Il profeta Michea ha un nome programmatico, infatti il suo nome significa: “Chi è come YHWH?” Cioè “Chi è paragonabile al Signore?
È questa una domanda retorica, perché se ne conosce subito la risposta: “Nessuno è come il Signore”, “Nessuno è paragonabile al nostro Dio”.
Questa domanda è ripresa alla conclusione del libro che è il testo su cui riflettiamo.
Prima di leggere la sua conclusione, ci possiamo chiedere cosa ci sia nel libro di Michea.
Possiamo dire che c’è una predicazione che 1) invita ad ascoltare Dio, 2) denuncia l’ingiustizia, 3) annuncia un giudizio, ma sempre 4) viene annunciata anche una speranza.
Il tema della giustizia e del giudizio per l’ingiustizia, che è presente anche in altri profeti, è presentato con parole forti e nette, e la denuncia di Michea è sempre molto concreta: poveri vessati e resi ancor più poveri da sfruttatori ai tutti i livelli sociali, giudici corrotti, come anche i più alti gradi dello Stato.
Ciò farà crollare l’intera nazione e tutto il popolo. Eppure, viene annunciata sempre una speranza, alternata alle altre parti, ed alla fine chiude il libro stesso:
Quale Dio è come te, che perdoni l’iniquità e passi sopra alla colpa del resto della tua eredità? Egli non serba la sua ira per sempre, perché si compiace di usare misericordia.
Egli tornerà ad avere pietà di noi, metterà sotto i suoi piedi le nostre colpe e getterà in fondo al mare tutti i nostri peccati.
Tu mostrerai la tua fedeltà a Giacobbe, la tua misericordia ad Abraamo, come giurasti ai nostri padri fin dai giorni antichi. Michea 7:18-20
Senza paragoni nella misericordia
Chi è, dunque, come il Signore? Non solo nessuna persona o creatura è paragonabile al Signore per la potenza, oppure per la sua giustizia o santità, ma la grandezza del Signore è inarrivabile nella sua misericordia.
Dunque, la lunga descrizione di ingiustizie e di violenze, come di giudizi, riportate dal profeta Michea, una situazione che appare ormai senza alcuna via di scampo, come quelli che dicono “oramai non si può più avere una svolta, ma tutto andrà irreparabilmente in rovina”, si conclude con una preghiera fiduciosa nella misericordia di Dio (c’è quella sfumatura in altre traduzioni).
Dovremmo ricordarcelo sempre, quando ci lamentiamo di come va il mondo, non solo per cataclismi naturali, ma ancor di più quando la società appare in decadenza rispetto a giustizia e coesione e valori…
Responsabilità umana e potenza di Dio
Il Signore ci fa cercare la nostra via nel mondo, come singoli e come comunità e nazioni, ci dà da scegliere i nostri passi nell’intricata nostra esistenza, ci vuole adulti che sperimentino la loro libertà, ma sa anche che sbagliamo. Sempre.
Fossimo automi, e non autonomi, fossimo come robot che il Signore si diverta a muovere per costruire un mondo artificiale e perfetto, senza deviazioni da sentieri fiabeschi e irreali… invece siamo carne e sangue, siamo società umana, vittime di angosce ed egoismi, in guerra nel mattino, in conflitto alla sera… E l’umanità si perde nelle paludi delle disuguaglianze, nel deserto degli egoismi…
Eppure, il Signore non vuole che ci perdiamo, come il buon padre della parabola, aspetta il nostro ritorno, aspetta ansioso alla finestra che una volta cresciuti noi riconosciamo gli errori e la necessità di avere Dio come Padre.
Ciò che spesso alle persone non è possibile, è possibile al Signore. Come, ad esempio, per noi si potrebbe veramente perdonare l’assassino di un figlio? Mentre perdonare è possibile a Dio, misericordioso e così potente da distruggere le conseguenze dei nostri misfatti: «getterà in fondo al mare tutti i peccati». Non solo li allontana da noi, ma promette infine una giustizia reale ed efficace, non come quella umana.
Riconoscere errori e tentare il bene, muove all’azione
Si può certo parlare della misericordia di Dio, ma è qualcosa per cui dobbiamo pregare.
Ci sono sempre, coloro che pensano di non avere bisogno della misericordia di Dio. È una sorta di miopia, quella di chi si crede perfetto, c’è invece da scoprire e riconoscere i propri errori. Infatti, l’esigenza di giustizia del nostro Signore, ribadita anche da Gesù Cristo, è assoluta.
D’altra parte, questa assolutezza, che ci potrebbe rendere atterriti e quindi paralizzati, si trova affiancata, anzi mescolata, con l’annuncio della misericordia divina. Per questo non dobbiamo essere paralizzati dalla paura di sbagliare, ma siamo anzi invitati a tentare e provare e riprovare a vivere, con la consapevolezza di dover rivedere continuamente le nostre azioni.
Per questo in Michea l’annuncio di speranza appare subito “incollato” a quello di denuncia. Non aspetta una richiesta di perdono per annunciare la misericordia umana. Denuncia i crimini, ma vuole che si agisca con speranza. La richiesta di giustizia e l’annuncio della grazia allora sono un tutt’uno.
Proprio perché il Signore è misericordioso e lento all’ira, la superbia umana di sentirsi giusti appare così fuori luogo e il non tentare di portare avanti la giustizia umana appare ancora più grave.
Ingiustizia e giustizia concreta
Quando si parla di riconoscere i peccati, abbiamo spesso in testa una predicazione cristiana moralistica, ma la denuncia di Michea dell’ingiustizia è molto concreta, sociale politica.
C’è prima di tutto quello che possiamo fare di giusto nei nostri rapporti personali, familiari e sociali! Dire mi dispiace, non frodare con le parole, non rubare tempo al prossimo…
Oggi poi, in molte nazioni siamo in democrazia, e tutto è dunque differente, i controlli e le garanzie sono più estese, ciò ci deve confortare, ma non saziare di giustizia, basti pensare che nel mondo c’è ancora chi muore di fame, chi ha la vita accorciata dal costo delle cure, in alcuni paesi esorbitante rispetto al reddito, e non è solo colpa di qualcuno lontano.
L’ingiustizia, le disuguaglianze, le storture sono abbondanti, ma molti dicono è giusto così oppure cosa si può fare? Già prendere sul serio il tema della giustizia è il primo passo.
Certo i problemi sociali sono enormi, però ognuno deve fare la sua parte, non solo noi ovviamente, ma partendo da noi, da ciò che è per noi possibile fare.
E studiare e prepararsi su ciò che è realmente importante, senza stare a sentire profeti di sventura o fake news accomodanti difensori dello status quo. Anzi in quest’epoca mi sembra che ci sia innanzitutto da studiare e analizzare e trovare nuove soluzioni e azioni.
Speranza
I problemi causati dall’ingiustizia sono enormi, dicevo, ma l’annuncio del profeta è di speranza non solo individuale, ma per tutta la nazione. E Michea scriveva in una epoca remota disastrosa! E lo scriveva anche per farci imparare da ciò che è stato.
L’annuncio cristiano, proprio grazie al lascito di profeti come Michea, si configura come annuncio di giustizia e speranza insieme.
Anzi, dare speranza è anche una barriera all’ingiustizia. Perché quando si è senza speranza, senza speranza nell’Iddio potente e misericordioso, ci si arrende alle tante piccole e grandi ingiustizie di questo nostro mondo…
Invece il nostro signor Gesù Cristo che giunge per realizzare la misericordia di Dio e portarci grazia, ci dà sia speranza per il Regno dei cieli, sia anche per la nostra esistenza terrena. Amen