Salvati una volta per sempre

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Nella Lettera agli ebrei si spiega che Gesù Cristo è stato come un sommo sacerdote che ha offerto sé stesso come sacrificio per la nostra salvezza.

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Quello che era impossibile ai normali sacerdoti lo ha fatto Gesù Cristo volendo morire sulla croce. E noi abbiamo vita, grazie al suo sacrificio una volta per tutte. La sua morte sulla croce sigilla il nuovo patto che mai potrà essere scisso.

Noi siamo stati santificati, mediante l’offerta del corpo di Gesù Cristo fatta una volta per sempre.

Mentre ogni sacerdote sta in piedi ogni giorno a svolgere il suo servizio e a offrire ripetutamente gli stessi sacrifici, che non possono mai togliere i peccati, egli, dopo aver offerto un unico sacrificio per i peccati, e per sempre, si è seduto alla destra di Dio e aspetta soltanto che i suoi nemici siano posti come sgabello dei suoi piedi.

Infatti con un’unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che sono santificati. Anche lo Spirito Santo ce ne rende testimonianza. Infatti, dopo aver detto: «Questo è il patto che farò con loro dopo quei giorni, dice il Signore, metterò le mie leggi nei loro cuori e le scriverò nelle loro menti», egli aggiunge: «Non mi ricorderò più dei loro peccati e delle loro iniquità». Ora, dove c’è perdono di queste cose, non c’è più bisogno di offerta per il peccato.

Ebrei 10:10-18
Non possono mai

Si noti l’affermazione che i ripetuti sacrifici umani “non possono mai togliere i peccati“. Questo individua non solo una storia antica, ma anche un atteggiamento spesso presente nelle religioni in generale. e anche nelle chiese cristiane.

Queste ammissioni di colpa e questi sacrifici ripetuti, che non danno alcuna soddisfazione, anno dopo anno, occasione dopo occasione, culto dopo culto, finiscono solo per mostrare la propria inadeguatezza al popolo e ai singoli che vi partecipano. Così è anche spesso della chiamata continua a confessare i propri peccati a chiedere scusa a Dio per le trasgressioni in ogni tempo.

In altre parole, nonostante sia giusto annunciare che non siamo perfetti, che nella nostra azione in questo mondo c’è sempre anche qualcosa di sbagliato, nonostante sia vero che abbiamo sempre bisogno del perdono di Dio, la ripetizione del doversi pentire, del non essere mai all’altezza del nostro Dio, del ribadire il successo del peccato sopra la volontà umana o l’indugiare quasi compiacendosene sul pervertimento profondo della natura umana, finisce per essere una predicazione del peccato, più che della grazia. Crea un effetto colpevolizzante sulle persone, per niente liberante, che incatena e mortifica l’esistenza.

Si noti che l’insistere sui peccati, non fa comprendere che soprattutto si dovrebbe trattare del peccato che è l’essere separati, staccati da Dio, ed è questa condizione che viene annullata per noi in un solo momento e per sempre da Gesù Cristo. L’annuncio della sua grazia potente, diviene un annuncio di perdono una volta per tutte, di un essere vicini a Dio e non separati, nonostante la vita terrena sia piena di contraddizioni, di errori e di peccati vari.

Mi direte che oramai questa mentalità è presente solo in persone di chiese o confraternite particolari. È vero, forse, nella versione più religiosa, ma non in una visione più generica, ma personale. Infatti, quante persone sentono di vivere nell’errore e quante si sentono inadeguate, inadeguate a vivere, inadeguate a contrastare le cose che non vanno della società e del mondo? A volte lo è anche per persone giovani che si sentono inadeguate rispetto al loro corpo. L’idea di sbagliare sempre o di essere sempre sbagliato (anche se non c’entrano affatto precetti religiosi) ti fa sentire inutile per questa vita, inutile anche per gli affetti, per il futuro di chi vuoi bene.

Pensate invece che se si riflette sul messaggio di un Signore (non un qualsiasi essere umano, per quanto potente o sbruffone)si vede che il Signore ti accoglie per sempre nel suo amore, nella sua schiera e ti dà adeguatezza per vivere. Cioè qui non si parla solo della salvezza nel Regno di Dio, ma di qualcosa che si realizza oggi, per noi.

Santificati

Vediamo, infatti, che per parlare di salvezza si dice che il Cristo ha reso perfetti i santificati.

Essere santificati, significa essere messi a parte per il Signore e resi perfetti che siamo resi santi agli occhi del Signore. Questo santi ha biblicamente un significato differente da quello che si usa di solito al giorno d’oggi. Nell’Antico Testamento Dio è santo, cioè essere santo è una caratteristica del Signore. Allora si vede che l’essere umano non può avvicinarsi a Dio, infatti il Signore ammette solo cose sante al suo cospetto. Certo si può invocare, pregare, ma si mantiene sempre una certa distanza, un fossato o almeno una cortina di separazione. Non solo, dunque, un rispettoso riguardo, ma proprio una separazione dal Signore anche per quelli del suo popolo.

Dunque l’azione di Gesù sulla croce ci permette di andare dal Signore senza alcun timore, di presentarci a lui senza essere distrutti, annientati, ma invece al contrario di essere accolti, di avere con Lui una familiarità sorprendente per vivere la nostra vita, in quanto la volontà del Signore viene scritta nella mente e nel cuore per poter vivere, riuscendo a fare cose positive, autentiche, ispirate e rese possibili dallo Spirito santo.

Una volta per sempre

Ma non sempre -mi si dirà- faremo cose giuste e positive e piene d’amore verso il prossimo. Giusto, ma proprio qui interviene l’aspetto più importante annunciato dal nostro testo: ciò che ha fatto il Cristo vale «una volta per sempre».

Una volta per sempre! Che sicurezza e pace viene da queste parole! Nonostante i tanti errori e contraddizioni umane, nonostante i tanti sbagli della nostra vita per Gesù Cristo siamo salvi, una volta per sempre. Questo nuovo patto è una solida certezza nella vita.

Che pace! Posso vivere cercando la giustizia, non angosciandomi per gli errori passati e futuri. Che sicurezza! Con tutto ciò che di nuovo può succedere, la salvezza comunque ci è stata donata una volta per sempre.

Ecco allora che invece di quel senso di eterna colpevolezza, sempiterna inadeguatezza, ci scopriamo grazie a Dio adeguati. Non perfetti, ma adeguati a vivere la nostra esistenza pienamente in grazia di Dio.

È anche una questione che ha un aspetto politico generale. Da parte dei re e dei “grandi” di ogni tempo c’era l’idea che chi era sottoposto non fosse adulto. Permettetemi una battuta, si sente parlare di “Santo padre” e si sentiva del “piccolo padre” (Stalin), ciò comunque presuppone che gli altri siano figli, magari non minori, magari amati come figli, ma comunque sempre inferiori, subordinati.

Non servono proprio autorità umane che sanciscano la nostra adeguatezza, che ci autorizzino a vivere. E abbiamo quella libertà cristiana, di cui si diceva la scorsa domenica, che è proprio un altro modo di vivere la vita diverso da altre interpretazioni e religioni o filosofie esoteriche, che vedono i loro fedeli sempre come immaturi e colpevoli e solo in casi eccezionali perfetti e quindi al di sopra di altri.

Noi possiamo essere invece umili, ma non umiliati, e siamo pari ad ogni altro in dignità e diritti.

Alla destra di Dio

Ed anche non più paurosi di ciò che il mondo ci può infliggere. Vediamo, infatti, che siamo santificati da chi si è seduto alla destra di Dio e aspetta soltanto che i suoi nemici siano posti come sgabello dei suoi piedi.

Grazie a Gesù Cristo possiamo agire senza timore e senza soggezione perfino della morte. Anzi le nostre azioni hanno per orizzonte la fine di ogni ingiustizia, e di tutte quelle cose che sono contro la vita e uccidono. Possiamo quindi vivere realmente senza un timore esistenziale, senza disperazione.

Noi dunque non saremo fanatici, sapendo che sbagliamo settanta volte sette al giorno, ma possiamo agire, tentare, vivere, con consapevolezza la nostra corsa cristiana. E una volta che abbiamo compreso come agire potremo andare avanti senza angosce e paure per cambiare questo mondo, alla gloria di Dio. Amen


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