La resurrezione di Lazzaro, o meglio il fatto che Gesù richiami in vita Lazzaro, che è già morto da quattro giorni, è uno dei segni miracolosi più potenti di Gesù.
Alcuni dicono “Ah! Se fossimo stati ai tempi di Gesù e lo avessimo visto fare quelle cose, allora sì avremmo creduto in lui”. Però è interessante leggere quello che avviene dopo la resurrezione di Lazzaro per accorgersi che non tutti credono, anzi alcuni decidono di farlo morire.
Ecco dunque la conclusione del racconto di Lazzaro:
Gesù gridò ad alta voce: «Lazzaro, vieni fuori!» Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti da fasce, e il viso coperto da un sudario. Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare».
Perciò molti Giudei, che erano venuti da Maria e avevano visto le cose fatte da Gesù, credettero in lui.
Qui però il racconto non finisce, ma prosegue:
Ma alcuni di loro andarono dai farisei e raccontarono loro quello che Gesù aveva fatto. I capi dei sacerdoti e i farisei, quindi, riunirono il sinedrio e dicevano: «Che facciamo? Perché quest’uomo fa molti segni miracolosi. Se lo lasciamo fare, tutti crederanno in lui; e i Romani verranno e ci distruggeranno come città e come nazione».
Vediamo dunque che innanzitutto alcuni non credono veramente in Gesù, ma anzi vanno a denunciarlo. Gli altri, pur riconoscendo che fa effettivamente segni grandiosi, lo vogliono morto. Non rimangono affascinati dal suo potere sulla morte, che è il potere più grande si possa avere sulla terra, e quindi si affidano a lui e gli danno fiducia, ma invece si preoccupano della potenza romana e continuano a ragionare con la loro logica umana.
A questo punto in mezzo alla loro indecisione sul da farsi, perché forse non osano pensare di far morire Gesù, parla il sommo sacerdote:
Uno di loro, Caiafa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla, e non riflettete come torni a vostro vantaggio che un uomo solo muoia per il popolo e non perisca tutta la nazione».
E l’evangelista aggiunge come spiegazione:
Or egli non disse questo di suo; ma, siccome era sommo sacerdote in quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire in uno i figli di Dio dispersi. (Giovanni 11:43-52)
Il sommo sacerdote dunque fa una profezia involontaria. Pensa nella sua logica politica terrena ed esprime il suo cinismo nel condannare un innocente per il fine di “salvare il popolo”, che tradotto vuol dire “salvare la nostra posizione di privilegio in mezzo a questo popolo”; e invece profetizza e spiega il valore di salvezza che ha la croce di Cristo, ci annuncia la grandezza di Gesù Cristo come Salvatore.
E l’evangelista Giovanni aggiunge che Gesù è anche il Salvatore di ogni figlio di Dio, di chiunque è da lui chiamato.
Quello che dimostra Caiafa è che neanche segni miracolosi potenti possono cambiare il cuore umano dal cinismo all’amore del prossimo, dalla convenienza immediata alla salvezza, dalla rassegnazione a questo mondo ingiusto alla speranza della giustizia divina. Serve per questo essere illuminati dallo Spirito.
Ma per quelli che sono stati chiamati da Dio, in ogni modo, in ogni tempo e luogo, questi segni miracolosi di Gesù sono un sostegno e una luce per vivere con speranza ogni situazione dell’esistenza. Amen