Fedeltà questione esistenziale

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Pietro che rinnega Gesù è uno dei testi che rimane molto impresso nel Tempo di Passione. In Luca è raccontato appena dopo l’arresto di Gesù.

Dopo averlo arrestato, lo portarono via e lo condussero nella casa del sommo sacerdote; e Pietro seguiva da lontano.

Essi accesero un fuoco in mezzo al cortile, sedendovi intorno. Pietro si sedette in mezzo a loro. Una serva, vedendolo seduto presso il fuoco, lo guardò fisso e disse: «Anche costui era con lui». Ma egli negò, dicendo: «Donna, non lo conosco».

E poco dopo, un altro lo vide e disse: «Anche tu sei di quelli». Ma Pietro rispose: «No, uomo, non lo sono».

Trascorsa circa un’ora, un altro insisteva, dicendo: «Certo, anche questi era con lui, poiché è Galileo». Ma Pietro disse: «Uomo, io non so quello che dici».

E subito, mentre parlava ancora, un gallo cantò. E il Signore, voltatosi, guardò Pietro; e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detta: «Oggi, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». E, andato fuori, Pietro pianse amaramente.

Luca 22:54-62

(Versione audio)

pianto amaro

Il pianto amaro di Pietro, che quasi ci sorprende, è il suo riconoscersi senza finzioni ipocrite: colpevole. Ma c’è altro.

Prima, era stato tanto determinato da dire: “Sei tu il Cristo”, “Sei tu quello che ha parole di vita eterna” ed era tanto sicuro di sé –come dice l’evangelo di Giovanni– da tirare fuori la spada per difendere il suo Signore dall’arresto. Infatti, solo poche ora prima, come riporta Luca, aveva affermato: “Signore, sono pronto ad andare con te in prigione e alla morte”.

Adesso, solo un’osservazione della portinaia, non un’accusa, ma solo le parole della portinaia, ecco che rinnega il suo Signore: “non lo conosco”. E solo il non potersi staccare dagli occhi inquisitori dei vicini, tradito com’è forse dal suo accento galileo, lo mettono in crisi.

Forse l’idea di morire in battaglia l’avrebbe accettata, un’idea che si adattava e adatta ad una certa idea di mascolinità, ma adesso che non rischia neanche la prigione non ha alcun coraggio e nemmeno coerenza.

“Che razza di persona sono?” Si sarà chiesto Pietro, una volta resosi conto di essere un pusillanime (usato ora forse solo nei fumetti di Paperino indica un’eccessiva paurosità). Però non c’è solo questo, infatti magari per tirarsi su poteva dirsi che tanto il suo comportamento non avrebbe cambiato la storia del Cristo o anche poteva dirsi che da un punto di vista politico aveva fatto bene a provvedere alla sua sicurezza, per il futuro della chiesa…

Però, la fedeltà non ha a che fare con dei calcoli cinici o ragionamenti auto-assolutori, è una questione esistenziale profonda.

Il Signore Gesù glielo aveva predetto, era dunque qualcosa di importante restagli fedele almeno a parole! Il pianto amaro di Pietro parla della mancata fedeltà sia alle promesse fatte e sia alla propria vita. Non è solo una questione di coraggio, è una questione di identità: infranta, negata, perduta.

Gesù lo guarda

Gesù lo ha guardato! Come sia avvenuto non lo si sa bene, forse è in un momento in cui Gesù è condotto da un luogo all’altro e passa nel cortile. Non sappiamo neanche se lo sguardo di Gesù sia di rimprovero, di sorpresa o di una benignità indulgente.

Eppure è proprio lì che Pietro si ricorda e quindi prende coscienza della sua infedeltà e del suo tradimento. Lo sguardo di Gesù svela la sua mancanza e però insieme lo salva. Gesù aveva anche predetto che non lo avrebbe perduto e il pianto amaro di Pietro è una ammissione di colpa e preprara al perdono.

È significativo che serva proprio lo sguardo di Gesù per dare consapevolezza a Pietro del suo stato. È una grazia che gli è stata fatta.

Conversione

Il Tempo di Passione è anche un tempo di conversione. Non nel senso di un cambiamento di fede, ma è un ripensare alla propria fede e condotta.

E il rinnegamento di Pietro ci rimane impresso perché tante volte possiamo sentirci un po’ come Pietro. E il gallo su alcune delle nostre chiese sta lì a ricordarcelo e ad ammonirci.

Guardando al nostro passato ed anche considerando il presente e il futuro, sappiamo che non siamo stati e non saremo sempre “bravi cristiani” e anche le chiese pensano di essere fedeli al mandato di Gesù, ma a volte presto cadono.

Quelle lacrime amare parlano, in generale, del fallimento dei discepoli, delle loro fisime, delle loro aspettative tradite e anche di lanci di generosità finiti in nulla. Ma lo sguardo di Gesù fa pensare che è il Signore che agisce e interviene, mentre noi a volte non riusciamo neanche a rispondere: “sì sono uno di quelli che seguono Gesù Cristo… ” Siamo sotto gli occhi di Dio e la salvezza è proprio per sola grazia.

poi testimonianza

Leggendo questo testo ci viene in mente la testimonianza cristiana. Perché a volte siamo nascosti e timidissimi come credenti, specie come protestanti, o poco fermi con quelli che insultano il Signore o ancora messi in crisi da piccole osservazioni impertinenti o dal non sentirsi accolti.

D’altra parte ci sono alcuni che partono “lancia in resta”. Spesso però chi fa questi discorsi diviene una persona contro gli altri e magari con un certo disprezzo per la vita degli altri. Quello, guardate bene, è proprio Pietro prima dell’arresto e di averlo rinnegato. Solo dopo il rinnegamento e il pianto, Pietro diverrà vero discepolo di Gesù Cristo.

Questo testo allora invita prima alla conversione, poi forse riusciremo a parlare al vero di Gesù e dell’evangelo.

e vita

Però dicevo è una questione esistenziale, non solo di testimonianza. Ci fa domandare: che vita conduciamo?

Se viviamo come il mondo, siamo parte del mondo, e non siamo “a casa nostra” con il Signore, ma siamo di casa con le tante cose del mondo. Il mondo però ci trascina per percorsi di tristezza e di dissociazione da noi stessi. Infatti se siamo di Cristo, non siamo del mondo, la nostra identità è quella di credenti e rinnegarlo implica il vivere divisi dal chi siamo realmente.

Quindi noi, quando chiediamo perdono al Signore per i nostri errori, contraddizioni e rinnegamenti, non lo facciamo solo per una fedeltà generica al Signore, ma per la stessa nostra esistenza, per tornare ad essere fondati sul nostro Signore Gesù Cristo, fonte di giustizia e vita. Per vivere pienamente la vita che Egli ci dona. Amen


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