Terminologia

Esistono parole che vengono usate con un significato particolare in teologia e nella Bibbia. Questi parole divengono quasi termini tecnici che rendono a volte più difficile leggere un testo biblico o seguire un culto. Inoltre si possono avere fraintendimenti, che caricano di significati inesistenti e fuorvianti frasi spesso semplici, ma piene di significato.

Amore

Antico Testamento

In ebraico c’è sostanzialmente un solo termine che come in italiano, amore, e in tedesco, Liebe, è utilizzato per la varie forme di amore.

Sia l’amore sessuale, sia l’amore in generale per un’altra persona, sia l’amore di Dio e verso Dio e sia l’amore come forza della vita.

Cantico 8:6 l’amore è forte come la morte

Nella legge

Levitico 19:34 Tratterete lo straniero, che abita fra voi, come chi è nato fra voi; tu lo amerai come te stesso; poiché anche voi foste stranieri nel paese d’Egitto. Io sono il SIGNORE vostro Dio.

Deuteronomio 10:14-15 Ecco, al SIGNORE tuo Dio appartengono i cieli, i cieli dei cieli, la terra e tutto ciò che essa contiene; ma soltanto ai tuoi padri il SIGNORE si affezionò e li amò

Deuteronomio 11:1 Ama dunque il SIGNORE, il tuo Dio, e osserva sempre quello che ti dice di osservare: le sue leggi, le sue prescrizioni e i suoi comandamenti.

Matteo 22:38-40 Questo è il grande e il primo comandamento. Il secondo, simile a questo, è: “Ama il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti».

Mettere il riferimento all’amore nella Legge significa che viene postulato un comandamento morale che è al di sopra della Legge stessa.

Per i profeti di giudizio, quando vedono come il patto fra Israele e il Signore, venga costantemente infranto da Israele, essi si rispondono che c’è amore da parte del Signore verso il popolo di Israele e non è solo questione di patto.

In effetti, l’amore di Dio è di solito espresso nell’Antico Testamento non in relazione ad un individuo, ma ad una collettività, all’intero popolo.

Nuovo Testamento

In greco, al contrario dell’ebraico, ci sono almeno tre termini che si possono ricondurre alla parola amore.

I due termini più importanti nel greco classico sono: L’eros che è l’amore fisico, “erotico” viene da lì. Che rappresenta una divinità che assoggetta anche gli altri dei, che è visto come una forza vitale che trascende ogni cosa, che viene cantato non solo dai poeti, ma celebrato dai filosofi, oltre ad essere parte della religione pagana secondo vari riti e sublimazioni.

Poi c’è la filos l’amore come amicizia, filadelfia sarebbe l’amore fraterno, per i fratelli (usato anche nel Nuovo Testamento), e se volete filosofia è l’amore per la sapienza e via dicendo.

Giacomo 2:23 «Abraamo credette a Dio, e ciò gli fu messo in conto come giustizia»; e fu chiamato amico (φίλος) di Dio.

C’è un altro termine che indica l’amore, molto meno frequente e poco caratterizzato nell’ambito del greco classico: agape, che significa essere contento, preferire, trattare con i dovuti onori.

Proprio questo termine fu quello scelto nella LXX dai traduttori dell’antichità dell’Antico Testamento in greco, e quello che si usa dunque anche nel Nuovo Testamento.

Riceve quindi tutt’altro significato, sconosciuto al greco classico. Un amore che sceglie l’amato (non come l’eros che invece è irrazionale) e lo rispetta e lo mantiene. Non un sentimento o un impulso, ma è fattivo, non solo a parole.

I Corinzi 13:13 Ora dunque queste tre cose durano: fede, speranza, amore (ἀγάπη); ma la più grande di esse è l’amore.

L’amore viene spesso opposto non all’odio, ma alla paura.

I Giovanni 4:18 Nell’amore (ἀγάπῃ) non c’è paura; anzi, l’amore perfetto caccia via la paura, perché chi ha paura teme un castigo.

E viene sottolineato l’amore di Dio più dell’amore umano verso Dio. E l’amore umano è più verso i fratelli o anche i nemici.

In Gesù l’amore per il prossimo (in positivo e non in negativo) e l’amore dei nemici ne fanno la regola aurea per il comportamento del cristiano verso gli altri. Si veda testo già citato di Matteo 22. Gesù mostra dunque una nuova realtà che si può vivere solo seguendo il Signore.

I Giovanni 4:8 Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.

Non ci può essere amore verso Dio se non c’è quello verso il prossimo.

Si può vedere su amore anche qui.

Diaconia

Una parola un po’ sconosciuta nel linguaggio comune, ma fondamentale nel Nuovo Testamento, ma anche un po’ con significato differente nella Chiesa è diaconia.

Nuovo Testamento

Diaconia, deriva da diacono (διάκονος) vocabolo che significa servitore, spesso quello che serve a tavola: un cameriere. Nel periodo ellenistico però si usava anche come addetti al culto o al tempio di una divinità. Per questo dove si usa in tal senso è spesso usato come ministro. Infatti nel Nuovo Testamento sembra che il vocabolo sia usato sia in senso di servitore sia di ministro e questo poi aha portato ad un uso “tecnico”.

La parola e il verbo compaiono circa 100 volte nel Nuovo Testamento.

La traduzione però può essere un poco ingannatrice. Vediamo ad esempio:

Colossesi 1:7 Epafra, il nostro caro compagno di servizio, che è fedele ministro di Cristo per voi

Ἐπαφρᾶ τοῦ ἀγαπητοῦ συνδούλου ἡμῶν, ὅς ἐστιν πιστὸς ὑπὲρ ἡμῶν διάκονος τοῦ Χριστοῦ

Romani 16:1 Vi raccomando Febe, nostra sorella, che è diaconessa della chiesa di Cencrea,

Συνίστημι δὲ ὑμῖν Φοίβην τὴν ἀδελφὴν ἡμῶν, οὖσαν καὶ διάκονον τῆς ἐκκλησίας τῆς ἐν Κεγχρεαῖς,

Ich empfehle euch unsere Schwester Phöbe, die Diakonin der Gemeinde von Kenchreä. (NZB)

Chiaramente tradurre con diaconessa non è sbagliato se si pensa che a quei tempi ci fosse già un iso tecnico del termine come coloro che servono alla tavola dei pranzi per i poveri. Purtroppo quest’uso sembra in realtà tardivo, anche se c’è anche questo significato.

Atti 6:2 «Non è conveniente che noi lasciamo la Parola di Dio per servire alle mense

Οὐκ ἀρεστόν ἐστιν ἡμᾶς καταλείψαντας τὸν λόγον τοῦ θεοῦ διακονεῖν τραπέζαις·

Però il termine è ampio, infatti anche Gesù Cristo stesso si presenta come dicaono dell’umanità.

Marco 10:45 Poiché anche il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti».

καὶ γὰρ ὁ υἱὸς τοῦ ἀνθρώπου οὐκ ἦλθεν διακονηθῆναι ἀλλὰ διακονῆσαι καὶ δοῦναι τὴν ψυχὴν αὐτοῦ λύτρον ἀντὶ πολλῶν.

La diaconia è come un’azione necessaria, quasi imposta alla Chiesa e ai cristiani, in quanto seguaci di Gesù Cristo.

Tre campi di attività della chiesa

In seguito il termine si è istituzionalizzato e ristretto, per cui abbiamo oggi il ministero diaconale.

Anzi fa parte delle tre attività della chiesa. Queste vengono dal libro degli Atti.

Atti 2:42 Ed erano perseveranti nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere.

Dunque le attività della chiesa da qui vengono definite sono il culto: rompere il pane e le preghiere, l’insegnamento e quindi la formazione, la catechesi e la comunione fraterna. Questa con quanto succede poi in Atti 6:2 diviene il sostegno reciproco della chiesa e delle sorelle e fratelli in Cristo di chi è in un bisogno materiale o anche di vicinanza, di sostegno morale o psicologico.

Dal foglietto: Diaconia: cioè le attività sociali, di servizio e cura sono interventi di aiuto umanitario, come ad esempio attività di raccolta di vestiti usati o il sostegno di agenzie che operano a livello locale o internazionale, e la visita e il sostegno di persone in difficoltà, in ospedale o in particolari fasi della vita.

Luci e ombre

1) Il passaggio della diaconia cristiana allo Stato (come ospedali, scuole, associazioni di solidarietà) rappresenta un grande vantaggio per la società, ma anche se si vuole un impoverimento per la chiese.

In quanto il servizio del prossimo viene fatto proprio in quanto cristiani, con uno spirito di condivisione e solidarietà cristiana. Era in fondo anche una evangelizzazione implicita. “Perché fai questo per me?” “Perché sono cristiano”.

2) La diaconia, anche quella delle chiese, viene sempre di più professionalizzata. Ciò è un bene, perché ad esempio un sostegno psicologico è importante che sia qualificato. Ma anche c’è il problema di non valorizzare quella che è l’interazione umana.

Inoltre i veri volontari non vogliono essere assunti, ma poter fare il loro servizio con gioia e dedizione, ma secondo la propria valutazione.

3) La diaconia delle chiese riceve sostegno finanziario più delle altre attività della chiesa. Si rompe a volte il legame con le altre attività della chiesa, come se non fosse importante il culto o la motivazione con cui si fanno le cose (e su quali si scelgono di fare).

Giustizia

I termini con cui si indica la giustizia nella Bibbia hanno significati molto simili a quelli che si usano nelle lingue moderne. Ovviamente la giustizia di Dio è qualcosa di precipuo della Bibbia. Ma vaste riflessioni si possono fare sul tema della giustizia. Si potrebbe infatti affermare che tutta la Bibbia parla di giustizia dall’inizio alla fine.

Il termine giustizia è usato a livello di base, abbiamo ad esempio che “giusti” devono essere i pesi e la pesata.

Deuteronomio 25:15-16 Terrai pesi esatti e giusti, terrai misure esatte e giuste, affinché i tuoi giorni siano prolungati sulla terra che il SIGNORE, il tuo Dio, ti dà. Poiché il SIGNORE, il tuo Dio, detesta chiunque fa quelle cose e commette iniquità.

Il termine giustizia è collegato spesso a quello di diritto. Ma su questo ritoniamo dopo.

La cosa specifica della Bibbia è che il Signore è giusto. Ciò non è scontato in altre religioni, l’agire di Zeus non è giusto, e ci sono divinità pagane capricciose, anche se c’è sempre il fato porta ad una sorta di giustizia inflessibile. Invece nella Scrittura abbiamo molte attestazioni del tipo:

Deuteronomio 32:4 Egli è la rocca, l’opera sua è perfetta, poiché tutte le sue vie sono giustizia. È un Dio fedele e senza iniquità. Egli è giusto e retto.

Questo confronto con il Signore porta a chiedersi se si può essere realmente giusti come Dio. In Giobbe la riflessione è così avanti da fare della giustizia di Dio qualcosa, come la santità, di intrisecamente connesso alla sua natura.

Giobbe 9:2 «Sì, certo, io so che è così; come potrebbe il mortale essere giusto davanti a Dio?

Ed anche nel Kohelet;

Ecclesiaste 7:20 Certo, non c’è sulla terra nessun uomo giusto che faccia il bene e non pecchi mai.

Notate come il termine “giusto” sia riferibile ad un essere umano (anche se imperfetto) perché è giusto non in senso assoluto, di Dio, ma in rapporto alla legge e alle prescrizioni. In Gesù ovviamente la pretesa verso i discepoli non è di essere giusti legalisticamente.

Diritto e giustizia

Nella Bibbia spesso sono quasi intercambiabili giustizia e diritto.

Amos 5:7-15 Voi alterate il diritto in assenzio e gettate a terra la giustizia! Egli ha fatto le Pleiadi e Orione, cambia in aurora l’ombra di morte, e il giorno in notte oscura; chiama le acque del mare e le riversa sulla faccia della terra: il suo nome è il SIGNORE. Egli fa sorgere improvvisa la rovina sui potenti, e la rovina piomba sulle fortezze. Essi odiano chi li ammonisce e detestano chi parla con rettitudine. Perciò, visto che calpestate il povero ed esigete da lui tributi di frumento, voi fabbricate case di pietre squadrate, ma non le abiterete; piantate vigne deliziose, ma non ne berrete il vino. Poiché io so quanto sono numerose le vostre trasgressioni, come sono gravi i vostri peccati; voi opprimete il giusto, accettate regali e danneggiate i poveri in tribunale. Ecco perché, in tempi come questi, il saggio tace; perché i tempi sono malvagi. Cercate il bene e non il male, affinché viviate, e il SIGNORE, Dio degli eserciti, sia con voi, come dite. Odiate il male, amate il bene e, nei tribunali, stabilite saldamente il diritto. Forse il SIGNORE, Dio degli eserciti, avrà pietà del resto di Giuseppe.

Osservate bene che la giustizia forense, in tribunale, ha grande importanza per i profeti. Non stiamo infatti nonostante tutto in regimi dittatoriali, ma anche il sovrano in Israele è soggetto al diritto e alla giustizia divina, che come nel caso di Davide interviene a ricordargli il suo peccatto / delitto.

Nel Nuovo Testamento questo è anche molto importante.

Romani 13:1-5 Ogni persona stia sottomessa alle autorità superiori; perché non vi è autorità se non da Dio, e quelle che esistono sono stabilite da Dio. Perciò chi resiste all’autorità si oppone all’ordine di Dio; quelli che vi si oppongono si attireranno addosso una condanna; infatti i magistrati non sono da temere per le opere buone, ma per le cattive. Tu, non vuoi temere l’autorità? Fa’ il bene e avrai la sua approvazione, perché il magistrato è un ministro di Dio per il tuo bene; ma se fai il male, temi, perché egli non porta la spada invano; infatti è un ministro di Dio per infliggere una giusta punizione a chi fa il male. Perciò è necessario stare sottomessi, non soltanto per timore della punizione, ma anche per motivo di coscienza.

Ovviamente però se il magistrato vuole essere come Dio, come nel caso dell’imperatore romano e dell’Apocalisse, ecco che c’è una resistenza da parte dei cristiani a questo governante.

Giustizia divina

La giustizia divina invece riserva una serie di sorprese!

Il problema infatti dell’essere umano che non è giusto come il Signore è di come il Signore possa fare giustizia senza distruggere tutti gli esseri umani, percorre tutta la Scrittura. In un certo senso in testi sapienziali si cerca di risolverli con un a ingenua retribuzione nella vita. Poi c’è una retribuzione nell’aldilà, che però valutata pienamente lascerebbe probabilmente tutti nei tormenti (si possono infatti fare dal punto di vista umano delle distinzioni fra azioni più o meno cattive, ma non si tiene conto della situazione di partenza e delle omissioni).

Romani 2:12-13 Infatti tutti coloro che hanno peccato senza legge periranno pure senza legge; e tutti coloro che hanno peccato avendo la legge saranno giudicati in base a quella legge; perché non quelli che ascoltano la legge sono giusti davanti a Dio, ma quelli che la osservano saranno giustificati.

La risposta è che Dio stesso debba prendere su di sè l’ingiustizia, anzi il peccato in senso lato, e proprio per questo s’incarna il Cristo.

Romani 3:25-26 Dio lo ha prestabilito come jsacrificio propiziatorio mediante la fede nel suo sangue, per dimostrare la sua giustizia, avendo usato tolleranza verso i peccati commessi in passato, al tempo della sua divina pazienza; e per dimostrare la sua giustizia nel tempo presente affinché egli sia giusto e giustifichi colui che ha fede in Gesù.

In questo senso di forte responsabilità e di chiamata alla giustizia e alla santità, ma insieme di impossibilità di essere perfetti noi possiamo rivolgerci al Signore.

I Giovanni 1:9 Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.

Gloria

In ebraico

Il termine ebraico sottostante a gloria è Kabod che significa reputazione, onore, importanza, ma anche essere degno e “di peso”.

Speciale è l’uso che se ne fa relativo alla gloria di YHWH, che è legata alla rivelazione del suo nome o che rende visibile un segno della sua presenza .

Nell’Esodo l Signore accompagna il popolo nella liberazione dalla schiavitù.

Mosè e Aaronne dissero a tutti i figli d’Israele: «Questa sera voi conoscerete che il SIGNORE è colui che vi ha fatti uscire dal paese d’Egitto. Domattina vedrete la gloria del SIGNORE, poiché egli ha udito i vostri mormorii contro il SIGNORE. Quanto a noi, che cosa siamo perché mormoriate contro di noi?» E Mosè disse: «Vedrete la gloria del SIGNORE quando stasera egli vi darà carne da mangiare e domattina pane a sazietà; perché il SIGNORE ha udito le lagnanze che voi mormorate contro di lui. Noi infatti, che cosa siamo? I vostri mormorii non sono contro di noi, ma contro il SIGNORE».

Poi Mosè disse ad Aaronne: «Di’ a tutta la comunità dei figli d’Israele: “Avvicinatevi alla presenza del SIGNORE, perché egli ha udito i vostri mormorii”». Mentre Aaronne parlava a tutta la comunità dei figli d’Israele, questi volsero gli occhi verso il deserto, ed ecco la gloria del SIGNORE apparire nella nuvola. E il SIGNORE disse a Mosè: «Io ho udito i mormorii dei figli d’Israele; parla loro così: “Al tramonto mangerete carne e domattina sarete saziati di pane; e conoscerete che io sono il SIGNORE, il vostro Dio”». Esodo 16:6-12

Sul Sinai c’è la richiesta di Mosè che significa che vuole vedere il Signore o perlomeno ciò che del Signore umanamente si possa vedere.

Mosè disse: «Ti prego, fammi vedere la tua gloria!» Il SIGNORE gli rispose: «Io farò passare davanti a te tutta la mia bontà, proclamerò il nome del SIGNORE davanti a te; farò grazia a chi vorrò fare grazia e avrò pietà di chi vorrò avere pietà». Disse ancora: «Tu non puoi vedere il mio volto, perché l’uomo non può vedermi e vivere». E il SIGNORE disse: «Ecco qui un luogo vicino a me; tu starai su quel masso; mentre passerà la mia gloria, io ti metterò in una buca del masso, e ti coprirò con la mia mano finché io sia passato; poi ritirerò la mano e mi vedrai da dietro; ma il mio volto non si può vedere». Esodo 33:18-23

Anche in Numeri 14:21-22 si cita la gloria, ma con una sfumatura di conoscere il Signore.

Il SIGNORE disse: «Io perdono, come tu hai chiesto. Però, com’è vero che io vivo, tutta la terra sarà piena della gloria del SIGNORE. Tutti gli uomini che hanno visto la mia gloria e i miracoli che ho fatto in Egitto e nel deserto, quelli che mi hanno tentato già dieci volte e non hanno ubbidito alla mia voce, certo non vedranno il paese che promisi con giuramento ai loro padri. Numeri 14:20-23

La manifestazione di Dio appare collegata allo splendore e al temporale, ma sempre come eventi esteriori, non propriamente è il Signore.

Nei Salmi vediamo altre sfumature.

I cieli raccontano la gloria di Dio e il firmamento annuncia l’opera delle sue mani. Salmo 19:1

Date al SIGNORE la gloria dovuta al suo nome; adorate il SIGNORE con santa magnificenza. Salmo 29:2

Innàlzati, o Dio, al di sopra dei cieli, risplenda la tua gloria su tutta la terra! Salmo 57:11

In greco

La LXX traduce il termine con doxa δόξα.

Questo è molto importante per due motivi. Gli scrittori del Nuovo Testamento citano l’Antico dalla versione LXX e ne prendono la lingua. La LXX prende dal greco solo uno dei significati, il più vicino all’ebraico.

Nel greco classico il termine doxa, infatti, significa anche opinione, ma quasi mai nella Bibbia. Il secondo significato è quello usato che è opinione che si ha di me, reputazione, buona fama (senza specificazioni). Il verbo dokeo senza altre specificazioni è “godere di buona fama”.

Nell’ellenismo la gloria è spesso considerato il valore supremo della vita. Forse c’era una relazione con lo splendore (come sembra anche in ebraico, legato alla luce) ma poi ha avuto un valore di splendore simbolico.

L’episodio della trasfigurazione è parallelo alla manifestazione sul Sinai.

Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo, e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, l’aspetto del suo volto fu mutato e la sua veste divenne di un candore sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, i quali, apparsi in gloria, parlavano della sua dipartita che stava per compiersi in Gerusalemme. Luca 9:28-31

Gesù Cristo è la gloria perfetta di Dio.

Dio, dopo aver parlato anticamente molte volte e in molte maniere ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che egli ha costituito erede di tutte le cose, mediante il quale ha pure creato i mondi. Egli, che è splendore della sua gloria e impronta della sua essenza, e che sostiene tutte le cose con la parola della sua potenza, dopo aver fatto la purificazione dei peccati, si è seduto alla destra della Maestà nei luoghi altissimi. Ebrei 1:1-3

Or il Dio di ogni grazia, che vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo, dopo che avrete sofferto per breve tempo, vi perfezionerà egli stesso, vi renderà fermi, vi fortificherà stabilmente. I Pietro 5:10

Ma la gloria del Signore, il fatto che si glorifichi e lo glorifichino anche altri diviene un compito cristiano.

Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualche altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio. Non date motivo di scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né alla chiesa di Dio; così come anch’io compiaccio a tutti in ogni cosa, cercando non l’utile mio ma quello dei molti, perché siano salvati. I Corinzi 10:31-33

«Gloria a Dio nei luoghi altissimi e pace in terra agli uomini che egli gradisce!» Luca 2:14

Soli Deo Gloria

Si veda anche qui.

1) Solo a Dio sia la gloria cioè Soltanto a Dio siano resi onore e gloria

In nessun modo siamo autori della nostra salvezza, e dunque l’unica vera gloria va resa a Dio: Padre, Figlio e Spirito santo.

2) La gloria va resa solo al Signore:

Geremia 9:23-24: Così parla il SIGNORE: “Il saggio non si glori della sua saggezza, il forte non si glori della sua forza, il ricco non si glori della sua ricchezza: ma chi si gloria si glori di questo: che ha intelligenza e conosce me, che sono il SIGNORE. Io pratico la bontà, il diritto e la giustizia sulla terra, perché di queste cose mi compiaccio”.

3) Ma soprattutto va data gloria a Gesù Cristo per la salvezza ricevuta:

Filippesi 2:9-11: Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre.

Egli ha il primato su ogni cosa o persona.

4) La vita cristiana diviene, quindi, un rendere gloria a Dio in tutto ciò che si fa.

Ricevuta grazia e fede si è chiamati ad agire secondo la volontà di Dio, per estendere la sua gloria dinnanzi all’umanità.

5) Si vive, consapevoli dell’amore di Dio, una vita che vuole accrescere con ogni nostra attività, con l’ingegno e con l’arte, con la solidarietà e con il lavoro: la bellezza del creato, la riconciliazione fra le persone, la gioia di vivere alla gloria di Dio.

6) Etica evangelica I 5 solo portano ad un’etica dell’ubbidienza a Colui che ci ha salvati.

È un’etica di testimonianza, di vocazione quotidiana, di servizio nel mondo al prossimo, di libertà e responsabilità personale.

Dal rendere sempre gloria a Dio deriva la dignità di ogni lavoro, che si svolge per il prossimo e per migliorare il Creato.

Male

Male, maligno…Arrivando a questa parola non sono tanto i possibili fraintendimenti per l’uso che se può fare nella lingua attuale a dover essere descritti, quanto le varie riflessioni che si porta con sé.

Per quanto riguarda la parola che designa il male in ebraico si ha un’unica radice (ra‘) che significa “rovinare, fare a pezzi”. Nella parola è compresa sia l’origine sia le conseguenze del male, cioè sia “fare il male, pensare il male”, sia lo “stare male, subire il male”.

Nel greco del Nuovo Testamento ci sono sostanzialmente due termini: κακός e πονηρός.

Κακός

Κακός (da cui probabilmente il termine italiano cacca) è opposto ad ἀγαθός (buono, onesto) ha valore di sciagura e male (LXX) e ha anche un significato morale.

Nella cultura e filosofia greca infatti si pone il problema della teodicea (termine di Leibniz), cioè quale sia l’essenza, l’origine e il fine del male. Ovviamente anche nell’Antico Testamento si ritrova una teoria della retribuzione, ad esempio, e una sua sconfessione.

In Filone, che riprende filosoficamente i concetti biblici, nessun male c’è nel Signore, ma è il solo principio di bene, mentre il male è nell’essere umano.

Anche Gesù insegna nello stesso modo. (oltre a respingere l’idea di una retribuzione per malattie e catastrofi) ed è contro il male fisico oltre che morale.

Marco 7:20-24 Diceva inoltre: «È quello che esce dall’uomo che contamina l’uomo; perché è dal di dentro, dal cuore degli uomini, che escono cattivi (κακοὶ) pensieri, fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, frode, lascivia, sguardo maligno, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive escono dal di dentro e contaminano l’uomo».

Al contrario nelle religioni iraniche, che arrivano a grande diffusione nella parte orientale dell’Impero romano al tempo dei primi cristiani, c’è un dualismo fra bene e male come nella religione zoroastriana, da Zarathustra, e poi successivamente una versione ancor più duale in Mani, da cui il termine manicheo.

In generale, proprio per l’annuncio della lieta novella, il problema della teodicea non è realmente affrontato nelle pagine bibliche.

Romani 8:18-23 Infatti io ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria che deve essere manifestata a nostro riguardo. Poiché la creazione aspetta con impazienza la manifestazione dei figli di Dio; perché la creazione è stata sottoposta alla vanità, non di sua propria volontà, ma a motivo di colui che ve l’ha sottoposta, nella speranza che anche la creazione stessa sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella gloriosa libertà dei figli di Dio. Sappiamo infatti che fino ad ora tutta la creazione geme ed è in travaglio; non solo essa, ma anche noi, che abbiamo le primizie dello Spirito, gemiamo dentro di noi, aspettando l’adozione, la redenzione del nostro corpo.

Ma nulla ci separa dall’amore di Dio.

Ρονηρός

Ρονηρός significa che dà fatica, gravoso, di peso. Anche difettoso o guasto, inutile. Ha anche però un senso di malvagio, maligno e viene anche sostantivato come il malvagio e in questo diviene anche il Maligno cioè il diavolo.

C’è dunque da difendersi contro le insidie del diavolo (attenzione insidie, non può nulla se non è seguito dai pensieri malvagi del cuore umano)

Efesini 6:10-16 Del resto, fortificatevi nel Signore e nella forza della sua potenza. Rivestitevi della completa armatura di Dio, affinché possiate star saldi contro le insidie del diavolo; il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti. Perciò prendete la completa armatura di Dio, affinché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver compiuto tutto il vostro dovere. State dunque saldi: prendete la verità per cintura dei vostri fianchi; rivestitevi della corazza della giustizia; mettete come calzature ai vostri piedi lo zelo dato dal vangelo della pace; prendete oltre a tutto ciò lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infocati del maligno (τοῦ πονηροῦ).

La parola ha dunque due significati e viene usata in un senso e in un altro.

I Corinzi 5:13 Quelli di fuori li giudicherà Dio. Togliete il malvagio (τὸν πονηρὸν, parlando di un membro della chiesa) di mezzo a voi stessi.

I Giovanni 2:13 Padri, vi scrivo perché avete conosciuto colui che è fin dal principio. Giovani, vi scrivo perché avete vinto il maligno (τὸν πονηρόν).

Apocalisse 21:4 Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore (πόνος=fatica, afflizione,da cui si è schiacciati), perché le cose di prima sono passate».

Si può allora arrivare a

Matteo 6:13b ἀλλὰ ῥῦσαι ἡμᾶς ἀπὸ τοῦ πονηροῦ

ma liberaci dal maligno (NRV)

sondern erlöse uns von dem Bösen (Luth17, NZH).

Maschile o neutro? Cioè maligno nel senso di Satana o maligno nel senso di qualcosa di male (spesso usato come tribolazione nel tempo finale) e che è gravoso dà fatica e peso nella vita?

Ovviamente varie sono le interpretazioni degli studiosi, ma per ilm Kittel ad esempio non c’è storia va considerato al neutro, non come diavolo. E direi neanche come Male con la M maiuscola come traduce nella versione ecumenica del 1999, perché ne fa un principio assoluto, non in linea con il Nuovo Testamento.

Pace

Nell’Antico Testamento la parola che viene usata per pace è: shalom, che è qualcosa di molto più grande dell’assenza di guerra, vuol dire anche benessere, salute, per cui si usa anche come saluto, completezza. Può essere materiale e spirituale.

La benedizione di Aronne è fondamentale perché lega la pace ad un dono del Signore.

Il SIGNORE ti benedica e ti protegga! Il SIGNORE faccia risplendere il suo volto su di te e ti sia propizio! Il SIGNORE rivolga verso di te il suo volto e ti dia la pace!’”. Numeri 6:24-26

Ed anche:

Il SIGNORE darà forza al suo popolo; il SIGNORE benedirà il suo popolo dandogli pace. Salmo 29:11

Si legge anche che c’è pace per il popolo di Israele se può difendersi, grazia al Signore, dai nemici.

Io farò sì che la pace regni nel paese; voi vi coricherete e non ci sarà chi vi spaventi; farò sparire dal paese le bestie feroci e la spada non passerà per il vostro paese. Voi inseguirete i vostri nemici ed essi cadranno davanti a voi per la spada. Levitico 26:6-7

E quindi quando si allontanano dal Signore c’è guerra, dominazione di altri popoli.

Ma quando erano in pace, ricominciavano a fare il male davanti a te; perciò tu li abbandonavi nelle mani dei loro nemici, che diventavano loro dominatori; poi, quando ricominciavano a gridare a te, tu li esaudivi dal cielo; e così, nella tua misericordia, più volte li hai salvati. Nehemia 9:28

Qualcosa che leggiamo sempre nei profeti riguardo alle deportazioni e che sempre rimane una lettura del tutto di fede senza alcun legame, almeno sembra, con la realtà internazionale di allora. È chiaro che ciò è esclusivo di quel periodo e di quel popolo, ma ci fa riflettere come una società giusta è complessivamente più prospera e dunque più in un certo senso sicura.

Però anche verso il nemico ci può essere augurio di pace, con un significato profondo. Si veda l’episodio di Naaman, il siriano.

Tuttavia il SIGNORE voglia perdonare una cosa al tuo servo: quando il re mio signore entra nella casa di Rimmon per adorare, e si appoggia al mio braccio, anch’io mi prostro nel tempio di Rimmon. Voglia il SIGNORE perdonare a me, tuo servo, quando io mi prostrerò così nel tempio di Rimmon!» Eliseo gli disse: «Va’ in pace!» II Re 5:18-19

Si trova anche chi augura la pace solo per convenienza.

Così parla il SIGNORE riguardo ai profeti che sviano il mio popolo e che gridano: «Pace!» quando i loro denti hanno qualcosa da mangiare, ma dichiarano la guerra santa contro chi non mette nulla nella loro bocca. Michea 3:5

L’Ecclesiaste ci raggela, se volete con il suo un tempo per ogni cosa:

un tempo per amare e un tempo per odiare, un tempo per la guerra e un tempo per la pace. Ecclesiaste / Kohelet 3:8

Ci raggela perché il saggio conosce il mondo e sa che la pace non è per sempre. Permettetemi di dire che la guerra non è mai giusta, ma alle volte diviene necessaria per il peccato nostro e del mondo.

La pace nelle difficoltà è qualcosa che parla della pace interiore, il credente sperimenta inganno e guerra, catastrofe e brutte prospettive, ma il Signore può donare questa pace interiore che dona anche forza e resistenza e quella lucidità che la paura ci toglie.

In pace mi coricherò e in pace dormirò, perché tu solo, o SIGNORE, mi fai abitare al sicuro. Salmo 4:8

C’è anche la dimensione di morire e andare in pace.

Quanto a te, te ne andrai in pace presso i tuoi padri e sarai sepolto dopo una prospera vecchiaia. Genesi 15:15

Gesù Cristo, principe della pace

Nel greco del Nuovo Testamento abbiamo invece eirene, nel greco classico aveva un accezione negativa, ma con i traduttori della LXX diviene l’omologo di shalom e ha spesso una valenza spirituale. Ma Gesù Cristo come principe della pace ha una significato fondamentale.

Annuncia il profeta Isaia, ciò che noi cristiani vediamo realizzato pienamente nel Cristo:

Poiché un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato, e il dominio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace, per dare incremento all’impero e una pace senza fine al trono di Davide e al suo regno, per stabilirlo fermamente e sostenerlo mediante il diritto e la giustizia, da ora e per sempre: questo farà lo zelo del SIGNORE degli eserciti. Isaia 9:5-6

Non a caso quando nasce leggiamo il coro degli angeli che dice:

«Gloria a Dio nei luoghi altissimi e pace in terra agli uomini che egli gradisce!» Luca 2:14

La pace con Dio, arriva grazia a Gesù Cristo, perché toglie l’inimicizia con Dio dovuta al peccato. E da qui si parte anche per chiedere di impegnarsi per la pace fra gli esseri umani.

È spesso solo una pace interiore e con Dio, infatti:

Vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti. Giovanni 14:27

E in questo senso di mondo che fa guerra ai credenti, si legge una parola di Gesù che riprende una citazione di Michea:

Non pensate che io sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a metter pace, ma spada. Perché sono venuto a mettere l’uomo contro suo padre, la figlia contro sua madre e la nuora contro sua suocera; e i nemici dell’uomo saranno quelli stessi di casa sua. Matteo 10:34-36

In questo senso spesso la pace viene associata nelle lettere apostoliche a grazia, giustizia, oltre che ovviamente nei saluti e nelle benedizioni.

Grazia a voi e pace da Dio, nostro Padre, e dal Signore Gesù Cristo. Efesini 1:2

E la pace di Cristo, alla quale siete stati chiamati per essere un solo corpo, regni nei vostri cuori; e siate riconoscenti. Colossesi 3:15

L’Apocalisse ci ricorda che la vera e autentica pace viene solo con la fine dei tempi:

Quando l’Agnello aprì il secondo sigillo, udii la seconda creatura vivente che diceva: «Vieni». E venne fuori un altro cavallo, rosso; e a colui che lo cavalcava fu dato di togliere la pace dalla terra affinché gli uomini si uccidessero gli uni gli altri, e gli fu data una grande spada. Apocalisse 6:3-4

Ovviamente questo non significa che i credenti non si debbano sempre adoperare per la pace (come per la giustizia) in ogni maniera e in ogni tempo.

Beati quelli che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Matteo 5:9

Parola di Dio

Di solito quando il prete legge l’evangelo alla fine afferma: “Parola di Dio” e una formula simile è usata in alcune chiese protestanti. Di solito in effetti quando si parla della Parola di Dio ci si riferisce alla Scrittura, cioè al testo biblico considerato ispirato.

È un uso solo in parte biblico. Ad esempio nel Salmo 119:

Salmo 119:105 La tua parola è una lampada al mio piede e una luce sul mio sentiero.

che sembra riferirsi proprio alla parola biblica scritta. Da cui l’idea della Sacra Scrittura per sottolineare che è ispirata dal Signore.

La Parola ovviamente non è solo la Scrittura. Nell’Antico Testamento è una comunicazione di Dio, che è un comando, una profezia, un incoraggiamento, un monito rivolto a patriarchi, re e profeti:

Genesi 15:1 Dopo questi fatti, la parola del SIGNORE fu rivolta in visione ad Abramo, dicendo: «Non temere, Abramo, io sono il tuo scudo, e la tua ricompensa sarà grandissima».

Geremia 1:1-5 Parole di Geremia, figlio di Chilchia, uno dei sacerdoti che stavano ad Anatot, nel paese di Beniamino. La parola del SIGNORE gli fu rivolta al tempo di Giosia, figlio di Amon, re di Giuda, l’anno tredicesimo del suo regno, e al tempo di Ieoiachim, figlio di Giosia, re di Giuda, sino alla fine dell’anno undicesimo di Sedechia, figlio di Giosia, re di Giuda, fino a quando Gerusalemme fu deportata, il che avvenne nel quinto mese. La parola del SIGNORE mi fu rivolta in questi termini: «Prima che io ti avessi formato nel grembo di tua madre, io ti ho conosciuto; prima che tu uscissi dal suo grembo, io ti ho consacrato e ti ho costituito profeta delle nazioni».

Può essere anche rara in certi periodi:

I Samuele 3:1 La parola del SIGNORE era rara a quei tempi, e le visioni non erano frequenti.

Però già nell’Antico Testamento la Parola sembra essere qualcosa che agisce anche nel Creato e nella storia umana in maniera più complessa.

Isaia 55:10-11 Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver annaffiato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, affinché dia seme al seminatore e pane da mangiare, così è della mia parola (LXX: οὕτως ἔσται τὸ ρῆμά μου,), uscita dalla mia bocca: essa non torna a me a vuoto, senza aver compiuto ciò che io voglio e condotto a buon fine ciò per cui l’ho mandata.

Nel greco del Nuovo Testamento parola si può dire in due maniere differenti: ρῆμά e λόγος. Logos che ha significato di parola, discorso, ragione ed alle volte nelle traduzioni reso con Verbo, ha un grande retroterra filosofico.

Innanzitutto Gesù Cristo è in questo senso la Parola (anche se in Giovanni non sembra esserci posto per il concetto ellenistico).

Giovanni 1:1-3 Nel principio era la Parola (Ἐν ἀρχῇ ἦν ὁ λόγος), la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. Essa era nel principio con Dio. Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei, e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta.

L’unica Parola di Dio è Gesù si afferma seguendo il prologo di Giovanni nella I tesi di Barmen, ma sebbene l’identificazione del Cristo con la Parola di Dio sia antichissima, nello stesso tempo non compare nei “Credo” classici.

Luca 8:11 Or questo è il significato della parabola: il seme è la parola di Dio.

Ἔστιν δὲ αὕτη ἡ παραβολή· Ὁ σπόρος ἐστὶν ὁ λόγος τοῦ θεοῦ.

II Timoteo 2:8-9 Ricòrdati di Gesù Cristo, risorto dai morti, della stirpe di Davide, secondo il mio vangelo, per il quale io soffro fino ad essere incatenato come un malfattore; ma la parola (logos) di Dio non è incatenata.

Il testo in cui la diffusione del messaggio di Gesù Cristo avanza grazie allo Spirito, pur se se ne imprigionano gli apostoli, gli annunciatori.

La Parola che non è incatenata è anche un annuncio liberatore, perché non è legata ad una interpretazione fissa nel tempo, ad una situazione o cultura, e dunque non ci lega a nostra volta, ma ci lascia la libertà dell’incontro con la Parola o con gli altri credenti che leggono quella Parola.

Ovviamente si usa l’altro termine per parola e parole, in genere quando non ha questa valenza. Eppure in Romani (forse favorito dalla citazione):

Romani 10:8 Questa è la parola della fede che noi annunciamo;

ἔστιν τὸ ῥῆμα τῆς πίστεως ὃ κηρύσσομεν

Logos ha avuto grande successo come termine filosofico in cui esprime prima di tutto la ragione che determina il mondo e la legge in cui essa si esprime. Filone d’Alessandria (20a.C. 45 d.C.) riprende il concetto applicandolo alla Scrittura ebraica e diviene la Sapienza di Dio all’opera nella Creazione del mondo1.

Ovviamente l’identificazione con il Cristo ha preso una strada differente per i cristiani, e la filosofia ellenista è stata utilizzata o per alcuni a deformato il messaggio evangelico.

Giungiamo ad alcune conclusioni.

1) Bisogna stare attenti sia alle parole, sia al concetto espresso. Non dobbiamo solo fissarci sulle parole, anche se sono importanti. perché hanno significati differenti da lingua a lingua. Per poter bene tradurre, ma soprattutto ben interpretare allora il contesto e l’insieme edel dato biblico è fondamentale.

2) L’elaborazione di un concetto trinitario di Dio si è servito di parole e di concetti non solo ebraici. La cultura di un’epoca ci può portare fuori strada, ma anche accrescere la nostra capacità di comprensione di qualcosa che va molto oltre il nostro intelletto.

3) Diffidate di chi vuol semplificare. Chiarezza a volte è essere più precisi.

Peccato

Ampia è la varietà dei termini che sia l’Antico sia il Nuovo Testamento usano per peccato.

Nell’ebraico esistono varie radici, la più diffusa contiene l’idea di mancare il bersaglio o deviare dall’obiettivo. In un caso il significato è letterale:

Giudici 20:16 Fra tutta questa gente c’erano settecento uomini scelti, che erano mancini. Tutti costoro potevano lanciare una pietra con la fionda a un capello, senza fallire il colpo.

Spesso però il senso usato è di “deviazione” dalla giustizia o dalla morale. Si usa sia verso Dio, sia verso un altro essere umano. Ovviamente ci sono anche sfumature diverse ad esempio quando si parli di un errore formale.

Un’altra radice indica invece: ribellione, rivoluzione. Spesso in senso politico, ma anche contro Dio. E questo senso di ribellione contro Dio è sviluppato nel Nuovo Testamento.

C’è poi un termine che indica la trasgressione deliberata. Mentre un altro termine descrive la deviazione dal giusto percorso. È l’errare, che anche in italiano ha lo stesso doppio significato, l’errare più per ignoranza che deliberatamente.

Nel greco neotestamentario c’è hamartia (ἁμαρτία) che traduce proprio l’idea di mancare il bersaglio.

παραπτώμα è invece più forte, in origine segnalava un errore di misurazione, poi più colpa, misfatto.

Matteo 6:14-15 Perché se voi perdonate agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonate agli uomini [le loro colpe], neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe.

Matteo 6:14-15 ἐὰν γὰρ ἀφῆτε τοῖς ἀνθρώποις τὰ παραπτώματα αὐτῶν, ἀφήσει καὶ ὑμῖν ὁ πατὴρ ὑμῶν ὁ οὐράνιος· ἐὰν δὲ μὴ ἀφῆτε τοῖς ἀνθρώποις, οὐδὲ ὁ πατὴρ ὑμῶν ἀφήσει τὰ παραπτώματα ὑμῶν.

Ci sono poi tanti altri che esprimono l’iniquità, l’ingiustizia. Anche debiti è usato per peccati, ad esempio, nel Padre Nostro.

Il peccato è contro Dio è questa la particolarità che soggiace ai vari termini. Da questo essere contro Dio segue il peccato verso gli esseri umani e la Creazione. Questo però è un concetto teologico, non solo legato ai termini usati che alle volte prendono vita propria rispetto alla loro origine2.

Peccato o peccati?

In questo senso vine posta una riflessione da parte protestante se abbia senso parlare dei peccati, che pure è usato, ma va ad indicare le azioni sbagliate oppure peccato, come uno stato dell’umanità.

Genesi 8:21 il cuore dell’uomo concepisce disegni malvagi fin dall’adolescenza

Il problema della salvezza non si risolve se non con Gesù Cristo.

I Corinzi 15:3 Poiché vi ho prima di tutto trasmesso, come l’ho ricevuto anch’io, che Cristo morì per i nostri peccati, secondo le Scritture

1. Corinzi 15:3 Παρέδωκα γὰρ ὑμῖν ἐν πρώτοις, ὃ καὶ παρέλαβον, ὅτι Χριστὸς ἀπέθανεν ὑπὲρ τῶν ἁμαρτιῶν ἡμῶν κατὰ τὰς γραφάς,

Romani 6:12-14 Non regni dunque il peccato nel vostro corpo mortale per ubbidire alle sue concupiscenze; e non prestate le vostre membra al peccato, come strumenti d’iniquità; ma presentate voi stessi a Dio, come di morti fatti viventi, e le vostre membra come strumenti di giustizia a Dio; infatti il peccato non avrà più potere su di voi, perché non siete sotto la legge ma sotto la grazia.

Römer 6:12-14 Μὴ οὖν βασιλευέτω ἡ ἁμαρτία ἐν τῷ θνητῷ ὑμῶν σώματι εἰς τὸ ὑπακούειν ταῖς ἐπιθυμίαις αὐτοῦ, μηδὲ παριστάνετε τὰ μέλη ὑμῶν ὅπλα ἀδικίας τῇ ἁμαρτίᾳ, ἀλλὰ παραστήσατε ἑαυτοὺς τῷ θεῷ ὡσεὶ ἐκ νεκρῶν ζῶντας καὶ τὰ μέλη ὑμῶν ὅπλα δικαιοσύνης τῷ θεῷ. ἁμαρτία γὰρ ὑμῶν οὐ κυριεύσει, οὐ γάρ ἐστε ὑπὸ νόμον ἀλλὰ ὑπὸ χάριν.

Ci sono differenze dal punto di vista umano, ma una buona azione senza amore…

Incapacità di agire senza peccato (schiavitù) e grazia di Dio e la rigenerazione, sono concetti tipici della riflessione protestante.

Romani 6:22-23 Ma ora, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, avete per frutto la vostra santificazione e per fine la vita eterna; perché il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore.

Romani 6:22-23 νυνὶ δέ, ἐλευθερωθέντες ἀπὸ τῆς ἁμαρτίας δουλωθέντες δὲ τῷ θεῷ, ἔχετε τὸν καρπὸν ὑμῶν εἰς ἁγιασμόν, τὸ δὲ τέλος ζωὴν αἰώνιον. τὰ γὰρ ὀψώνια τῆς ἁμαρτίας θάνατος, τὸ δὲ χάρισμα τοῦ θεοῦ ζωὴ αἰώνιος ἐν Χριστῷ Ἰησοῦ τῷ κυρίῳ ἡμῶν.

Notate anche (in linea con dei termini usati per il peccato) come in I Giovanni si abbia questa idea del persistere nel peccare, che trovo sia interessante per una nozione in cui spesso si è colpevolizzati.

I Giovanni 3:8-9 Colui che persiste nel commettere il peccato proviene dal diavolo, perché il diavolo pecca fin dal principio. Per questo è stato manifestato il Figlio di Dio: per distruggere le opere del diavolo. Chiunque è nato da Dio non persiste nel commettere peccato, perché il seme divino rimane in lui, e non può persistere nel peccare perché è nato da Dio.

I Giovanni 3:8-9 ὁ ποιῶν τὴν ἁμαρτίαν ἐκ τοῦ διαβόλου ἐστίν, ὅτι ἀπ’ ἀρχῆς ὁ διάβολος ἁμαρτάνει. εἰς τοῦτο ἐφανερώθη ὁ υἱὸς τοῦ θεοῦ ἵνα λύσῃ τὰ ἔργα τοῦ διαβόλου. πᾶς ὁ γεγεννημένος ἐκ τοῦ θεοῦ ἁμαρτίαν οὐ ποιεῖ, ὅτι σπέρμα αὐτοῦ ἐν αὐτῷ μένει, καὶ οὐ δύναται ἁμαρτάνειν, ὅτι ἐκ τοῦ θεοῦ γεγέννηται.

La colpevolizzazione dei fedeli era quella causata dai sacrifici ripetuti (come scritto nella Lettera agli Ebrei), che in fonod non risolvevano mai il problema. In Gesù Cristo invece (ma anche nelle chiese c’è la colpevolizzazione) c’è questo annuncio di grazia, di dalvezza, di remissione dei peccati, che no significa essere perfetti (anche se umanamente vogliamo comunque migliorare). Come diceva Lutero Simul iustus et peccator, che non vuole colpevolizzare infatti la grazia di Dio è quella che ci trasforma.

Spesse volte il conformismo sociale ci fa cadere in errore come una massa e non come individui che ragionano. Però, ciò che uno fa male per conformismo o per anti-conformismo, è un peccato in sé, vale l’azione compiuta e non il contesto in una valutazione rigorosa.

Conformismo e non conformismo è più legato alla modalità di sbagliare. Quello che dice l’ho fatto come tutti facevano dimostra di aver sospeso la sua responsabilità di giudizio, quello che ha sbagliato è per essere differente dagli altri, denota spesso una certa superbia. Se poi entrambi fanno il bene per l’uno o per l’altro, allora ciò è valido.

Preghiera

Cosa si intende con il termine preghiera. Questo non è qualcosa di così definito. Si potrebbe dire in generale che sono tutti gli atteggiamenti umani di quando ci si rivolge a Dio.

Nell’Antico Testamento: ci sono vari tipi di preghiera adorazione, lode, supplica, confessione, intercessione, richiesta. Poi ci sono preghiere nel culto e private.

Periodo patriarcale (Genesi) sembra esserci solo l’invocazione del nome del Signore

Prima dell’esilio preghiere d’intercessione (soprattutto del re o sacerdoti…)

“Il Signore si pentì” compare come una preghiera d’intercessione.

A Geremia è vietato di intercedere:

Geremia 7:16 «Tu non intercedere per questo popolo, non innalzare per essi suppliche o preghiere, non insistere presso di me, perché non ti esaudirò.

Nel Pentateuco non c’è nessuna regola delle preghiera. Solo in Dt 26 sembra esserci una specie di preghiera per le offerte

Per i profeti è invece indispensabile la preghiera in collegamento con il Signore.

Salmi sono preghiere strutturate e alcune più spontanee.

Per la comunità in esilio e la sinagoga diviene importante la preghiera. Nel Talmud si legge che la preghiera è parte del servire il Signore con tutto sé stessi.

Come ai giorno d’oggi per gli ebrei ortodossi (e non solo) con preghiere rituali al mattino, pomeriggio e sera, che distinguono la giornata.

Nel Nuovo Testamento continuano i vari tipi di preghiere. L’accento è ad essere insistenti, umili e senza pretese.

Gesù Cristo prega spesso in disparte. Oltre a dare con il Padre Nostro un esempio di preghiera.

La prima chiesa è piena di preghiere

Atti 1:14 Tutti questi perseveravano concordi nella preghiera, con le donne e con Maria, madre di Gesù, e con i fratelli di lui.

Atti 9:11 uno di Tarso chiamato Saulo; poiché ecco, egli è in preghiera

Paolo prega per le varie comunità cui scrive.

Attività umana o dello Spirito?

Il concetto degli indù e buddista è spesso, attraverso i mantra e la meditazione, quello di entrare in connessione al divino, di entrare in sintonia con il tutto. Questo tipo di preghiera ha quindi l’idea di uno sforzo o tecnica da parte dell’uomo.

Invece c’è l’idea di pregare grazie all’intervento del Signore attraverso lo Spirito.

Giovanni 4:23-24 Ma l’ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori. Dio è Spirito, e quelli che lo adorano bisogna che lo adorino in spirito e verità»

Romani 8:26-27 Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede egli stesso con sospiri ineffabili; e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.

UNa lunga citazione da Famiglia Cristiana, ci permette di vedere parecchi aspetti tipici dell’esperienza indù e buddista. Poi alla fine si azzarda anche un modellamento del divino sul nostro profondo…

Da Famiglia Cristiana 2016 Nel concreto, durante un’esperienza spirituale (intesa come preghiera solitaria o collettiva, meditazione, lettura di testi sacri o partecipazione a un rito religioso), il cervello “spegne” gli stimoli sensoriali che normalmente attingono informazioni dall’ambiente esterno, come luce, rumori e odori, permettendo di concentrarsi sulla propria interiorità.

«I moderni esami diagnostici consentono di visualizzare le aree cerebrali coinvolte in questo meccanismo», riferisce la dottoressa Urru. «Oltre ad aumentare l’attività della corteccia prefrontale, cioè la parte anteriore del lobo frontale che governa le emozioni, si mettono maggiormente in moto il nucleo caudato, l’insula e il giro del cingolo, tre centri implicati nella percezione della nostra unità con il tutto, oltre che importanti per memoria, apprendimento e innamoramento». Si tratta delle stesse aree coinvolte di fronte a un’opera artistica o uno scenario naturale, come se fra i neuroni esistesse una predisposizione all’armonia universale. I risultati sono fisici, ma non solo: la preghiera infatti attiva la funzione parasimpatica, riducendo frequenza cardiaca e pressione sanguigna, rafforzando la risposta immunitaria e abbassando i livelli ematici di cortisolo (l’ormone dello stress), ma favorisce anche la percezione che le cose abbiano un senso unitario, in un’ottica di trascendenza e infinito che – oltre a rappresentare il cuore spirituale dell’esperienza religiosa – è resa possibile dalla struttura stessa del nostro cervello.

Per chi crede, rappresenta la scoperta di Dio nel profondo della nostra mente. «I benefici sembrano maggiori in chi prega tutti i giorni, perché i vari meccanismi avvengono in tempi più brevi: ecco perché molti studiosi, come Norman Doidge e Timothy R. Jennings, hanno parlato di un cervello modellato dal divino, come se l’attitudine a un uso rituale della preghiera ne accelerasse gli effetti sull’organismo», commenta Urru. «Quello verso Dio è una sorta di sesto senso, da aggiungere agli altri cinque e allenare nel tempo, per non cadere nell’errore di interpretare la preghiera come una formula miracolosa, da usare quasi a comando».