C’è bisogno del Salvatore

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Nel tempo d’Avvento, ci sono sempre tradizionalmente dei testi su Giovanni, il Battista. Giovanni era un personaggio molto importante per la sua epoca, egli aveva introdotto la pratica di battezzare in vista del ravvedimento, ed è colui soprattutto che prepara la via all’arrivo di Gesù.

In quei giorni venne Giovanni il battista, che predicava nel deserto della Giudea, e diceva: «Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino». Di lui parlò infatti il profeta Isaia quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”».

Giovanni aveva un vestito di pelo di cammello e una cintura di cuoio intorno ai fianchi; e si cibava di cavallette e di miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la regione intorno al Giordano accorrevano a lui; ed erano battezzati da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.

Ma vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere, chi vi ha insegnato a sfuggire l’ira futura? Fate dunque dei frutti degni del ravvedimento.

Matteo 3:1-8

(Versione audio)

Regno e giudizio

L’annuncio del Battista è l’annuncio che il Regno di Dio sta arrivando. Matteo riassume il messaggio del Battista e di Gesù con le stesse parole. C’è però una sostanziale differenza. Per il Battista è un annuncio di giudizio, per Gesù soprattutto di grazia.

Molti in quell’epoca avvertivano che le cose non andavano affatto bene, che c’erano troppe ingiustizie e molta disperazione, che c’era quindi bisogno di una profonda trasformazione. La predicazione del Battista aveva quindi un grande successo, perché annunciava che i tempi stavano per cambiare radicalmente.

Possiamo dire che senza il richiamo al giudizio, al farsi un esame di coscienza, l’annuncio di grazia, sostanzialmente di grazia di Gesù Cristo, non sarebbe stato realmente accolto.

L’idea era allora che bisognava fare penitenza per prepararsi all’arrivo del Messia, che si riteneva realizzasse il giudizio di Dio. Non è che questo non fosse vero con Gesù, che introduce un giudizio verso coloro che non lo ascoltano, ma in parte era diverso con l’arrivo di Gesù, perché non arrivava la fine del mondo, ma si apriva un’epoca di accoglienza e grazia di Dio verso coloro che lo accoglievano.

In effetti anche se noi parliamo sempre e giustamente della grazia di Dio, è chiaro che per capire quale sia la grandezza del perdono di Dio debbo capire quanto ne abbia bisogno. E come faccio a gioire del Salvatore, se penso di non dover essere salvato? Come faccio a celebrarne la grazia, se penso di non averne necessità?

Razza di vipere

Dunque il Battista ha successo e lo vediamo anche dal fatto che molti farisei e sadducei (che sono due dei partiti religiosi importanti di quel tempo, che si opporranno a Gesù) arrivano per farsi battezzare da Giovanni il Battista. Perché? E perché Giovanni li accoglie con “razza di vipere” e la richiesta di far frutti?

Forse ci sono alcuni che arrivano per vedere cosa succede, per curiosare o per verificare cosa effettivamente dica e faccia il Battista. Certo possiamo dire che in ogni tempo ci sono anche curiosi o chi spia, ma richiedendo di farsi battezzare questi ammettono di avere bisogno di ravvedersi.

Per la maggior parte dei farisei e dei sadducei vale allora qualcos’altro. Dovremmo ammettere che c’era un secondo gruppo che arriva con un sentimento contrizione, di consapevolezza del proprio stato di peccato, dei propri errori. Dato la schematizzazione che troviamo negli evangeli, noi siamo portati subito a giudicare negativamente i farisei o i sadducei. Perché vengono presentati come uno schieramento e non come individualità, e per di più come schierati contro Gesù e i suoi discepoli.

Invece, anche molti di loro si presentano per prepararsi all’arrivo del Messia, cioè di Gesù Cristo. E per prepararsi si pentono della loro condotta. Per Giovanni il Battista però questo non basta. Non basta andare da lui, sia pure confessando il proprio peccato ed essere battezzati. Servono frutti, frutti degni del ravvedimento, serve di cambiare comportamenti, di risolvere situazioni, di ristabilire buone relazioni umane, di essere nel solco della giustizia.

Noi

Quando parliamo di grazia del Signore possiamo pensare a due atteggiamenti anche al giorno d’oggi. C’è magari chi parla di grazia del Signore e non si pone alcuna riflessione sul se agisca conformemente alla volontà di Dio o, per dirla in modo differente, su come essere discepolo di Gesù Cristo su questa terra inquieta. Ma non mi sembra ci siano persone, che si rivolgono al Cristo, indifferenti o superficiali.

Penso che la maggior parte delle persone che cercano di comprendere il messaggio cristiano e di seguire Gesù, noi compresi, abbia più similitudini di quanto possiamo pensare con quei farisei e sadducei che vanno dal Battista.

Cambiare realmente è infatti difficile. In certe situazioni impossibile per un essere umano. Siamo in una società e in mille relazioni umane. Se spostiamo una cosa da una parte, forse va male un’altra. E, lo sappiamo, spesso come si sceglie si sceglie è comunque sbagliato. E ancora a volte volendo fare il bene facciamo peggio.

Come se ne esce? In due modi differenti: quello del Battista e quello di Gesù Cristo.

È chiaro che quando chiedono a Giovanni il Battista “allora che dobbiamo fare” le sue richieste sono piuttosto semplici, quasi semplicistiche: siate onesti. Invece, quando arriverà Gesù le sue richieste saranno assolute, inarrivabili, perché non si accontenta. Ed anche noi non possiamo mai accontentarci, ma invece dobbiamo puntare sempre in alto.

È così che ci ritroviamo un po’ anche noi in fila da Giovanni e ci chiediamo siamo o non siamo all’altezza del Messia che sta arrivando? Siamo o non siamo accolti dal nostro Salvatore? E come faremo dei frutti degni di ravvedimento?

La grazia

Proprio per questo Giovanni è un precursore di Gesù, che prepara la via, non solo storicamente suscitando un movimento da cui vengono anche i primi discepoli, ma anche un precursore per il nostro prepararsi a Gesù. Ci riconosciamo “mendicanti di grazia”.

E capiamo che la grazia di Dio ci è necessaria in maniera assoluta. Non solo un giorno, una volta, qualche volta, ma sempre nella vita quotidiana stessa. Ed è per grazia di Dio che possiamo anche fare, sia pure non perfetti, frutti di ravvedimento. Ciò ci trasforma l’esistenza fin d’ora. Facendo qualche cosa di giusto e vero. E potremo magari addirittura essere un po’ di esempio per altri.

E sapremo anche sfuggire alla tentazione di etichettare altri come “razza di vipere”. Invece, sapendo che siamo peccatori graziati dal nostro Signore, potremo testimonia l’amore di Dio per i peccatori e parlare della grazia di Dio come una fantastica occasione che viene offerta ad ognuno. Amen


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