Essere beati o avere false certezze

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Episodio classico, per la domenica dopo Pasqua, è quello di Tommaso.

(Versione audio)

Ora Tommaso, detto Didimo, uno dei dodici, non era con loro quando venne Gesù. Gli altri discepoli dunque gli dissero: «Abbiamo visto il Signore!» Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e se non metto il mio dito nel segno dei chiodi, e se non metto la mia mano nel suo costato, io non crederò». Otto giorni dopo i suoi discepoli erano di nuovo in casa, e Tommaso era con loro. Gesù venne a porte chiuse, e si presentò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!» Poi disse a Tommaso: «Porgi qua il dito e guarda le mie mani; porgi la mano e mettila nel mio costato; e non essere incredulo, ma credente». Tommaso gli rispose: «Signore mio e Dio mio!» Gesù gli disse: «Perché mi hai visto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!»

Giovanni 20:24-29
toccare

Tanto si è detto di questo episodio e di questo apostolo, che è divenuto addirittura proverbiale. Si dice: ”essere come san Tommaso”.

Eppure anche gli altri apostoli non avevano creduto alle donne ed erano stati molto scettici. Tommaso è però differente.

Tommaso riceve l’annuncio da tutti gli altri discepoli, in una testimonianza concorde, ma non gli crede ed in più pretende di toccare il corpo del Risorto, di fare una verifica manuale dei segni dei chiodi e di mettere la mano nella ferita del costato. (Una rappresentazione di quelle crude da quadro seicentesco.) Questo toccare, questo metterci le mani è proprio un’idea del tutto materialista.

corpo

Anche per noi però, pur con le dovute differenze, il corpo di Gesù Cristo Risorto è un elemento di grande interesse.

1) Infatti, sappiamo che Gesù Cristo risorto non viene subito riconosciuto, anzi si spaventano alla sua vista come di fantasma, e poi arriva a porte chiuse: passa fra le pareti o si materializza dinanzi a loro, ma –nello stesso tempo– mostra le ferite, è proprio lui in carne ed ossa.

Nonostante il nostro interesse, però, è qualcosa che va oltre l’esperienza umana, ed allora non sappiamo dire un bel niente. Abbiamo l’annuncio che nel mondo futuro di Dio saremo accolti, non come un pensiero in Dio o come fantasmi, ma come persone con un nuovo corpo trasformato.

Ma il nostro materialismo viene deluso, anzi ha portato a rappresentazioni dell’aldilà che allontanano dalla fede più che avvicinare.

2) Inoltre, perché il Risorto ha ancora le ferite? Il corpo dei risorti non è “glorioso”, come poi dirà l’apostolo Paolo? Sì, noi non sappiamo bene come sarà essere risorti, però non si dovrebbe essere più soggetti all’invecchiamento, alla malattia o alle ferite. Forse Gesù Cristo vuole proprio che Tommaso creda e si presenta così come lo avevano visto morto?

E di nuovo il nostro materialismo è deluso. Non sappiamo come siano le cose, sappiamo però che proprio questi incontri creano dei testimoni (e anche Tommaso fra questi), che diverranno annunciatori di una resurrezione fisica, non simbolica.

Cioè, da un certo punto di vista, nonostante tutti i difetti Tommaso rappresenta una garanzia. Non andrà in giro per il mondo (si racconta che abbia fondato chiese in India, che ancora oggi lo venerano come fondatore) per quello che dicono altri, ma perché ne è sicuro personalmente.

Una garanzia anche per noi: i testimoni del Risorto non sono avvinazzati, non si sono fumati qualcosa come si direbbe oggi.

fede

Eppure perché noi come successori dovremmo fidarci, al contrario di Tommaso, solo del loro annuncio? Il problema è che il materialismo di Tommaso è una falsa certezza.

Infatti, Tommaso vuole assicurarsi che Colui che appare sia proprio Colui che è stato crocifisso toccandone il corpo. Poi però, attenzione, non lo tocca. Vede il Risorto e crede, come dono del Salvatore che lo invita ad essere credente.

In fondo, se lo avesse toccato cosa sarebbe cambiato? Avrebbe potuto dire che era un trucco, che forse prima non era realmente morto. Eppure crede, appena il Signore si mostra e gli parla. Il materialismo è una falsa sicurezza, se fosse stato un inganno della mente o un inganno dei sensi sarebbe lo stesso.

Ciò che conta, infatti, –dice il Risorto– è l’essere credenti in Gesù Cristo, non è la verifica della resurrezione. Averlo visto e testimoniare che Egli è il Vivente è ciò che conta per Tommaso.

Signore e Dio mio

E Tommaso lo fa con una confessione di fede completa. Come ci si arrivi non importa è comunque sempre dono di Dio.

La dichiarazione di fede di Tommaso: Signore mio e Dio mio! È una dichiarazione molto personale e insieme la più incisiva possibile dell’evangelo. Non solo è il Signore, ma è anche Dio.

Qui c’è la base della dottrina trinitaria. Ed è anche una dichiarazione esplosiva. Sia verso gli ebrei –per i quali era una bestemmia– sia verso i pagani, se pensiamo che a quel tempo era vezzo, diciamo così, dell’imperatore il farsi chiamare così.

Quale forza è dunque questa, che muove un gruppetto all’inizio di pavidi e dubbiosi a sfidare le signorie del mondo? E quella di allora era ben presente con cavalli e cavalieri, carri e fanteria e controllo assoluto del territorio? È proprio la resurrezione che gli fa dire il mio Signore e il mio Dio, è solo Gesù Cristo risorto!

beati

Dunque non usciamo da qui. L’annuncio di resurrezione, di una resurrezione fisica di cui noi non sappiamo dare alcuna descrizione in una logica umana, è fondamentale. E Gesù Cristo conclude dicendo che affidarsi alla testimonianza degli apostoli e credere ci fa essere beati.

Beati. Come essere già in paradiso. Come essere felici e soddisfatti. Come essere al sicuro, tranquilli e in pace, nonostante tutto quello che può succedere, fosse anche un inferno scatenato contro di noi.

Noi, come esseri umani, siamo così abituati alla morte e al morire, che ci sembra impossibile aver vita ancora. È questo che ci fa disperare e deprimere. Invece, confidando nell’annuncio di resurrezione diveniamo beati.

Certo noi, come gli altri apostoli con Tommaso, abbiamo condiscendenza per chi dubita della resurrezione. (E tanti sono i cristiani e le cristiane –nella mia esperienza pastorale– che dubitano.) E fra l’altro possiamo avere condiscendenza anche perché a volte le persone non hanno ricevuto un annuncio biblico, ma uno pieno di descrizioni medioevali e non presenti nella Scrittura.

Però questo annuncio di resurrezione lo dobbiamo ripetere puntualmente e periodicamente, perché senza speranza di vita dopo la morte si è –nel fondo dell’animo– disperati.

Invece, con la fede siamo beati e nella verità. Nella verità del senso ultimo dell’universo. E ne va anche della nostra libertà. Infatti si è liberi realmente solo se non si ha più paura della morte

Ecco perché è importante annunciare la resurrezione ed affidarsi a questo annuncio. Non ne va di una magra consolazione, ne va della nostra libertà interiore, della nostra dignità di esseri umani, e della nostra vita quale figli di Dio.

Infischiandocene del materialismo e confidando nello Spirito Santo che dà fede e soffia, dobbiamo allora dire e ripetere ad ognuno quello che dice il Risorto a Tommaso: non essere incredulo, ma credente. Amen


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