Per portare a compimento

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Le azioni di Gesù ricevono critiche da parte del giudaismo del suo tempo, perché sembra voglia abbattere la Legge mosaica. Gesù però dice:

Matteo 5:17-20 «Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire, ma per portare a compimento. Poiché in verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, neppure un iota o un apice passerà dalla legge senza che tutto sia adempiuto. Chi dunque avrà violato uno di questi minimi comandamenti e avrà così insegnato agli uomini, sarà chiamato minimo nel regno dei cieli; ma chi li avrà messi in pratica e insegnati sarà chiamato grande nel regno dei cieli. Poiché io vi dico che, se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei, non entrerete affatto nel regno dei cieli.

(Versione audio)

Cosa significa realmente quel portare a compimento?

Per rispondervi bisogna osservare che quando si dice la Legge e i profeti si sta parlando della Scrittura ebraica. Cioè non ci sono solo norme e prescrizioni, ma soprattutto c’è la storia della salvezza, che pure passa per prescrizioni e leggi date al popolo di Israele. Questa storia di salvezza ha compimento e culmine in Gesù Cristo.

Proprio in questo senso, dunque, Gesù nei versetti successivi a questo brano darà di alcuni comandamenti una spiegazione nuova o meglio più completa di alcuni punti controversi.

L’interpretazione e la trasformazione di regole antiche era in effetti già presente nell’ebraismo di quel tempo. L’interpretazione di Gesù è però autorevole, per il suo essere Figlio di Dio, ed anche più estesa: ad esempio le regole sul sabato sono messe in discussione più volte, per essere al servizio dell’essere umano e non contro, eppure quella era una regola addirittura identitaria del popolo di Israele. E così sarà anche per i cristiani per tutte le questioni di purità, che furono presto abolite.

Certamente Gesù inviata a considerate i comandamenti per comprendere la volontà di Dio, dunque pur interpretandole non le abolisce, anzi, invita i cristiani ad essere più giusti dei farisei.

La prospettiva di giustizia secondo la volontà del Signore è fondamentale per la vita di ogni credente. C’è ovviamente ampio terreno di discussione, di differenze ed errori con l’interpretazione della volontà di Dio e delle sue leggi. Per il cristiano però non ci può essere un’anomia, una mancanza di legge, come se tutto fosse indifferente e da affrontare senza alcun discernimento.

Questo testo, poi, pur nel confronto con l’ebraismo, ribadisce l’importanza delle Scritture del popolo di Israele. Pone certo una differenza con i farisei e gli scribi che vanno superati. Il superarli però non è una questione quantitativa, ma qualitativa; infatti, Gesù ci mostra non la lettera, ma la volontà di Dio che si è espressa nella legge e i profeti.


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