Credo

Una spiegazione del perché dei Credo e delle confessioni di fede, con una breve rassegna di alcuni di queste.

I cristiani hanno sempre sentito il bisogno di riepilogare la loro fede, il contenuto della loro fede, in più o meno brevi testi. Questo ha prodotto dei testi come i “Credo”, che sono ritenuti fondamentali per tutti o quasi i cristiani, come anche Confessioni di fede o dichiarazioni di fede.

Oggi e in passato ci sono state critiche da varie parte ai vari Credo, come anche tentativi per una lor attualizzazione. Ma perché nascono? Quali sono i pregi e i limiti? Tutti sono figli della loro epoca, della cultura del loro tempo e dei problemi che si discutevano allora.

Trovate qui una rassegna di Credo e confessioni di fede.

Origine e scopo

Probabilmente, queste sintesi di fede nascono già molto presto. Ad esempio, già nel Nuovo Testamento, in alcune lettere di Paolo (Filippesi 2:5-11), sembrano esserci dei brani classici. L’ipotesi è che in una cerimonia battesimale si recitassero queste brevi dichiarazioni di fede da parte dei battezzandi.

Harnack ha mostrato che nel processo di formazione del dogma, tre cose vanno insieme: la definizione delle formule di fede, la formazione e il canone del Nuovo testamento e l’affermazione dell’episcopato come garanzia della cattolicità della chiesa (Harnack 2006, 119-130). Infatti, dopo l’inizio dell’attività missionaria dei primi apostoli, si notarono il sorgere di differenti interpretazioni e anche un sincretismo con idee esterne alla matrice ebraica e cristiana originaria.

Sommario di fede

Dunque, il primo scopo dei Credo era costituire un sommario sintetico della fede che si credeva. Ma la fede è possibile dirla? O almeno in quale misura? Inoltre, il credere non si indentifica con il credere alcune frasi, ma che connessione ha la nostra fede in Gesù Cristo con quelle frasi che diciamo nelle confessioni di fede?

Chiunque voglia salvarsi deve anzitutto possedere la fede cattolica. (Atanasio)

La storia del dogma infatti non va disgiunta da quella trasformazione della chiesa da comunità di fede (creata dallo Spirito) ad istituzione giuridica. Trasformazione dovuta al dissolvimento di un’unica chiesa visibile (Harnack 2006).

Definizione della chiesa

Fin da subito il problema fu quello di delimitare chi era o non era di una chiesa. La confessione di fede serviva a proclamare quella che era per la chiesa la verità. E ben presto a perseguitare chi non la condivideva.

Però, la formula di fede è una limitazione della libertà dei credenti o in positivo una difesa dal potere della chiesa? Vale a dire non c’è un potere delle gerarchie su tutto, ma è limitato al contenuto della confessione di fede.

Fondamentali

Le confessioni di fede o i “Credo” (poi possiamo vedere la differenziazione) mettono in risalto ciò che è importante, fondamentale per la fede. Però si può ben osservare che mettono in risalto ciò che era fondamentale per la loro epoca e lo fanno con il loro linguaggio. Sono frutto della loro epoca.

Relazione con il passato

Le confessioni di fede ci mettono in relazione con il passato, in parte relativizzano il presente. Ci costringono a confrontarci con una visione più o meno “classica” della fede.

Schema cronologico

318-383 Precisazione della completa divinità del Redentore

383-451 L’imperatore proclama come ortodossa a Calcedonia la formula occidentale, ritenuta eretica per certi versi dagli orientali comunque non monofisiti (“da due nature” e non “in due nature”).

451-553 Monofitismo (il Cristo avrebbe solo natura divina e solo apparentemente umana) in pieno fermento, lotte a causa di Calcedonia, viene usata la scolastica aristotelica. Giustiniano chiude non solo la scuola di Atene, ma anche Antiochia e Alessandria condanna Origene.

553-680 Controversia monotelita.

726-842 Lotte iconoclaste.

Credo apostolico

Qui trovate una semplice spiegazione del Credo apostolico.

Con la Riforma

L’importanza del Credo per i Riformatori è evidente e grandissima. Non solo Lutero lo commenta nel Catechismo, ma anche ne fa testo della predicazione. Anche Calvino ne segue l’impianto e lo usa insieme alla patristica.

La questione della relazione del Credo con la Scrittura non è posta in maniera conflittuale, come alcuni oggi, ma invece come utile guida, mostrandone la base biblica.

Inoltre, le confessioni di fede, al momento dell’affermarsi della Riforma e delle varie controversie, divengono fondamentali per esprimere la “nuova” comprensione cristiana, per presentarsi alla autorità politiche e per avere una linea comune.

Per gli evangelici

Al momento dell’affermarsi della teologia liberale, però spesso le confessioni di fede vengono abbandonate per dare maggiore libertà o evitare sanzioni.

La FCES ha svolto un programma di studio e di approfondimento per sapere se una chiesa può fare a meno del tutto di una confessione di fede e se è possibile formularne di nuove. Si fa una distinzione fra chiese senza confessione di fede e chiese con libertà delle confessioni di fede.

Per alcuni una Confessione non è assolutamente necessaria perché non siamo in un momento di crisi teologica, per altri invece proprio l’estrema variabilità delle posizioni richiede una confessione di fede per avere un certo ordine, sia pure che una nuova confessione sia nuova e indicativa, e non imperativa.

E il Sola Scrittura?

Il Sola Scriptura è come un “dogma” per gli evangelici?

In questo sito c’è vario materiale sul Sola Scrittura, qui una pagina sul Sola Scriptura.

Il rapporto con la Scrittura è essenziale per le chiese nate dalla Riforma. Non sorprende quindi che le confessioni di fede non solo abbiano la clausola dell’accordo con la Scrittura (“a meno che non si mostri sulla base della Scrittura”), ma ci siano articoli sulla sua interpretazione.

Il Sola Scrittura ci indica di confrontare ogni affermazione con la Bibbia. Cosa per altro condivisa anche dai Concili che hanno formulato i primi Credo. Alle volte però alcuni interpreti pretendono che i Credo siano a-temporali. Una formulazione dunque che sia in qualche modo assoluta. È chiaro che per un protestante debba sempre intendersi i Credo come in accordo con il testo biblico.

Come per la Scrittura bisogna conoscere l’ambiente culturale degli autori e il loro tempo, così anche per i “credo” e i vari dogmi, bisogna considerare il loro retroterra. In particolare per i Credo c’è un rapporto con il giudaismo (anche se il giudaismo universalizzato dell’ellenismo era ben differente da quello veterotestamentario) fondamentale per la prima chiesa e che ne fa progredire la teologia. Così anche il confronto con lo gnosticismo è fondamentale, quanto il confronto con la filosofia e la religiosità sincretista ellenista per lo sviluppo dei Credo. (La cultura ellenista era universalista così come lo sarà il cristianesimo.).

Confessioni di fede moderne

Barmen

Come altre confessioni di fede, anche la Dichiarazione teologica di Barmen ha un contesto storico e teologico che la determina (Rostagno 1984) fortemente. In quanto si oppone alla nazistificazione delle chiese evangeliche della Germania.

L’interesse che essa suscita è storico, perché formulata in un preciso momento storico di emergenza di fede, status confessionis si usa dire. Ed infatti viene riportata dalle chiese tedesche, ma anche nella raccolta della SEK come una vera confessione di fede.

Ma c’è anche un interesse teologico attuale, infatti non ci troviamo dinnanzi ad una confessione di fede che sostituisce i Credo classici e le confessioni della Riforma, ma dinnanzi ad un loro completamento. Anzi si può notare come le idee tipiche della Riforma siano tenute ben presenti nel formulare le affermazioni della Dichiarazione. L’interesse è quindi anche attuale perché la cristianità si è venuta a trovare in situazioni nuove, anche se non del tutto nuove, e a dover rispondere con la propria fede alle sfide dell’attualità.

Prima tesi

La prima tesi è quella che spesso viene citata e commentata, infatti non la si può apprezzare a pieno se non si tengono conto della situazione.

I Cristiano tedeschi, che avevano preso il potere nelle elezioni ecclesiastiche del 1933, volevano fare una sintesi fra cristianesimo e nazionalsocialismo. La loro non era solo qualcosa di grossolano (alle volte anche), ma c’era una tradizione alle loro spalle di teologia naturale. Bisogna intendersi su questo tema, l’idea iniziale era che si potesse conoscere Dio e i suoi voleri dalla Natura. Successivamente oltre la Natura si ragionava sulla Storia e si finiva di pensare di poter integrare la teologia cristologica con altre idee che la condizionassero.

Non che non si possano avere fonti di ispirazione su Dio, ma nega la possibilità che queste siano Rivelazione e si possano affiancare a Cristo. È contro (…) “Cristo e Hitler”, come anche di unificare la conoscenza di Dio in Gesù Cristo con quella di conoscerlo nella Natura, nella Ragione e nella Storia” (Rostagno 1984, 95).

Per Karl Barth la teologia naturale è al fondo la dottrina di una relazione dell’uomo con Dio, sussistente anche senza la Rivelazione di Dio in Gesù Cristo.

In questa prima tesi si afferma allora che la sola Parola di Dio è Gesù Cristo così come è attestato nella Scrittura. L’identificazione del Cristo con la Parola di Dio è antichissima (Giov. 1), ma nello stesso tempo quando compare nei “Credo” classici?

C’è dunque dentro anche il principio protestante del Sola Scrittura, ma non in modo letteralista o fondamentalista. Purtroppo, oggi molti dicono noi crediamo nella Bibbia, che non è nel Credo classico, e che attribuisce al libro della Bibbia una soprannaturalità che è solo di Colui che la Bibbia testimonia.

Seconda tesi

La seconda tesi sottolinea la grazia insieme alla forte pretesta per tutti gli ambiti della vita.

Si comprende solo partendo dalla distinzione fatta dalla Riforma della fede e delle opere. Le due cose sono affiancate e non si sovrappongono, per non avere una grazia a buon mercato.

Terza tesi

La terza tesi è sull’ecclesiologia, sulla definizione di chiesa. Definita come comunità di fratelli e non di camerati e non di popolo, si vede la forza polemica e confessante di questa tesi.

Però Barth riconoscerà che qui non citano la questione ebraica. Infatti, i nazisti avevano imposto il paragrafo ariano, che non riconosceva come cristiani gli ebrei convertiti al cristianesimo o i loro discendenti.

Quarta tesi

La quarta tesi riguarda i ministeri nella chiesa. È chiaro che nel solco della Riforma si considerano i vari ministeri come democraticamente eletti e l servizio della comunità. L’indipendenza qui dai “capi” dati da altri è direttamente connessa all’idea dei Cristiano tedeschi (che avevano ottenuto il 75% dei voti) di nominare un Vescovo del Reich a capo della Chiesa evangelica.

Quinta tesi

I rapporti con lo Stato è l’argomento della quinta tesi. La citazione di I Pietro riguarda i rapporti con l’Impero Romano nel tempo delle persecuzioni, cioè non con uno Stato cristiano.

Si noti come viene respinto esplicitamente il totalitarismo dello Stato. Bisogna ben riflettere infatti che non ci si trovava dinnanzi solo ad un regime dittatoriale, ma anche ad uno totalitario. Se si pensa che molti Cristiano tedeschi pensavano di togliere parti della Bibbia e di costituirne una nuova con testi ad esempio delle saghe nibelunghe e di creare così una chiesa che fosse una struttura di sostegno al regime nazista, che non lasciasse spazio alcuno per idee se non contrarie, neanche diverse, il quadro appare chiaro.

Sesta tesi

La missione della chiesa, e dunque ciò che ci stanno a fare i cristiani nel mondo è oggetto della sesta ed ultima tesi. È direttamente ripresa dalla Confessione Augustana del 1530.

Si noti come si sottolinei la libertà. La fonte della libertà della chiesa è nell’annunciare la libera grazia. La missione della chiesa è la sua libertà. E non può sottomettersi ad altri interessi, come quelli politici. Quante volte questo tema si è ripresentato prima e in seguito, anche con buone intenzioni facendo confusione fra predicazione e politica.

L’annuncio si rivolge a tutto il popolo. È chiaro che qui si ha un distacco da tutti i settarismi.

Concordia di Leuenberg (1973)

Questo testo dogmatico, frutto dei colloqui fra riformati e luterani, ha sancito la fine delle reciproche scomuniche sul tema della Cena[1] e sulla predestinazione.

Per alcuni esso è insoddisfacente in quanto infine non decide per l’uno e per l’altro ma afferma che si possa essere in comunione pur con due differenti punti di vista.

Si può però affermare che questo è il modo contemporaneo di giungere a confessioni di fede condivise. Infatti, vi si riconosce la propria limitatezza nel conoscere aspetti che non sono spiegati sufficientemente dalla Scrittura o che sono teologicamente compatibili di interpretazioni differenti.

I Credo antichi nello sforzo di raggiungere una netta presa di posizione su Dio arrivavano ad affermare qualcosa sulle persone di Dio, non come nostra interpretazione, ma come vero ritratto del funzionamento della divinità. Oggi di fatto penso che nessuno abbia più quella fiducia assoluta nella propria teologia e quindi i Credo vengano recitati con più umiltà e quindi con più apertura.

Confessione di Belhar (1982)

La Confessione di Belhar scritta in afrikaneers segna la fine della giustificazione teologica e della pratica ecclesiologica dell’apartheid in Sudafrica.

L’Alleanza delle chiese riformate aveva infatti, anni prima, aperto uno status confessionis e sospeso / scomunicato le chiese che inserivano la divisione dei cristiani in razze nella chiesa. Attenzione creazione di chiese diverse per “razze” differenti.

Questo testo esprime allora la comprensione della chiesa come comunione dei santi (cioè dei credenti) in modo nuovo e sviluppato, rispetto a quello che era un tempo. E che ci fa riflettere su come cose date per scontate possano essere invece ricche di sottolineature differenti dovute alle esperienze storiche.

Kappel e Canada

Il confronto con quello moderno di Kappel ci mostra come ci sono sensibilità differenti. Ovviamente non tutti sono d’accordo, si veda ad esempio sul sito della SEK, la reazione del Prof. Ernst Saxer che critica dicendo che Gesù Cristo sia anche e soprattutto il Redentore e anche Giudice e Salvatore. Inoltre, che la pace sulla terra non sia un elemento da credere, essendo la pace vera nel Regno di Dio.

Quella canadese è poi una confessione di fede diciamo così pastorale, in quanto si preoccupa del messaggio in positivo che si vuole dare a sé stessi e al prossimo recitandola.