Responsabili e fiduciosi

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La nascita di Gesù Cristo avvenne in questo modo. Maria, sua madre, era stata promessa sposa a Giuseppe e, prima che fossero venuti a stare insieme, si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe, suo marito, che era uomo giusto e non voleva esporla a infamia, si propose di lasciarla segretamente. Ma mentre aveva queste cose nell’animo, un angelo del Signore gli apparve in sogno, dicendo: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua moglie; perché ciò che in lei è generato, viene dallo Spirito Santo. Ella partorirà un figlio, e tu gli porrai nome Gesù, perché è lui che salverà il suo popolo dai loro peccati».

Tutto ciò avvenne, affinché si adempisse quello che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «La vergine sarà incinta e partorirà un figlio, al quale sarà posto nome Emmanuele», che tradotto vuol dire: «Dio con noi».

Giuseppe, destatosi dal sonno, fece come l’angelo del Signore gli aveva comandato e prese con sé sua moglie; e non ebbe con lei rapporti coniugali finché ella non ebbe partorito un figlio; e gli pose nome Gesù.

Matteo 1:18-25

(Versione audio)

Questo racconto di nascita è diverso da quello di Luca, ma complementare. Qui, infatti, il personaggio umano principale è Giuseppe. Giuseppe che si capisce fosse già morto al tempo della crocifissione, e per questo in alcune tradizioni post-bibliche è descritto come un vecchietto, è invece una persona fondamentale nella storia della salvezza e analogamente a Maria in Luca, un esempio di ubbidienza al Signore.

Cioè, la storia della salvezza procede attraverso l’ubbidienza di persone concrete in atti concreti.

Alcune osservazioni vanno fatte per apprezzare il testo e superare fraintendimenti.

  1. Non proseguire con il matrimonio dopo le promesse voleva dire denunciare la sposa al pari di un’adultera. Giuseppe si dice è uomo giusto, cioè secondo l’uso ebraico significa che agisce secondo la legge, e per la Legge Giuseppe la deve lasciare.
  2. Giuseppe però sembra proprio amarla e dunque sta pensando un modo per lasciarla segretamente e non esporla ad infamia.
  3. Alcuni contemporanei si pongono la domanda in che senso Giuseppe possa essere considerato il padre e quindi in che senso Gesù ha la discendenza davidica necessaria per essere il Messia. Ciò non era un problema per quei tempi, infatti ad esempio quando si parla di adozione, l’adottato è per gli antichi figlio a tutti gli effetti. Non hanno un’ossessione genetica.
  4. Alcuni contemporanei affermano anche che siamo di fronte ad una specie di fecondazione eterologa, rifacendosi alle nascite mitologiche di semidei, cioè di esseri umani nati dall’unione di un dio con una donna. Nella mentalità ebraica non c’è affatto questa idea pagana di una fecondazione da parte di Dio, anzi ciò era un orrore per gli ebrei.
  5. La nascita è miracolosa, allora, un po’ come lo era stata per Sara moglie di Abramo, qualcosa che non si spiega, ma che è opera di Dio. In fondo ci si rifiuta di indagare sull’azione di Dio, la cui imperscrutabile sapienza supera di gran lunga la nostra piccola visione meccanicista.
  6. Emmanuele o Gesù? Due nomi? Emmanuele si trova in Isaia e sembra essere un titolo, un’apposizione più che un nome proprio, ma qui abbiamo un annuncio attraverso i nomi, come era l’uso ebraico.
Dio con noi

Gesù è nome che significa “Colui che salva” o “Dio salva”, mentre l’Emmanuele “Dio con noi” è il solo che può salvare. Dunque solo se Dio è in mezzo a noi, con noi, solo se si incarna potrà realmente salvarci.

Noi forse saremmo tentati di affermare che Dio potrebbe salvarci rimanendo nell’alto dei cieli con un decreto misericordioso, ma l’autentica salvezza è possibile solo dall’interno della storia umana.

In parte ciò rimane misterioso, ma possiamo dire due cose.

1) La prima che riprendiamo dal Venerdì santo, è che solo un uomo perfetto, ma un uomo, poteva scontare l’errore dell’umanità.

2) La seconda che la salvezza deve essere realizzata concretamente nella storia umana, affinché intervenga nella nostra esistenza, a favore della nostra vita concreta. Non è filosofia, ma è importante sapere come il Salvatore ha agito e cosa ha detto su questa terra in situazioni non astratte, ma concrete, per poterlo incontrare nella nostra vita.

figlio di Davide

Quanto è importante per l’ebreo Matteo che Gesù sia figlio di Davide, cioè discendente di Davide, così è poco importante di solito per i contemporanei. Lasciamo da parte un certo antisemitismo che purtroppo ancora esiste. Ma sembra quasi che la portata universale del Cristo sia limitata da una nascita nel popolo di Israele.

Di nuovo abbiamo non solo una persona concreta in un tempo e luogo preciso, ma anche una collocazione in una storia umana. E la storia che va da Abramo a Davide è la storia della salvezza, di come il Signore abbia intrapreso un’azione per salvarci dai peccati.

Gesù Cristo è proprio il compimento di una storia preparata, voluta e realizzata dal Signore, non un decisione improvvisa, ma un vero piano divino, che attraverso vicende complesse e uno sviluppo a volte involuto porta vera salvezza.

Figlio di Davide è proprio il Messia. E cioè nonostante a Natale sottolineiamo l’aspetto di vicinanza e di debolezza del Cristo appena nato, nondimeno non dimentichiamo che Egli è il Signore e cui tutti si dovranno inchinare, cui dobbiamo ubbidienza.

Ubbidienza

E la storia della salvezza, come dicevo all’inizio, va avanti proprio grazie a Giuseppe che è ubbidiente. Qui a guidarlo ci sono dei sogni precisi, tanto è precisa la situazione. Per noi è dunque un esempio, ma in che modo?

Prima di tutto Giuseppe è riflessivo, pensa a quello che fa, sta pensando come lasciare Maria e poi ripensa a ciò che ha sentito in sogno e nei sogni che seguiranno.

Anche per noi la riflessione sulle cose, sulle scelte, sulle conseguenze e anche sulla Parola di Dio, sulla Scrittura e sul suo messaggio invitano a riflettere. In una società in cui non solo spesso si parla prima di pensare, ma a volte si scrive anche prima di pensare, l’aspetto cristiano del riflettere, del ripensare e valutare con attenzione le scelte da compiere sembra del tutto anacronistico.

Inoltre, Giuseppe non parla nell’evangelo, ma fa. È un uomo concreto e sa che contano i gesti, i fatti. Qualcosa è rimasto anche nella predicazione di Gesù del padre Giuseppe: non tutti quello che mi dicono…

Poi, come un buon genitore si prende le sue responsabilità. Per suo figlio e in generale per la propria vita e per quella degli altri, nella misura in cui dipendono dalle sue decisioni. Qualcosa di ovvio. Ma che ogni tanto dobbiamo tornare a ribadire dinnanzi ai troppi che sfuggono o cercano di sfuggire dalle conseguenze delle proprie azioni e soprattutto dalle loro responsabilità

Giuseppe, infine, agisce per qualcosa che non si sa spiegare fino in fondo, che la nascita sia opera dello Spirito Santo è un’affermazione, ma affatto una spiegazione. Egli dunque riflette, ma decide senza sapere tutto, come per tutti sempre, ma fidandosi del Signore. Questo ci invita ad essere responsabili fidandosi di Dio.

Giuseppe dunque ci dà un bell’esempio di fede e di fiducia che si mette in campo non con azioni mirabolanti, ma con azioni concrete che sono gravide di conseguenze importanti. Sì, anche la nostra vita è così, spesso e volentieri, e la figura di Giuseppe, forse proprio perché non eroica, ci può servire da ispirazione per servire il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. Amen


Der menschliche Protagonist in dieser Geschichte ist Joseph, der oft missverstanden wird. In den Namen Emmanuel und Jesus ist die Botschaft enthalten, dass nur ein von Gott geschaffener Mensch der Retter sein kann. Die Tatsache, dass er der Sohn Davids ist, sagt uns, dass er der Messias ist, und deshalb schulden wir ihm auch Gehorsam. Josef ist ein Beispiel für Gehorsam. Joseph ist nachdenklich, konkret und verantwortungsbewusst und vertraut auf Gott. Deshalb ist er ein Vorbild für uns in unserer Zeit.


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