La comunità di Corinto a cui l’apostolo Paolo scrive è attratta da eloquenti predicatori e da teorie filosofiche, che quelli presentano come potenti e salvifiche. Paolo ribadisce invece che lui ha predicato per la salvezza sempre e solo la croce di Gesù Cristo.
La croce è invece giudicata dal mondo una pazzia per la sua debolezza.
La pazzia di Dio è più saggia degli uomini e la debolezza di Dio è più forte degli uomini.
Infatti, fratelli, guardate la vostra vocazione; non ci sono tra di voi molti sapienti secondo la carne, né molti potenti, né molti nobili; ma Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i sapienti; Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti; Dio ha scelto le cose ignobili del mondo e le cose disprezzate, anzi le cose che non sono, per ridurre al niente le cose che sono, perché nessuno si vanti di fronte a Dio. Ed è grazie a lui che voi siete in Cristo Gesù, che da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione; affinché, com’è scritto: «Chi si vanta, si vanti nel Signore».
I Corinzi 1:25-31
Il Cristo crocifisso è dunque pazzia e debolezza per il mondo, ma in realtà è l’opposto. Quindi, tutti quelli che sono valori –in generale– per l’umanità, vengono trasformati dalla prospettiva della croce di Cristo.
comunità disomogenea
Ciò, per l’apostolo, è illustrato dalla situazione della chiesa di Corinto, in cui solo pochi sono colti o ricchi (anche se ce ne sono). Cioè la comunità cristiana non è un raccolta di persone elitaria, ma invece un’assemblea eterogenea chiamata dal Signore.
Ciò che ci interessa, non è tanto quanti fossero gli schiavi in quella comunità, quanto che ci fossero e la disomogeneità, diciamo sociologica, era ed è uno degli aspetti di differenza rispetto alle altre comunità che si formano nel mondo.
Infatti, un’associazione si costituisce in base a degli interessi comuni o più in generale raggruppa persone simili per vari aspetti. Invece è la chiamata, la vocazione di Dio, che raduna e costituisce la chiesa. È Dio stesso che con il suo Spirito costituisce la sua chiesa e le varie chiese nel mondo.
L’agire di Dio è in contraddizione delle concezioni umane di sapienza e di potenza (che tanto piacevano ad alcuni dei corinzi e agli “gnostici” antichi e moderni) e infatti la chiesa, disomogenea e piena di persone umili, sembra per il mondo non avere alcun futuro.
Non solo, in un mondo che parla sempre di guadagno, di benessere e di apparenza, e valuta anche la fede col metro se sia utile o meno, ecco che proprio la chiesa, a meno ad esempio di opere assistenziali, è reputata sostanzialmente inutile.
sapienza
Invece Gesù Cristo è stato fatto per noi sapienza (e in greco è proprio quella sophia che tanto affascinava gli elleni), e anche giustizia, santificazione e redenzione. Tutto ciò che occorre è in Gesù Cristo.
La sapienza è Gesù Cristo crocifisso, quindi la vera sapienza non può essere scollegata dalla croce.
In particolare, la croce di Cristo è qualcosa di incomprensibile per l’idea di Dio che ha la sapienza umana, che lo vede creatore e ottimo amministratore del mondo, Colui che dà l’avvio e poi tutto dovrebbe procedere per il meglio. Però, poi, ci si chiede sconsolati come mai succedono tutti i disastri del mondo.
Partendo dalla morte in croce di Gesù Cristo, cioè dalla sconfitta, dunque da un miracolo al contrario, che mostra in senso umano la debolezza di Dio, ci fa divenire umili. Possiamo confessare che non capiamo bene, il mondo e la vita, come non capiamo bene la resurrezione, ma invece la prospettiva di vera salvezza nella croce è certa e cambia tutta la prospettiva del mondo e umana.
vanto
Sia la chiamata di Dio, che chiama la chiesa, sia la sapienza umana inadeguata ad un Dio che agisce al di fuori dell’ordinario, esclude il vanto umano e ci si può gloriare solo in Dio.
Quante volte l’apostolo parla contro il vanto umano. E ciò ha vari aspetti.
1) Il primo aspetto che viene in mente è il vantarsi rispetto ad altri. Anche se è solo nel proprio cuore come nel fariseo e il pubblicano, il vanto mina la capacità di essere comunità.
Non vantarsi, meglio non avere di che vantarsi, perché la salvezza è dono di Dio, è anche la base di una visione della comunità e delle relazioni personali sostenuta dalla parità e dall’amore del prossimo. E sottolineo parità perché si può dire di amare il prossimo dall’alto in basso, ma quello non è autentico amore del prossimo.
Si possono superare le divisioni, come quelle che c’erano a Corinto e ci sono oggi nel mondo e nella società, partendo da una base di umiltà e insieme di dignità umana, essendo salvati per puro dono di Gesù Cristo sulla croce morto per l’umanità.
2) Il vanto però è anche la conseguenza di un mondo competitivo, in cui devi sempre dimostrare di essere all’altezza, di essere migliore…Ci si vanta alla fine perché siamo riusciti a prevalere in qualche ambito, sia pure solo religioso, e lo dobbiamo mostrare.
Invece, il non aver niente per cui vantarci, ci toglie da questo schema competitivo con gli altri, con noi stessi e con il nostro Signore.
Infatti, la morte in croce del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo è una vittoria contro i poteri e le sapienze del mondo che impongono il prevalere. Per la sua croce, Gesù proclama invece beati i miti, i poveri di spirito, coloro che cercano sì giustizia, ma non se la possono fare da soli, e ci dà speranza di resurrezione.
Non siamo più in competizione, dunque e riceviamo la grazia di Dio e viviamo liberi dalla paura di non farcela, di non essere in grado. In questo modo daremo il meglio di noi e saremo gli uni con gli altri più accondiscendenti.
Finalmente in Gesù Cristo crocifisso e risorto abbiamo riscatto da tutto quello che opprime e ci conduce a morte e otteniamo un avvenire e una speranza sicura. Amen