Quale guida scegliere

Gesù afferma che i farisei, che vogliono essere di guida a tutto il popolo, sono in realtà come ciechi che vogliono guidare altri. Per spiegarlo inizia un racconto parabolico cui si presenta come buon pastore.

«In verità, in verità vi dico che chi non entra per la porta nell’ovile delle pecore, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Ma colui che entra per la porta è il pastore delle pecore. A lui apre il portinaio, e le pecore ascoltano la sua voce, ed egli chiama le proprie pecore per nome e le conduce fuori. Quando ha messo fuori tutte le sue pecore, va davanti a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. Ma un estraneo non lo seguiranno; anzi, fuggiranno via da lui perché non conoscono la voce degli estranei».

Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono quali fossero le cose che diceva loro.

Perciò Gesù di nuovo disse loro: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti quelli che sono venuti prima di me, sono stati ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta; se uno entra per me, sarà salvato, entrerà e uscirà, e troverà pastura. Il ladro non viene se non per rubare, ammazzare e distruggere; io son venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.

Io sono il buon pastore; il buon pastore dà la sua vita per le pecore. (Giovanni 10:1-11)

Come nell’Antico Testamento l’immagine del buon pastore è in contrasto con i cattivi pastori di Israele, con le sue cattive guide. E qui, in opposizione ai falsi pastori di Israele, c’è Gesù.

Dall’altra parte ci sono dei farisei, descritti come ciechi che vogliono guidare altri. Va notato che non si sta parlando di capi politi o sacerdotali, anche se farisei potevano essere anche dei politici, ma del movimento farisaico che pretendeva di dare una interpretazione autentica della tradizione dei profeti e una indicazione morale a tutto il popolo.

Un movimento certamente positivo sotto l’aspetto umano in molte sue parti, ma che si concepiva come coloro che dovevano guidare tutto il popolo in maniera assoluta verso una comprensione legalistica, e non di grazia, nel rapporto con il Signore e quindi della vita dei credenti.

La pretesa dei farisei trovava alcuni favorevoli, altri contrari, altri impauriti. E Gesù combatte questa pretesa dei farisei di essere i portatori di verità. E quanti farisei in questo senso ci sono anche nel nostro tempo!

Buon pastore

In questo testo Gesù presenta invece le sue caratteristiche di buon pastore attraverso elementi parabolici (da parabola):

  • Gesù va diretto, non segue vie traverse, parla chiaramente, non ci sono trucchi ovviamente, e nemmeno una retorica per “sedurre” l’uditorio, è un parlar franco il suo
  • Gesù dice che chiama per nome le sue pecore, dunque conosce personalmente coloro che chiama, non ne ignora le reali necessità, non parte dall’ideologia per conformarvi le persone, ma dalla realtà delle persone stesse per il loro bene
  • Gesù le guida ed esse lo seguono, c’è un rapporto continuativo con i credenti, non li abbandona, anzi dà la sua vita per loro, e sappiamo che continuerà a sostenerli con lo Spirito
  • Interviene infine ci dice per dar vita e vita in abbondanza, cioè per dare vita eterna fin d’ora, una vita con un senso e una profondità nuove.

Da qui si vede la necessità vitale di affidarsi a Gesù come nostro Signore oltre che Salvatore.

Oggi

Come dicevo il testo “vive” in opposizione ai farisei e specie si pensa ai capi farisei, che vogliono insegnare, guidare il popolo, ma sono come delle guide cieche che credono di vedere.

Il testo ha una chiara suggestione per la realtà di ogni tempo, in quanto sempre ci sono persone che vogliono essere o sono di fatto guide per gli altri: politici, persone influenti culturalmente, giornalisti alle volte, maestri o coloro che amano presentarsi come maestri, quelli che pensano di sapere sempre meglio degli altri come si dovrebbe fare, ma anche sono semplicemente genitori o suoi nuovi mezzi social della rete o sui mass media persone che vogliono influenzare scelte e stili di vita degli altri…

In mezzo a queste guide, o meglio presunte guide, a chi affidarsi?

Per un cristiano l’unica guida è ovviamente quella di Cristo, l’unico buon pastore. Ma cosa significa in concreto? Si rischia di farla divenire una posizione di principio, e si rischia dunque di dare potere a chi dice di sapere come si deve applicare oggi quello che diceva Gesù. Oppure diviene solo una posizione per il proprio animo e non fattiva, che trascura il presente difficile e concreto, che è invece e da affrontare, cioè ha anche una valenza sociale.

C’è quindi necessità del confronto con la Scrittura e con l’evangelo in una dimensione comunitaria. Non ci si può affidare ad un interprete solo, ma si deve rischiare in prima persona di prendere posizione, di cercare la strada concreta, e quindi di ascoltare anche gli altri. Sempre di più però la dialettica democratica diviene scontro, separazione, più che incontro di soluzioni e idee diverse…

Manca infatti, insieme alla visione democratica della chiesa e della società, l’essere aperti allo Spirito, Colui attraverso il quale Cristo guida la chiesa. Per essere guidati da Gesù Cristo occorre restare aperti ad una visione spirituale della vita e del futuro.

La visione spirituale è fondamentale, perché occorre una visione completa dell’essere umano. Una visione che dia tutta la dignità e l’importanza ad ogni essere umano, per ascoltare le sue ragioni, e per ragionare su come vivere da esseri umani e da società umana in maniera non ideologica.

E la guida spirituale di Cristo ci permette di essere liberi. Liberi nei giudizi, nei ripensamenti, nell’apertura al nuovo, liberi anche nell’accogliere opinioni differenti, quando scopriamo la loro sensatezza. Liberi dalla paura che incutono i farisei di ogni tempo.

No, l’essere cristiani non è affatto qualcosa che ti fa estraniare da questo mondo, ma invece ti fa vivere pienamente nel quotidiano, non dimenticando la complessa realtà dell’umanità, con la certezza che c’è un Salvatore che ci guida e a cui solo rendere gloria. Amen

 


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