Vicino, concreto, misericordioso

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Nelle sinagoghe era usanza di leggere tutta la Scrittura passo dopo passo di culto in culto. A turno veniva dato da leggere il passo successivo ad uno della comunità. Quando fu il momento di Gesù il passo fu davvero significativo, era uno di quelli che parlava del Messia:

Si recò a Nazaret, dov’era stato allevato e, com’era solito, entrò in giorno di sabato nella sinagoga e si alzò per leggere.

Gli fu dato il libro del profeta Isaia e, aperto il libro, trovò quel passo dov’era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me, perciò mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha inviato per guarire quelli che hanno il cuore spezzato, per annunciare la liberazione ai prigionieri e il recupero della vista ai ciechi; per rimettere in libertà gli oppressi, per proclamare l’anno accettevole del Signore».

Poi, chiuso il libro e resolo all’inserviente, si mise a sedere; e gli occhi di tutti nella sinagoga erano fissi su di lui. Egli prese a dire loro: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura, che voi avete udito»

Luca 4:16-21

(Versione audio)

Pretesa

Quando Gesù Cristo, dopo aver letto quel brano di Isaia, disse che quella Scrittura si adempiva in quel momento, stava affermando dunque che Egli era il Messia, si identificava con quel misterioso personaggio del profeta e annunciava che era Colui che doveva arrivare, in cui tutti speravano. Infatti, quel Messia che doveva arrivare era quello che avrebbe liberato, guarito, sanato, dato salvezza ed era dalla parte dei poveri.

È uno dei rari testi in cui Gesù dice palesemente chi Egli sia.

Immaginate l’effetto che produsse questa dichiarazione sulla gente nella sinagoga! I nazareni si scandalizzarono! E infatti nel seguito lo scacciano via, sono minacciosi e sembra quasi vogliano farlo fuori, tanto non credono e si offendono alla sua affermazione. “Come?” diranno “non è il figlio di Giuseppe?” cioè uno che conosciamo e di cui conosciamo la famiglia, uno uguale a noi, uno che non è differente né in prestigio, né in potenza da noi? Come si permette di affermare una cosa simile? Invece di vedere la grandiosità della sua vicinanza, lo respingono.

Questo vale un po’ anche per i nostri tempi. Gesù Cristo arriva nella normalità, nella quotidianità, nella storia umana e forse qualcuno dice “potremmo dargli un po’ di credito se fosse qualcuno di eccezionale, se fosse qualcosa di speciale…Ma quante pretese ha questo Gesù di essere il Messia, il Figlio di Dio, il Signore sceso in terra…”

Eppure, a ben pensarci, proprio perché il suo intervento nel mondo è nella nostra quotidianità, pur avendo tutti i dubbi razionali che si vogliono avere, proprio per essere nella nostra storia umana e personale può intervenire ed essere chi cambia la nostra storia e la nostra situazione concreta. Egli non è un principe e nemmeno un principio, una idea o un’ideologia, ma il nostro Salvatore in persona.

Salvatore, perché per quanto Dio sembri a volte lontano dalla situazione che viviamo, in Gesù Cristo Egli è qui, come dicono le tante immagini del testo di Isaia, con l’oppresso, lo sconfitto, il ferito…

Vicinanza

Le immagini potenti del passo del profeta parlano della vicinanza del Messia verso gli umili.

L’unzione, il simbolo dell’investitura regale, infatti il re veniva designato nell’antico Israele versandogli in capo dell’olio profumato, qui è in funzione di re per evangelizzare i poveri, cioè per portar loro la buona notizia, la salvezza. E il re degli umili. Ebbene in questo mondo di soprusi, il Messia porta la buona notizia agli umili, cioè l’evangelo. Questa Parola che rischiara il cuore, che infonde riscatto e coraggio, che ci fa rialzare.

Guardate la tenerezza di quel “fasciare chi ha il cuore spezzato”. Feriti e spezzati dalla vita e dal mondo, il Signore non ci finisce, non ci chiede di far finta di niente, ma fascia, protegge e dà tempo di guarire al nostro cuore infranto.

La libertà ai prigionieri, agli schiavi, schiavizzati da questo mondo che ti lega in catene economiche, politiche, di esiguità di cibo e di acqua pulita. E anche la vista ai ciechi, il vedere fisico, innanzitutto, ma anche spirituale…

Tutti questi annunci potenti forse vanno ben oltre le deboli pretese degli umili che si accontenterebbero di un pezzetto di pane o di un’altra chance nella vita, per la loro famiglia, e invece si ritrovano per diritto e per grazia di Dio alla mensa del potente re dei re.

Sono tutte immagini di vicinanza e di riscatto per chi è umile, travagliato dal mondo o dalla vita. Certo però è qualcosa che non si realizza istantaneamente adesso, ma che conta fin d’ora per due motivi:

1) È lo schierarsi di Dio, contro i malvagi, affamatori, dittatori e contro le malattie, le disabilità, le catastrofi, contro la tristezza e la bruttezza di ciò che succede nel mondo.

2) È cura reale, il Signore infatti si prende cura realmente di noi con il suo Spirito, quando siamo travagliati e oppressi, egli è vivo e presente e agisce in nostro favore. Ciò è sempre attuale e valido.

anno accettevole

Infatti, infine c’è la proclamazione dell’anno di grazia, dell’anno accettevole come la traduzione italiana, che quasi inventa un nuovo termine. Del tempo in cui siamo accettati dal Signore con tutto il nostro bagaglio di errori e di peccati, ma anche di sconfitte, malinconie, perdite, incomprensioni, ingratitudini…

E l’anno di grazia però non è ancora finito, anzi prosegue fino alla fine del mondo. Possiamo andare da Gesù Cristo, chiedere perdono ed ottenere grazia. Perdono e consolazione in questo testo sono insieme. L’evangelo della grazia, va insieme con il sostegno dato agli umili.

Immaginate dunque l’effetto che fece a quei tempi quell’annuncio quando fu preso sul serio. Ma ancora adesso che effetto fa questo annuncio quando lo ascoltiamo oltre le mode e le incrostazioni del tempo e della superbia umana: il Signore stesso è venuto su questa terra per farsi conoscere e portare salvezza. Per chi lo cerca, per chi si affida a lui c’è sempre salvezza.

Ed anche se ci sono tempi in cui siamo provati oltre misura nelle nostre forze e speranze, ricordarsi che sempre è l’anno accettevole del Signore cambia la visione della nostra situazione attuale.

Possiamo farci tante domande nella difficoltà, ma la certezza che viene dalla fede è una sola: Gesù Cristo è giunto proprio per noi quando siamo nella difficoltà. Chi mi ha sostenuto fino ad ora non mi lascerà, in ogni tempo riceverò la cura del Signore e la sua grazia. Perché il Signore dell’oggi e del domani è il mio Signore giusto e misericordioso, il Salvatore sempre pronto nelle difficoltà, che in ogni tempo si prende cura di me. E la grazia dà una gioia che rimane dentro il nostro cuore in ogni tempo. Amen


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