Guardare a Gesù Cristo

La storia del serpente innalzato nel deserto assomiglia un po’ ai portafortuna, agli oggetti scaramantici, agli Schützengel. Gli assomiglia con una differenza, nel racconto di Numeri, infatti, non è tanto l’oggetto in sé ad avere valore, quanto la fiducia che si ripone in Dio, in quel momento, guardando all’oggetto, in realtà ci si affida del tutto nelle mani di Dio.

Come sappiamo però amuleti e oggetti portafortuna sono presenti in tutte le culture e dunque anche al giorno d’oggi, fra di noi. Il perché è ovvio. La vita scorre placida e tranquilla chissà per quanto tempo, basta poco però per farsi male o anche per perdere la vita. E non è sempre questione di disattenzione, ma di una serie di circostanze che ignoriamo, di coincidenze imprevedibili, o anche di colpa umana.

Nel cuore dell’essere umano sorge dunque, alle varie latitudini e religioni e anche fra cristiani, il bisogno di avere qualcosa di tangibile che ci protegga, che ci guardi. Per un cristiano però non serve un oggetto magico, ma c’è una visione del tutto differente.

E ce lo spiega Gesù stesso, nel passo che segue il nascere di nuovo dell’incontro di Gesù con Nicodemo, in cui si fa riferimento all’episodio dei Numeri -che abbiamo letto- dei serpenti velenosi e del serpente di rame.

Nessuno è salito in cielo, se non colui che è disceso dal cielo: il Figlio dell’uomo. «E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato, affinché chiunque crede in lui abbia vita eterna. Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Infatti Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.

Giovanni 3:13-17

Nel nostro vivere di ogni giorno, nel nostro pensare a cosa sarà di noi e dei nostri cari nel futuro, in quel riflettere sul domani che magari facciamo alla sera, come si scruta il cielo per sapere se domani sarà bufera o sereno. Anche noi, come cristiani, abbiamo da guardare a qualcosa, anzi abbiamo da rivolgere il nostro sguardo, non a qualcosa, ma a qualcuno, al nostro signore Gesù Cristo, e al nostro signore Gesù Cristo innalzato, cioè sulla croce, sulla croce che muore per noi.

Questa è la prima differenza. Noi riponiamo la nostra fiducia non in un gesto scaramantico, non in un oggetto magico, con poteri speciali, ma a Gesù sulla croce, che muore per salvare il mondo e quindi tutti noi.

E qui c’è una seconda differenza. Dice il testo: affinché chiunque crede in lui abbia vita eterna.

Il nostro Signore, infatti, interviene nel nostro mondo chissà quante volte, interviene nel salvare, proteggere, sostenere, curare, strappare da morte certa, in tante occasioni di cui solo in poche ce ne accorgiamo e forse in ancor meno ci fermiamo a ringraziarlo.

Questo nostro Signore però non sempre interviene per salvarci in questa vita terrena, altre volte –inspiegabilmente per la nostra umile mente– lascia che il male del mondo, quel maligno che c’è insieme al benigno in questo nostro mondo umano, possa vincerci, possa dare malattia e morte, a volte assurda e violenta…

Ebbene sì, ma c’è una cosa che assolutamente ci dona senza ombra di dubbio, e che niente e nessuno potrebbe altrimenti donarci, ed è vita eterna.

Vita eterna, quella vita che non può e non sarà mai spezzata, distrutta, minorata, violentata, fermata. La vita perfetta nel mondo di Dio perfetto, senza cordoglio né timore. Quel mondo (chiamiamolo paradiso o regno di Dio o nuova terra e nuovi cieli), in cui risorti avremo vita e vivremo noi con i nostri cari nella gioia e con tutte le possibilità di realizzarci, che la vita attuale oggi non ci ha donato.

Quindi guardiamo a Gesù Cristo sulla croce come la nostra salvezza. La nostra unica salvezza, in cui questa salvezza non è un benessere passeggero, non è che una volta l’abbiamo scampata, ma un passare dall’incertezza alla sicurezza, dalla vita di oggi, di cui prendiamo sul serio tutte le difficoltà e i dolori, ad una vita che non avrà mai fine.

E per avere questo basta credere in Gesù Cristo, basta affidarsi a lui. Credere, cioè non come un saper capire tutto di Dio, ma dare fiducia al Cristo che ci salva.
Il credere alla vita eterna, dà una visione nuova della vita attuale.

Già oggi sapendo che Cristo ci dona vita eterna, viviamo già come se fossimo in quella vita. Noi viviamo già sapendo che se sto male non è perché Dio è contro di me, avendo voluto Dio salvare il mondo intero sacrificando il suo Unigenito Figlio. Noi viviamo sapendo che la morte non è definitiva. Questa è già una salvezza nel presente.

Posso allora cercare di vivere con giustizia. Posso avere tempo e amore per gli altri, sapendo che il tempo di vita non è limitato, ma per me infinito…

Avendo allora fiducia nel nostro Signore, che muore per amore nostro, per darci grazia una volta per tutte e per sempre, sappiamo di avere vita eterna e non abbiamo paura oggi.

guardare al Signore

Sapendo che Gesù Cristo è morto per la salvezza del mondo, abbiamo anche un modo nuovo di guardare agli altri esseri umani. Infatti, verso gli altri, verso la nazione e le nazioni, noi siamo chiamati ad innalzare l’annuncio dell’evangelo verso tutti.

Certo per alcuni è troppo stretto, quel “nessuno è salito al cielo”, che riprende temi dell’evangelo di Giovanni, e afferma che in Gesù Cristo c’è l’unica rivelazione di Dio autentica, il vero volto di Dio. Ma noi annunciamo che la rivelazione di Dio è una rivelazione di salvezza, grazie a Gesù Cristo, e in questo c’è un’offerta e non certo un’imposizione.

Noi invitiamo dunque a volgere lo sguardo a Gesù Cristo, come il popolo di Israele volgeva lo sguardo al serpente, con fiducia nella promessa di Dio. Di quel Dio che ama il mondo.

La fiducia non è infatti una questione solo individuale, ma anche sociale, nazionale e oltre. La fiducia rende possibile vivere con amore verso il prossimo, condividere, creare una società solidale, cercare la giustizia e la verità, che non è solo cosa personale, ma res publica. E tutto ciò cambia e rinnova il nostro mondo, fa nuova anche la società, nonostante le sue tante difficili complessità.

Non c’è dimostrazione per questa affermazione, e per questo la predicazione appare debole, ma la potenza dello Spirito santo agisce in modi a noi sconosciuti, e cambia il mondo. A noi è chiesto solo di annunciare l’evangelo di Gesù Cristo, a far in modo che tutti coloro che sono in difficoltà e non solo, guardino a Gesù Cristo e vi si rivolgano con fiducia.

Questa fiducia non solo è necessaria, ma è fondamentale. La fiducia, la fede nel Signore è infatti ciò che occorre per poter affrontare i tanti problemi del mondo e cercare di risolverli, senza arrendersi. Serve fiducia concreta nel Cristo per dare un futuro alle nazioni e all’umanità. Amen


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