Mai abbandonati

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Alcune volte forse vi è capitato di sentire qualcuno che diceva: “il Signore mi ha abbandonato” oppure “si è dimenticato di me”. Noi sappiamo che non è così, che il Signore non ci abbandona mai. Ma è anche vero che –alle volte– il Signore non ci difende dalle potenze malefiche del mondo, noi subiamo allora morbi e stragi, ma anche ingiustizie e malefatte, senza che niente sembra venga opposto da parte del nostro Signore.

Ecco, in questo senso, si può parlare di abbandono da parte del Signore, non nel senso che ci abbia dimenticato, ma nel senso che siamo preda del male. Forse proprio in questo senso Gesù stesso sulla croce cita il salmo 22 Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Il testo di oggi parla prima dell’abbandono che il popolo di Israele ha sperimentato, non solo essendo preda dei suoi nemici, ma anche perché il Signore non si faceva trovare: “ho nascosto la mia faccia” dice il Signore nel testo. Poi però aggiunge che non abbandonerà più Israele, nel senso che non si nasconderà più e appunto che sarà comunque sempre presente anche nelle difficoltà.

(Versione audio)

«Per un breve istante io ti ho abbandonata, ma con immensa compassione io ti raccoglierò. In un eccesso d’ira ti ho per un momento nascosto la mia faccia, ma con un amore eterno io avrò pietà di te», dice il SIGNORE, il tuo Redentore.

«Avverrà per me come delle acque di Noè; poiché, come giurai che le acque di Noè non si sarebbero più sparse sopra la terra, così io giuro di non irritarmi più contro di te, di non minacciarti più.

Anche se i monti si allontanassero e i colli fossero rimossi, l’amore mio non si allontanerà da te, né il mio patto di pace sarà rimosso», dice il SIGNORE, che ha pietà di te.

Isaia 54:7-10

Il Signore nel tempo difficile che Israele sta passando, invia per mezzo del profeta –con grande affetto e familiarità– un messaggio di riscatto. Un messaggio che dice che mai più il suo amore sarà allontanato. Perché in effetti, riferendo a Dio un’emozione umana, prima il Signore si era adirato e aveva ritirato la sua presenza.

Cosa è successo adesso di diverso? Ciò che è scritto subito prima che ce lo fa capire. Questo brano, infatti, viene proprio dopo uno dei canti del servo sofferente del Signore. Un personaggio –che per noi cristiani è Gesù Cristo– attraverso la cui sofferenza e morte è stato riscattato tutto il popolo di Israele. Dunque questo annuncio, che non sarà più abbandonato il popolo di Dio, si basa sul sacrificio di Gesù Cristo, nostro Redentore, che riguarda anche tutti i cristiani.

Il sacrificio del servo del Signore apre una nuova epoca dunque in cui viene donata misericordia senza fine dal Signore, non c’è più ira, ma amore, anche nell’errore delle varie esistenze.

Bisogna infatti riconoscere, che non è solo il popolo di Israele che fece adirare il Signore, ma che ognuno nel genere umano sarebbe sottoposto all’ira di Dio. Però, la croce e la morte, e poi la resurrezione di Gesù Cristo realizzano questa grande promessa di amore eterno, per ogni tempo e una volta per sempre.

Tutte le volte che ci sembra di sentirci abbandonati dal Signore, ricordiamo invece che l’amore di Dio in Gesù Cristo non viene mai meno verso noi tutti.

Diluvio

Tutto ciò viene paragonato a Noè che ottiene la grazia dell’arcobaleno, e dunque che le acque non ci potranno più sommergere.

Il racconto del diluvio ci fa riflettere su una affermazione che si sente dire: “come mai il Signore non distrugge tutti i colpevoli e gli ingiusti?” Perché se così fosse, risponde la Genesi, ogni epoca dovrebbe avere il suo diluvio e tutti infine sarebbero distrutti.

E proprio dopo l’episodio del diluvio, che qui viene ripreso, capiamo che la storia della salvezza deve prendere un’altra strada rispetto alla distruzione. Poi in effetti compare Abramo e inizia una storia della salvezza del genere umano, che concepisce “soltanto disegni malvagi in ogni tempo” (Gen 6:5) come dice il testo, che culminerà proprio nell’intervento del servo sofferente del Signore: Gesù Cristo nostro Salvatore e salvatore dell’umanità.

Vita eterna

Di fronte alla morte c’è proprio il sentimento più assoluto di separazione, non solo dalla vita, ma da Dio stesso. La resurrezione a vita eterna è proprio la risposta a questo momento che sembra di massimo distacco.

Questo testo si parla di un amore eterno, di amore di Dio che non viene mai meno, però ci possono essere momenti in cui ci sentiamo comunque abbandonati. Anche se conosciamo l’annuncio di amore di Dio per noi, in alcuni momenti non lo riusciamo a vivere, non lo sentiamo più nostro, siamo veramente abbandonati nel nostro cuore allo smarrimento. In quell’attimo ci accorgiamo della nostra limitatezza e dell’abisso che ci può inghiottire e dell’ingiustizia del mondo e della vita e del fatto che anche la nostra fede è poca cosa, se non interviene in nostro aiuto lo Spirito del Signore.

Incerti

Cosa ci rende dubbiosi ed incerti? Pur non potendo generalizzare e senza entrare in aspetti psicologici, da un punto di vista teologico è a mio avviso in un’idea astratta di Dio, che nessuno ha mai visto, ma che conosciamo in Cristo.

La Passione, la croce sono dunque elementi in cui comprendiamo che per la nostra salvezza il Signore ha sofferto questo mondo per poterci salvare. Che poteva distruggere tutti come nel diluvio, e non lo ha fatto, poteva lasciarci vivere come animali, ma ci ha lasciato la libertà di scegliere e di vivere.

La sofferenza e la morte sono dunque parte del mondo, perché in caso contrario –detto in breve– non saremmo più noi stessi.

Quindi, niente e nessuno, come dice l’apostolo Paolo, ci separerà dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, ma questo non significa che tutto andrà sempre bene, anche se sempre e comunque il volto del Signore sarà benigno verso di noi.

Questo passo invita quindi a non lasciarci allontanare da Dio, a confidare in lui contro ogni razionalismo, ad avere speranza anche quanto le speranze umane sono esaurite.

Ed anche a lottare contro il male, la malattia, l’ingiustizia, la guerra. Proprio perché il male non lo vuole Dio, proprio perché non manda la malattia, noi combattiamo tutto questo.

Ricordando la speranza cristiana, l’annuncio di resurrezione e vita eterna, che non solo è fondante per la vita cristiana (anche se troppi cristiani sono scettici di fronte all’annuncio di vita eterna), ma che è la base del nostro non arrenderci.

Pietà di noi

La conclusione del passo (come anche si era paerto) dice che il Signore ha pietà di noi. Ciò non va inteso come un senso di sufficienza da parte del Signore, ma che è partecipe delle nostre difficoltà. E non va inteso come misericordia che vale solo nei momenti gravi o decisivi.

Nella vita, infatti, noi diciamo continuamente degli “addio”. Non solo addio a tante persone a noi care, ma anche a tante fasi della nostra vita, a tante occasioni che sono passate troppo velocemente. Ci domandiamo Che senso ha combattere per la giustizia, se il malvagio vince sulla terra? Chi darà senso al tempo passato in inutili sofferenze? Chi mi ridarà il tempo perso inutilmente?

Il Signore nel suo amore eterno raccoglierà insieme i tanti istanti della nostra vita e ci raccoglierà insieme ai nostri cari e ai nostri sogni e possibilità, per essere insieme a noi con il suo smisurato amore. Perché Dio a pietà di tutti noi, non solo di una parte di noi, ma di tutta la nostra esistenza. Amen


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