Marco sembra essere l’inventore del genere letterario del vangelo.

Lo storico del tempo non faceva spesso differenza fra i fatti e la sua interpretazione. D’altronde ciò è in buona parte vero ancor oggi. Non solo se io racconto certi fatti e non altri ne sto dando una interpretazione, ma ponendoci dinnanzi a racconti, specie di miracoli, dicendo che non sono reali ne ho dato già una interpretazione.

A noi è data dunque una pluralità di testimoni e noi abbiamo fede nel senso che ci fidiamo dell’interpretazione di quei testimoni. Ma non abbiamo certezza, se non certezza di fede. L’interpretazione letteralista è il tentativo di sostituire alla verità di fede una verità oggettiva. Il tentativo di molti commentatori atei è trasportare nel mito ciò che è testimonianza storica, testimonianza certo, ma storica.

L’evangelo di Marco può essere un ottima introduzione a Gesù e alla riflessione su chi sia. Viene considerato il più antico dei quattro evangeli notando come ci siano dei versetti in comune a Matteo e Luca e come Matteo e Luca abbrevino sempre Marco, ma non è vero il contrario.

Comunque sia l’evangelo di Marco è percorso dalla domanda di Gesù: “chi dite che io sia?” Insieme al segreto messianico, cioè l’ordine di Gesù di non divulgare le guarigioni miracolose, ci porta fin quasi alla fine in cui con la testimonianza del centurione ai piedi della croce, riceviamo la risposta e l’esatta valutazione di chi sia Gesù Cristo, Figlio di Dio.

Alcuni articoli sull’evangelo di Marco: