Speranza nella promessa

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L’intervento di Dio in questo nostro mondo, anzi più precisamente durante le nostre giornate, nel nostro quotidiano, l’intervento non generale come Creatore, ma l’intervento personale, si può dire sia uno dei temi di questo passo.

Achab, il re d’Israele a quel momento, certamente non era un sovrano ateo, nel senso della negazione di ogni divinità che abbiamo oggi. Questo, infatti, è un tema moderno. Ma era comunque un sovrano che aveva un ateismo pratico, cioè in qualche modo pensava: “sì, il Signore è il Creatore, ma non interviene in questo mondo…”. Oppure: “in fondo sono il re – pensava Achab come molti altri re – e sono io ad avere potere sulla terra: sulla mia terra e sui miei sudditi che contiene…

Inoltre, Achab, proprio per questa sua indifferenza verso il Signore, era anche sincretista, idolatra, diceva il profeta Elia. Infatti, aveva accettato e introdotto pratiche religiose verso gli dèi della regina fenicia che aveva sposato. Forse lo aveva fatto come calcolo politico, per ingraziarsi più che la regina stessa, le città stato fenicie. Forse aveva pensato con una specie di superstizione che due dèi sono meglio di uno, che non si sa mai…

Elia ricorda che c’è un Signore

Ma il Signore è un Dio geloso, si legge nella Bibbia. Non si può dubitare di lui o accostarlo a qualche idolo.

Ed ecco allora comparire nella storia il profeta Elia. Profeta a cui il Signore dà prima di tutto l’incarico di andare dal re ad annunciare che inizierà una siccità pluriennale, per mostrare la sua sovranità su ogni cosa e anche la sua potenza, al di sopra anche del re. È una punizione per l’idolatria, ma più ancora una dimostrazione di potenza per costringere il re a convertirsi.

Certo nella carestia che segue alla grande siccità, tutti soffrono, anche il profeta che l’ha annunciata e tutti quelli che sono nella zona. Lo stesso Signore che ha decretato la siccità è però anche Colui che dà una via d’uscita al profeta e la darà alla sua gente.

Infatti, Elia riceve scampo dalla morte per intervento del Signore che lo manda da una vedova a Sarepta, in territorio fenicio dunque proprio verso Sidone, la città della regina.

 Allora la parola del SIGNORE gli fu rivolta in questi termini: «Àlzati, va’ ad abitare a Sarepta dei Sidoni; io ho ordinato a una vedova di laggiù che ti dia da mangiare».

Anche i pagani lo sanno

Vedete qui che il Signore è il Signore anche dei pagani lontani. Anche degli adoratori di Baal, del dio dei fenici. Eppure, anche alla vedova pagana Dio ordina di sfamare il suo profeta.

E proprio per questo Gesù in Luca 4:24-27 la proporrà come modello di fede. Non è questo il testo di oggi, ma ciò ci fa riflettere sempre quando parliamo di persone di altre religioni quando vivono cercando la giustizia.

E ci mostra che anche i pagani di solito sanno bene che c’è un Signore, pur non conoscendolo o non sapendone molto. Molti sanno che c’è un Dio, una divinità, da cui dipendiamo e che ci conosce pur nella massa delle persone, anche se noi non lo conosciamo.

Egli dunque si alzò e andò a Sarepta; e quando giunse alla porta della città, c’era una donna vedova che raccoglieva legna.

Egli la chiamò e le disse: «Ti prego, vammi a cercare un po’ d’acqua in un vaso, affinché io beva». E mentre lei andava a prenderla, egli le gridò dietro: «Portami, ti prego, anche un pezzo di pane». Lei rispose: «Com’è vero che vive il SIGNORE, il tuo Dio, del pane non ne ho; ho solo un pugno di farina in un vaso e un po’ d’olio in un vasetto; ed ecco, sto raccogliendo due rami secchi per andare a cuocerla per me e per mio figlio; la mangeremo, e poi moriremo».

Nella siccità che ormai ha devastato la zona, è, oltre modo toccante, la risposta sconsolata della vedova. Se avete visto un documentario sulle zone di siccità e fame rivedete la stessa scena. Gente che dorme il più possibile per non consumare le ultime forze e poi infine mangia l’ultima cosa che ha prima di mettersi a dormire per sempre.

Fiducia

In questa situazione tragica e urgente giunge il profeta. E chiede alla donna di aver fiducia.

Elia le disse: «Non temere; va’ e fa’ come hai detto, ma fanne prima una piccola focaccia per me, e portamela, poi ne farai per te e per tuo figlio. Infatti così dice il SIGNORE, Dio d’Israele: “La farina nel vaso non si esaurirà e l’olio nel vasetto non calerà, fino al giorno che il SIGNORE manderà la pioggia sulla terra”». Quella andò e fece come Elia le aveva detto; lei, la sua famiglia ed Elia ebbero di che mangiare per molto tempo. La farina nel vaso non si esaurì e l’olio nel vasetto non calò, secondo la parola che il SIGNORE aveva pronunciata per bocca di Elia. I Re 17:8-16

Il profeta alla vedova di aver fiducia e con quel farsi fare prima una focaccia per lui la mette forse alla prova. Ma è una situazione vera, non qualcosa di teorico, infatti nonostante la povertà della vedova, nonostante il suo disperarsi, in quella situazione è proprio il profeta il più bisognoso, colui che è arrivato al limite, e si fa aiutare da chi anche per poco di più sta meglio di lui. Sapendo Elia però che Dio sta per intervenire meravigliosamente.

La vedova vedendolo nel bisogno non fa tanti calcoli e lo salva. E farina e olio non finiranno fino al ritorno della pioggia e dunque della ripresa del ciclo agricolo.

Il Signore, attraverso Elia, con questo poco di farina e olio ricorrente, chiede però di avere fiducia alla vedova, non una volta sola, ma di vivere con fiducia.

Infatti, il dono della farina e dell’olio che non finiscono è quotidiano. È sufficiente, ma non è da metter via. È come il pane del Padre nostro, è come la manna nel deserto.

Poterlo metter via non sarebbe una questione di lusso, qui non c’è questa idea di consumismo, qui stanno sempre lottando per sopravvivere. Ma poter mettere da parte, sarebbe un proprio possesso, un nuovo confidare in una sicurezza del mondo, sia pure qualcosa di abbondante dato da Dio, ma che diverrebbe una assicurazione per la fame di domani.

Vivere con quotidiana fiducia nel Signore è il modo per vivere come credenti e non come atei nella pratica.

Fiducia che deve avere ovviamente anche il profeta, che anzi deve andare in terra straniera per essere nutrito da una povera vedova, e le vedove erano, a quei tempi, le più povere fra i poveri. Elia si deve fidare della Parola del Signore e affidarsi ad una povera persona, che è di più anche straniera, anzi fa parte del nemico.

In qualche modo proprio nell’assenza di beni, di cibo, di prospettive entrambi scoprono o riscoprono la presenza di Dio. Qualcuno lo ha detto dell’incertezza creata da questa pandemia, io non lo so, forse è sbagliato, ma attraverso le vicende umane possiamo sempre imparare qualcosa dal Signore.

E in questo testo il Signore ci insegna che Egli interviene ogni giorno, e giorno dopo giorno. La sua è una cura quotidiana verso di noi. E la nostra fiducia non è vincere una volta alla lotteria, ma avere la sua presenza vicino a noi al passare dei giorni e degli anni.

Non come alcuni che considerano che avevano il favore del Signore quando erano giovani, ma quando divengono anziani e con gli acciacchi pensano che ormai siano stati dimenticati dal Signore… Non come se solo la buona fortuna sia la conseguenza della vicinanza personale del Signore.

Infatti, c’è qualcosa che contraddistingue il profeta dagli altri, e i cristiani dalle persone che hanno comunque speranza. Come cristiani non abbiamo solo una speranza, ma anche una promessa: che il Signore non ci abbandonerà mai. È per questo che Gesù Cristo è venuto sulla terra ed ha sofferto sulla croce per farci grazia.

Essere di benedizione

Elia, dunque, ha fiducia e va ad incontrare la vedova.

La promessa che riceviamo ha conseguenze di vita anche per altri, per il nostro prossimo, per chi il Signore ci vorrà far incontrare.

Questo passo ci parla anche delle grandi possibilità di amare e di intervenire che si aprono dinnanzi ai cristiani, quando si fidano di Dio.

Non perché sono nell’abbondanza, non perché sono giovani e forti, o ricchi e fantasiosi, ma perché si fidano della promessa di Dio, per la quale né la carestia, né la pandemia né l’essere in fin di vita da rassegnazione.

Per questa promessa di vicinanza del Signore, che si realizza con il suo Spirito, possiamo essere parte della chiesa, con tutti i nostri limiti ed essere di benedizione verso il nostro prossimo. Amen


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