Cristo è resurrezione

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La resurrezione di Lazzaro è un brano di solito ben conosciuto. Più che di resurrezione però dovremmo parlare di ritorno in vita, e questo è uno degli aspetti su cui pensare.

Non leggeremo tutto il testo, ma solo l’incontro con Marta, una delle due sorelle di Lazzaro. L’inizio della storia sembra proprio mostrare il Signore che se la prende comoda, aspetta che Lazzaro sia morto almeno da quattro giorni per arrivare a Betania dove era la casa del suo amico.

(Versione audio)

Gesù dunque, arrivato, trovò che Lazzaro era già da quattro giorni nel sepolcro. Or Betania distava da Gerusalemme circa quindici stadi, e molti Giudei erano andati da Marta e Maria per consolarle del [loro] fratello.

Come Marta ebbe udito che Gesù veniva, gli andò incontro; ma Maria stava seduta in casa. Marta dunque disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto; ma anche adesso so che tutto quello che chiederai a Dio, Dio te lo darà».

Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà». Marta gli disse: «Lo so che risusciterà, nella risurrezione, nell’ultimo giorno».

Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà, e chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi tu questo?» Ella gli disse: «Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che doveva venire nel mondo».

Giovanni 11:17-27

Ma perché Gesù Cristo fa ritornare in vita Lazzaro? Nel testo completo ci viene svelato: “affinché credano che tu mi hai mandato” dice Gesù.

E anche il dialogo con Marta occorre a Gesù per far capire a lei (e a noi che leggiamo) cosa significhi resurrezione e chi sia realmente Gesù e il credere in Lui.

Delle due sorelle di Lazzaro: Maria è in casa affranta e distrutta e Marta, più intraprendente, va verso Gesù. È chiaro che per Marta non ci sia più niente da fare per suo fratello. In quanto, sembra proprio un rimprovero quello che rivolge al Signore appena lo vede: se fosse arrivato quando era ancora malato, forse pensa, avrebbe potuto fare qualcosa… Anzi sembra proprio uscita per rimproverare –senza tanta folla intorno– con Gesù, che è un loro amico.

Eppure, subito dopo, quasi a rendendosi conto della sfiducia dimostrata da lei in Gesù, aggiunge che è sicura che anche il miracolo di riportarlo in vita potrebbe avvenire se Gesù prega il Signore. Non si rivolge dunque a Gesù come chi è il Signore della vita, ma come chi possa essere esaudito nella preghiera. Gesù è per lei solo un intermediario affidabile verso Dio.

Gesù Cristo allora annuncia la resurrezione, si potrebbe dire come ogni pastore fa o dovrebbe fare ad un funerale. Al che Marta non è affatto soddisfatta. Perché risponde direi scolasticamente, da giovane farisea che ha imparato a memoria le basi della fede. Cioè, come molti fanno ancora oggi, vede la resurrezione come un evento lontano e dubbio, qualcosa degli ultimi tempi che non consola.

E in risposta a questo scetticismo Gesù Cristo dice quel forte “Io sono”. Infatti la resurrezione, non è cosa che riguardi la teoria religiosa, non è questione di spiegazioni più o meno credibili, ma riguarda la persona di Gesù Cristo. Quell’“io sono” è una pretesa esclusiva di Gesù, che si presenta come resurrezione e vita. E Gesù domanda a Marta se creda in questo. Resurrezione è una questione di fede non generica in Gesù Cristo come Signore.

La domanda di Gesù è seguita dalla confessione di fede di Marta. Ella però non ripete il contenuto dell’affermazione, come potremmo attenderci, ma testimonia la fede in Colui che annuncia, dicendo che Egli è il Cristo, proprio Colui che doveva arrivare. Non è dunque come si pensava che arrivasse alla fine dei tempi, ma è già arrivato, è lì dinnanzi a lei. Come è già arrivata la resurrezione.

La risposta di Marta è proprio corretta, infatti Gesù gli ha chiesto se crede il Lui come resurrezione e vita, non nella resurrezione e nella vita in generale. Infatti queste dipendono interamente dal Signore, non sono eventi staccati da Lui o da sé determinati.

resurrezione reinterpretata

Questa risposta è anche comprensiva rispetto a coloro che sono dubbiosi. Cioè, non debbono credere in una determinata rappresentazione post-mortem della resurrezione, come si sono sforzati di fare alcuni cristiani del passato, ma in Colui che è il Signore della vita. Ci si affida al Signore, non si comprende tutto, ma si ha fiducia in Lui.

La concezione della resurrezione viene quindi qui reinterpretata, rispetto a quanto significava prima, ad esempio nella cultura farisaica del tempo. C’era sempre di mezzo la domanda del “quando” sarebbe avvenuta la resurrezione finale, anche del come affrettare i tempi, ma non cosa significasse realmente resurrezione per ogni essere umano: l’essere connessi al Cristo.

Il Cristo come resurrezione e vita, Colui dunque che è il Signore della vita ben oltre il potere della morte di questo mondo, non significa che il credente non morirà, ma che –grazie alla resurrezione– la morte non ha più il suo potere. Anche la vita e la morte vengono in certo senso reinterpretate, e il “quando” della resurrezione finale non è più importante.

La vita eterna –come spesso leggiamo specie in Giovanni– è dunque donata adesso con il credere in Gesù quale il Cristo, il Signore. È un rinnovamento della mente, che porta alla conversione del cuore e delle prospettive di vita. E la morte diviene solo un momento di passaggio ad un’altra avventura per l’esistenza, non ciò che determina il vivere.

non tutti

Gesù, dopo aver constato l’incredulità di Maria affranta dal dolore, che nel frattempo era stata chiamata dalla sorella, e il mormorare senza fiducia della folla, proprio perché essi credano richiama in vita Lazzaro. Attenzione, infatti, non è resurrezione alla vita eterna, con un corpo glorioso, in una nuova dimensione dell’esistenza, ma un ritornare alla vita terrena di Lazzaro. Gesù però in questo mostra il suo essere Signore della vita.

Non tutti però credono. Anzi. Gesù Cristo sarà posto a morte proprio per questo suo segno di signoria sulla morte.

Perché? Qui si possono aprire lunghe discussioni storiche e teologiche. Probabilmente molti non hanno ben compreso il segno. Ma fermiamoci un attimo a pensare, invece, che chi è contrario al Signore agisca sapendo bene cosa faccia. Cioè, decida di metterlo a morte, proprio per evitare che agisca come Signore della vita. Che si rifiuti la prospettiva di reinterpretare la resurrezione, volendola relegare in fondo solo ad un’altra vita.

Il perché allora della loro opposizione sarebbe più chiaro. Non vogliono abbandonare tutti i privilegi e le aspettative mondane. Forse non tutti vogliono la vita eterna come ci viene da pensare. Sarebbe come essere rinnovati, ma chi vuole realmente essere nuovo? Se c’è potere e ricchezza, se si sta assai bene nel mondo…

Vogliono essere pienamente rinnovati solo coloro che si fidano pienamente e ciecamente (direbbe il mondo) del Signore. Solo chi è disposto ad abbandonare usi e costumi antichi e anche la propria vita terrena, per avere la pace e la gioia di essere con il Dio della vita.

A volte facciamo questo salto di fede, altre volte siamo più titubanti, ma Gesù Cristo ci ricorda che la gioia e la beatitudine è alla nostra portata credendo nel nostro Signore, nel Signore della vita. Amen


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