Il racconto detto delle Palme o dell’ingresso trionfale a Gerusalemme è narrato da tutti e quattro gli evangeli, ovviamente con delle differenze. Infatti, abbiamo questa ricchezza di avere i racconti di vari autori che prendono da vari testimoni e quindi ci danno un quadro migliore della situazione e delle azioni di Gesù. Leggiamo quello di Luca:
Come fu vicino a Betfage e a Betania, presso il monte detto degli Ulivi, mandò due discepoli, dicendo: «Andate nella borgata di fronte, nella quale, entrando, troverete un puledro legato su cui non è mai salito nessuno; slegatelo e conducetelo qui. Se qualcuno vi domanda perché lo slegate, direte così: “Il Signore ne ha bisogno”». E quelli che erano stati mandati partirono e trovarono proprio come egli aveva detto loro. Mentre essi slegavano il puledro, i suoi padroni dissero loro: «Perché slegate il puledro?» Essi risposero: «Il Signore ne ha bisogno».
E lo condussero a Gesù; e, gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. Mentre egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla via. Quando fu vicino alla città, alla discesa del monte degli Ulivi, tutta la folla dei discepoli, con gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutte le opere potenti che avevano viste, dicendo: «Benedetto il Re che viene nel nome del Signore; pace in cielo e gloria nei luoghi altissimi!»
Alcuni farisei, tra la folla, gli dissero: «Maestro, sgrida i tuoi discepoli!» Ma egli rispose: «Vi dico che se costoro taceranno, grideranno le pietre».
Luca 19:29-40
Questo racconto ha delle differenze rispetto agli altri delle Palme. Ad esempio, non ci sono nemmeno di rami di palma. Invece, si comprendono molto bene alcuni aspetti di quest’azione di Gesù. Possiamo vederlo diviso in tre parti.
Intenzionale
La prima parte non solo ci dice della sua preveggenza come Signore, nel sapere dove sia il puledro e cosa succederà, ma soprattutto dell’intenzionalità di Gesù di entrare in Gerusalemme con il puledro. Era quello un annuncio messianico messo in pratica, in azione. Perché segue ciò che annunciava Zaccaria e ciò che in quel tempo si aspettava dal Messia. Ovviamente c’è una sfumatura particolare nell’azione di Gesù, che non è, come spesso si sottolinea, quella di un condottiero vittorioso, ma è un’arrivo tranquillo e umile, che parla della sua misericordia, che è diversa da un condottiero che conquista la città.
L’intenzionalità di tutta la scena è la stessa per la quale Gesù va a morire, non si sottrae alla croce.
Questa entrata in Gerusalemme serve anche a ricordare ai suoi discepoli come, anche se sarà messo a morte nella settimana che segue, e insieme proprio pee questo, Egli è il Signore, proprio Colui che doveva arrivare.
vero re
La seconda parte del racconto è il corteo vero e proprio. In cui vediamo che la folla, non è tutta la folla della città, ma è una folla, forse non così grande, composta di discepoli. Sono loro che hanno visto le opere potenti e che comprendono che Egli è il Messia che arriva nel nome del Signore. Loro hanno compreso l’azione simbolica dell’asinello che riprende la profezia di Zaccaria. Il loro giubilo che riprende il salmo 118:26, nella seconda parte è simile a quello che dicono gli angeli nella notte di Natale. Soltanto che è scritto pace in cielo. Sembra in questo come si veda la conflittualità presente e l’andare verso la croce di Gesù, per cui qui in terra non c’è pace, ma la pace è nei cieli che vedono il Cristo procedere vittoriosamente pur nella sofferenza terrena.
Le azioni dei mantelli sulla via fanno simbolicamente da supporto a quello che dicono, sono degni dell’entrata gioiosa di un Re nella sua città, o in quella che dovrebbe essere la sua città.
Come sarà la fede dei singoli discepoli nella folla? Certamente al momento della Passione molti si tireranno indietro, saranno frastornati. Questo è legato alla debolezza umana e ci parla però del fatto che anche noi, discepoli odierni di Gesù, abbiamo sfumature differenti e anche esperienze diverse di vita nel seguire Gesù, ma insieme possiamo essere parte della folla che acclama il Signore. Questo vedere con realismo i discepoli e non in maniera assoluta, parla delle misericordia e dell’accoglienza del Signore e ci rende possibile non abbatterci, ma sentire di essere parte di quella folla festante nonostante le nostre incertezze.
Indubbiamente
La terza parte è un versetto, che è come a corollario dell’entrata festante in Gerusalemme, è la reazione di alcuni farisei fra la folla che assiste a questo corteo. Gli intimano di sgridare i suoi discepoli, proprio perché lo accolgono come Messia. Sgridare come stessero dicendo qualcosa di blasfemo. Al che Gesù si rifiuta, dicendo con detto paradossale, che se non lo facessero loro lo farebbero le pietre, cioè che è cosa assolutamente vera che non si può tacere o frenare dall’essere gioiosi per il suo arrivo.
Come siamo noi oggi come discepoli in questa folla festante? Loro lo accolgono festanti e lodano Dio per le grandi opere che hanno visto fatte dal Signore. E noi possiamo fare altrettanto.
a) Rendere sempre gloria al Signore, appunto lodarlo per le sue opere potenti, per l’intervento nella nostra vita è il primo aspetto. Ci servono certamente occhi per vedere questa sua presenza, ma nello stesso tempo non dobbiamo stancarci di lodarlo. Coloro che ci ascolteranno troveranno allora qualcosa cui riflettere e si interesseranno al Cristo più di possibili annunci di tristi doveri o verità astratte.
b) C’è poi, insito nella Domenica delle Palme, uno dei temi di questa festa: il Signore fa opere potenti, è vittorioso, ma nello stesso tempo siamo proprio all’inizio della Settimana santa, dell’andare di Gesù Cristo verso la Croce.
È forse la nostra vita di credenti. Siamo gioiosi dell’intervento del Signore nelle nostre vite, siamo esaltati da sapere che in Cristo c’è grazia e vita eterna, ma siamo anche intrappolati da questo mondo con le sue dolorose situazioni. A volte forse dobbiamo un po’ farci forza per festeggiare. Ma nondimeno la vita cristiana ringrazia e gioisce del Signore sapendo che Egli è realmente il Re di ogni cosa, che ci fa grazie e ci dona vita eterna e che è vittorioso su ogni potenza e principato.
Chiediamo al Signore allora di darci una fede fiduciosa che ci faccia vedere tutto il presente, non con tristezza, ma con la consapevolezza della vittoria del nostro Signore e quindi che ci permette di resistere nei momenti bui e di godere pienamente dei momenti festosi, rendendo sempre sola gloria al nostro Signore. Amen