Dalla guerra all’ecumenismo

Il testo scelto per la riflessione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2018 dai cristiani dei Caraibi, Esodo 15, è un testo proprio particolare è l’esultanza per la vittoria subito dopo la traversata del Mar delle Canne da parte degli ebrei e la seguente disfatta dell’esercito egiziano. Ci si trovano espressioni crude come “sono andati a fondo come pietre” o “la tua destra spezza il nemico” (trovate il testo completo in fondo). È uno di quei testi di guerra che troviamo nell’Antico Testamento.

Certo è un testo che non sembra proprio ecumenico, anzi.

Certo ripensando alla storia, sappiamo che c’è il nemico di Israele: l’esercito egiziano, un esercito con i carri da guerra della superpotenza del tempo che avanza minaccioso, e loro sono lì, non dei soldati, ma gente con donne e bambini, non degli invasori, ma dei fuggitivi.

Inoltre, Israele non fa nulla, se non ubbidire all’ordine di fuga che il Signore gli dà. Non è per niente, quindi, l’esaltazione di una propria vittoria militare, del valore dei propri soldati o dell’astuzia di un generale, ma è una lode per la salvezza sopraggiunta dopo l’angoscia e la paura, dopo il dubbio e la rassegnazione, dopo che tutto ormai sembrava perduto.

Però, si deve anche dire che questo testo, come altri, sono stati usati per dare alle vittorie militari un crisma religioso. È viva ancora la memoria della benedizione delle baionette nella Prima guerra mondiale, come nella Seconda del “Dio è con noi” di pericolosi assassini organizzati in reggimenti.

Testi come questi, se male interpretati, sono pericolosi e bisogna trattarli con rispetto e attenzione, sapendo come nella storia siano stati usati e manipolati.

Possiamo iniziare ad osservare allora che qui c’è il racconto di un avvenimento specifico, che non si può estendere questo inno di vittoria a tutte le altre battaglie che nel tempo si sono susseguite.

il Signore è un guerriero

Qui è affermato che il Signore è un guerriero. Forse potremo dire che è come un guerriero, sottolineare che è una delle tante immagini con cui con parole umane descriviamo il Signore. È l’affermazione che il Signore interviene nel mondo e nella storia umana, alle volte con potenza inaspettata.

Il punto centrale è che qui abbiamo il debole inseguito dal forte, l’oppressore che insegue lo schiavo per punirlo. È Golia contro Davide, per riprendere un altro testo biblico, che poi si volge al successo insperato del debole. È una situazione che nella storia molto raramente si è verificata, ma che anzi è realmente miracolosa, come gli antichi ebrei hanno compreso.

Qualunque cosa sia avvenuta, infatti, gli ebrei l’hanno interpretata come salvataggio di Dio, per questo è importante perché ciò che è avvenuto diviene esemplare anche per gli altri popoli e per tutti gli oppressi, come gli schiavi dei Caraibi, i cui discendenti hanno scelto questo testo per la nostra riflessione.

Questo testo infatti non è solo di lode e di ringraziamento a Dio, ma è anche un testo che rende testimonianza a Dio, che lo annuncia come il Signore che si schiera contro l’oppressione per gli umili. Il Signore è un guerriero, un lottatore, in questo senso.

Per questa sua testimonianza, quindi, il valore di questo canto di lode non è solo storico, ma ha il valore dell’annuncio del Signore come liberatore, come Colui che si schiera per chi è oppresso e umiliato, anche se non sempre interviene nella misura potente e tremenda della liberazione dalla schiavitù egiziana.

Fidarci di Dio

A ben leggere questo testo, allora, proprio al contrario delle interpretazioni secolari a favore della guerra, esso annuncia che dobbiamo fidarci di Dio e abbandonarci alla sua guida, non avendo paura del violento, anzi alle volte soffrendolo, ma conoscendo che il Signore ci darà infine, comunque vittoria, nel suo Regno.

Certo bisogna essere credenti, confidare nella vita eterna, per poter soccombere dinnanzi all’ingiusto, per poter morire per la giustizia senza vantaggio personale, ed anche per incamminarsi per la via della vita.

Ci vuole fede per affrontare in altro modo il mondo, che non sia quello della sopraffazione. E ci vuole più coraggio ad essere nonviolenti, che violenti.

Ecumenismo

L’ecumenismo se volete nasce da qui: dal primato di Dio per la nostra vita di credenti e non dal primato delle nostre idee o delle nostre chiese o del nostro popolo. E insieme dal primato di un modo di vivere disarmato, nonviolento, che non segue i modi del mondo, ma quelli pacifici del Cristo.

Non che non si vedano le differenze, non che si sappia che ci sono cose sbagliate, in noi come negli altri, non che non si voglia che la verità trionfi, ma non si vuole che l’altro soccomba, rinneghi, muoia. Si vuole avere conversione, ma insieme, noi e gli altri. Si vuole che il nemico d’un tempo divenga amico, che il fratello con cui siamo separati sia unito, che chi è stato scacciato sia realmente accolto, per come è.

Le diversità riconciliate, le differenze apprezzate, non sono certo quelle dell’oppressore che fa finta di niente rispetto al suo schiavo, ma di coloro che riconoscono gli errori del passato e si scoprono proprio per questo fratelli e sorelle.

L’ecumenismo vuole che si giunga, magari dopo un lungo cammino, fuggendo i pregiudizi e l’ignoranza, sentendo a volte l’angoscia di scoprire che nella nostra vita terrena non ci sono certezze così chiare, nemmeno dottrinali, che si giunga a conoscere il solo Salvatore: Gesù Cristo.

Già, infine gli ebrei fuggendo arriveranno al Sinai, alla montagna del Signore, arriveranno a Dio.

Per noi cristiani però, come disse Gesù, non è più momento di un monte o di un altro, di Sion o del Garizim, di Roma o Ginevra, di Mosca o Wittenberg, di Canterbury o delle colline della Pennsylvania… è questione di adorare Dio in Spirito e verità.

Alla fine del tempo arriveremo dunque al Signore, insieme, insieme saremo dinnanzi a lui, con la nostra storia e i nostri errori, per ricevere la vera vita e l’autentica comunione, con lui e fra noi.

E oggi vogliamo incamminarci per quell’incontro. Amen

Questa è la traccia della predicazione fatta in occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2018 a Sondrio, Vicosoprano e Montagna in Valtellina sul testo di Esodo 15 che segue:

Allora Mosè e gli Israeliti cantarono questo inno in onore del Signore:

“Voglio cantare al Signore, ha ottenuto una vittoria strepitosa: cavallo e cavaliere, li ha gettati in mare!

Il Signore è mia difesa, mia potenza. Egli mi ha salvato. È lui il mio Dio, lo voglio ringraziare; è il Dio di mio padre, lo voglio esaltare.

Il Signore è un guerriero: ‘Signore’ è il suo nome! I carri da guerra e l’esercito egiziano, li ha sommersi nelle acque, i soldati migliori annegarono nel mare. Le onde li ricoprono: sono andati a fondo come pietre. Potente e terribile è la tua mano, Signore, la tua destra spezza il nemico. Sei grande, Signore, distruggi i tuoi avversari; scateni il fuoco della tua ira: li divora come paglia.

È bastato un tuo soffio: le acque si sono ammassate, le correnti si sono alzate come un argine, le onde si sono fermate in mezzo al mare. Il nemico si vantava e diceva: ‘Li inseguirò, li raggiungerò, li attaccherò, li sterminerò, ci sarà bottino per tutti; alzerò la spada, mi impadronirò di loro!’. Ma tu hai soffiato su di loro e il mare li ha ricoperti, si sono sprofondati come piombo in acque profonde.

Signore, chi è come te fra tutti gli dei? Chi è come te santo e potente? Chi può compiere imprese come le tue? Hai steso la tua mano, e la terra ha inghiottito i tuoi nemici.

Hai liberato il tuo popolo! Con la tua bontà lo accompagni, con la tua forza lo guidi alla terra che volevi ti fosse consacrata.

I popoli vicini hanno udito e tremavano di paura; lo spavento è piombato sui Filistei. I capi di Edom sono atterriti, i potenti di Moab sono presi da paura, tremano gli abitanti di Canaan. Spavento e terrore s’abbattono su di loro.

Scateni la tua forza, restano come pietre senza parola, finché sia passato il tuo popolo, Signore, quel popolo che hai creato. Lo conduci e lo fai stabilire sulla tua montagna, nel luogo che tu, Signore, hai scelto come tua casa, nel tempio che le tue mani hanno costruito. Il Signore è re in eterno e per sempre!”.

Gli Israeliti avevano camminato all’asciutto in mezzo al mare. E quando i cavalli del faraone, i suoi carri da guerra e i cavalieri li inseguirono dentro al mare, il Signore fece tornare su di essi le onde.

Allora la sorella di Aronne, Miriam la profetessa, prese in mano un tamburello, e le altre donne si unirono a lei. Esse suonavano i tamburelli e danzavano in cerchio. Miriam cantò davanti a loro questo ritornello: “Cantate al Signore! Ha ottenuto una vittoria strepitosa, cavallo e cavaliere, li ha gettati in mare!”.


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