Unica chiesa

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La prima chiesa cristiana, quella degli apostoli a Gerusalemme, iniziò ben presto ad attirare nuovi membri. Alcuni pagani vennero accettati dopo alcune discussioni, come il centurione Cornelio e i suoi battezzati da Pietro, però quella che sembrava un’eccezione si amplia. Diverrà poi la regola.

(Versione audio)

Quelli che erano stati dispersi per la persecuzione avvenuta a causa di Stefano, andarono sino in Fenicia, a Cipro e ad Antiochia, annunciando la Parola solo ai Giudei, e a nessun altro. Ma alcuni di loro, che erano Ciprioti e Cirenei, giunti ad Antiochia, si misero a parlare anche ai Greci, portando il lieto messaggio del Signore Gesù. La mano del Signore era con loro; e grande fu il numero di coloro che credettero e si convertirono al Signore.

La persecuzione, dunque, disperde la chiesa, ma la fa anche crescere. Come sempre lo Spirito santo gestisce ogni cosa. E il Signore, grazie allo Spirito, volge la persecuzione, il male dunque, ad avere un effetto infine benefico, quello di far avanzare il suo Regno.

Gruppi di cristiani raggiungono luoghi distanti da Gerusalemme e portano la buona notizia di Gesù Cristo. Alcuni fra loro annunciano l’evangelo solo ad ebrei, convinti che la promessa riguardi solo loro. Altri invece, che forse parlano di solito greco e sono già acclimatati nella cultura ellenistica del tempo, lo annunciano anche ai pagani. Sarà qualcosa di buono?

L’evangelista Luca subito ci assicura che è una buona cosa, infatti ci dice che in tutto ciò sono guidati dalla mano del Signore, dallo Spirito che muove tutta la prima chiesa. Però sappiamo che nuove persone, con culture e formazioni differenti, non sempre vengono accettate in gruppi consolidati, c’è sempre di mezzo una certo sospetto. Come reagiranno allora nella chiesa di Gerusalemme?

La notizia giunse alle orecchie della chiesa che era in Gerusalemme, la quale mandò Barnaba fino ad Antiochia. Quand’egli giunse e vide la grazia di Dio, si rallegrò e li esortò tutti ad attenersi al Signore con cuore risoluto, perché egli era un uomo buono, pieno di Spirito Santo e di fede. E una folla molto numerosa fu aggiunta al Signore.

La chiesa di Gerusalemme vuole vederci chiaro. Infatti, a Gerusalemme sono rimasti i dodici apostoli come gruppo dirigente, e c’è bisogno di un certo controllo su cosa succeda lontano dalla prima chiesa. Perché ad Antiochia è chiaro adesso è sorta un’altra chiesa. Mandano dunque Barnaba che molto tranquillamente si rallegra che sia tutto a posto, anzi è pieno di entusiasmo. Perché, come osserva il testo, Barnaba è pieno di Spirito e vede la grazia di Dio su di loro. Occorre lo Spirito anche per poter vedere i frutti dello Spirito santo, non solo per averli.

C’è un certo controllo dalla chiesa di Gerusalemme, ciò non ci deve sorprendere e non dobbiamo pensar male. Anche nel Credo diciamo di credere alla Chiesa Apostolica, nel senso che è collegata agli apostoli, basata sulla loro testimonianza del Risorto e delle loro memorie dell’insegnamento di Gesù Cristo.

È chiaro che le chiese, man mano che ne sorgono di nuove, per non allontanarsi dall’autentico evangelo devono guardare alla tradizione degli apostoli, che sono stati con il Signore fin dall’inizio e lo hanno visto Risorto. Poi man mano che gli apostoli muoiono viene la necessità di raccogliere ciò che raccontavano e insegnavano e nasce il Nuovo Testamento. Per questo oggi siamo apostolici, cioè cerchiamo di rimanere collegati agli apostoli proprio attraverso la Scrittura, considerata la sola base per la fede e la vita dei cristiani.

L’invio di Barnaba fa in modo –dunque– che la chiesa di Antiochia sia in comunione con la prima chiesa. Subito dopo però scopriamo due nuovi tasselli che rendono la chiesa più fedele e coesa. Il primo:

Poi Barnaba partì verso Tarso, a cercare Saulo; e, dopo averlo trovato, lo condusse ad Antiochia. Essi parteciparono per un anno intero alle riunioni della chiesa e istruirono un gran numero di persone; ad Antiochia, per la prima volta, i discepoli furono chiamati cristiani.

Barnaba ha bisogno di un aiuto e lo va a trovare in Saulo, che poi sarà chiamato Paolo, l’apostolo Paolo, che nel frattempo era a Tarso per sfuggire alla persecuzione. Perché? Perché va bene che la grazia di Dio sia sui nuovi fratelli, va bene ci sia la connessione con la chiesa apostolica di Gerusalemme, ma ci vuole anche formazione. C’è bisogno di istruzione cristiana. Infatti, la fede cristiana non è difficile o dotta, ma è contro-intuitiva per i pagani e comunque, al cambiare delle situazioni della vita, bisogna ragionare per non finire fuori strada. Saulo con la sua esperienza, fede e preparazione teologica potrà essere e sarà un valido aiuto in quest’opera.

Anche al giorno d’oggi la fede cristiana è –in qualche modo– contro-intuitiva e in particolare sempre e proprio l’annuncio di salvezza per grazia. In un mondo in cui tutto si paga, sembra più logico che si possa pagare anche qualcosa come la salvezza, che al contrario si può solo ricevere gratuitamente, essendo acquistata a caro prezzo dal nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. (E a volte sembra che, anche a persone che si interessano della chiesa, della nostra chiesa, manchino un po’ i rudimenti del messaggio evangelico.)

E poi, come per inciso, veniamo a sapere che proprio qui i cristiani iniziano ad essere individuati così. Come a dire: adesso abbiamo una chiesa come la conosciamo in seguito, non c’è più l’eccezione della prima chiesa, ma le chiese e i cristiani cominciano ad essere nel mondo come lo saranno poi in seguito.

Come avevo detto però, c’è un secondo tassello per un’autentica chiesa ed è dato da ciò che segue:

In quei giorni, alcuni profeti scesero da Gerusalemme ad Antiochia. E uno di loro, di nome Agabo, alzatosi, predisse mediante lo Spirito che ci sarebbe stata una grande carestia su tutta la terra; la si ebbe infatti durante l’impero di Claudio. I discepoli decisero allora di inviare una sovvenzione, ciascuno secondo le proprie possibilità, ai fratelli che abitavano in Giudea. E così fecero, inviandola agli anziani, per mezzo di Barnaba e di Saulo.

Arriva una profezia di carestia e i discepoli che sono ad Antiochia, non si mettono a proclamare la fine imminente del mondo, ma fanno invece una colletta di solidarietà per quelli della Giudea, che sapevano ne sarebbero stati fortemente colpiti. Danno una bella prova di solidarietà.

Le chiese grazie allo Spirito, al legame con gli apostoli, alla formazione e alla condivisione sono proprio un’unica chiesa. Ed in effetti, se un membro del corpo soffre ne soffre tutto il corpo scriverà Paolo ai Corinzi.

È così al giorno d’oggi? La chiesa non è poi infine così fortemente individualizzata come la società in cui è, d’altronde? Cioè spesso posso parlare della conversione personale, del conoscere personalmente Gesù Cristo, e ciò è giusto (ma sentite come ne parlano alcuni telepredicatori tutti individui e non popolo di Dio), ma la forza di fede comunitaria, di una fede vissuta insieme a fratelli e sorelle, è forse qualcos’altro. Forse per questo non si conoscono bene gli abc della fede. Forse è proprio il contatto con la comunità e le comunità che ci dà la fede apostolica e ci forma in essa.

Come fare in questa società di cui facciamo parte in cui autonomia e individualizzazione sono al primo posto? No, non è nelle nostre forze.

Ma non dimentichiamo che lo Spirito agisce, è all’opera, è il protagonista della vita della chiesa, e che non si arrende alle situazioni difficili, ma dà un nuovo inizio.

Riponiamo in lui allora la nostra fiducia e conosciamo che ogni cosa è possibile allo Spirito santo, infatti lo Spirito ci darà occhi per vedere che è all’opera in mezzo a noi e in noi, e ci farà sentire amati e seguiti in ogni tempo dal Signore. Amen


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