Presento qui alcune delle domande e delle relative risposte del Catechismo di Heidelberg, con un mio breve commento.
Indice
Introduzione
Il Catechismo di Heidelberg è del 1563.
Opera corale per formare uno Stato intero. Al centro di un programma di istruzione, non solo per giovani, ma per la popolazione.
Riprende in modo diretto i vari temi della Riforma, anche in una visione equilibrata che viene paragonata alla Confessione Augustana.
La prima e famosa domanda non vuole essere dogmatica ad esempio su Dio Padre, ma riguarda subito la nostra esperienza umana. Perché dunque ti diamo questo catechismo.
Schema del catechismo:
- domande 1-2, introduzione e suddivisione
- domande 3-11, la miseria dell’uomo
- domande 12-85, la redenzione dell’uomo
- 12-18, necessità della persona e dell’opera del redentore
- 19-21, il vangelo e la vera fede
- 22-58, il credo degli apostoli
- 24-25, introduzione e suddivisione
- 26-28, Dio Padre
- 29-52, Dio Figlio
- 53-58, Dio Spirito Santo
- 59-64, giustificazione e buone opere
- 65-82, i sacramenti
- 83-85, l’ufficio delle chiavi
- 86-91, le buone opere
- 92-115, i dieci comandamenti
- 116-129, la preghiera
L’inizio
D. 1 Qual è il tuo unico conforto in vita e in morte?
R. Che io, con corpo ed anima,1 sia in vita che in morte, non son mio,2 ma appartengo al mio fedele Salvatore Gesù Cristo,3 che col Suo prezioso sangue4 ha pienamente pagato per tutti i miei peccati,5 e mi ha redento da ogni potere del diavolo;6 e mi preserva7 così che senza la volontà del Padre mio che è nei cieli neppure un capello può cadermi dal capo,8 sì, così che tutte le cose devono cooperare alla mia salvezza.9 Pertanto, per mezzo del Suo Santo Spirito, egli inoltre mi assicura della vita eterna,10 e mi rende di cuore volenteroso e pronto d’ora innanzi a viver per Lui.11
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1 I Corinzi 6:19-20.
2 Romani 14:7-9.
3 I Corinzi 3:23.
4 I Pietro 1:18-19.
5 I Giovanni 1:7.
6 I Giovanni 3:8; Ebrei 2:14-15.
7 Giovanni 6:39; Giovanni 10:28-29.
8 Luca 21:18; Matteo 10:30.
9 Romani 8:28.
10 II Corinzi 1:22; II Corinzi 5:5.
11 Romani 8:14; Romani 7:22.
Conforto, ma anche consolazione.
La seconda spiega la struttura di ciò che segue in cui si spiega questa consolazione.
D. 2 Quante cose ti è necessario conoscere perché in questo conforto tu possa felicemente vivere e morire?
R. Tre cose:1 in primo luogo, quanto grande è il mio peccato e la mia miseria.2 Secondo, in che modo sono redento da tutti i miei peccati e dalla mia miseria.3 E terzo, in che modo a Dio debbo essere grato di tale redenzione.4
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1 Luca 24:47.
2 I Corinzi 6:10-11; Giovanni 9:41; Romani 3:10; Romani 3:19.
3 Giovanni 17:3.
4 Efesini 5:8-10.
Miseria umana
La terza. La miseria umana. È un termine classico, ma oggi sarebbe poco usato.
D. 3 Da cosa riconosci la tua miseria?
R. Dalla Legge di Dio.1
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1 Romani 3:20.
IV domanda.
D. 4 E cosa richiede la Legge divina da parte nostra?
R. Ce lo insegna Cristo in un sommario, Matteo 22:37-40: E Gesù gli disse: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuor tuo e con tutta l’anima tua e con tutta la mente tua, questo è il primo e grande comandamento; e il secondo è simile ad esso: Amerai il prossimo tuo come te stesso; da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti.1
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1 Luca 10:27.
La quarta è sorprendente, in quanto non cita i 10 comandamenti (che verranno spiegati alla risposta 92) ma il “gran comandamento”. Sia è più vicino in questo all’AT, sia si concentra sull’amore.
V domanda.
D. 5 Puoi tu osservare tutto questo pienamente?
R. No:1 perché sono di natura incline ad odiare Dio e il mio prossimo.2
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1 Romani 3:10; I Giovanni 1:8.
2 Romani 8:7; Tito 3:3.
Pienamente o perfettamente è la vera chiave per comprendere questa domanda.
Essere inclini a odiare (come opposto di amare) Dio e il prossimo, non passerebbe o non passa così facilmente nel nostro contesto.
Un amore perfetto non lo conosciamo (con tutto noi stessi). Per natura. Questo viene contestato si pensa che l’essere umano sia fondamentalmente buono, ma le condizioni esterne, l’educazione e via dicendo lo rendano così.
Non è pessimismo, ma realismo. 1) Ad esempio: la responsabilità personale non è annullata dal nascere in situazioni di degrado. 2) Non è incline, vuol dire che di preferenza fa il male, inteso anche come qualcosa di egoistico.
D. 6 Ha dunque Dio creato l’uomo così empio e perverso?
R. No: anzi Dio ha creato l’essere umano buono1 ed a Sua immagine,2 cioè, in vera giustizia e santità; così che conosca Dio, suo Creatore, rettamente, e lo ami di cuore, e viva con lui in eterna beatitudine, per lodarlo e glorificarlo.3
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1 Genesi 1:31.
2 Genesi 1:26-27; Colossesi 3:10; Efesini 4:24.
3 Efesini 1:6; I Corinzi 6:20.
Non è questione di creazione di Dio, che lo ha fatto buono, ma anche libero.
D. 7. Da dove proviene allora una tale natura depravata dell’ uomo?
R. Dalla caduta e disobbedienza dei nostri progenitori, Adamo ed Eva, in Paradiso,1 per la quale la nostra natura è divenuta così corrotta che noi tutti veniamo concepiti e nasciamo nel peccato.2
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1 Genesi 3:6; Romani 5:12; Romani 5:18-19.
2 Salmo 51:5; Genesi 5:3.
Dalla caduta e disubbidienza dei progenitori (che si ripercuote su tutta la storia dell’umanità) e dall’avvelenamento della nostra natura.
Si nasce senza conoscenza di Dio (che deve rivelarsi) c’è una frattura con Dio che appartiene a tutta l’umanità.
D. 8. Siamo allora a tal punto depravati da essere totalmente incapaci di ogni bene ed inclini ad ogni male?
R. Si:1 a meno che non veniamo fatti nascere di nuovo dallo Spirito di Dio.2
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1 Genesi 6:5; Giobbe 14:4; Giobbe 15:14; Giobbe 15:16.
2 Giovanni 3:5; Efesini 2:5.
Del tutto incapaci. (a meno di rinascere con lo Spirito santo). (potremo dire che alcuni siano guidati dalla Spieito santo anche se no divengono cristiani cfr Giustino e gli antichi?)
Comunque sia 1) è illusorio pensare alla nostra bontà (spesso si fa del bene per tornaconto…) 2) dietro si è anche contro l’idea di decidere noi cosa sia il bene.
Alla fine della parte sulla miseria umana, viene una domanda che sorge spontanea e va affrontata. In questo porre le domande si vede come il Catechismo sia ben inserito nell’ambito quotidiano.
D. 11 Non è allora Dio anche misericordioso?
R. Dio è di certo misericordioso,1 ma Egli è anche giusto.2 Perciò la Sua giustizia esige che il peccato, che è commesso contro l’altissima Maestà di Dio, sia punito,3 e di una punizione suprema, cioè di una pena eterna,4 in corpo ed anima.
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1 Esodo 34:6.
2 Esodo 20:5; Giobbe 34:10-11.
3 Salmo 5:5-6.
4 Genesi 2:17; Romani 6:23.
Giusto e misericordioso insieme è una caratteristica solo di Dio.
La redenzione umana
Inizia, dopo la breve parte sulla miseria, quella sulla redenzione umana, che è la più cospicua del Catechismo.
Quindi ciò che interessa nel Catechismo è la liberazione dell’essere umano e la miseria che viene affermata chiaramente (e forse servirebbe solo guardare senza scuse la condizione umana) fa risaltare ancor di più la liberazione.
D. 12 Dal momento che noi quindi, per giusto giudizio di Dio, meritiamo punizione temporale ed eterna, in che modo possiamo sfuggire a tale punizione e perveniamo di nuovo alla Sua grazia?
R. Dio vuole che la Sua giustizia abbia corso:1 quindi dobbiamo pagare pienamente o da noi stessi o per mezzo di un altro.2
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1 Esodo 20:5.
2 Deuteronomio 24:16; II Corinzi 5:14-15.
D. 13 Ma possiamo pagare pienamente da noi stessi?
R. In alcun modo:1 anzi, noi rendiamo il nostro debito ogni giorno sempre maggiore.2
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1 Giobbe 9:2-3; Giobbe 15:14-16.
2 Matteo 6:12; Isaia 64:6.
D. 14 E può qualche mera creatura pagare per noi?
R. No: perché, primo, Dio non vuole punire in alcuna altra creatura ciò di cui si è indebitato l’uomo.1 Inoltre, perchè nessuna mera creatura può sostenere il peso dell’eterna ira di Dio contro il peccato, e redimerne altre.2
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1 Ezechiele 18:20.
2 Rivelazione 5:3; Salmo 49:8-9.
D. 15 Qual sorta di mediatore e di redentore dobbiamo dunque cercare?
R. Uno tale che sia un vero e giusto uomo,1 e nondimeno più potente di ogni creatura, cioè, che allo stesso tempo sia vero Dio.2
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1 I Corinzi 15:21; Romani 8:3.
2 Romani 9:5; Isaia 7:14.
La giustizia è uno dei bisogni più profondi dell’essere umano. Ma essendo rigorosi tutti sono ingiusti, a meno di sistemarci un’idea di giustizia personale.
Non possiamo rimediare da noi stessi in nessun modo. Questo è anche liberante perché se no saremmo puniti noi oppure vivremmo con un senso di colpa ancora maggiore.
Non si può espiare ad esempio l’assassino non può dare la vita a chi ha ucciso e il bene non fatto non possiamo farlo più. L’idea di espiazione attraverso i sacrifici è antica e dimostra questa consapevolezza umana verso il divino. Anzi cosa fare per espiare verso Dio ci è anche ignoto.
Nella religione popolare cattolica l’intercessione dei santi e le varie indulgenze riprendono questa idea umana di sacrificio.
La croce riprende il sacrificio, ma in senso del tutto nuovo.
Ma oggi che sembra che quasi tutti non si sentono colpevoli di nulla, come si interpreta tutto questo? Forse non è così semplice. Il Catechismo di Heidelberg usando proprio il termine di “miseria umana”, indica non una questione morale, ma una esistenziale.
Le domande da 16 a 19 erano affrontate in una stessa domenica: la sesta.
D. 16 Perché deve essere un vero e giusto uomo?
R. Perché la giustizia di Dio esige che la natura umana, che ha peccato, paghi per il peccato,1 ma uno che fosse egli stesso un peccatore non potrebbe pagare per altri.2
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1 Romani 5:12 (Perciò, come per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte, e così la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato…);
Romani 5:15 (Però, la grazia non è come la trasgressione. Perché se per la trasgressione di uno solo molti sono morti, a maggior ragione la grazia di Dio e il dono della grazia proveniente da un solo uomo, Gesù Cristo, sono stati riversati abbondantemente su molti.).
2 I Pietro 3:18 (Cristo ha sofferto una volta per i peccati, lui giusto per gli ingiusti, per condurvi a Dio. Fu messo a morte quanto alla carne, ma reso vivente quanto allo spirito.); Isaia 53:11.
Uomo vero e giusto.
Deve essere giusto, se no non potrebbe pagare le colpe altrui.
Vero perché deve essere umano e anche in Lui si presenta tutta la vera umanità, solidale con l’umanità. INfatti, come uomo è tentato in ogni cosa, ma senza peccare.
La questione della giustizia di Dio presentata nella lettera ai Romani, ma anche in altri testi, è sempre sorprendente. Ci deve essere giustizia e giustizia viene fatta su Gesù Cristo (senza peccato, ma vero essere umano) e donata agli esseri umani.
D. 17 Perché deve essere allo stesso tempo vero Dio?
R. Così che per la forza della sua divinità possa sopportare, nella sua umanità, il peso dell’ira di Dio,1 e possa acquistarci e ridonarci la giustizia e la vita.2
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1 I Pietro 3:18; Atti 2:24; Isaia 53:8.
Giovanni 3:16 (Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.)
2 I Giovanni 1:2; Geremia 23:6; II Timoteo 1:10; Giovanni 6:51.
Per sopportare la collera, l’ira di Dio, e possa completare il ristabilimento dell’umanità.
D. 18 Ma chi è siffatto mediatore, che è allo stesso tempo vero Dio ed un vero e giusto uomo?
R. Il nostro Signore Gesù Cristo,1 il Quale ci è donato per nostra piena redenzione e giustizia.2
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1 Matteo 1:23; I Timoteo 3:16; Luca 2:11.
2 I Corinzi 1:30. (Ed è grazie a lui che voi siete in Cristo Gesù, che da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione; affinché, com’è scritto: «Chi si vanta, si vanti nel Signore»)
Non solo si individua in Gesù Cristo l’unico mediatore, ma anche si dice che ci è stato donato. Qui si riprende il tema della grazia di Dio.
Piena o perfetta redenzione, che è condivisa con noi.
D. 19 Da dove sai questo?
R. Dal santo Evangelo, che Dio stesso ha dapprima rivelato in Paradiso,1 in seguito ha fatto proclamare ai santi Patriarchi e Profeti,2 e prefigurato mediante i sacrifici3 e le altre cerimonie della Legge, ma infine ha adempiuto mediante il Suo benamato Figlio.4
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1 Genesi 3:15.
2 Genesi 22:17-18; Genesi 28:14; Romani 1:2; Ebrei 1:1; Giovanni 5:46.
3 Ebrei 10:7-8.
4 Romani 10:4; Ebrei 13:8.
Questa è una giusta domanda.
Non è infatti –nella comprensione riformata– da accettare senza discutere in nome di misteri della fede una decisione della chiesa, ma si deve indicare la fonte.
Chiaramente c’è il riferimento alla Bibbia, sia Antico sia Nuovo Testamento, ma non c’è una “idolatria” del testo, quanto un rendere attenti al contenuto del messaggio biblico, di tutto il messaggio biblico riguardante la nostra salvezza.
Una volta parlato della salvezza, la domanda numero 20 affronta un problema importante e strategico. Come mai non tutti credono e vengono salvati.
D. 20 Sono dunque tutti gli uomini resi nuovamente salvi per mezzo di Cristo, allo stesso modo in cui sono divenuti perduti per mezzo di Adamo?
R. No:1 ma soltanto quelli che, per vera fede, sono incorporati in Lui e ricevono tutti i Suoi benefici.2
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1 Matteo 1:21; Isaia 53:11.
2 Giovanni 1:12-13; Romani 11:20; Ebrei 10:39.
La risposta si lega alla vera fede. Non si dice perché alcuni non la hanno, perché essa è dono come si vedrà dello Spirito Santo.
Per la nostra mentalità moderna (ma anche poi nel Seicento) questo era un tema di forte discussione. Qui non si discutono cose che no sappiamo e su cui possiamo solo fare delle disquisizioni teologiche. In fondo il senso del Catechismo è incoraggiare alla fede. Qui fra l’altro non si vuole spaventare, ma far ricevere con gioia il dono della salvezza.
D. 21 Cos’è la vera fede?
R. Essa è non soltanto una sicura conoscenza,1 per la quale io ritengo tutto verità ciò che Dio ci ha rivelato nella Sua Parola, ma anche un confidare di cuore2 che lo Spirito Santo3 per mezzo dell’Evangelo opera in me,4 e che non solo ad altri ma anche a me sono donati da Dio remissione dei peccati,5 eterna giustizia e salvezza,6 per pura grazia, solo a motivo dei meriti di Cristo.7
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1 Giovanni 6:69; Giovanni 17:3; Ebrei 11:3; Ebrei 11:6.
2 Efesini 3:12.
3 Romani 4:16; Romani 4:20-21; Ebrei 11:1; Efesini 3:12; Romani 1:16; I Corinzi 1:21; Atti 16:14; Matteo 16:17; Giovanni 3:5.
4 Romani 10:14; Romani 10:17; Matteo 9:2.
5 Romani 5:1.
6 Galati 2:20.
7 Romani 3:24-26.
Dunque la fede è fiducia e conoscenza.
D. 22 Cosa allora è necessario che un Cristiano creda?
R. Tutto ciò che ci è promesso nell’Evangelo,1 che gli articoli della nostra cattolica ed indubitata Fede Cristiana ci insegnano in una confessione di fede (Credo).
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1 Giovanni 20:31; Matteo 28:19-20
Segue poi il Credo apostolico e una sua spiegazione, che è un classico dei Catechismi.
Dopo la spiegazione del Credo (in cui notiamo che le ultime domande sono “in che ti consola la vita eterna?” e così via) Alla domanda 59 si arriva ad una domanda riassuntiva, rispetto a tutto il credere, al contenuto della fede. Appartiene al “Giorno del Signore 23” cioè alla 23° domenica.
D. 59 Ma in cosa ti aiuta ora il credere tutto questo?
R. Che io, in Cristo, dinanzi a Dio sono giusto ed un erede della vita eterna.1
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1 Romani 5:1 Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore;
Romani 1:17 la giustizia di Dio è rivelata da fede a fede, com’è scritto: «Il giusto per fede vivrà»;
Giovanni 3:36 Chi crede nel Figlio ha vita eterna; chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.
Questo aiuto è proprio l’aspetto pastorale di questo catechismo. Ovviamente non è che la fede si giudichi dalla sua utilità o meno. Questo non c’entra con il dono delle fede.
Vuole spiegare perché invece si offre questo catechismo alla popolazione. Perché questa fede che qui viene presentata ha valore per la vita del credente, cioè di Colui che ha già la fede e l’approfondisce nel suo contenuto.
Cioè qui non si è dinnanzi ad una fede astratta, filosofica, in fondo quel tipo di fede vuole investigare Dio, qui invece si presenta cosa Dio ci dice per darci salvezza nella vita di ogni giorno.
Vorrei dire che parlano di “utilità” della fede o sociologi che fanno indagini ad esempio sulla preghiera oppure proprio coloro che non hanno fede e ti chiedono solo a cosa serva e dicono che per loro non è utile. Proprio come se fosse una decisione che prendiamo e non invece un dono che riceviamo.
La risposta non è solo perché poi avrò vita eterna. Ma anche perché in Cristo dinnanzi a Dio siamo giusti? Ciò non solo garantisce l’eredità della vita eterna, ma soddisfa l’aspettativa di poter essere dinanzi a Dio senza timore e di sentirsi perdonati e quindi in certo modo giusti, cioè giustificati.
Il tema della miseria umana della prima parte, si comprende meglio qui, in quanto questo aiuto che ci viene combatte il senso di ingiustizia e alienazione umana.
Questo che è il tema del Sola Grazia, va completato come faranno le domande successive con il Sola Fide. Uno dei temi più travisati.
D. 60 In che modo sei giusto dinanzi a Dio?
R. Solo per vera fede in Gesù Cristo:1 talché, anche se la coscienza mi accusa che io ho gravemente peccato contro tutti i comandamenti di Dio, e che non ne ho mai osservato alcuno,2 e sono ancora sempre incline ad ogni male,3 però Dio, senza alcun mio merito,4 per pura grazia,5 mi dona6 ed imputa7 la piena soddisfazione, giustizia e santità di Cristo,8 come se io non avessi mai avuto nè commesso nessun peccato, ed avessi io stesso compiuto tutta l’ubbidienza che Cristo ha adempiuto per me,9 quand’io accetto tale beneficio con un cuore credente.10
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1Romani 3:22 e a seguire; Galati 2:16; Efesini 2:8-9
2 Romani 3:9 e a seguire
3 Romani 7:23
4 Romani 3:24
5 Tito 3:5; Efesini 2:8-9
6 Romani 4:4-5; II Corinzi 5:19
7 I Giovanni 2:1
8 Romani 3:24-25
9 II Corinzi 5:21
10 Romani 3:28; Giovanni 3:18
Nell’originale tedesco c’è obwohl che qui ho tradotto con “anche se” che è una traduzione possibile. Di solito (ed è così nelle vari traduzioni che ho visto in italiano) però si traduce con “sebbene”. In questo caso si direbbe che non solo tutti hanno peccato (come dice in Romani 3:23), ma che tutti hanno trasgredito tutti i comandamenti.
Se pensiamo ai 10 comandamenti, sembrerebbe troppo radicale (a meno di sostenere con alcuni rabbini che il 10 comandamenti sono come una siepe e se se ne trasgredisce uno si è oltre, ma non sarebbe il senso con il sebbene). Se fosse il gran comandamento potrebbe andare. Si consideri inoltre, che prima c’era “perfettamente” (e che ci sarà alla domanda 62). Ciò non ci fa dimenticare l’assolutezza delle richieste di Cristo.
Si faccia attenzione infatti a I Gv 1:8 1. Giovanni 1:8-10 Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. Se diciamo di non aver peccato, lo facciamo bugiardo, e la sua parola non è in noi.
Trasgredire i comandamenti non significa che tutto sia sbagliato, ma che anche facendo qualcosa di positivo li trasgredisco. Ad esempio, la perfetta azione fatta per tornaconto non conta….
Qui c’è l’idea che ci appropriamo della giustizia solo mediante la fede. Che la grazia agisca in noi solo attraverso la fede. Forse ci potrebbe essere una grazia non conosciuta, ma questa non agirebbe oggi nella vita terrena.
Ciò si ribadisce nella domanda e risposta successive.
D. 61 Perché dici d’essere giusto soltanto per fede?
R. Non che io piaccia a Dio per la dignità della mia fede,1 ma soltanto la soddisfazione, giustizia e santità di Cristo è la mia giustizia dinanzi a Dio,2 ed io non posso ricevere ed appropriarmi delle stesse in alcun altro modo che soltanto per fede.3
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1 Salmo 16:2; Efesini 2:8-9
2 I Corinzi 1:30; I Corinzi 2:2
3 I Giovanni 5:10
Ricevere ed appropriarmi sono importanti. La grazia di Dio in Gesù Cristo è data, ma come diventa effettiva nella nostre vita. Oserei dire nella vita terrena e di quella nel Regno di Dio si vedrà? Cioè la fede fa in modo che io vivo giustificato e posso condurre una vita rinnovata, da persona nuova, rinata.
Ecco che la fede non è un vanto, ma un mezzo. Ed in fondo andando oltre il testo, quando non ho abbastanza fede finisco di ricadere nel vecchio modo di vivere. Questo nuovo modo di vivere porta alle cosiddette “buone opere”, che vengono trattate con le domande successive. Infatti, il “Giorno del Signore 24” (la ventiquattresima domenica) apre con il discorso sulle buone opere.
D. 62 Ma perché le nostre buone opere non possono essere la nostra giustizia dinanzi a Dio, o una parte di essa?
R. Perché una giustizia che debba reggere davanti al giudizio di Dio deve essere assolutamente perfetta ed assolutamente conforme alla legge;1 mentre anche le nostre migliori opere in questa vita sono tutte imperfette e contaminate col peccato.2
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1 Galati 3:10; Deuteronomio 27:26
2 Isaia 64:6
Imperfezione e contaminazione sono gli aspetti principali.
Imperfette perché non interamente fatte con amore e per tutti i dettagli della legge, specie di quella d’amore. Contaminate perché il peccato si lega indissolubilmente alle nostre azioni. Abbiamo cioè sempre il bene e il male intrecciati, come anche insegnano bene gli orientali. Mentre le ideologie insegnano che c’è una possibilità di dividere perfettamente bene dal male.
D. 63 Le nostre buone opere non ci guadagnano niente, e tuttavia poi Dio vuole ricompensarle in questa vita e in quella a venire?
R. Questa ricompensa non avviene per merito, ma per grazia.1
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1 Luca 17:10 Così, anche voi, quando avrete fatto tutto ciò che vi è comandato, dite: “Noi siamo servi inutili; abbiamo fatto quello che eravamo in obbligo di fare”.
D. 64 Ma questa dottrina non rende le persone negligenti e malvagie?
R. No, perché è impossibile che coloro i quali sono innestati in Cristo per vera fede non abbiano a portare frutti di gratitudine.1
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1 Matteo 7:17-18; Giovanni 15:5
Gratitudine
La terza parte è quella relativa alla gratitudine verso Dio.
In fondo la questione è la seguente: se sono interamente salvato per grazia di Dio e attraverso la fede me ne approprio, ma questo è ancora dono di Dio, per cosa devo vivere?
Quindi la salvezza per grazia soltanto ridefinisce lo scopo dell’esistenza, che non è cercare di salvarsi, ma rendere lode a Dio, fare le cose giuste e ringraziarlo, vivere con gratitudine, facendo un mondo di buone cose, senza paura di sbagliare.
La parte terza, quella della gratitudine, inizia alla domenica 32 con:
D. 86 Poiché dunque noi siamo redenti dalla nostra miseria senza alcun nostro merito, per grazia per mezzo di Cristo, perché dobbiamo fare buone opere?
R. Perché Cristo, dopo che col Suo sangue ci ha acquistato, ci rinnova anche mediante il Suo Spirito Santo a Sua immagine, così che mostriamo con l’intera nostra vita di essere grati nei confronti di Dio per la Sua benedizione,1 ed Egli sia glorificato attraverso di noi.2 Inoltre, anche per poter essere noi stessi certi della nostra fede dai suoi frutti,3 e per poter vincere a Cristo il nostro prossimo con il nostro pio cammino.4
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1 I Corinzi 6:19-20; Romani 6:13; Romani 12:1-2; I Pietro 2:5; I Pietro 2:9-10
2 Matteo 5:16; I Pietro 2:12
3 II Pietro 1:10; Galati 5:6; Galati 5:24
4 I Pietro 3:1-2; Matteo 5:16; Romani 14:19
Notate che usando il termine “miseria”, come dicevo all’inizio, non si vuole essere moralisti, parlando del peccato come qualcosa da fare solo per soddisfare Dio o uno standard di comportamento, ma si sottolinea che lo stato di peccato fa vivere una vita misera, è uno stato di miseria umana, da cui la grazia di Dio ci riscatta.
D. 87 Non possono dunque essere salvati coloro che non si convertono a Dio dal loro cammino ingrato ed impenitente?
R. In alcun modo; perché, come dice la Scrittura: Né fornicatore, idolatra, adultero, ladro, concupiscente, ubriacone, calunniatore, rapinatore, e simili, erediteranno il Regno di Dio.1
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1 I Corinzi 6:9-10; Efesini 5:5-6; I Giovanni 3:14-15; Galati 5:21
Nel giorno del Signore 33, troviamo:
D. 88 Di quanti elementi consiste il vero pentimento o conversione dell’uomo?
R. Di due elementi: della mortificazione del vecchio uomo, e della vivificazione del nuovo.1
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1 Romani 6:4-6; Efesini 4:22-23; Colossesi 3:5; I Corinzi 5:7
D. 89 Cos’è la mortificazione del vecchio uomo?
R. Addolorarsi di cuore del peccato, ed odiarlo e fuggirlo sempre di più.2
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1 Salmo 51:3; Salmo 51:8; Salmo 51:17; Luca 15:18; Romani 8:13; Gioele 1:12-13
D. 90 Cos’è la vivificazione del nuovo uomo?
R. Gioia di cuore in Dio attraverso Cristo,1 e desiderare ed amare di vivere secondo la volontà di Dio in ogni opera buona.2
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1 Romani 5:1-2; Romani 14:17; Isaia 57:15
2 Romani 6:10-11; I Pietro 4:2; Galati 2:20
D. 91 Ma quali sono le opere buone?
R. Soltanto quelle compiute per vera fede1 secondo la legge di Dio2 alla Sua gloria,3 e non quelle basate sulla nostra opinione o su comandamenti d’uomo.4
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1 Romani 14:23
2 I Samuele 15:22; Efesini 2:2; Efesini 2:10
3 I Corinzi 10:31
4 Deuteronomio 12:32; Ezechiele 20:18; Matteo 15:9
Le buona opere seguono dunque la legge di Dio. Allora il Catechismo prosegue spiegando i 10 comandamenti, che ci danno una direzione per capire quali sono le “buone” opere. Buone infatti secondo il Signore e non secondo gli esseri umani.
Queste domande e risposte, terminano ribadendo che nessuno può seguire i comandamenti del Signore fino in fondo, ma che occorrono per riconoscere la necessità del Salvatore ed essere sempre rinnovati.
La domanda 116 apre la parte della preghiera.
D. 116 Perché ai Cristiani è necessaria la preghiera?
R. Perché è la parte principale della gratitudine che Dio esige da noi,1 e perché Dio darà la Sua grazia e Spirito Santo soltanto a coloro che, con sentiti sospiri, per essi Lo supplicano in preghiera senza interruzione e Lo ringraziano.2
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1 Salmo 50:14-15
2 Matteo 7:7-8; Luca 11:9; Luca 11:13; Matteo 13:12; Salmo 50:15
Spesso si sente chiedere perché pregare il Signore. Si poteva rispondere che anche Gesù Cristo lo faceva e quindi non si vede perché non lo dobbiamo fare noi, ma la risposta del Catechismo pone la preghiera nella cornice della gratitudine e come un beneficio per noi.
È dunque un modo di rendere lode al Signore. Ma non solo, è ciò che permette una relazione personale con il Signore, che anche invia il suo Spirito ad insegnarci a pregare.
Mi sarei aspettato qui come citazione: Romani 8:26-27 Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede egli stesso [per noi] con sospiri ineffabili; e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio. Ma viene comunque citato alla domanda / risposta successiva.
Si noti che “senza interruzione” (in tedesco “unaufhörlich”, cioè in modo incessante), non significa assillare il Signore e non dargli tregua, ma come un continuo, non c’è un momento per la preghiera particolare, ma anche vivendo nel mondo e agendo lo si continui a pregare, si sia al suo cospetto.
Il Catechismo ha quindi due domande che insegnino un po’ a pregare. Non sono vincolanti, ovviamente, ma rendono l’idea di una preghiera che abbia uno “stile” biblico.
D. 117 Cosa caratterizza una preghiera tale che piaccia a Dio e che venga da Lui esaudita?
R. In primo luogo, che noi invochiamo dal cuore soltanto l’unico vero Dio, che si è rivelato a noi nella Sua Parola,1 per tutto ciò che Egli ci ha comandato di chiedergli.2
In secondo luogo, che noi riconosciamo in modo corretto e completo il nostro bisogno e miseria, per umiliarci al cospetto della Sua maestà.3
In terzo luogo, che noi abbiamo questa salda certezza: che Egli, non tenendo conto che noi siamo indegni,4 a motivo di Cristo il Signore vuole di certo esaudire (erhören) la nostra preghiera,5 come Egli ci ha promesso nella Sua Parola.6
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1 Giovanni 4:22-23
2 Romani 8:26; I Giovanni 5:14
3 Giovanni 4:23-24; Salmo 145:18
4 II Cronache 20:12
5 Salmo 2:11; Salmo 34:18-19; Isaia 66:2
6 Romani 10:13; Romani 8:15-16; Giacomo 1:6 e a seguire; Giovanni 14:13; Daniele 9:17-18; Matteo 7:8; Salmo 143:1
Ovviamente la preghiera non è ad esseri umani, ma solo a Dio. (Qui sembra solo il Padre, anche perché poi ci sarà la spiegazione del Padre Nostro, ma ovviamente la preghiera oltre ad essere ricolta alla Trinità tutta, potrebbe essere rivolta al Figlio come allo Spirito Santo essendo anche loro persone divine).
In secondo luogo, si prega riconoscendo il nostro bisogno dell’intervento di Dio e la nostra miseria, cioè il nostro stato di peccato, non facciamo come il fariseo (della parabola del fariseo e del pubblicano) che si vanta e pretende da Dio.
In terzo luogo preghiamo con piena fiducia il Signore. Qui si può aprire la discussione sull’esaudimento delle preghiere. Ovviamente significa innanzitutto che il Signore “ascolta” la nostra preghiera. Si noti che in tedesco con “erhören” c’è inserito “ascoltare” ed anche in italiano, in molti salmi ad esempio, che il Signore ascolta significa già che il Signore interverrà.
Comunque la promessa dell’esaudimento è sempre problematico per molti credenti. Primo: come esaudisce la nostra preghiera il Signore? Cioè il Signore viene incontro certamente al nostro bisogno, ma non sempre nel modo in cui noi ce lo aspetteremmo.
E comunque resta sempre un mistero perché alcune preghiere sembrino proprio (nel nostro tempo e mondo e nella nostra esperienza) inesaudite. Ci dobbiamo fermare dunque nel ragionare e arrovellarci e confidare che nel Regno di Dio ogni cosa sarà infine chiara e perfetta.
La domanda successiva specifica quali sono le cose da chiedergli, così da sgombrare il campo a richieste non corrette.
D. 118 Che cosa ci ha comandato Dio di chiedergli?
R. Tutte le cose necessarie all’anima ed al corpo,1 che Cristo il Signore ha comprese nella Preghiera che Egli stesso ci ha insegnata.2
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1 Giacomo 1:17; Matteo 6:33
2 Matteo 6:9-10 e a seguire; Luca 11:2 e a seguire
Nella preghiera ci devo essere alcune cose che Dio ha comandato di chiedere, e sono tutte le cose necessarie, non solo all’animo ma anche la corpo.
Qui si apre la grande riflessione di cosa sia necessario. Necessario è il contrario di superfluo, ma mentre alcune cose sono ovvie, altre sono meno ovvie e dipendono anche dalla società e dal cambiamento delle epoche.
Seguono quindi le domande e risposte che spiegano il Padre Nostro, in cui si specifica ad esempio il pane necessario o quotidiano. I cristiani non sono asceti, anche se c’è tanta tradizione di ascetismo, ma non sono ovviamente spreconi.
C’è dunque una via complessa nella preghiera e anche nella vita. Perché ciò per cui preghiamo è anche ciò per cui agiamo nel mondo. E qui scopriamo allora un altro motivo dell’importanza della preghiera.
L’ultima delle domande di spiegazione del Padre Nostro è anche l’ultima coppia domanda / risposta del Catechismo, che è anche una degna conclusione per il Catechismo stesso.
D. 129 Che cosa significa la parolina Amen?
R. Amen vuol dire: ciò è necessariamente vero e certo. La mia preghiera, infatti, è esaudita da Dio molto più certamente di quanto io senta nel mio cuore di desiderare che lo sia.1
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1 II Corinzi 1:20; II Timoteo 2:13
Non c’è il senso di possibilità in Amen (pare che in ebraico sia da pronunciare come Amèn), ma esprime una certezza. Certezza in ciò che Dio ha promesso. Infatti: la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono. (Ebrei 11:1).