Gioia di vivere

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Rallègrati pure, o giovane, durante la tua adolescenza, e gioisca pure il tuo cuore durante i giorni della tua giovinezza; cammina pure nelle vie dove ti conduce il cuore e seguendo gli sguardi dei tuoi occhi; ma sappi che, per tutte queste cose, Dio ti chiamerà in giudizio!

Bandisci dal tuo cuore la tristezza e allontana dalla tua carne la sofferenza; poiché la giovinezza e l’aurora sono vanità. Ma ricòrdati del tuo Creatore nei giorni della tua giovinezza, prima che vengano i cattivi giorni e giungano gli anni dei quali dirai: «Io non ci ho più alcun piacere»

Ecclesiaste 12:1-3

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Rallegrarsi

In linea con tutto il libro dell’Ecclesiate, del Kohelet, quel rallegrarsi iniziale non è affatto ironico e tanto meno sprezzante, ma è un reale e sentito invito a rallegrasi, ad avere gioia. C’è bisogno di premetterlo perché invece spesso i cristiani e i credenti sono stati seriosi e in casi limite come alcuni nel Medioevo propagandatori di tristezza.

Invece, qui c’è questo invito a rallegrasi, dicendo che gli anni belli e le belle occasioni, passano. Infatti dice sono vanità, che non è un giudizio morale, ma dice semplicemente che passano, che sono volatili…e quindi non bisogna farseli scappar via.

La gioia di vivere è qualcosa che purtroppo a volte, come dicevo, è stata trascurata o vista con un certo sospetto dai cristiani.

Un po’ c’era l’idea di dover soffrire per guadagnare la salvezza, cosa che non è minimamente presente nell’evangelo, e che la Riforma ha combattuto riportando alla luce l’annuncio della salvezza gratuita. Infatti, non c’è bisogno di soffrire per avere salvezza. E il Signore non ce la farà pagare se abbiamo avuto giorni belli, grandi doni e tante possibilità nella vita. Infatti, la nostra salvezza è assicurata totalmente e solamente da Gesù Cristo.

C’è anche un secondo punto contro il rallegrasi è sta nel sospetto di alcuni che viene dalla paura che ci si allontani con il voler gioire da una certa moralità. Come se il volersi rallegrare sia per forza un dover trasgredire, e non è così.

Forse questo arriva da un tempo in cui il dovere divenne uno dei motivi di base per vivere. Ma drammaticamente il dovere non è un motivo per vivere, semmai è un motivo per interpretare la propria vita in questo mondo, ma alla base della vita ci deve essere qualcosa di positivo.

La base per vivere è la vita stessa e la gioia di vivere è l’emozione di sentirsi vivi e di poter vivere, che ci dona il Signore.

Ovviamente poi bisogna ricordarsi del proprio Creatore e del seguirne la volontà. Ma ciò viene dopo e non è solo questione di dovere. Invece, l’idea del dovere ha fatto sì che non si vedesse la bellezza del vivere lecito, morale, utile, fraterno, schietto, rispettoso…

Vivere seguendo il Signore, cercando la giustizia, ricordandosi del Cristo e dei suoi comandamenti è innanzitutto non una serie di norme da dover seguire, ma un dialogo con il Signore e la possibilità di uno sviluppo della propria vita. E dà una forma positiva alla nostra vita, ma la vita stessa con i suoi doni e possibilità è il motivo per vivere.

Ricordati del tuo Creatore è un vivere la gioia della vita riconoscendo che c’è il Creatore di questa vita che ci è data. Non è solo quindi una questione di ubbidienza, ma nel cercare di obbedire al Creatore della vita, che la vita umana conosce, fa vivere in armonia con il Creatore e la sua Creazione e dà da vivere autenticamente.

Giovani e vecchi

Questo testo è indirizzato ai giovani, esplicitamente, è infatti del saggio che dopo aver esaminato per tutta la vita, acquista esperienza per parlare sapientemente ai giovani. Però implicitamente è rivolto a tutti, fino agli ultimi giorni.

Vivere da giovani e vivere da anziani è infatti differente, in quanto malattie e decadimento fisico minano la gioia, ma fino a dire che Sie gefallen mir nicht, che non c’è più alcun piacere nel vivere ce n’è di strada…In un certo senso è un invito a vedere quante cose positive si hanno nella vita anche se ci sono meno possibilità di quando si è all’inizio della propria giovinezza. Poi pensando alle volte da giovani non avevamo poi tante possibilità, ma il solo fatto di esser giovani ci faceva affrontare la vita differentemente.

Ecco l’invito del saggio dell’Ecclesiaste è in fondo quello di non farsi prendere dalla tristezza, da ciò che manca ed invece apprezzare tutto ciò che si ha e tutto il tempo che ci è dato. Sapendo del Creatore, che non solo chiama alla responsabilità personale in questa vita, ma è il Signore benigno e provvidente e misericordioso.

Grazia

Infatti, fondamentale nel valutare il discorso di Ecclesiaste, di Der Prediger, per noi cristiani è il messaggio di grazia di Gesù Cristo. Anzi, a mio avviso senza il messaggio cristiano manca qualcosa di fondamentale alle pagine dell’Ecclesiaste, queste diverrebbero preassapochiste e in qualche modo prive di forza. Invece, con il messaggio di grazia di Gesù Cristo acquistano una limpidezza e una completezza differenti.

Ecco allora che va dove ti porta il cuore, stupendo versetto, diviene un modo di vivere senza alcun timore. Certo non per cose pazze, ma perché il cuore ci comanda amore e di avventurarci in terreni inesplorati di giustizia, anche se a volte finiamo incagliati in errori, nelle tenebre, nel peccato, in Gesù Cristo abbiamo perdono e giustificazione.

La straordinaria avventura che è la vita allora può dispiegarsi senza timori, se ci si ricorda del Creatore, dei comandamenti d’amore del Cristo e della sua misericordia.

L’importante è non far finta che non esista chi ci ha Creati, anzi pensare che siamo frutto del caso introduce la disperazione nella vita. Invece, sapendo che il Signore ci dà vita e ci dona anche vita eterna, ci farà affrontare la vita fino all’ultimo con una maggiore pace interiore e con una speranza che ci consentono di avere una gioia di vivere anche in presenza di limiti ed errori.

Anche se tanti non lo sanno, è vivere seguendo il Cristo che dà gioia di vivere e una nuova energia, che fa bella l’esistenza. Amen


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