Il criterio dell’amore

YouTube player

La I lettera di Giovanni riprende molti temi presenti nel suo evangelo. È una vera lettera, però, in cui si affrontano delle situazioni delle chiese alle quali la lettera era diretta. E quindi, punti fondamentali dell’evangelo vengono ripresi per analizzare la situazione specifica.

Sembra che, uno dei problemi di quel momento, fosse la presenza di personaggi che venivano ad annunciare nuove dottrine presentandole come ispirate dalla Spirito santo.

Dunque, c’erano (e ci sono anche al giorno d’oggi) nuove teologie, annunci solo verosimili, personaggi che si presentano come ispirati spesso eloquenti, che presentano filosofie complessive, che cercano di dare una spiegazione teologica a tutto, oppure che presentano solo slogan, che dicono di essere gran credenti o inviati dallo Spirito. Ma come fidarsi? Ci sarà qualcosa di vero, di fondato e collegato al messaggio del Signore Gesù Cristo. Non snatureranno forse quel messaggio?

L’apostolo presenta allora dei criteri con cui valutarli: che predichino la persona di Gesù come Figlio di Dio, che ci sia l’annuncio della grazia…C’è però anche un altro fondamentale criterio, che si trova nel capitolo 4 di cui leggiamo un passo. Forse è il più importante dei criteri, che servono secondo l’apostolo per verificare se si è almeno nell’alveo della fede cristiana. Perché non valgono solo per chi viene da fuori, ma per noi stessi.

(Versione audio)

In questo si è manifestato per noi l’amore di Dio: che Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo affinché, per mezzo di lui, vivessimo. In questo è l’amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che egli ha amato noi, e ha mandato suo Figlio per essere il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati.

Carissimi, se Dio ci ha tanto amati, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri.

Nessuno ha mai visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e il suo amore diventa perfetto in noi.

I Giovanni 4:9-12

In breve l’apostolo introduce il criterio dell’amore per il prossimo, come il criterio pratico per verificare se si segua realmente Gesù Cristo.

Prima però l’apostolo definisce l’amore. Se non lo facesse potrebbero sorgere dei fraintendimenti. Dunque intanto ha scritto che Dio è amore, cioè che l’essenza di Dio è amore. Cioè, che non dobbiamo partire da noi umani, ma da Dio stesso per definire l’amore. Poi spiega dove si manifesta, da dove si vede, l’amore di Dio, cosa ce lo rende noto e ce lo fa comprendere.

manifestato

La manifestazione dell’amore di Dio è nel mandare l’Unigenito Figlio suo, Gesù Cristo, nell’umanità con il fine di morire per noi, affinché vivessimo. Infatti, il suo morire sulla croce è il sacrificio propiziatorio, cioè una volta per sempre e per ogni tempo, per il perdono dei nostri peccati.

La parola “peccati”, che spesso causa incomprensioni per i nostri contemporanei, si riferisce alla nostra carenza d’amore. Al vivere secondo la nostra umanità spesso assai egoista e insensibile, lontana da Dio che è per l’appunto principio dell’amore.

L’amore di Dio si manifesta dunque per la salvezza e la vita per noi peccatori, immeritevoli. Ed è insieme una denuncia della nostra incapacità ad amare e insieme della grazia di Dio. Ecco perché criterio! Perché senza lo Spirito non c’è amore.

Si osservi che affinché vivessimo, afferma che così possiamo realmente vivere. Cioè il perdono è finalizzato alla nostra vita. Cioè, eravamo come morti e siamo portati in vita. L’amore è infatti sempre per la vita, in genere cerca la vita del prossimo e non la sua morte, come anche tutti i comandamenti del Signore.

gli uni gli altri

Proprio su questa grazia di Dio che agisce nella nostra vita e nelle comunità, si basa l’imperativo di amarci gli uni gli altri. Il nostro amore del prossimo è una possibilità e una risposta all’amore di Dio per noi in Gesù Cristo.

Da una parte come imitazione di Gesù nel suo donarsi per noi, e quindi non qualcosa di emozionale e sentimentale, ma qualcosa di concreto e costoso. Che ha anche ben presente verità e falsità, errori e ragioni, non un generico buonismo. Ovviamente qualcosa tutto da vivere e costruire.

D’altra parte come imperativo, che riceviamo nel conoscere la salvezza di cui abbiamo bisogno nella nostra vita lontana dal Signore. Proprio perché ci salva, ci chiama ad amare per non ricadere nell’errore.

Nessuno ha mai visto

Poi, a sorpresa, è detto che “nessuno a mai visto Dio”. Riprende ciò che è scritto nell’evangelo di Giovanni (1:18), in cui si afferma che è l’Unigenito, che ce lo ha fatto conoscere. Qui invece prosegue dicendo che se ci amiamo gli uni gli altri Dio rimane con noi.

Cioè l’amore comunitario, l’amore del prossimo evidenzia la presenza di Dio. Quando grazie allo Spirito santo il Signore viene a dimorare con noi, in mezzo a noi, allora c’è amore fraterno. C’è dunque un imperativo, un porsi a cercare l’amore e una constatazione che quello è segno dello Spirito.

Se si dice di avere lo Spirito e non si ama si è bugiardi, questo è il criterio. Probabilmente i falsi profeti che si vantavano di essere “spirituali” non avevano questa esperienza amorevole di vita. E probabilmente non era che non fosse un amore perfetto, infatti nessuno vi rientrerebbe, ma non erano interessati affatto a ciò. Tutto stava nel seguire una bella e ben determinata dottrina.

esempio

Una volta c’erano in alcune chiese in Italia dei contrasti profondi. Chiesi ad una persona dove era andata a finire la fraternità cristiana. Mi rispose che la fraternità non era un loro obiettivo. Non sempre trovate dichiarazioni così esplicite e folli. Altre volte l’amore per il prossimo è ben sbandierato come ideologia, però c’è da mettere in riga gli altri, da vincere battaglie e persone.
Qui in Giovanni, invece, troviamo che quello dell’amore fraterno è la maniera di essere cristiani. E aggiungerei che poi non si può rimanere al proprio interno, per estensione non può essere odio o indifferenza verso gli altri, ma diviene una visione profonda verso il prossimo e la società stessa.

Vivere di e con quell’amore, che viene da Dio, è dunque rimanere in Dio. Per non allontanarsi da Dio non conta solo la fede e la speranza, ma un’azione che abbia come esempio l’azione di Dio.

Alle volte preghiamo perché Dio sia vicino a noi, ma qui l’apostolo ci mostra come Dio sia e venga vicino a noi se tentiamo la strada dell’amare. Non amando andiamo lontani da Lui.

perfetto

Nessuna comunità si può sentire a posto con questo imperativo. Anche perché come dicevo l’amore del prossimo è concreto e non non bastano belle intenzioni, belle emozioni e belle parole. È dunque un esortazione a non perdere questa tensione.

In più, non vale nemmeno dire in forma auto assolutoria: “nessuno è perfetto”. Perché l’apostolo fa un’affermazione straordinaria: se viviamo con amore, il Suo amore diventa perfetto in noi.

Cosa significa questa affermazione? Che l’amore di Dio (non il nostro) si perfeziona, giunge alla conclusione, infatti arriviamo ad estendere il suo amore (e la fede in Lui) al mondo intero.

Amare secondo quello che Gesù ci ha insegnato non è quindi un piccolo gesto, ma inserire la nostra vita nella storia di salvezza di Dio, che si serve di noi per portare una benedizione profonda al mondo attraverso ciò che è più forte di ogni cosa.

Dunque ancora una volta non si parla della perfezione del nostro amore, affatto, noi rimaniamo imperfetti, ma ci sta dicendo che attraverso noi, deboli e imperfetti, l’amore di Dio va avanti, e l’amore che Dio ha in Gesù Cristo cambia il mondo.

E non è proprio poco vedere in questa luce la nostra esistenza su questa terra. Amen


Pubblicato

in

,

da