La nuova città per tutti noi

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Un tesoro per noi, ma nascosto, dissimulato, è quello dell’Apocalisse.

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Un libro cifrato, pieno di simboli e immagini che spesso sono metafore e non visioni. Un libro cifrato perché scritto sotto l’oppressione dei persecutori. Un libro pieno di immagini a volte terrificanti perché segue un genere che andava per la maggiore in periodi disperanti.

Con un minimo di calma, però, senza farsi impressionare da chi sbagliando tutto vi legge solo una specie di previsione fosca degli ultimi tempi, si riesce ad udire il messaggio del veggente per la sua epoca di persecuzione, ma anche per ogni epoca, in quanto siamo sempre presi da morte e disgrazie. E quel messaggio è così pieno di speranza e così potente da cambiare la nostra tristezza, se non in gioia, in fiducia e meraviglia.

Fiducia nel nostro Signore e Salvatore e meraviglia perché saprà fare tutta una nuova Creazione, nuovi cieli e nuova terra, per farci abitare insieme a Lui.

Ecco allora verso la conclusione del libro dell’Apocalisse un testo piuttosto noto:

Poi vidi un nuovo cielo e una nuova terra, poiché il primo cielo e la prima terra erano scomparsi, e il mare non c’era più.

E vidi la santa città, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo da presso Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii una gran voce dal trono, che diceva: «Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro, essi saranno suoi popoli e Dio stesso sarà con loro. Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate».

E colui che siede sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose». Poi disse: «Scrivi, perché queste parole sono fedeli e veritiere», e aggiunse: «Ogni cosa è compiuta. Io sono l’alfa e l’omega, il principio e la fine. A chi ha sete io darò gratuitamente della fonte dell’acqua della vita. Chi vince erediterà queste cose, io gli sarò Dio ed egli mi sarà figlio.

Apocalisse 21:1-7
Nuova città

Altro che nuvolette, altro che ombre o fantasmi o altri immagini banali che si usano ormai con superficialità, quando si parla del Regno di Dio, del paradiso, che dir si voglia.

No, qui abbiamo tutta una nuova Creazione e una città da abitare.

Andiamo però con ordine. Guardate all’immagine che dice che il mare non ci sarà più. Per chi ama il mare sembra proprio una perdita, ma qui abbiamo dei simboli, e il mare che si muove sempre, in cui si affonda e si perisce, è un elemento che sembrava a quei tempi il caos primitivo che rimaneva e che era sempre pronto a distruggere il mondo, quel mondo ordinato, stabile e felice fatto da Dio perché l’umanità vi vivesse e prosperasse.

Ecco questo nuovo cielo e nuova terra è una nuova Creazione, perfetta e non rovinabile dal male e dall’errore, come quella terrena.

Tutte le rappresentazioni di resurrezione e di vita eterna che sono state immaginate nella storia della chiesa sono in fondo false, infatti troppo differente è la realtà del Regno di Dio, proprio un’altra Creazione, tutto un altro mondo nel senso più completo dell’espressione, che non si può rappresentare. Basta pensare alla fine, finalmente, alla fine assoluta della morte e del dolore, come anche del cordoglio, nel senso anche del ricordo doloroso di chi è morto e così via. Proprio un altro mondo rispetto a quello terreno così limitato e definito dalla morte.

In mezzo a questa nuova Creazione c’è una città. Cioè, Una società umana. E nella città si ha la presenza di Dio e dunque è una nuova Gerusalemme, ma stavolta Dio stesso abita con loro, non è che ci sia solo il Tempio, ma proprio il Signore. Non il Signore lontano,irraggiungibile, ma addirittura Egli abita con gli esseri umani, rimane insieme all’umanità.

Questa è una nuova società, uno stare insieme a tutti gli altri. Questo è l’annuncio che riceviamo e volerlo spiegare in dettagli e particolari sarebbe superbia folle.

Esserne parte

E come faremo ad essere parte di questa moltitudine che si stringe intorno al Signore? La risposta è nella seconda parte del testo e parla ovviamente di grazia.

Alcuni di voi che conoscono il testo potrebbero obiettare che nella lettura non ho inserito la conclusione con l’esclusione da questa nuova città dei dannati. In fondo stiamo qui noi e questo è l’annuncio che riceviamo noi. È un annuncio di vita che riguarda tutti, che è offerto a tutti e noi vogliamo sperare che tutti vi aderiranno. Non ci occupiamo di altri, ma annunciamo la grazia ad ogni persona noi incontriamo. Infatti, sta scritto “scrivi” ad indicare il dover divulgare, il dover annunciare a tutti questa fonte d’acqua viva.

Ma, la possibilità di abitare nella nuova Gerusalemme è un dono di Dio. Basta rivolgersi a Gesù Cristo, che ci fa grazia e ci accoglie. Ciò è veramente qualcosa dell’altro mondo, rispetto ad un mondo in cui tutto si paga, ma non basta tutto il denaro del mondo per acquistare la vita eterna.

La fonte

L’immagine della fonte dell’acqua della vita, che troviamo qui per parlare della grazia, riprende l’immagine dell’episodio della samaritana. Ecco allora che questa immagine grandiosa di salvezza dalla morte e della nuova Creazione non solo, e forse non tanto, parla di ciò che verrà, ma parla alla nostra vita presente. Infatti, quella sete d’acqua viva è la sete dell’esistenza, una sete da saziare in futuro, ma è certamente anche oggi.

L’annuncio della grazia che dà vita, come l’acqua così indispensabile alla nostra vita, è l’annuncio che la grazia ci fa vivere oggi e domani. E dunque questa vita eterna la iniziamo già adesso. Pur se siamo nella vita terrena, abbiamo almeno dei momenti di vita eterna, viviamo qualcosa che dura oltre la nostra morte. Qualcosa che farà parte del mondo che verrà.

Noi non siamo infatti solo dei corpi e una mente, ma siamo esperienze e ricordi, azioni per le quali ci siamo battuti e quello che abbiamo costruito. E relazioni umane e incontri…la città nuova sarà quindi una società che riprende la vita migliore di noi, non può esserci una nuova umanità che riparte da zero, la vita eterna non avrebbe alcun senso se vivessimo solo come persone senza passato né personalità, senza storia. Ogni cosa sarebbe inutile e in fondo indifferente al bene o al male se fosse semplicemente dimenticata.

Certo la vita terrena sarà in qualche modo superata, ogni cosa sarà fatta nuova, ma non abolita e dimenticata. Il senso dell’umana avventura ha un compimento quindi nella vita eterna, non una cessazione, se no non sarebbe la speranza di questa nostra esistenza terrena. Se così fosse allora avrebbero senso le nuvolette e un’immagine di persone ebeti, che vivono per sempre senza alcuna verità e concretezza.

Per questo bisogna stare attenti con i simboli e le rappresentazioni dell’aldilà, diceva qualcuno dinnanzi alle domande di descrizione del Regno di Dio, di curiosità umane ma fuori luogo, meglio deludere che inventare cose inverosimili e infine realmente deludenti.

Ma non farsi rappresentazioni fallaci, non significa astenersi dall’annuncio di resurrezione e di vita eterna in Gesù Cristo. Non significa non vivere tentando le vie della giustizia e cercando di avere amore del prossimo. Anzi vivremo per costruire fin d’ora un barlume della nuova città celeste. Vogliamo vivere con quella speranza, che supera ogni prova e lutto, per guardare con occhi asciutti il nostro futuro come umanità e singoli in Gesù Cristo. Amen


Zusammenfassung der Predigt Keine Wölkchen oder andere banale Bilder mehr, die heute oberflächlich verwendet werden, wenn man vom Reich Gottes, vom Paradies spricht. Nein, hier haben wir eine ganz neue Schöpfung und eine Stadt zu bewohnen. In dem Gott bei den Menschen wohnt. Etwas, das für uns auf der Erde unbeschreiblich ist. Die Möglichkeit, sie zu bewohnen, ist ein Geschenk Gottes. Alles, was wir tun müssen, ist, uns an Jesus Christus zu wenden, der uns Gnade schenkt und uns aufnimmt. Das Bild von der Quelle des Lebenswassers greift das Bild der Episode der Samariterin auf. Dieses Bild spricht von dem Durst nach Leben, der in der Zukunft liegen wird, aber auch heute schon vorhanden ist. Es besteht eine Beziehung zwischen dem irdischen Leben und dem des neuen Jerusalem. Denn wir sind nicht nur Körper und Geist, sondern wir sind Erfahrungen und Erinnerungen, Handlungen, menschliche Beziehungen und Begegnungen. Die neue Stadt wird also eine Gesellschaft sein, die das Beste aus unserem Leben aufnimmt und das Positive nicht vergisst.


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