La luce splende nelle tenebre

YouTube player

Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. Essa era nel principio con Dio. Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei, e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta. In lei era la vita, e la vita era la luce degli uomini. La luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno sopraffatta.

Vi fu un uomo mandato da Dio, il cui nome era Giovanni; egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, affinché tutti credessero per mezzo di lui. Egli stesso non era la luce, ma venne per rendere testimonianza alla luce. La vera luce che illumina ogni uomo stava venendo nel mondo.

Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l’ha conosciuto. È venuto in casa sua, e i suoi non l’hanno ricevuto; ma a tutti quelli che l’hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome, i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d’uomo, ma sono nati da Dio.

E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre.

Giovanni 1:1-14

(Versione audio)

Il testo, per la predicazione di questo Natale, è detto di solito il prologo dell’evangelo di Giovanni. Un testo di grande intensità, che offre sempre motivi di riflessione.

Esso vuole essere un’introduzione all’intero evangelo e, come si usava fare nei tempi antichi, non serviva solo ad introdurre l’opera, ma anche a sottolineare le caratteristiche di base del protagonista e a dare una chiave di lettura della vicenda, in modo che non ci fossero fraintendimenti.

Quindi, il prologo è in stretto rapporto con tutto ciò che è raccontato dopo, in modo da non farci dimenticare che nella storia terrena di Gesù Cristo, si sta parlando comunque del Figlio di Dio Unigenito.

Per farlo Giovanni utilizza il termine greco logos, molto diffuso ed usato a quel tempo, che qui è tradotto con “la Parola”, nel senso della Parola di Dio. E ci dice che agisce in stretto rapporto con Dio, anzi che era ed è Dio, ma nello stesso tempo distinto da Dio Padre. Qualcosa di profondo e misterioso, che ci garantisce però che qui si parli di autentica salvezza, quella che inizia nella storia umana con il Natale.

La luce splende nelle tenebre

Già l’immagine della luce nella parte iniziale del prologo ci rimanda al Natale. Infatti, l’immagine è usata spesso nella Bibbia, come in Isaia, proprio in rapporto al Messia che deve venire.

Di che luce si tratta? La luce permette di vedere. Senza luce si brancola nel buio. E qui non si sta parlando della luce da un punto di vista fisico, ma della possibilità di conoscere e di comprendere.

E di capire cosa? La luce qui è associata alla vita. Cioè il logos, la Parola, era la vita e la luce insieme. Sono quindi due immagini che si completano a vicenda. La vita, il nostro vivere, un vero vivere e il conoscere, il capire Dio e il nostro rapporto con Lui sono dunque strettamente connessi. Possiamo parlare del comprendere il senso della nostra vita, la posizione della nostra esistenza all’interno della Creazione, della storia universale.

Infatti, il mondo è tenebra, non in senso moralistico, ma prima di tutto nel senso di non comprensione dell’esistenza in rapporto a Dio. E poi di conseguenza di opposizione al bene che Dio è e che richiede. E sarà anche opposizione a Gesù Cristo, Colui che quel Dio ci fa conoscere.

Il vivere infatti non è tutto, se non viviamo e non sappiamo il perché, come minimo gettiamo via parte della nostra vita, se non la usiamo in senso del tutto sbagliato. Comunque saremo sempre insoddisfatti. Dunque la luce ci dà vita e ce ne svela il suo significato.

È mai chiara però la vita? È sempre chiaro come vivo, situazione dopo situazione? Certo che no. Certo che le tenebre sono esistenziali e ci stringono da ogni lato e sono anche dentro di noi.

Impostazione

Però, l’annuncio che la luce è Gesù Cristo ed è arrivata mi dà prima di tutto un’impostazione nel vivere, siamo voluti e creati da Dio e destinati alla salvezza.

Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei Questo legame con il Creatore è fondamentale per la salvezza.

La pre-esistenza del logos, anzi la sua azione per la Creazione, infatti solo per mezzo di lei c’è il Creato, invita a riflettere che Dio Padre è sì il Creatore, ma non è staccato dal Figlio, anzi per mezzo di lui crea. Dunque la Salvezza non è separata dalla Creazione. Chi si è stato all’opera per portarci alla vita, è anche chi questa nostra vita salverà.

Sequela

L’annuncio di luce mi dice inoltre di vivere seguendo il Salvatore, che è vita e luce.

E anche se non tutto sarà chiaro della mia esistenza, vivere cercando di essere al seguito di Gesù Cristo come discepolo, mi farà comprendere meglio la mia vita e, giorno dopo giorno, troverò il significato almeno parziale del mio cammino su questa terra.

E come si svolge questa salvezza, come faccio a conoscere questo Salvatore, come faccio a mettermi al suo seguito, per scoprire il senso del mio vivere?

E la Parola è diventata carne

Ecco Natale. È grazie all’incarnazione. L’incarnazione del nostro Signore, della Parola, è sorprendente. Questa Parola eterna e che era prima della Creazione stessa (quindi abbiamo un “in principio” che viene prima anche dell’inizio della Genesi), ha abitato per un tempo nella storia umana e ce ne sono i testimoni!.

È proprio nel suo divenire carne, essere umano, nel vivere terreno, che noi possiamo conoscere qualcosa, non tutto, ma l’essenziale di Dio e del dono di salvezza.

Partendo da ciò che ha fatto e detto il Gesù terreno, noi possiamo realmente conoscere il senso della nostra vita. E tutto ciò è possibile per via dei testimoni oculari che l’hanno conosciuto (scrive: noi abbiamo contemplato) e ce ne danno attestazione.

Di più, viene affermato che loro ne hanno vista la gloria.

Cioè, non solo hanno conosciuto Gesù come una persona umana, ma ne hanno apprezzato la natura divina e la gloria, cioè hanno già intravisto in Lui il Signore glorificato, che realizza la salvezza escatologica. Totale. Eterna.

L’invito quindi del prologo è a leggere l’evangelo per ricevere questa testimonianza della persona di Gesù Cristo, Signore e Salvatore, per aver fede in Lui e avere così un nuovo senso dell’esistenza (tradotto qui con l’immagine di divenire figli di Dio).

La luce non sopraffatta

Siamo dunque oggi qui a ricordare l’incarnazione come l’inizio di una salvezza effettiva e anche da scoprire e vivere giorno dopo giorno.

Però ci possono venire dei momenti di sbandamento e di dubbio. La domanda spesso scoraggiata: “ce la faremo?” Ed anche: “Non siamo di nuovo in tenebre oscure con la guerra (anzi le guerre), la fame e i problemi climatici, le ingiustizie, la miseria e l’ignoranza, la fatica, la fatica per alcuni di vivere, e poi malattie e catastrofi…?”

La grande e certa speranza sta nel fatto che quella luce, venuta al mondo nella debolezza della natura umana, le tenebre non l’hanno sopraffatta, né la possono sopraffare.

Ed anche noi, umani, sappiamo che infine il nostro Signore si ricorderà di noi e della nostra preghiera di vivere, di vivere avendo un senso in ciò che viviamo. Non inutili, ma invece amati, e per questo coloro che fanno cose buone. Non persi, ma sempre di nuovo ritrovati. Non senza dignità, ma con la dignità dei figli di Dio, preziosi agli occhi suoi.

Qualunque sia la nostra condizione, dunque, confidiamo che quella luce splenderà per noi sempre. Amen


Pubblicato

in

,

da