In questa situazione di chiusura delle attività, pur comprendendo le ragioni economiche, ho sentito però affermazioni fatte con leggerezza che sono irresponsabili. Ciò mi ha fatto venire in mente la domanda di Gesù “Che darà uno in cambio della sua vita?” che ci illumina sulla necessità per noi e la società di una responsabilità verso la vita di tutti.
Che gioverà a un uomo se, dopo aver guadagnato tutto il mondo, perde poi la vita sua? O che darà l’uomo in cambio della sua vita?
Matteo 16:26
Ci hanno insegnato alle elementari che non si possono sommare pere e mele, e poi che non ha senso confrontare metri con litri, cioè i calcoli si possono fare con cose simili, della stessa qualità, calcoli con cose che non sono confrontabili, incommensurabili, sono assurdi.
Ho sentito ultimamente, a proposito della chiusura per il Corona-virus, un noto miliardario, ma anche semplici persone, fare i conti di quanto costi lo stop economico a fronte di “pochi morti”, come vengono definiti, da cui viene un lavoro di lobby per riaprire in fretta ogni cosa.
Ognuno sa quanto sia duro perdere il proprio lavoro, avere incertezza sui mutui da pagare, oppure su come andrà avanti la mia piccola ditta o se avrò abbastanza da vivere una volta in pensione… quello che colpisce è la leggerezza di certi ragionamenti e poi: “che gioverà a una persona se, dopo aver guadagnato tutto il mondo, perde poi la vita sua?” E qui Gesù non parla solo di vita biologica.
Certo sappiamo che le assicurazioni fanno calcoli di rimborsi in caso di incidenti, danno un valore in denaro ad una vita umana, ma non si può realmente confrontare vita con denaro, soldi con l’esistenza di una persona. Già, così ci è stato insegnato, e non solo da insegnanti antiquati, ma dal nostro Maestro, Gesù Cristo.
Molti certamente parlano pensando che tanto non capiterà a loro, salvo poi –se capita– prendersela con Dio o il destino dicendo: “perché proprio a me?” Però c’è di mezzo la società umana. Mostrando disinteresse, quasi disprezzo di quei “pochi morti”, di quei vecchi “che tanto morirebbero entro pochi anni”, non avete sentito anche voi queste frasi… attentano alla nostra vita sociale, alla coesione della nostra nazione. Nel Talmud è scritto “Chi salva una vita, salva il mondo intero”. L’idea di cercare di salvare la vita di ognuno crea la nostra società umana.
Certo, lo sappiamo, le risorse sanitarie e umane non sono infinite, alle volte tragicamente bisognerà scegliere se salvare una persona o un’altra, ma sarebbe ora che riscoprissimo che non si possono confrontare giorni di lavoro e vite umane, incassi ed esistenze. Come non ha senso confrontare metri con litri, mele con pere, che giova infatti se acquisto tutto il mondo e perdo la vita mia?