Non dimenticare e parlane

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Il Deuteronomio nelle nostre Bibbia si chiama così, dalla antica traduzione greca che lo individuava come la “seconda legge“. In effetti le leggi e le prescrizioni che si trovano in Esodo, compresi i Dieci comandamenti, vengono riassunti, ripresentati e in parte modificati e quindi ri-tramandati nel Deuteronomio, in cui si presenta Mosè che fa una specie di riassunto di tutto ciò che era avvenuto dall’uscita dall’Egitto.

Si ricordano allora tutte le vicende sperimentate e le azioni di Dio, che è intervenuto in favore del popolo di Israele, e le leggi date. E vi si ripete varie volte l’invito a non dimenticare opere di Dio e leggi, anzi a tramandarle. Come nel versetto:

Soltanto, bada bene a te stesso e guàrdati dal dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno viste, ed esse non ti escano dal cuore finché duri la tua vita. Anzi, falle sapere ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli.

Deuteronomio 4:9

(Versione audio)

legge e liberazione

In questo versetto si sottolineano in particolare non tanto le leggi che il Signore ha donato a Israele (anche se questo tema è ben presente in tutto il libro), ma anche le grandi opere che il Signore ha fatte per Israele. Entrambi questi aspetti sono compresi. Infatti, non solo le prescrizioni sono sempre inserite in una descrizione degli avvenimenti, dandone il contesto e a volte la motivazione storica. Ma anche l’azione di Dio, a favore del popolo che Egli si è scelto, è garanzia di quel Patto che il Signore ha fatto con Israele che comprende quelle leggi, a cui si chiede di essere fedeli. Quindi i numerosi interventi di liberazione del Signore sono alla base della fiducia che a Lui spetta.

non dimenticare

L’imperativo di questo versetto non è tanto di richiamo alla fedeltà, ma al non dimenticare. Se si dimenticano le grandi opere che il Signore ha fatte, presto la sua Parola non ha più molto valore. E se nessuno racconta delle grandi opere che il Signore ha realizzato, come si può rimanere con il Signore?

Questo non dimenticare, che ovviamente ai giorni nostri è un non dimenticare la Shoah e i tanti che sono stati spazzati via, è comunque una costante, iniziando proprio dal Deuteronomio, della fede di Israele. Un riconoscersi parte di un popolo, attraverso tante epoche, che ha stretto un patto con il Signore o forse meglio viceversa quel popolo che il Signore ha scelto e con cui ha fatto un patto.

nuovo patto

Come cristiani anche noi parliamo di un patto, di un nuovo patto in Gesù Cristo. Questo è come un’estensione di quello del Sinai, ma con persone e popoli di tutta la terra. Spesso però non abbiamo questa idea di popolo, di essere parte del popolo di Dio, e nemmeno questa idea di accordo con il Signore.

Da una parte perché ovviamente la fede è qualcosa di personale, individuale. E la fede non si insegna, ma al massimo la si testimonia, d’altra parte però questo individualismo ci porta a pensare che ognuno debba in fondo provvedere da sé. Ma come può esserci fede senza chi annunci Gesù Cristo? Non dimenticare conta dunque innanzitutto per noi, ma poi anche per gli altri e quindi anche per le generazioni che verranno.

non dimenticare e testimoniare

Non dimenticare cosa? Noi pensiamo a volte all’intervento del Signore nella vita di una persona, che poi lo può testimoniare. Ma la conoscenza del Signore non è qualcosa sempre evidente e spesso solo con l’esperienza possiamo un giorno distinguere una mano che ci ha tenuto in varie occasione in vita e non ci ha fatti perdere nella disperazione.

La testimonianza delle grandi opere di Dio è dunque non solo qualcosa di personale. Si potrebbe dire tanto meglio se è personale, ma alle volte quella personale o non sembra credibile o non riguarda anche gli altri. Allora nono dimenticare e testimoniare parte dalla Scrittura e dalla storia terrena di quel popolo in cammino, che è la chiesa.

In questo senso la resurrezione di Gesù Cristo, come nostra primizia, sarà sempre un argomento da trasmettere, anche se così complesso e difficile se volete. E ancora una volta vediamo che non si trasmette la fede, ma la conoscenza di quanto è avvenuto e testimoniato. In questo senso la testimonianza diviene anche un’affermazione comunitaria, della società dei credenti.

Non occorre però solo annunciare le grandi opere di Dio, ma fare anche riferimento alla Legge e ai profeti, cioè alla Scrittura (e più in generale, anche con tutte le sue ombre, alla storia della chiesa). In questo modo si avranno gli strumenti per comprendere e leggere gli avvenimenti, conoscendo che il Signore è un Signore che interviene nella storia umana, pur lasciando libertà agli esseri umani, anche libertà di distruggere.

I giovani

La preoccupazione per i giovani è comune a tutti i genitori e generazioni più grandi. Anche se spesso forse i giovani pensano ci sia disinteresse verso di loro. I giovani è chiaro non sono una categoria, ci sono persone differenti a tutte le età e la classificazione “giovane”, suona per me come qualcosa di novecentesco. La preoccupazione di molti sta nel fatto che come la società si evolve, così anche la comprensione dell’evangelo ha una certa evoluzione o, si teme, involuzione. Basta guardare alla storia della chiesa, con i suoi errori, ma anche rifondazioni.

Però il versetto non dice di preoccuparsi del futuro, il futuro è sempre nelle mani di Dio, ma dice “tu non dimenticare” (sia le prescrizioni, le grandi opere di Dio, ma anche l’evangelo e via dicendo) e fai sapere tutto questo ai giovani. Tu non dimenticare. Quando sento persone che parlano di come stiamo andando male, mi domando cosa abbiano fatto come genitori o nonni.

Ma anche: Una volta una signora di una piccola comunità, signora sempre presente al culto, si lamentava perché non venivano mai i giovani. Ho pensato di chiederle che avesse fatto per farli invece venire al culto. Ma poi mi sono detto che forse aveva veramente testimoniato Gesù Cristo ed aveva fatto ciò che in qualche modo c’era da fare. E allora le ho chiesto: “Avete pregato perché i giovani vengano?” Perché non solo la preghiera ha una grande efficacia, ma anche ci impegna a riflettere su cosa dobbiamo fare noi e non su cosa dovrebbero forse fare altri.

benedizione

E dunque eccoci qua. Con i nostri pensieri e le nostre tristezze, con questo senso di dover fare qualcosa che non ci lascia quasi mai. Eppure questo testo e in genere il Deuteronomio ci porta una grande benedizione.

Tieni nel cuore le grandi parole del Signore, le meraviglie che il Signore ha compiuto e, per estensione, le dolci parole di Gesù, la luce della resurrezione, il valore inestimabile della grazia che ti viene a salvare e allora potrai vivere! Vivrai tu e i tuoi figli e i figli dei figli. E vivrai non sempre pauroso, ma sapendo di esser parte di un popolo che cammina guidato e protetto dal Signore.

Sì, la nostra vita non è legata al caso, non è destinata al nulla, ma ha un senso nel grande piano di Dio per il suo popolo e l’umanità. Ciò non è poco, è sapere che in ogni luogo e tempo e situazione sarò, sono sotto gli occhi di Dio, che fa sempre grandi cose e ha stretto un patto con me e con tutti quelli del suo popolo. E questo patto grazie a Gesù Cristo non sarà mai abolito. Amen


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