuario e del vero tabernacolo, che il Signore, e non un uomo, ha eretto.

Ebr 8:3 Infatti, ogni sommo sacerdote è costituito per offrire doni e sacrifici; è perciò necessario che anche questo sommo sacerdote abbia qualcosa da offrire. Ebr 8:4 Ora, se fosse sulla terra, egli non sarebbe neppure sacerdote, poiché vi sono coloro che offrono i doni secondo la legge. Ebr 8:5 Essi celebrano un culto che è rappresentazione e ombra delle cose celesti, come Dio disse a Mosè quando questi stava per costruire il tabernacolo: «Guarda», disse, «di fare ogni cosa secondo il modello che ti è stato mostrato sul monte». Ebr 8:6 Ora però egli ha ottenuto un ministero tanto superiore quanto migliore è il patto fondato su migliori promesse, del quale egli è mediatore. Ebr 8:7 Perché se quel primo patto fosse stato senza difetto, non vi sarebbe stato bisogno di sostituirlo con un secondo. Ebr 8:8 Infatti Dio, biasimando il popolo, dice: «Ecco i giorni vengono, dice il Signore, che io concluderò con la casa d’Israele e con la casa di Giuda, un patto nuovo; Ebr 8:9 non come il patto che feci con i loro padri nel giorno in cui li presi per mano per farli uscire dal paese d’Egitto; perché essi non hanno perseverato nel mio patto, e io, a mia volta, non mi sono curato di loro, dice il Signore. Ebr 8:10 Questo è il patto che farò con la casa d’Israele dopo quei giorni, dice il Signore: io metterò le mie leggi nelle loro menti, le scriverò sui loro cuori; e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo. Ebr 8:11 Nessuno istruirà più il proprio concittadino e nessuno il proprio fratello, dicendo: Conosci il Signore! Perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande di loro. Ebr 8:12 Perché avrò misericordia delle loro iniquità e non mi ricorderò più dei loro peccati». Ebr 8:13 Dicendo: «Un nuovo patto», egli ha dichiarato antico il primo. Ora, quel che diventa antico e invecchia è prossimo a scomparire.

2.13 Il santuario terreno e quello celeste 9:1-23

Ebr 9:1 Certo anche il primo patto aveva norme per il culto e un santuario terreno. Ebr 9:2 Infatti fu preparato un primo tabernacolo, nel quale si trovavano il candeliere, la tavola e i pani della presentazione. Questo si chiamava il luogo santo. Ebr 9:3 Dietro la seconda cortina c’era il tabernacolo, detto il luogo santissimo. Ebr 9:4 Conteneva un incensiere d’oro, l’arca del patto tutta ricoperta d’oro, nella quale c’erano un vaso d’oro contenente la manna, la verga di Aaronne che era fiorita e le tavole del patto. Ebr 9:5 E sopra l’arca c’erano i cherubini della gloria che coprivano con le ali il propiziatorio. Di queste cose non possiamo parlare ora dettagliatamente. Ebr 9:6 Questa dunque è la disposizione dei locali. I sacerdoti entrano bensì continuamente nel primo tabernacolo per compiervi gli atti del culto; Ebr 9:7 ma nel secondo, non entra che il sommo sacerdote una sola volta all’anno, non senza sangue, che egli offre per sé stesso e per i peccati del popolo. Ebr 9:8 Lo Spirito Santo voleva con questo significare che la via al santuario non era ancora manifestata finché restava ancora in piedi il primo tabernacolo. Ebr 9:9 Questo è una figura per il tempo presente. I doni e i sacrifici offerti secondo quel sistema non possono, quanto alla coscienza, rendere perfetto colui che offre il culto, Ebr 9:10 perché si tratta solo di cibi, di bevande e di varie abluzioni, insomma, di regole carnali imposte fino al tempo di una loro riforma.

Ebr 9:11 Ma venuto Cristo, sommo sacerdote dei futuri beni, egli, attraverso un tabernacolo più grande e più perfetto, non fatto da mano d’uomo, cioè, non di questa creazione, Ebr 9:12 è entrato una volta per sempre nel luogo santissimo, non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue. Così ci ha acquistato una redenzione eterna. Ebr 9:13 Infatti, se il sangue di capri, di tori e la cenere di una giovenca sparsa su quelli che sono contaminati, li santificano, in modo da procurar la purezza della carne, Ebr 9:14 quanto più il sangue di Cristo, che mediante lo Spirito eterno offrì sé stesso puro di ogni colpa a Dio, purificherà la nostra coscienza dalle opere morte per servire il Dio vivente! Ebr 9:15 Per questo egli è mediatore di un nuovo patto. La sua morte è avvenuta per redimere dalle trasgressioni commesse sotto il primo patto, affinché i chiamati ricevano l’eterna eredità promessa. Ebr 9:16 Infatti, dove c’è un testamento, bisogna che sia accertata la morte del testatore. Ebr 9:17 Un testamento, infatti, è valido quando è avvenuta la morte, poiché rimane senza effetto finché il testatore vive. Ebr 9:18 Per questo neanche il primo patto fu inaugurato senza sangue. Ebr 9:19 Infatti, quando tutti i comandamenti furono secondo la legge proclamati da Mosè a tutto il popolo, egli prese il sangue dei vitelli e dei capri con acqua, lana scarlatta e issopo, asperse il libro stesso e tutto il popolo, Ebr 9:20 e disse: «Questo è il sangue del patto che Dio ha ordinato per voi». Ebr 9:21 Asperse di sangue anche il tabernacolo e tutti gli arredi del culto. Ebr 9:22 Secondo la legge, quasi ogni cosa è purificata con sangue; e, senza spargimento di sangue, non c’è perdono. Ebr 9:23 Era dunque necessario che i simboli delle realtà celesti fossero purificati con questi mezzi. Ma le cose celesti stesse dovevano essere purificate con sacrifici più eccellenti di questi.

2.14 Il peccato annullato dal sacrificio di Cristo 9:24-10:18

Ebr 9:24 Infatti Cristo non è entrato in un luogo santissimo fatto da mano d’uomo, figura del vero; ma nel cielo stesso, per comparire ora alla presenza di Dio per noi; Ebr 9:25 non per offrire sé stesso più volte, come il sommo sacerdote, che entra ogni anno nel luogo santissimo con sangue non suo. Ebr 9:26 In questo caso, egli avrebbe dovuto soffrire più volte dalla creazione del mondo; ma ora, una volta sola, alla fine dei secoli, è stato manifestato per annullare il peccato con il suo sacrificio. Ebr 9:27 Come è stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio, Ebr 9:28 così anche Cristo, dopo essere stato offerto una volta sola per portare i peccati di molti, apparirà una seconda volta, senza peccato, a coloro che lo aspettano per la loro salvezza. Ebr 10:1 La legge, infatti, possiede solo un’ombra dei beni futuri, non la realtà stessa delle cose. Perciò con quei sacrifici, che sono offerti continuamente, anno dopo anno, essa non può rendere perfetti coloro che si avvicinano a Dio. Ebr 10:2 Altrimenti non si sarebbe forse cessato di offrirli, se coloro che rendono il culto, una volta purificati, avessero sentito la loro coscienza sgravata dai peccati? Ebr 10:3 Invece in quei sacrifici viene rinnovato ogni anno il ricordo dei peccati; Ebr 10:4 perché è impossibile che il sangue di tori e di capri tolga i peccati. Ebr 10:5 Ecco perché Cristo, entrando nel mondo, disse: «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta ma mi hai preparato un corpo; Ebr 10:6 non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Ebr 10:7 Allora ho detto: Ecco, vengo (nel rotolo del libro è scritto di me) per fare, o Dio, la tua volontà». Ebr 10:8 Dopo aver detto: «Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici, né offerte, né olocausti, né sacrifici per il peccato» (che sono offerti secondo la legge), Ebr 10:9 aggiunge poi: «Ecco, vengo per fare la tua volontà». Così, egli abolisce il primo per stabilire il secondo.

Ebr 10:10 In virtù di questa «volontà» noi siamo stati santificati, mediante l’offerta del corpo di Gesù Cristo fatta una volta per sempre.

Ebr 10:11 Mentre ogni sacerdote sta in piedi ogni giorno a svolgere il suo servizio e offrire ripetutamente gli stessi sacrifici che non possono mai togliere i peccati, Ebr 10:12 Gesù, dopo aver offerto un unico sacrificio per i peccati, e per sempre, si è seduto alla destra di Dio, Ebr 10:13 e aspetta soltanto che i suoi nemici siano posti come sgabello dei suoi piedi. Ebr 10:14 Infatti con un’unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che sono santificati. Ebr 10:15 Anche lo Spirito Santo ce ne rende testimonianza. Infatti, dopo aver detto: Ebr 10:16 «Questo è il patto che farò con loro dopo quei giorni, dice il Signore, metterò le mie leggi nei loro cuori e le scriverò nelle loro menti», egli aggiunge: Ebr 10:17 «Non mi ricorderò più dei loro peccati e delle loro iniquità». Ebr 10:18 Ora, dove c’e perdono di queste cose, non c’è più bisogno di offerta per il peccato.

2.15 Esortazioni e avvertimenti 10:19-39

Ebr 10:19 Avendo dunque, fratelli, libertà di entrare nel luogo santissimo per mezzo del sangue di Gesù, Ebr 10:20 per quella via nuova e vivente che egli ha inaugurata per noi attraverso la cortina, vale a dire la sua carne, Ebr 10:21 e avendo noi un grande sacerdote sopra la casa di Dio, Ebr 10:22 avviciniamoci con cuore sincero e con piena certezza di fede, avendo i cuori aspersi di quell’aspersione che li purifica da una cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura. Ebr 10:23 Manteniamo ferma la confessione della nostra speranza, senza vacillare; perché fedele è colui che ha fatto le promesse. Ebr 10:24 Facciamo attenzione gli uni agli altri per stimolarci all’amore e alle buone opere, Ebr 10:25 non abbandonando la nostra comune adunanza come alcuni sono soliti fare, ma esortandoci a vicenda; tanto più che vedete avvicinarsi il giorno. Ebr 10:26 Infatti, se pecchiamo volontariamente dopo aver ricevuto la conoscenza della verità, non rimane più alcun sacrificio per i peccati; Ebr 10:27 ma una terribile attesa del giudizio e l’ardore di un fuoco che divorerà i ribelli. Ebr 10:28 Chi trasgredisce la legge di Mosè viene messo a morte senza pietà sulla parola di due o tre testimoni. Ebr 10:29 Di quale peggior castigo, a vostro parere, sarà giudicato degno colui che avrà calpestato il Figlio di Dio e avrà considerato profano il sangue del patto con il quale è stato santificato e avrà disprezzato lo Spirito della grazia? Ebr 10:30 Noi conosciamo, infatti, colui che ha detto: «A me appartiene la vendetta! Io darò la retribuzione!» E ancora: «Il Signore giudicherà il suo popolo». Ebr 10:31 É terribile cadere nelle mani del Dio vivente. Ebr 10:32 Ma ricordatevi di quei primi giorni, in cui, dopo essere stati illuminati, voi avete dovuto sostenere una lotta lunga e dolorosa: Ebr 10:33 talvolta esposti agli oltraggi e alle vessazioni; altre volte facendovi solidali con quelli che erano trattati in questo modo. Ebr 10:34 Infatti, voi simpatizzaste con i carcerati e accettaste con gioia la ruberia dei vostri beni, sapendo di possedere una ricchezza migliore e duratura. Ebr 10:35 Non abbandonate la vostra franchezza che ha una grande ricompensa! Ebr 10:36 Infatti avete bisogno di costanza, affinché, fatta la volontà di Dio, otteniate quello che vi è stato promesso. Perché: Ebr 10:37 «Ancora un brevissimo tempo e colui che deve venire verrà e non tarderà; Ebr 10:38 ma il mio giusto vivrà per fede; e se si tira indietro, l’anima mia non lo gradisce». Ebr 10:39 Ora, noi non siamo di quelli che si tirano indietro a loro perdizione, ma di quelli che hanno fede per ottenere la vita.

2.16 Fede 11:1-40

Il capitolo 11 parla di esempi di fede e questi sono atti a rafforzare e rinfrancare la comunità che è così affaticata e stanca. Ma soprattutto dubbiosa e perplessa riguardo alle promesse di Dio in Gesù Cristo.

Prima di partire con un elenco che sarà all’inizio calmo e viva via più veloce, ecco ad una definizione di fede, che non vuole essere complessiva di tutta la ricchezza del termine, ma funzionale allo scopo di quanto va esponendo. Cioè della fede sottolinea l’aspetto che più interessa in questo momento.

Ebr 11:1 Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono. Ebr 11:2 Infatti, per essa fu resa buona testimonianza agli antichi. Ebr 11:3 Per fede comprendiamo che i mondi sono stati formati dalla parola di Dio; così le cose che si vedono non sono state tratte da cose apparenti.

Una fiducia dunque che non sta a guardare la realtà visibile, ma quella ben più duratura di Dio. Si noti che ciò che qui viene tradotto con realtà è “hypostasis” quella sostanza comune del Figlio e del Padre.

Fede dunque non contrapposta ad opere ma connessa alla speranza e criterio di vedere le verità ultime.

Segue poi gli esempi tratti dall’Antico Testamento, ma in fondo si potrebbe anche dire che il versetto 2 rappresenta come un titolo della sezione e il 3 è già il per fede relativo all’inizio di Genesi.

Questo versetto diviene però alla luce della scienza moderna e del superamento dei tentativi dei filosofi antichi di dimostrare l’esistenza di un Creatore illuminante.

Ebr 11:4 Per fede Abele offrì a Dio un sacrificio più eccellente di quello di Caino[14]; per mezzo di essa gli fu resa testimonianza che egli era giusto, quando Dio attestò di gradire le sue offerte; e per mezzo di essa, benché morto, egli parla ancora[15].

Ebr 11:5 Per fede Enoc fu rapito perché non vedesse la morte; e non fu più trovato, perché Dio lo aveva portato via[16]; infatti prima che fosse portato via ebbe la testimonianza di essere stato gradito a Dio.

Ebr 11:6 Or senza fede è impossibile piacergli; poiché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che ricompensa tutti quelli che lo cercano.

Ebr 11:7 Per fede Noè, divinamente avvertito di cose che non si vedevano ancora[17], con pio timore, preparò un’arca per la salvezza della sua famiglia; con la sua fede condannò il mondo e fu fatto erede della giustizia che si ha per mezzo della fede.

Ebr 11:8 Per fede Abraamo, quando fu chiamato, ubbidì, per andarsene in un luogo che egli doveva ricevere in eredità; e partì senza sapere dove andava. Ebr 11:9 Per fede soggiornò nella terra promessa come in terra straniera, abitando in tende, come Isacco e Giacobbe, eredi con lui della stessa promessa, Ebr 11:10 perché aspettava la città che ha le vere fondamenta e il cui architetto e costruttore è Dio. Ebr 11:11 Per fede anche Sara, benché fuori di età, ricevette forza di concepire, perché ritenne fedele colui che aveva fatto la promessa. Ebr 11:12 Perciò, da una sola persona, e già svigorita, è nata una discendenza numerosa come le stelle del cielo, come la sabbia lungo la riva del mare che non si può contare.

Ebr 11:13 Tutti costoro sono morti nella fede, senza ricevere le cose promesse, ma le hanno vedute e salutate da lontano, confessando di essere forestieri e pellegrini sulla terra. Ebr 11:14 Infatti, chi dice così dimostra di cercare una patria; Ebr 11:15 e se avessero avuto a cuore quella da cui erano usciti, certo avrebbero avuto tempo di ritornarvi! Ebr 11:16 Ma ora ne desiderano una migliore, cioè quella celeste; perciò Dio non si vergogna di essere chiamato il loro Dio, poiché ha preparato loro una città. Ebr 11:17 Per fede Abraamo, quando fu messo alla prova, offrì Isacco; egli, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito. Ebr 11:18 Eppure Dio gli aveva detto: «É in Isacco che ti sarà data una discendenza». Ebr 11:19 Abraamo era persuaso che Dio è potente da risuscitare anche i morti; e riebbe Isacco come per una specie di risurrezione.

Ebr 11:20 Per fede Isacco benedisse Giacobbe ed Esaù anche riguardo a cose future. Ebr 11:21 Per fede Giacobbe, morente, benedisse ciascuno dei figli di Giuseppe e adorò appoggiandosi in cima al suo bastone. Ebr 11:22 Per fede Giuseppe, quando stava per morire, fece menzione dell’esodo dei figli d’Israele e diede disposizioni circa le sue ossa.

Ebr 11:23 Per fede Mosè, quando nacque, fu tenuto nascosto per tre mesi dai suoi genitori, perché videro che il bambino era bello, e non ebbero paura dell’editto del re. Ebr 11:24 Per fede Mosè, fattosi grande, rifiutò di essere chiamato figlio della figlia del faraone, Ebr 11:25 preferendo essere maltrattato con il popolo di Dio, che godere per breve tempo i piaceri del peccato; Ebr 11:26 stimando gli oltraggi di Cristo ricchezza maggiore dei tesori d’Egitto, perché aveva lo sguardo rivolto alla ricompensa. Ebr 11:27 Per fede abbandonò l’Egitto, senza temere la collera del re, perché rimase costante, come se vedesse colui che è invisibile. Ebr 11:28 Per fede celebrò la Pasqua e fece l’aspersione del sangue affinché lo sterminatore dei primogeniti non toccasse quelli degli Israeliti. Ebr 11:29 Per fede attraversarono il mar Rosso su terra asciutta, mentre gli Egiziani che tentarono di fare la stessa cosa, furono inghiottiti.

Ebr 11:30 Per fede caddero le mura di Gerico dopo che gli Israeliti vi ebbero girato attorno per sette giorni. Ebr 11:31 Per fede Raab, la prostituta, non perì con gli increduli, avendo accolto con benevolenza le spie. Ebr 11:32 Che dirò di più? Poiché il tempo mi mancherebbe per raccontare di Gedeone, Barac, Sansone, Iefte, Davide, Samuele e dei profeti, Ebr 11:33 i quali per fede conquistarono regni, praticarono la giustizia, ottennero l’adempimento di promesse, chiusero le fauci dei leoni, Ebr 11:34 spensero la violenza del fuoco, scamparono al taglio della spada, guarirono da infermità, divennero forti in guerra, misero in fuga eserciti stranieri. Ebr 11:35 Ci furono donne che riebbero per risurrezione i loro morti; altri furono torturati perché non accettarono la loro liberazione, per ottenere una risurrezione migliore; Ebr 11:36 altri furono messi alla prova con scherni, frustate, anche catene e prigionia. Ebr 11:37 Furono lapidati, segati, uccisi di spada; andarono attorno coperti di pelli di pecora e di capra; bisognosi, afflitti, maltrattati Ebr 11:38 loro il mondo non era degno), erranti per deserti, monti, spelonche e per le grotte della terra. Ebr 11:39 Tutti costoro, pur avendo avuto buona testimonianza per la loro fede, non ottennero ciò che era stato promesso.

Ebr 11:40 Perché Dio aveva in vista per noi qualcosa di meglio, in modo che loro non giungessero alla perfezione senza di noi.

2.17 La disciplina di Dio 12:1-13

Ebr 12:1 Anche noi, dunque, poiché siamo circondati da una così grande schiera di testimoni, deponiamo ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge, e corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, Ebr 12:2 fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta. Per la gioia che gli era posta dinanzi egli sopportò la croce, disprezzando l’infamia, e si è seduto alla destra del trono di Dio. Ebr 12:3 Considerate perciò colui che ha sopportato una simile ostilità contro la sua persona da parte dei peccatori, affinché non vi stanchiate perdendovi d’animo. Ebr 12:4 Voi non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato, Ebr 12:5 e avete dimenticato l’esortazione rivolta a voi come a figli: «Figlio mio, non disprezzare la disciplina del Signore, e non ti perdere d’animo quando sei da lui ripreso; Ebr 12:6 perché il Signore corregge quelli che egli ama, e punisce tutti coloro che riconosce come figli». Ebr 12:7 Sopportate queste cose per la vostra correzione. Dio vi tratta come figli; infatti, qual è il figlio che il padre non corregga? Ebr 12:8 Ma se siete esclusi da quella correzione di cui tutti hanno avuto la loro parte, allora siete bastardi e non figli. Ebr 12:9 Inoltre abbiamo avuto per correttori i nostri padri secondo la carne e li abbiamo rispettati; non ci sottometteremo forse molto di più al Padre degli spiriti per avere la vita? Ebr 12:10 Essi infatti ci correggevano per pochi giorni come sembrava loro opportuno; ma egli lo fa per il nostro bene, affinché siamo partecipi della sua santità. Ebr 12:11 É vero che qualunque correzione sul momento non sembra recar gioia, ma tristezza; in seguito tuttavia produce un frutto di pace e di giustizia in coloro che sono stati addestrati per mezzo di essa. Ebr 12:12 Perciò, rinfrancate le mani cadenti e le ginocchia vacillanti; Ebr 12:13 «fate sentieri diritti per i vostri passi», affinché quel che è zoppo non esca fuori di strada, ma piuttosto guarisca.

2.18 Avvertimenti sul rigettare la grazia di Dio 12:14-29

Ebr 12:14 Impegnatevi a cercare la pace con tutti e la santificazione senza la quale nessuno vedrà il Signore; Ebr 12:15 vigilando bene che nessuno resti privo della grazia di Dio; che nessuna radice velenosa venga fuori a darvi molestia e molti di voi ne siano contagiati; Ebr 12:16 che nessuno sia fornicatore, o profano, come Esaù che per una sola pietanza vendette la sua primogenitura. Ebr 12:17 Infatti sapete che anche più tardi, quando volle ereditare la benedizione, fu respinto, sebbene la richiedesse con lacrime, perché non ci fu ravvedimento. Ebr 12:18 Voi non vi siete avvicinati al monte che si poteva toccar con mano, e che era avvolto nel fuoco, né all’oscurità, né alle tenebre, né alla tempesta, Ebr 12:19 né allo squillo di tromba, né al suono di parole, tale che quanti l’udirono supplicarono che più non fosse loro rivolta altra parola; Ebr 12:20 perché non potevano sopportare quest’ordine: «Se anche una bestia tocca il monte sia lapidata». Ebr 12:21 Tanto spaventevole era lo spettacolo, che Mosè disse: «Sono spaventato e tremo». Ebr 12:22 Voi vi siete invece avvicinati al monte Sion, alla città del Dio vivente, la Gerusalemme celeste, alla festante riunione delle miriadi angeliche, Ebr 12:23 all’assemblea dei primogeniti che sono scritti nei cieli, a Dio, il giudice di tutti, agli spiriti dei giusti resi perfetti, Ebr 12:24 a Gesù, il mediatore del nuovo patto e al sangue dell’aspersione che parla meglio del sangue d’Abele. Ebr 12:25 Badate di non rifiutarvi d’ascoltare colui che parla; perché se non scamparono quelli, quando rifiutarono d’ascoltare colui che promulgava oracoli sulla terra, molto meno scamperemo noi, se voltiamo le spalle a colui che parla dal cielo; Ebr 12:26 la cui voce scosse allora la terra e che adesso ha fatto questa promessa: «Ancora una volta farò tremare non solo la terra, ma anche il cielo». Ebr 12:27 Or questo «ancora una volta» sta a indicare la rimozione delle cose scosse come di cose fatte perché sussistano quelle che non sono scosse. Ebr 12:28 Perciò, ricevendo un regno che non può essere scosso, siamo riconoscenti, e offriamo a Dio un culto gradito, con riverenza e timore! Ebr 12:29 Perché il nostro Dio è anche un fuoco consumante.

2.19 Il servizio gradito a Dio 13:1-19

Ebr 13:1 L’amor fraterno rimanga tra di voi. Ebr 13:2 Non dimenticate l’ospitalità; perché alcuni praticandola, senza saperlo, hanno ospitato angeli. Ebr 13:3 Ricordatevi dei carcerati, come se foste in carcere con loro; e di quelli che sono maltrattati, come se anche voi lo foste! Ebr 13:4 Il matrimonio sia tenuto in onore da tutti e il letto coniugale non sia macchiato da infedeltà; poiché Dio giudicherà i fornicatori e gli adùlteri. Ebr 13:5 La vostra condotta non sia dominata dall’amore del denaro; siate contenti delle cose che avete; perché Dio stesso ha detto: «Io non ti lascerò e non ti abbandonerò». Ebr 13:6 Così noi possiamo dire con piena fiducia: «Il Signore è il mio aiuto; non temerò. Che cosa potrà farmi l’uomo?» Ebr 13:7 Ricordatevi dei vostri conduttori, i quali vi hanno annunziato la parola di Dio; e considerando quale sia stata la fine della loro vita, imitate la loro fede. Ebr 13:8 Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e in eterno. Ebr 13:9 Non vi lasciate trasportare qua e là da diversi e strani insegnamenti; perché è bene che il cuore sia reso saldo dalla grazia, non da pratiche relative a vivande, dalle quali non trassero alcun beneficio quelli che le osservavano. Ebr 13:10 Noi abbiamo un altare al quale non hanno diritto di mangiare quelli che servono al tabernacolo. Ebr 13:11 Infatti i corpi degli animali il cui sangue è portato dal sommo sacerdote nel santuario quale offerta per il peccato, sono arsi fuori dell’accampamento. Ebr 13:12 Perciò anche Gesù, per santificare il popolo con il proprio sangue, soffrì fuori della porta della città. Ebr 13:13 Usciamo quindi fuori dall’accampamento e andiamo a lui portando il suo obbrobrio. Ebr 13:14 Perché non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura. Ebr 13:15 Per mezzo di Gesù, dunque, offriamo continuamente a Dio un sacrificio di lode: cioè, il frutto di labbra che confessano il suo nome. Ebr

13:16 Non dimenticate poi di esercitare la beneficenza e di mettere in comune ciò che avete; perché è di tali sacrifici che Dio si compiace. Ebr 13:17 Ubbidite ai vostri conduttori e sottomettetevi a loro, perché essi vegliano per la vostra vita come chi deve renderne conto, affinché facciano questo con gioia e non sospirando; perché ciò non vi sarebbe di alcuna utilità. Ebr 13:18 Pregate per noi; infatti siamo convinti di avere una buona coscienza, e siamo decisi a condurci onestamente in ogni cosa. Ebr 13:19 Ma ancor più vi esorto a farlo, affinché io vi sia restituito al più presto.

2.20 Benedizione e saluto finale 13:20-25

Ebr 13:20 Or il Dio della pace che in virtù del sangue del patto eterno ha fatto risalire dai morti il grande pastore delle pecore, il nostro Signore Gesù, Ebr 13:21 vi renda perfetti in ogni bene, affinché facciate la sua volontà, e operi in voi ciò che è gradito davanti a lui, per mezzo di Gesù Cristo; a lui sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen. Ebr 13:22 Ora, fratelli, sopportate con pazienza, vi prego, la mia parola di esortazione perché vi ho scritto brevemente. Ebr 13:23 Sappiate che il nostro fratello Timoteo è stato messo in libertà; con lui, se viene presto, verrò a vedervi. Ebr 13:24 Salutate tutti i vostri conduttori e tutti i santi. Quelli d’Italia vi salutano. Ebr 13:25 La grazia sia con tutti voi.

Note

[1] Ebr 5:12 Infatti, dopo tanto tempo dovreste già essere maestri; invece avete di nuovo bisogno che vi siano insegnati i primi elementi degli oracoli di Dio; siete giunti al punto che avete bisogno di latte e non di cibo solido. Ebr 10:25 non abbandonando la nostra comune adunanza come alcuni sono soliti fare Ebr 12:12 Perciò, rinfrancate le mani cadenti e le ginocchia vacillanti 2Avvenuta nel 70

[2] Sarebbe l’esordio dell’omelia

[3] Sarebbe la prima parte da 1:4 a 4:13

[4] Sarebbe la parte 4:14-6:20

[5] E qui tutta la parte da 7:1 a 10:18

[6] La parte da 10:19 a 12:29 sarebbe quella conclusiva dell’omelia, mentre il seguito sarebbe un’appendice per concludere la lettera con le ultime indicazioni e saluti

[7] Salmo 2:7, con apparente cambio di uso del salmo

[8] II Sam 7:14 ma anche confronta il battesimo di Gesù

[9] Rom 8:38 Infatti sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, Rom 8:39 né potenze, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura potranno separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore.

[10] Naturalmente non mi riferisco al senso cristiano, ma all’uso

[11] Seguendo la LXX sarebbe fatto per poco tempo inferiore

[12] Di Melchisedec si parlerà diffusamente dopo nella lettera, qui è la prima volta che se ne accenna. Melchisedec è citato altrove nella Bibbia, come detto dopo, solo in Genesi e nel Salmo 110.

[13] Gen 14:17 Com’egli [Abramo] se ne tornava, dopo aver sconfitto Chedorlaomer e i re che erano con lui, il re di Sodoma gli andò incontro nella valle di Sciave, cioè la valle del re. Gen 14:18 Melchisedec, re di Salem, fece portare del pane e del vino. Egli era sacerdote del Dio altissimo. Gen 14:19 Egli benedisse Abramo, dicendo: «Benedetto sia Abramo dal Dio altissimo, padrone dei cieli e della terra! Gen 14:20 Benedetto sia il Dio altissimo, che t’ha dato in mano i tuoi nemici!» E Abramo gli diede la decima di ogni cosa.

[14] Gen 4:4 Abele offrì anch’egli dei primogeniti del suo gregge e del loro grasso. Il SIGNORE guardò con favore Abele e la sua offerta, Gen 4:5 ma non guardò con favore Caino e la sua offerta.

[15] Gen 4:10b La voce del sangue di tuo fratello grida a me dalla terra.

[16] Gen 5:24 Enoc camminò con Dio; poi scomparve, perché Dio lo prese.

[17] Gen 6:13 Allora Dio disse a Noè: «Nei miei decreti, la fine di ogni essere vivente è giunta poiché la terra, a causa degli uomini, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò, insieme con la terra.

Meditazioni correlate

Ebrei 13:8-9b
Ebrei 13:20-21
Giacomo 1:27