Credo ma aiutami a credere

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Il passo di oggi, che leggiamo in due parti, è un lungo racconto di guarigione, ma in realtà è centrato sulla questione dell’aver fede.

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Giunti presso i discepoli, videro intorno a loro una gran folla e degli scribi che discutevano con loro. Subito tutta la gente, come vide Gesù, fu sorpresa e accorse a salutarlo. Egli domandò: «Di che cosa discutete con loro?»

Uno della folla gli rispose: «Maestro, ho condotto da te mio figlio che ha uno spirito muto; e, quando si impadronisce di lui, dovunque sia, lo fa cadere a terra; egli schiuma, stride i denti e rimane rigido. Ho detto ai tuoi discepoli che lo scacciassero, ma non hanno potuto». Gesù disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando vi sopporterò? Portatelo qui da me».

Marco 9:14-19

L’episodio inizia dunque con un assembramento di persone che stanno assistendo a una disputa fra degli scribi, cioè degli specialisti della Scrittura, e alcuni dei discepoli di Gesù. Quando Gesù arriva chiede loro il motivo della discussione, ma viene fuori quest’uomo che ha portato il figlio malato, diremmo oggi di epilessia, per guarirlo.

Forse scribi e discepoli discutevano sul fatto che i discepoli non erano riusciti a guarire il giovane.

Gesù ha una reazione che ci sorprende un po’: “O generazione incredula!”, si lamenta della mancanza di fede. A chi si riferisce? Certo a coloro che ha lì davanti che rappresentano la sua epoca: agli scribi, forse al padre del bambino, ma penso soprattutto ai suoi discepoli. E in cosa sono increduli? Noi non sappiamo se i discepoli avrebbero realmente potuto guarirlo, quello che sappiamo però è che invece si sono messi a discutere in grande assembramento su idee e su teorie, ma non si sono rivolti al Signore e a Gesù stesso. Forse per questo Gesù è indignato: sia per la scarsa considerazione verso il ragazzo e sia per il non rivolgersi a Lui, che è ancora presente in mezzo a loro e lo può guarire.

Oggi come allora, si vedono i problemi del mondo e i problemi personali, che spesso sono umanamente impossibili da risolvere. Dovremmo iniziare a prenderci cura del prossimo, e invece si entra in discussioni teoriche, filosofiche, senza costrutto. A volte i problemi sono così complessi che alcuni finiscono per pensare che neanche Dio potrebbe riuscirci. C’è l’abitudine alla resa più che alla preghiera. Si diviene così un po’ increduli, a volte atei, ma non ci si rivolge al Signore, si finisce per non avere fede in Gesù Cristo, che con il suo Spirito interviene ancora oggi.

Glielo condussero; e come vide Gesù, subito lo spirito cominciò a contorcere il ragazzo con le convulsioni; e, caduto a terra, si rotolava schiumando. Gesù domandò al padre: «Da quanto tempo gli avviene questo?» Egli disse: «Dalla sua infanzia; e spesse volte lo ha gettato anche nel fuoco e nell’acqua per farlo perire; ma tu, se puoi fare qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». E Gesù gli disse: «Dici: “Se puoi!” Ogni cosa è possibile per chi crede». Subito il padre del bambino esclamò: «Io credo; vieni in aiuto alla mia incredulità».

Gesù, vedendo che la folla accorreva, sgridò lo spirito immondo, dicendogli: «Spirito muto e sordo, io te lo comando, esci da lui e non rientrarvi più». Lo spirito, gridando e straziandolo forte, uscì; e il bambino rimase come morto, e quasi tutti dicevano: «È morto». Ma Gesù, presolo per mano, lo sollevò ed egli si alzò in piedi.

Marco 9:20-27
Scettici

È chiaro che il padre non sa più a chi rivolgersi. Medici e sacerdoti, guaritori e chissà chi altri non hanno potuto far niente. Ora è giunto da Gesù, con un misto di fiducia e di rassegnazione. Dopo tanti anni, infatti, anche la speranza si affievolisce, e si fanno ancora tentativi, ma sempre con meno convinzione.

Quel “se puoi fare qualcosa” ci fa capire che è proprio nell’esperienza umana di fallimento che nasce il dubbio e lo scetticismo, che poi si trasferiscono perfino al Signore. Quando osserviamo che nei bambini c’è una fede semplice e sincera, forse è perché questo mondo non ha ancora tradito la loro fiducia.

In più, siamo in un’epoca che tende a propagandare sfiducia e non fede. Siamo a modo nostro parte di una generazione incredula, come ogni generazione lo è stata a modo suo. Non è solo questione di un ateismo militante o strisciante attraverso l’idea che siano vere solo le cose materiali, considerate il materialismo, sia quello comunista, sia quello che vede il primato dell’economia su tutto, come se tutto ciò che esiste sia ciò che si può produrre o comprare. Ma adesso in più spesso c’è una sfiducia in ogni idea o programma, autorità o messaggio, sembra che nessuna cosa possa essere migliore domani rispetto a ciò che c’è oggi. C’è un gran senso di decadenza che dà sfiducia.

Fiduciosi

La risposta di Gesù, che ogni cosa è possibile per chi crede, allora ci incoraggia. Ma ci lascia anche perplessi.

Ci lascia perplessi perché siamo pieni di dubbi e scarsi di fede. Pensiamo subito a cose impossibili, a csi estremi, come se la fede non agisse anche nel nostro quotidiano. Certo chi crede non è possessore di una specie di magia, certo alcune situazioni riceveranno soluzione e giustizia solo nel Regno di Dio, ma la fede non è nelle nostre capacità e nemmeno nella grandezza della nostra fede. È la fede in Gesù Cristo che fa la differenza, chi crede, si affida nel corpo e nella mente al nostro Signore, che interviene già oggi nei modi che Egli decide.

È anche possibile ammettere una sconfitta oggi, ma conservare la fiducia nelle realizzazioni di Dio nel suo futuro Regno. Chi ha fede per questo non si arrende tanto facilmente, è più in azione di chi vede con scetticismo e cinismo il nostro mondo. In effetti i visionari, quelli che hanno fede nonostante il presente, hanno fatto sempre grandi cose. Gli sfiduciati, nel senso di coloro che non hanno più fiducia in Dio, sono infine senza risorse.

Come credenti siamo però sempre un po’ come il padre del ragazzo e abbiamo da chiedere allora al Signore ciò che egli chiede: “vieni in aiuto della mia incredulità”. Qui abbiamo, se si vuole, il paradosso della fede. O forse è la caratteristica della fede. Io credo, ma anche sono incredulo, e allora anche chiedo al Signore di aver fede.

Osserviamo che prima Gesù ha avuto parole forti contro la generazione incredula. Quelli discutono e si accapigliano non pensando al benessere del ragazzo. Poi invece c’è il padre del ragazzo, che è prostrato da tanto tempo di sconfitte e dolore, di aspettative rivelatesi infondate. Il padre del ragazzo farebbe di tutto per salvarlo, anche credere oltre la sua capacità, la sua fede. Gesù in questo caso non lo condanna, ma invece guarisce il figlio.

Gesù ascolta ed è misericordioso per chi con umiltà non si vanta della sua fede e chiede per il bene e con amore, di poter affrontare e superare le difficoltà, di fare qualcosa di vero per il proprio e l’altrui futuro, per l’umanità dolente e disgraziata. Infatti, Gesù Cristo che non rinnega il suo aiuto al padre che dubita, ma invece interviene con tutta la potenza guaritrice di Dio per salvare il figlio dalla malattia.

Intervento

Eccoci allora al cuore della fiducia e dell’evangelo. Il nostro Signore interviene con la salvezza e con la sua provvidenza nel concreto della nostra vita, proprio per noi che siamo dubbiosi ed incerti, non per la nostra forza di fede. Perché il Signore sa che siamo atterrati e resi perplessi dalle difficoltà del vivere e dai flagelli della malattia e dell’ingiustizia.

Nella folla tutti sono increduli, infatti anche se il Signore è intervenuto, quasi tutti dicono morto il fanciullo. Anche noi che generazione incredula siamo, anche se il Signore interviene quotidianamente dubitiamo della potenza salvifica del nostro Signore Gesù Cristo. E così, Gesù prende per la mano il ragazzo, lo solleva e il ragazzo si alza in piedi guarito.

Senza fede siamo come a terra, siamo sbattuti qua e là dalle cose che succedono, buoni soli a chiacchierare senza costrutto, nel fondo dell’animo disperati. Ma Gesù ci prende per la mano e ci viene in aiuto nella nostra incredulità per darci una salda speranza. Affidiamoci allora a Dio in ogni avversità, anche se siamo incerti, il suo amore ci salverà. Amen


Zusammenfassung der Predigt Aus der menschlichen Erfahrung des Scheiterns entstehen Zweifel und Skepsis, die sich dann auch auf den Herrn übertragen. Die Antwort Jesu, dass für diejenigen, die glauben, alles möglich ist, ermutigt uns, lässt uns aber auch ratlos zurück. Als Gläubige sind wir jedoch immer ein wenig wie der Vater des Jungen, und wir müssen den Herrn um das bitten, worum er bittet: “Hilf meinem Unglauben!”. Hier haben wir, wenn Sie so wollen, das Paradoxon des Glaubens. Oder vielleicht ist es die Besonderheit des Glaubens. Ich glaube, aber ich bin auch ungläubig, und deshalb bitte ich den Herrn, mir Glauben zu schenken. Zuvor hatte Jesus starke Worte gegen die ungläubige Generation gefunden. Sie streiten und zanken sich, ohne an das Wohl des Jungen zu denken. Aber dann verurteilt Jesus nicht den Vater des Jungen, der durch die Situation so sehr belastet wird. Unser Herr greift mit seinem Heil und seiner Vorsehung in die Realität unseres Lebens ein, gerade für uns, die wir zweifeln und unsicher sind. Er greift nicht wegen unserer Glaubensstärke ein, sondern weil wir um Leben und Gerechtigkeit bitten, weil der Herr weiß, dass wir von den Schwierigkeiten des Lebens und den Geisseln von Krankheit und Ungerechtigkeit geplagt und verwirrt sind.


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