Infine: giustizia, pace e gioia

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La I Tessalonicesi è una lettera lieta, tranquilla, senza grossi contrasti, come invece le altre, dell’apostolo Paolo. Meno male, verrebbe da dire.

L’apostolo che aveva nostalgia di quella sua comunità e voleva visitarla ancora, non potendo, aveva mandato Timoteo, suo collaboratore, che adesso torna con buone notizie. Allora Paolo scrive per comunicare la sua gioia e ribadire il suo proposito di andare comunque di persona.

Ma ora Timoteo è ritornato e ci ha recato buone notizie della vostra fede e del vostro amore, e ci ha detto che conservate sempre un buon ricordo di noi e desiderate vederci, come anche noi desideriamo vedere voi. Per questa ragione, fratelli, siamo stati consolati a vostro riguardo, a motivo della vostra fede, pur fra tutte le nostre angustie e afflizioni; perché ora, se state saldi nel Signore, ci sentiamo rivivere. Come potremmo, infatti, esprimere a Dio la nostra gratitudine a vostro riguardo, per la gioia che ci date davanti al nostro Dio, mentre notte e giorno preghiamo intensamente di poter vedere il vostro volto e di colmare le lacune della vostra fede?

Ora Dio stesso, nostro Padre, e il nostro Signore Gesù ci appianino la via per venire da voi; e quanto a voi, il Signore vi faccia crescere e abbondare in amore gli uni verso gli altri e verso tutti, come anche noi abbondiamo verso di voi, per rendere i vostri cuori saldi, irreprensibili in santità davanti a Dio nostro Padre, quando il nostro Signore Gesù verrà con tutti i suoi santi.

I Tess. 3:6-13

La lode a Dio per la loro fede, è così piana e rallegrante che l’apostolo afferma retoricamente che non saprebbe come lodare e ringraziare il Signore per questo (il periodo è un po’ complesso, ma segue da vicino l’originale). Per questo motivo scrive addirittura: “ci sentiamo rivivere”.

Fraternità

Il rapporto fra cristiani singoli come fra comunità, lontane e vicine, dovrebbe essere proprio quello di sentirsi fraternamente collegati, connessi, cosicché si preghi gli uni per gli altri e si gioisca per la fede, l’amore e la vita che hanno gli altri.

È cosa ovvia, ma è anche da ribadire: la fraternità è un valore per i cristiani, l’essere parte della comunità cristiana è l’essere fratelli e sorelle, e fratelli e sorelle che sono in buoni rapporti. Nonostante le distanze e le differenze che si possono sperimentare o avere.

Su questo, ci viene in aiuto nella nostra riflessione un’espressione dell’apostolo che giunge inattesa. Dopo tutta la lode per la loro fede, nella lettera scrive anche che la fama di questa si è sparsa per tutte le chiese del tempo, l’apostolo non solo scrive che vuole tornare per rivederli, ma anche –a sorpresa– per “colmare le lacune della vostra fede”.

Cioè i sentimenti di gioia e gratitudine al Signore non sono perché hanno una fede perfetta, ma perché hanno fede. L’annuncio che Paolo ha dato a suo tempo, sembra un lavoro non finito, che Paolo vuole sistemare. Molto probabilmente, infatti, Paolo era dovuto andar via in fretta da Tessalonica.

Si deve tener presente qui che fede ha vari significati, c’è il credere in Dio e c’è la fiducia e la fedeltà in Lui, ma c’è anche un contenuto della fede, un aspetto teologico di ciò che si crede, che l’apostolo vuole spiegare.

Formazione

In effetti, (come già notava Calvino nel commentare questo passo), c’è un aspetto importante di insegnamento in ciò che fa l’apostolo. E anche ai giorni nostri c’è esigenza di formazione, di imparare e chiarire meglio ciò in cui crediamo. Ma questo cercare di capire meglio chi sia Gesù Cristo attraverso la Scrittura, non è solo al fine di erudizione, serve per il vivere, per non essere sbandati, portati fuori strada, quando succedono fatti che scuotono la nostra persona o quando sentiamo discorsi di una qualche altra fede che interrogano la nostra.

Cercare di sapere sempre meglio e rispondere alle varie domande che ci vengono in mente è un nutrimento della fede. Non interrogarsi e non cercare di imparare porta alle volte ad una fede il cui contenuto è banalizzato o anche non attuale, non tanto rispetto al mondo, quanto rispetto proprio alla vita che conduciamo.

Ritorno del Signore

Ora, quali siano queste lacune in una comunità per tanti aspetti così ottima, lo possiamo immaginare, infatti da cosa è scritto in precedenza e dal tema, presente spesso nelle due lettere a tessalonicesi, della parusia, del ritorno di Cristo, appare essere questa la loro lacuna. Qualcosa di importante perché il ritorno del Signore riguarda la speranza cristiana. E in questo senso si conclude anche il nostro passo con quella che sembra essere una preghiera di Paolo.

L’apostolo Paolo, infatti, aspettava insieme ai cristiani del suo tempo (la lettera è scritta all’incirca nel 51 d. C.), il ritorno del Signore Gesù Cristo prima della fine della propria vita. Un ritorno imminente, che però già nella propria vita dell’apostolo vedrà tardare e poi perderne la speranza prossima.

Egli lo aspettava con tutti i santi, che sarebbe il nome che i cristiani si davano allora, e quindi lo aspetta insieme ai tessalonicesi, che si aspetta saranno irreprensibili. Ciò significa che mantengano inalterata la loro fiducia anche comportandosi di conseguenza, cioè vivendo già il presente con coerenza cristiana, seguendo il comandamento dell’amore del nostro Signore.

Oggi

Questo tema del ritorno del Signore e della vita eterna, si potrebbe osservare che sembra essere una lacuna anche dei cristiani del nostro tempo. In effetti, l’attesa del Signore che ritorna è chiaramente sempre attuale e c’è sempre stata nella chiesa. In certi periodi i tempi sembravano così precipitare che molti lo vedevano molto prossimo, eccolo qui o là affermavano alcuni, senza porre attenzione a quello che aveva detto Gesù.

Oggi in cui i tempi sembrano un “eterno presente”, l’attesa sembra riguardi solo gruppi di cristiani sparuti o estremisti. Eppure, la questione è sempre attuale. Direi per tre motivi.

1) Per mantenere una tensione aperta al futuro e una fedeltà nel tempo. L’idea di un prossimo ritorno del Signore era galvanizzante per i primi cristiani. Era inutile cercare sotterfugi e adagiarsi al “così fan tutti“ del mondo, se il Signore Gesù Cristo era prossimo al ritorno.

Ovviamente ciò è anche vero quando il Signore ritarda e –se si vuole– è sempre vero se pensiamo al fatto che prima o poi moriamo, ma certo che questa tensione scemava al passare del tempo e delle epoche. Il ritorno del Signore agisce però sempre come un costante monito di riflessione: “se il Signore tornasse ora sarei irreprensibile?

2) Per ricordare che giustizia e pace infine saranno fatte (la giustizia e la pace si sono baciate). In alcune situazioni, di guerre e violenze di cui non si vede la fine, l’annuncio che infine ci saranno pace e giustizia, di vittoria finale del Signore, rincuora e ridà speranza.

Senza andare troppo lontani, se consideriamo gli attentati del terrorismo islamista o pensiamo che la situazione del coronavirus si protrarrà a lungo e che dopo una pandemia ce ne sarà prima o poi un’altra, e se vediamo senza false rappresentazioni, che l’umanità ha sempre attraversato periodi con morbi e stragi, possiamo essere tentati proprio dallo scoraggiamento, anzi dallo scoramento, come se il cuore stesso viene meno. E quindi finire per rassegnarci. Questo sì che non sarebbe essere irreprensibili.

Ma ha senso battersi per la giustizia e la pace oggi, come in ogni tempo, perché conosciamo che la vittoria sarà infine del Principe della pace, del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.

3) Per ricordare, infine, la speranza cristiana di resurrezione e di nuovi cieli e nuova terra, di vita eterna. Infatti, anche se a volte negletta, la speranza di un mondo nuovo e perfetto con il Signore Gesù Cristo e il fatto che ne faremo parte, che sta scritto di noi nel libro della vita è la speranza cristiana. Oltre a tutte le speranze umane e cristiane, particolari, come ad esempio la vicinanza costante del nostro Signore,  la speranza di vita eterna è infine quella che dona una prospettiva a tutti i giorni della nostra vita, la speranza che supera ogni momento tragico o senza prospettiva, che ti fa rialzare a volo come aquila.

E che bello allora condividere con gli altri fratelli e sorelle, fraternamente e con gioia, questo messaggio, che se pur lontani, divisi da chilometri oppure addirittura dalla morte, noi saremo un giorno di nuovo insieme e potremo ricontrarci e riunirsi ancora, serenamente con gioia accolti dal nostro Signore. A Lui sia la gloria. Amen


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