Il bacio di Giuda

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L’evangelista Luca usa tre frasi, veloci, per descrivere la situazione drammatica dell’arresto di Gesù.

Mentre parlava ancora, ecco una folla; e colui che si chiamava Giuda, uno dei dodici, la precedeva e si avvicinò a Gesù per baciarlo. Ma Gesù gli disse: «Giuda, tradisci il Figlio dell’uomo con un bacio?»

Quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per succedere, dissero: «Signore, dobbiamo colpire con la spada?» E uno di loro percosse il servo del sommo sacerdote e gli recise l’orecchio destro. Ma Gesù intervenne e disse: «Lasciate, basta!» E, toccato l’orecchio di quell’uomo, lo guarì.

Gesù disse ai capi dei sacerdoti, ai capitani del tempio e agli anziani che erano venuti contro di lui: «Siete usciti con spade e bastoni, come contro un brigante! Mentre ero ogni giorno con voi nel tempio, non mi avete mai messo le mani addosso; ma questa è l’ora vostra e la potestà delle tenebre».

Luca 22:47-53

(Versione audio)

Il bacio

Il tradimento con un bacio. Divenuto proverbiale: “il bacio di Giuda”.

Il bacio per permettere l’individuazione di chi arrestare nottetempo. Però, baciarsi sulle guance allora come adesso era saluto comune fra persone che erano in amicizia. Ed in effetti Giuda era uno dei dodici (come ci ricorda Luca), del gruppo ristretto dei discepoli di Gesù. Proprio questo gesto, allora, usato per il tradimento è particolarmente ipocrita, “infame”.

Possiamo domandarci se dietro quel tradimento ci fosse oltre il movente di denaro, una differente idea di Messia, una questione politica di contrasto ai romani che Gesù non metteva in atto. Possiamo domandarci magari se quello fosse l’unico modo per far riconoscere chi fosse quello da arrestare, ma certo: anche la scelta di un gesto come quello dimostra una mancanza di rispetto, un non riconoscere dignità al Signore. Giuda non solo tradisce, ma lo fa con grande insensibilità, è “disumano”.

La domanda di Gesù poi esplicita, sottolinea, mostra a Giuda cosa sta facendo e il comePorta alla luce il tradimento e come questo si realizzi, con tutto il suo disvalore.

La spada

C’è poi la parte con la domanda sull’usare la spada, con il rifiuto di Gesù che sa che deve andare a morire, ma nello stesso tempo si oppone alla violenza. E non chiama invece le armate celesti in suo soccorso (“Il mio regno non è di questo mondo. Giov. 18:36”).

Uno dei discepoli (è Pietro ci dice Giovanni) non aspetta la risposta alla domanda e recide l’orecchio del servo del sacerdote. Poca e inutile cosa, che certo non avrebbe posto in salvo Gesù.

Gesù però non solo gli dice di lasciar perdere, ma subito guarisce l’uomo, dimostrando che non voleva assolutamente violenza. L’azione di Pietro, fra l’altro poteva gettare un’ombra su questa nonviolenza di Gesù e ne sarebbe stata depotenziata. Potevano partire, se non ci fosse stata la reazione di Gesù, una di quelle campagne di disinformazione che sempre ci sono state, del tipo: “anche Gesù però non era così pacifico”, “non è così perfetto, si vedano i suoi…”

A ben pensarci ciò vale anche oggi per le chiese cristiane. Anche se una delle chiese o qualcuno dei cristiani compie qualcosa di esecrabile, subito un’ombra è su tutti i cristiani. Subito parte un: “però, anche voi cristiani…” E ancora una volta non dobbiamo lodarci o difenderci, ma ancora una volta ripresentare il solo che è perfetto: Gesù Cristo.

Comunque, è interessante notare che in questa fase i discepoli sono ignorati dai capitani del Tempio e dagli altri armati. Loro sanno di non avere di fronte un movimento organizzato rivoluzionario, gli interessa colpire solo Gesù. Forse pensano che dopo i discepoli si disperderanno, e poi in seguito perseguiteranno solo alcuni dei discepoli.

Infine, con la guarigione del servo del sommo sacerdote, Gesù Cristo si mostra ancora una volta come il Salvatore. E invece chi è nel torto sono proprio gli accusatori con le loro armi e la loro violenza.

il giorno e la notte

La terza parte inizia con l’osservazione, meglio il rimprovero, di Gesù verso i capi dei sacerdoti, sul fatto che c’era il tempo di prenderlo di giorno, non come un malfattore.

Qui intanto viene suggerito che questo arresto sia fatto con timore del popolo. E questo arresto nottetempo, come tanti altri particolari della farsa di processo che seguirà, denuncia la scorrettezza del procedimento, la sua sostanziale illegalità.

La menzione dei capi, anziani e capitani indica come in questa illegalità ci sia tutta la loro complicità, sono loro che ordinano il tutto, non è l’errore di un agente di polizia che voglia fare il zelante, ma l’associazione del potere di Israele in corpore, si direbbe con espressione legale.

Non solo. Il volerlo arrestare come un ladrone, è già l’inizio del tentativo di una degradazione della vittima che è tipica del potere dispotico e illegale. Questo termine ovviamente non viene accettato da Gesù Cristo, perché non è affatto vero. Infatti, se come probabile dietro c’è l’equivalenza di ladrone con zelota (movimento fanatico anti-romano), l’accusa di sedizione politica armata, si rilevava inconsistente proprio nel fatto di essere disarmato (come anche Pilato poi constaterà con sorpresa).

Qui però è anche sottolineato che il potere di chi vuole arrestare Gesù viene dalle tenebre e il Padre li lascia fare. Così, nonostante tutto, Gesù seguirà i suoi accusatori senza opporsi e, nello stesso tempo, senza scoraggiarsi. Perché anche nelle tenebre è con il Padre.

Adesso Gesù avverte che è l’ora delle tenebre, adesso è permesso dal Padre che lo prendano. Non prima che dunque abbia già annunciato l’evangelo. Quello è però il tempo del potere delle tenebre.

Per noi

Anche a noi capita di chiedersi perché qualcosa di ingiusto o doloroso succeda e perché proprio in quel momento Dio non vi si opponga.

La potestà delle tenebre dichiarata in questo passo ci fa riflettere che a volte è proprio così, c’è il potere delle tenebre, il potere del mondo e non del Signore, qui non è il suo Regno. Certamente in modi e situazioni differenti, ciò si sperimenta con sgomento nell’esistenza umana.

Nel caso di Gesù Cristo però proprio il tradimento di Giuda e l’arresto e la successiva Passione e crocifissione realizzeranno il proposito di Dio. Nonostante il tutto sia ingiusto. Pur non volendo il male, Dio volge verso il suo proposito ciò che è opposto a Lui. Il male non raggiunge il suo scopo.

Non possiamo dire molto per le situazioni concrete, ma in generale possiamo dire:

1) che anche attraverso la più cupa ingiustizia il Signore non ci abbandona. Anzi è vicino a noi, splendidamente. 2) anche se ci sono malvagità e pervertimento della giustizia, infine Dio realizzerà ciò che è da Lui voluto e quindi sarà fatta giustizia.

Ciò vale anche quando, come Pietro che si mette dalla parte delle tenebre, noi non siamo nella luce, ma nelle tenebre, trascinati in queste da ciò che succede, quando siamo nell’errore e ingiusti.

Il Cristo è la luce che splende nelle tenebre e anche se noi siamo ancora nelle tenebre, saremo portati alla luce, alla vita. Ciò non è una spiegazione dei tanti perché della vita e del mondo, ma ci dà quella forza per non arrenderci e lottare contro le tenebre del mondo del suo amor sicuri. Amen


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