La folla, dopo l’unzione di Betania, si raduna per seguire Gesù e un’altra folla esce dalla città per incontrarlo. Insieme a Gesù, la folla è in primo piano nel racconto dell’evangelo di Giovanni.
E quella folla verso Gesù adotta tutta una simbologia regale. Quella che esce fuori le mura della città ripercorre un rituale di incontro verso il re che ritorna vittorioso o viene ad incontrare la città. L’accoglienza con i rami di palma era una prerogativa dei re in Israele fin dal tempo dei Maccabei, come anche l’Osanna è celebrazione di re vittoriosi.
Il giorno seguente, la gran folla che era venuta alla festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palme, uscì a incontrarlo e gridava: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele!» Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto: «Non temere, figlia di Sion! Ecco, il tuo re viene, montato sopra un puledro d’asina!»
I suoi discepoli non compresero subito queste cose; ma quando Gesù fu glorificato, allora si ricordarono che queste cose erano state scritte di lui e che essi gliele avevano fatte.
La folla dunque, che era con lui quando aveva chiamato Lazzaro fuori dal sepolcro e lo aveva risuscitato dai morti, ne rendeva testimonianza. Per questo la folla gli andò incontro, perché avevano udito che egli aveva fatto quel segno. Perciò i farisei dicevano tra di loro: «Vedete che non guadagnate nulla? Ecco, il mondo gli corre dietro!»
Giovanni 12:12-19
La domenica delle Palme è domenica di festa, in mezzo al Tempo di Passione. Perché si ricorda l’avvenimento in cui il signore Gesù riceve gli onori che gli si devono, dalla folla che entra con lui in Gerusalemme per la festa della Pasqua ebraica e da quella che gli esce incontro.
Certo dopo inizia la Passione con il rifiuto di Gesù da parte dei capi, con gli intrighi, il processo e la morte, ma sappiamo che anche buona parte di quella folla griderà: “crocifiggilo“. Adesso però è ora di far festa, perché il Signore è finalmente arrivato. E non solo, dato che dopo la morte Egli risorgerà, la festa non è sbagliata, non è un equivoco, ma è solo come anticipata.
Spesso viene da pensare, infatti, che quella folla faccia uno sbaglio, che poi vedendo messo a morte il Messia, penseranno che non sia il re atteso. In realtà, come ben sappiamo, la folla è altamente volubile, e soprattutto la massa è spesso pilotabile. Adesso invece la folla sostanzialmente non sbaglia. Gesù Cristo è proprio il Messia, egli è il Salvatore e insieme il Re, colui che doveva venire promesso nei secoli. Non solo, dato che fra la folla che lo celebra ci sono molti che hanno visto che Gesù ha riportato in vita Lazzaro, e una cosa così non si era mai neanche immaginata, e lo testimoniano e sanno che Gesù è come Dio. È il Dio che si è ricordato di noi, il Messia che doveva venire.
Eppure la folla, o almeno parte di essa cambia idea o non si accorge nemmeno della sua volubilità. Perché? Per due motivi.
Pilotabile
Primo. Come abbiamo detto una folla è pilotabile. Non tutti quelli che hanno assistito al richiamo in vita di Lazzaro,infatti, hanno creduto in Gesù. Anzi, alcuni, pur credendo a quella miracolosa vittoria sulla morte, decidono di andare a denunciare Gesù ai capi sacerdoti e questi decidono di farlo morire. Dunque organizzano l’arresto, azioni anche per influenzare la folla. Il mondo gli corre dietro dicono alcuni, ma altri conoscono come manipolare le azioni e anche le coscienze.
Aprendo una parentesi: alcuni oggi dicono “Ah! Se fossimo stati ai tempi di Gesù e lo avessimo visto fare quelle cose, allora sì, crederemmo in lui”. Consentitemi, questo non è così vero. Infatti, ci vuole umiltà per accogliere la notizia della vittoria sulla morte, perché va oltre la nostra comprensione razionale. Poi occorre coraggio, per cambiar vita rispetto a come siamo di solito. E infine serve ricevere lo Spirito, e non negarlo, per aprirci alla gioia.
Dunque, le famose parole sulla necessità di indipendenza di giudizio, del pensare con la propria testa, sono necessarie più che mai, anche al giorno d’oggi. E forse ancora di più per essere cristiani consapevoli.
Secondo. Quel boicottaggio riesce, però, anche per un secondo motivo. La folla delle Palme è festante perché ha visto che la morte non è definitiva. In seguito, però, con la morte di Gesù anche quella folla diverrà dubbiosa, servirà infatti la resurrezione e anche l’arrivo dello Spirito santo per trasformare quella folla nel popolo del Signore.
Già perché gente, folla, massa sono differenti da popolo. Il popolo ha una struttura, sono persone con delle esperienze condivise, anche con fede in un Signore, un’insieme di individui consapevoli che vogliono essere insieme. La massa invece deve essere più indistinta che mai per seguire docile i voleri dei potenti.
e noi?
Anche noi siamo un po’ come la folla delle Palme: anche se sappiamo della resurrezione del Cristo, non abbiamo delle idee proprio chiare su cosa sia resurrezione e magari diveniamo dubbiosi oppure incerti o contraddittori. Eppure proprio noi, con i nostri dubbi e perplessità facciamo parte di chi segue Gesù.
Siamo anche festanti? Sì, o almeno dovremmo esserlo, perché i cristiani non sono quelli della tristezza, anzi. Pur conoscendo le tristezze del mondo ed essendone colpiti, pur smarriti per un qualche tempo, avendo la speranza certa della vittoria sulla morte, i credenti non si arrendono e risorgono a nuova vita per festeggiare il Signore della vita!
Non rinunciamo dunque a festeggiare, ogni volta che lo possiamo e ce ne sia data l’occasione come quando incontriamo vecchi amici, o perché abbiamo raggiunto un buon risultato, oppure trovato lavoro, o fatto qualcosa di buono, o sistemato per bene la nostra casa o il giardino e via dicendo. Festeggiamo, non per ignorare i problemi, ma per affidarci a Dio e cantare la sua gloria e annunciare la sua Signoria contro la rassegnazione, per fare animo a chi soffre…
Con l’aiuto di Dio, in ogni giornata potremo vivere con la promessa che il Signore della vita trionfa su ogni cosa mortifera, e potremo fare della nostra vita una festa. Amen