Cercare una giustizia concreta

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Amos, probabilmente il più antico dei profeti di cui vengono messe per iscritto le parole, si presenta come un non-profeta, nel senso che di mestiere è allevatore, contadino. Ma profetizza, cioè parla nel nome di Dio.

(Versione audio)

Parte dal regno del Sud, quello di Giuda con Gerusalemme, e sale a quello del Nord, quello di Israele con Samaria, per denunciare il sistema di potere che prospera in quello Stato e anche i sacerdoti e i profeti di professione, che sono a servizio del re e accettano la situazione di ingiustizia, che è diffusa, non limitata ad alcuni.

I popolo, che il profeta Amos si trova dinnanzi, è pieno di ingiustizie eclatanti, e però è estremamente religioso, cioè pieno di riti e cerimonie, anche fastose e solenni. E Amos riporta questo duro oracolo da parte del Signore:

«Io odio, disprezzo le vostre feste, non prendo piacere nelle vostre assemblee solenni.

Se mi offrite i vostri olocausti e le vostre offerte, io non le gradisco; e non tengo conto delle bestie grasse che mi offrite in sacrifici di riconoscenza. Allontana da me il rumore dei tuoi canti! Non voglio più sentire il suono delle tue cetre! Scorra piuttosto il diritto come acqua e la giustizia come un torrente perenne!

O casa d’Israele, mi avete forse presentato sacrifici e offerte nel deserto, durante i quarant’anni? Ora prenderete sulle spalle il baldacchino del vostro re e il piedistallo delle vostre immagini, la stella dei vostri dèi, che vi siete fatti; e io vi farò andare in esilio oltre Damasco», dice il SIGNORE, il cui nome è Dio degli eserciti.

Amos 5:21-27
Giustizia e sacrifici

Dunque non è che non si debbano fare culti. Invece, si deve essere conseguenti con il culto, con la fede. Al contrario, in quei tempi facevano dei culti sontuosi e ortodossi dal punto della liturgia, presentando sacrifici costosi, ma poi proseguivano nella settimana anche peggio di prima. E in tutti i tempi ne troviamo esempi.

Cosa rimproverava Amos soprattutto ai benestanti e alla classe dirigente, che viveva in una relativa pace e prosperità economica? Lo sfruttamento dei poveri, innanzitutto, dovuto all’avidità, alle truffe, alla negazione di diritti e alla sovversione del diritto, in specie alla corruzione nel sistema giudiziario.

E la giustizia è il tema dei profeti e in generale della Bibbia. Ed è il tema della nostra esistenza.

Il fatto che il tutto fosse condito da una religiosità ipocrita era ancora peggiore. (E forse la religiosità con tanti sacrifici serviva forse 1) è scritto che erano sacrifici di riconoscenza, vuol dire che ringraziavano per aver guadagnato truffando. 2) Oppure per farsi sentire apposto con la coscienza: “grandi peccatori, grandi cattedrali” si diceva per il Medioevo. 3) Forse utilizzavano la religione anche per mantenere meglio il loro potere, come facevano e fanno molti potenti, oppure 4) forse pensavano proprio che la loro religiosità potesse far dimenticare al Signore la propria disonestà.)

Ma il Signore è come se dicesse ai potenti del suo tempo: “non pensate di farla franca facendo assemblee solenni, facendo ricchi sacrifici, la questione non è liturgica, ma di vita”.

Amos parla di giustizia, una giustizia concreta, reale, non di facciata. Un profeta non di professione, come Amos, fa comprendere la necessità della giustizia. Altro che “religione oppio dei popoli”. Lo Spirito soffia e rinnova ogni cosa.

culto e chiese

E il nostro culto e le nostre chiese? È chiaro che il nostro culto è, o dovrebbe essere, un momento di riflessione sulla Scrittura e di annuncio dell’evangelo, dove si parla di grazia e anche quindi del cercare la giustizia.

A volte siamo certo un po’ generici e magari occorrerebbe un po’ più di profezia dalle chiese (le nostre chiese però sono democratiche e quindi non unanimi nel prendere posizioni) e dai cristiani. Però non si può essere troppo puntuali, è per via della responsabilità personale, e soprattutto per non entrare in una politica spiccia che fa barricate, spesso quando si chiede alla chiesa di essere profetica le si chiede di schierarsi per una parte politica in maniera acritica. E si dimentica allora il senso delle cose di Dio.

Anche solo richiamare le cose “fondamentali” della visione cristiana fa pensare noi e il nostro prossimo.

Gli esseri umani, infatti, si costruiscono un sistema morale autoreferenziale, in modo che dicano di essere nel giusto facendo ciò che gli conviene o che vogliono. Il culto, anche un semplice culto, ci dovrebbe riportare invece all’idea che c’è chi pretende giustizia ed è al di fuori di noi, dello Stato, Della cultura dominante e ha potere sopra a tutto: il nostro Signore.

Come cristiani dobbiamo quindi essere attenti a non adeguarci ai luoghi comuni, ad avere discernimento e anche umiltà nell’ascoltare gli altri. Sapendo che soluzioni semplici non esistono e la strada della giustizia è un percorso faticoso in cui valutare di nuovo tutto ogni volta.

giustizia terrena

È interessante notare che la giustizia di cui parla Amos, nel nome del Signore, non sia una giustizia diciamo assoluta, ma una concreta giustizia umana. Quando se la prende con la corruzione dei giudici (e potremmo aggiungere al giorno d’oggi anche per leggi ingiuste) sta parlando di qualcosa di molto concreto.

Anche in questo contesto, ritorna l’insegnamento di Gesù Cristo. Non basta dire di avere una buona teologia, di essere pii e fare bei riti, per salvarsi dal giudizio di Dio. Occorre agire con giustizia su questa terra. E se ci pensiamo bene la giustizia è un altra forma di amore per il prossimo, che è concreto.

In voga c’è come un trucco però: si inizia dicendo che l’amore per il prossimo o la giustizia sono troppo difficili, anzi impossibili, da attuare fino in fondo. Tutto giusto e vero. Ma poi, visto che non possiamo il tutto, trascuriamo anche le cose che potremmo fare.

La giustizia terrena, pur con tutte le sue problematiche, è però qualcosa a livello umano. Certo la giustizia giudiziaria, come la giustizia sociale e nei rapporti personali sono sempre da migliorare. Ma appunto per questo c’è da impegnarsi!

Rovina

Amos è un profeta di duro giudizio: “altro che prosperità e futuro”, dice a Israele, qui sta arrivando la rovina. Poi la rovina arriverà effettivamente, sotto forma di sconfitta ed esilio.

Ciò avrà reso confusi quei pii imbroglioni e temerari approfittatori. “Ma come ho fatto spendere tanto per quei sacrifici così sontuosi!”.

(Forse andranno poi appresso ad altri dei, come sembra suggerire il penultimo versetto un po’ oscuro. O forse, non lo sappiamo, si sono invece convertiti nel disastro.)

Bisogna avere il senso delle cose di Dio e non quello delle cose che ci fanno comodo. Perché Gesù Cristo è anche il Signore che vuole ubbidienza. E devo incamminarmi, non per la strada che conduce alla rovina, ma su quella del praticare la giustizia, pur con tutti i limiti delle contraddizioni mie e del mondo.

La rovina di quel popolo, infatti, ci deve far riflettere, pur non diventando profeti di sventura. Amos è in un periodo preciso della storia, che non riguarda noi, ma fa pensare che l’ingiustizia possa preparare la rovina. Se non si pratica la giustizia, infatti, ci sono tensioni e squilibri che minano una società dall’interno, nel suo complesso o nelle persone stesse. Non si sopravvive a lungo come popolo nell’ingiustizia.

giustizia personale

Ciò vale anche a livello individuale, se vivo nell’ingiustizia, anche se penso che tutto andrà bene, non vivo una vita autentica.

La base dell’ingiustizia è l’egoismo, che è qualcosa di umano, uno spirito di conservazione però ottuso, perché vivere solo per sé stessi fa crollare la società che ci sostiene. Perché vivere solo per se stessi ci fa divenire soli.

Perché con l’egoismo non c’è comunione con gli altri. E non c’è visione autentica del futuro.

Perseguire la giustizia invece dà futuro e un senso alla comunità umana, è progetto che va oltre la propria stessa vita, è dà valore all’esistenza umana. Il Regno di Dio è un regno di giustizia, e come cristiani vogliamo farne parte già da adesso, e già questa è una grazia del Signore. Amen


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