Sovranità e grazia del Signore

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Il testo della predicazione di oggi (in occasione della Domenica della Riforma 6 novembre 2022) è il salmo 46, che ha ispirato a Martin Lutero, il suo inno più famoso, che si dice scritto quando aveva la peste in casa. Non lo commenterò però partendo da una qualche esperienza di Lutero, ma per ciò che ci annuncia (e per la quale fu scelto), una completa e ferma fiducia in Dio e quindi –come cristiani– in Cristo.

Dio è per noi un rifugio e una forza, un aiuto sempre pronto nelle difficoltà. Perciò non temiamo se la terra è sconvolta, se i monti si smuovono in mezzo al mare, se le sue acque rumoreggiano, schiumano e si gonfiano, facendo tremare i monti. [Pausa]

C’è un fiume i cui ruscelli rallegrano la città di Dio, il luogo santo della dimora dell’Altissimo. Dio si trova in essa: non potrà vacillare. Dio la soccorrerà al primo chiarore del mattino. Le nazioni rumoreggiano, i regni vacillano; egli fa udire la sua voce, la terra si scioglie. Il SIGNORE degli eserciti è con noi, il Dio di Giacobbe è il nostro rifugio. [Pausa]

Venite, guardate le opere del SIGNORE, egli fa sulla terra cose stupende. Fa cessare le guerre fino all’estremità della terra; rompe gli archi, spezza le lance, brucia i carri da guerra. «Fermatevi», dice, «e riconoscete che io sono Dio. Io sarò glorificato fra le nazioni, sarò glorificato sulla terra». Il SIGNORE degli eserciti è con noi; il Dio di Giacobbe è il nostro rifugio. [Pausa]

Salmo 46

(versione audio)

In mezzo

Nel Salmo sono citate situazioni che di solito incutono timore: nella prima parte ci sono le catastrofi naturali, anzi i cataclismi che possono venire dallo scuotimento della terra, che allora era pensata sospesa da montagne in mezzo ad un oceano primordiale e minaccioso. Dunque da lì, potevano venire terremoti e inabissamenti.

Opposta a questa visione c’è l’altra con un fiume, un fiume che feconda la terra, è l’altro aspetto dell’acqua che può essere distruttiva oppure dare e sostenere la vita.

Poi, che incutono preoccupazioni ci sono le nazioni che rumoreggiano, sono rumori di guerra, di devastazione, di odio cieco e brutale. Mentre d’altra c’è la città dell’Eterno, la Gerusalemme celeste, effettivamente non una città storica, ma escatologica (del Regno di Dio).

Dico così perché è chiaro che le guerre che cessano fino alle estremità della terra è un evento degli ultimi tempi, del Regno di Dio.

In mezzo però a questi estremi, non solo temporali, ci siamo noi. Noi, che possiamo chiederci: come non temiamo né temeremo catastrofi e guerre? Anzi, siamo invece sempre in ansia e abbiamo sempre timore di ciò che può succedere…

Questo salmo però parla di una fiducia che è per di più anche comunitaria in una fortezza, una roccaforte, che non può essere espugnata e nella quale siamo di casa, abbiamo dimora e siamo in grande serenità. Come è possibile, non tanto nel futuro ma oggi? La risposta è a suo modo semplice, ma anche assolutamente vera. Quando siamo in presenza di Dio, quando ci rivolgiamo a Lui e in Lui confidiamo allora siamo già anche in un rifugio, ci viene aiuto e forza pur nella difficoltà.

Non è una dimostrazione, è una affermazione, una sincera attestazione di fede, che invita a provare quanto sia soccorritore il nostro Signore. La fiducia prevale sulle paure e sull’ansia.

E il riferimento al Dio di Giacobbe, che è così tipico dell’Antico Testamento, sta lì a rimarcare come questo rifugio e aiuto è da tempo attivo e presente, e segua la storia del popolo dei credenti, quindi anche in Gesù Cristo dei cristiani.

Come farà cessare le guerre

È interessante soffermarsi sull’annuncio del Signore come pacificatore, Colui che pone fine a tutte le guerre, che distrugge le armi, gli strumenti di offesa. Qui è fatto riportando un ordine del Signore: fermatevi e riconoscete che “io sono Dio”, dice il Signore.

Subito ci viene da pensare che, se si credesse realmente alla sovranità di Dio, al fatto di dover rendere conto al Signore delle nostre azioni malvagie e violente, allora l’atteggiamento di potenti e dittatori cambierebbe. C’è spesso un senso di invincibilità, di superiorità rispetto a tutti gli esseri umani, da parte di individui che vivono con malvagità e disinteresse assoluto per le sofferenze che impogno al prossimo. In fondo questa non considerazione vale anche nei confronti di Dio. Come puoi fare certe cose se pensi che Dio ti vede, ti giudica e sarà infine il giudice da cui non puoi sfuggire?

Pensate però che lo stesso ragionamento, in un senso del tutto opposto, vale anche per noi stessi, vale a dire quando siamo presi dallo scoraggiamento. Infatti, perché temiamo se la nazioni rumoreggiano per la guerra o perché la terra trema sotto i nostri piedi? Perché ciò ci ha fatto venir meno il dar credito, l’aver fiducia, il confidare che il Signore è il reale Signore e, non solo, che è presente, vivente ed è vicino a noi. Questa certezza è quella che non si deve allontanare dal nostro animo ed è ciò che, pur nelle preoccupazioni quotidiane, di fondo non ci fa temere.

La Riforma annunciando di nuovo senza se e senza ma la centralità di Gesù Cristo morto per la nostra salvezza, ha voluto ribadire proprio che non siamo soggetti ad un potere nefasto o alle fatalità, ma che il nostro Signore è direttamente Signore delle nostre persone e interviene con certezza verso di noi benignamente.

Quando parliamo della grazia, non discutiamo di qualcosa che forse possiamo raggiungere oppure no, non stiamo parlando di qualcosa di incerto. Perché questa incertezza è parte del dubitare dell’azione di Dio e ci porta dubitare di Dio stesso.

No, invece. “Dio è per noi un rifugio e una forza, un aiuto sempre pronto nelle difficoltà.” Oggi, adesso, nella guerra come nella distretta, nella malattia come nella tristezza delle perdite della nostra vita…Il nostro conforto è di essere del Signore.

Universale e cosmico

Il respiro del salmo non è però solo per un gruppo più o meno grande di credenti. L’orizzonte è universale, fino ai confini della terra, e in certo senso cosmico. Cioè, ciò che vale per noi, il Signore come nostro rifugio e come Colui che interviene attivamente nella nostra vita, vale anche per il mondo e per tutti.

Ciò significa che il messaggio, che noi portiamo nel mondo come chiesa, non è affatto un messaggio ristretto, ma vuole essere un messaggio per tutti, da cui tutti possono trarre speranza e serenità. Per questo i cristiani sono “missionari” in senso lato.

Certo anche se i Riformatori non sono stati sempre esemplari nella loro azione politica nella società, questo interesse per la cosa pubblica, specie dei riformati, viene da questo mandato di occuparsi di tutti e della società umana nel suo complesso seguendo un Signore che vuole essere un rifugio e una fortezza dinnanzi alla follia e alla malignità che c’è nel mondo.

Per questo nel ricordare la Riforma, oltre ai temi classici, non possiamo dimenticare che la Riforma ha voluto rimettere al centro della cristianità (e anche della società) la sovranità e insieme la grazia di Dio, affinché fossimo soccorsi ai primi chiarori del mattino e per sempre. Amen


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