Libri profetici

Ecco alcune riflessioni su testi di profeti.

Amos: un profeta sempre attuale

Amos è il primo profeta del quale sia stata messa per scritto la predicazione, ma è sempre attuale. Parla di chi corrompe i giudici, di chi affama i poveri, di chi si presenta a tutte le funzioni religiose fra i primi, ma fa una politica solo per accaparrare sempre di più. Situazioni già viste in tutte le epoche e sotto i nostri occhi, ma che svelano che uno dei temi della Bibbia è la giustizia. Per questo i credenti non sono e non devono essere mai fuori dal loro tempo.

Ecco come inizia il libro di Amos:

> “Parole di Amos, uno dei pastori di Tecoa, che ebbe in visione riguardo a Israele, al tempo di Uzzia, re di Giuda, e al tempo di Geroboamo, figlio di Ioas, re d’Israele, due anni prima del terremoto. (Amos 1:1)”

Da questo inizio sappiamo che Amos non è un profeta o un sacerdote di professione, ma un pastore che ha sentito la chiamata del Signore ad annunciare la sua parola.

Poi vengono indicati quei riferimenti che facevano capire ai lettori del tempo in quali anni avvenivano i fatti. Ora a quel tempo gli Ebrei si erano divisi politicamente in due regni, quello del nord, detto il Regno di Israele e quello del sud: il Regno di Giuda. E vengono dati allora i nomi dei re che regnavano a quel tempo sui due regni. Il terremoto si suppone sia avvenuto al’incirca nel 760 a. C.

Si noti anche che Amos viene da Sion, cioè dal Regno di Giuda, e va a predicare nel regno del nord. Ed ecco come inizia la sua predicazione.

> “Egli disse: «Il SIGNORE rugge da Sion, egli fa sentire la sua voce da Gerusalemme; i pascoli dei pastori sono desolati e la vetta del Carmelo è inaridita». Così parla il SIGNORE: «Per tre misfatti di Damasco, anzi per quattro, io non revocherò la mia sentenza, perché hanno lacerato Galaad con trebbie di ferro. (Amos 1:2-3)”

Quindi, inizia annunciando il giudizio del Signore su tutte le nazioni della zona per le loro colpe. Sembra quasi solo voler attirare in questo modo il consenso degli ascoltatori, sta infatti annunciando il giudizio sui loro nemici, e tutti saranno pronti ad accettare questo come un giusto giudizio. Questo varrà anche quando chiama in causa il regno del sud quello di Giuda.

> “Così parla il SIGNORE: «Per tre misfatti di Giuda, anzi per quattro, io non revocherò la mia sentenza, perché hanno disprezzato la legge del SIGNORE e non hanno osservato i suoi precetti, e perché si sono lasciati sviare dai loro falsi dèi, dietro i quali erano già andati i loro padri. (Amos 2:4)”

Ma poi si rivolge quasi interamente verso Israele, verso i suoi diretti ascoltatori.

> “Ascoltate questa parola che il SIGNORE pronunzia contro di voi, o figli d’Israele, contro tutta la famiglia che io ho condotto fuori dal paese d’Egitto: «Voi soli ho scelti fra tutte le famiglie della terra; perciò vi castigherò per tutte le vostre trasgressioni». (Amos 3:1-2)”

Proprio il popolo che Dio ha scelto e ha colmato di benedizioni è ancor più colpevole.

Ci dovrebbero pensare tutti quei popoli che nella storia successiva si sono dichiarati popoli eletti!

Israele viene avvertito, per essere salvato, tramite il profeta:

> “Poiché il Signore, DIO, non fa nulla senza rivelare il suo segreto ai suoi servi, i profeti. Il leone ruggisce, chi non temerà? Il Signore, DIO, parla, chi non profetizzerà? (Amos 3:7-8)”

Quale è il motivo del giudizio? Si comincia a capire leggendo:

> “«Il giorno che io punirò Israele per le sue trasgressioni, colpirò anche gli altari di Betel; i corni dell’altare saranno spezzati e cadranno a terra. Abbatterò le case d’inverno e le case d’estate; le case d’avorio saranno distrutte e scompariranno i grandi palazzi», dice il SIGNORE. (Amos 3:14-15)”

Qui c’è una corrispondenza fra il culto al Signore fatto a Betel, a modo loro, e la ricchezza che è basata sull’ingiustizia sociale. Ma adesso c’è ancora tempo per tornare indietro e rivolgersi al Signore.

> “Così dice il SIGNORE alla casa d’Israele: «Cercatemi e vivrete. Non cercate Betel, non andate a Ghilgal, non giungete sino a Beer-Seba; perché Ghilgal andrà certamente in esilio, e Betel sarà ridotto a nulla». Cercate il SIGNORE e vivrete, affinché egli non si avventi come un fuoco sulla casa di Giuseppe e la consumi senza che a Betel ci sia chi la spenga. (Amos 5:4-6)”

Si comprende che c’è anche una critica a quei profeti e sacerdoti del regno di Israele che non annunciano la vera parola di Dio. Ma ecco il vero e proprio atto di accusa:

> “Voi alterate il diritto in assenzio, e gettate a terra la giustizia! Essi odiano chi li ammonisce e detestano chi parla con rettitudine. Perciò, visto che calpestate il povero ed esigete da lui tributi di frumento, voi fabbricate case di pietre squadrate, ma non le abiterete; piantate vigne deliziose, ma non ne berrete il vino. Poiché io so quanto sono numerose le vostre trasgressioni, come sono gravi i vostri peccati; voi opprimete il giusto, accettate regali e danneggiate i poveri in tribunale. Ecco perché, in tempi come questi, il saggio tace; perché i tempi sono malvagi. Cercate il bene e non il male, affinché viviate, e il SIGNORE, Dio degli eserciti, sia con voi, come dite. Odiate il male, amate il bene e, nei tribunali, stabilite saldamente il diritto. Forse il SIGNORE, Dio degli eserciti, avrà pietà del resto di Giuseppe. (Amos 5:7.10-15)”

L’ingiustizia sociale e l’ingiustizia nei tribunali che vi si accompagna sono i principali capi d’accusa contro i regnanti e i potenti di Israele. Questi però amano presentarsi come persone molto pie, ma:

> “«Io odio, disprezzo le vostre feste, non prendo piacere nelle vostre assemblee solenni. Se mi offrite i vostri olocausti e le vostre offerte, io non le gradisco; e non tengo conto delle bestie grasse che mi offrite in sacrifici di riconoscenza. Allontana da me il rumore dei tuoi canti! Non voglio più sentire il suono delle tue cetre! Scorra piuttosto il diritto come acqua e la giustizia come un torrente perenne! O casa d’Israele, mi avete forse presentato sacrifici e offerte nel deserto, durante i quarant’anni? Ora prenderete sulle spalle il baldacchino del vostro re e il piedistallo delle vostre immagini, la stella dei vostri dèi, che vi siete fatti; e io vi farò andare in esilio oltre Damasco», dice il SIGNORE, il cui nome è Dio degli eserciti. (Amos 5:21-27)”

Scoppia dunque un conflitto fra Amos e i profeti di corte e, probabilmente, con lo stesso re. Gli rimproverano di essere straniero, del regno di Giuda.

> “Egli mi fece vedere questo: Il Signore stava sopra un muro e aveva in mano un filo a piombo. Il SIGNORE mi disse: «Amos, che cosa vedi?» Io risposi: «Un filo a piombo». E il Signore disse: «Ecco, io metto il filo a piombo in mezzo al mio popolo, Israele; io non lo risparmierò più; saranno devastati gli alti luoghi d’Isacco, i santuari d’Israele saranno distrutti, e io mi leverò con la spada contro la casa di Geroboamo». Allora Amasia, sacerdote di Betel, mandò a dire a Geroboamo, re d’Israele: «Amos congiura contro di te in mezzo alla casa d’Israele; il paese non può sopportare tutte le sue parole. Amos, infatti, ha detto: “Geroboamo morirà di spada e Israele sarà condotto in esilio lontano dal suo paese”». Poi Amasia disse ad Amos: «Veggente, vattene, fuggi nel paese di Giuda; mangia il tuo pane laggiù e là profetizza; ma a Betel non profetizzare più, perché è santuario del re e residenza reale». Allora Amos rispose: «Io non sono profeta, né figlio di profeta; sono un mandriano e coltivo i sicomori. Il SIGNORE mi prese mentre ero dietro al gregge e mi disse: “Va’, profetizza al mio popolo, a Israele”. Ora ascolta la parola del SIGNORE. Tu dici: “Non profetizzare contro Israele e non predicare contro la casa d’Isacco!” Ebbene, così dice il SIGNORE: “Tua moglie si prostituirà nella città, i tuoi figli e le tue figlie saranno uccisi con la spada, il tuo paese sarà spartito con la cordicella, tu stesso morirai su terra impura e Israele sarà certamente condotto in esilio, lontano dal suo paese”». (Amos 7:7-17)”

Amos viene probabilmente allontanato dal regno di Israele, ed annuncia che non si udrà più la vera parola del Signore.

> “«Ecco, vengono i giorni», dice il Signore, DIO, «in cui io manderò la fame nel paese, non fame di pane o sete d’acqua, ma la fame e la sete di ascoltare la parola del SIGNORE. Allora, vagando da un mare all’altro, dal settentrione al levante, correranno qua e là in cerca della parola del SIGNORE, ma non la troveranno. (Amos 8:11-12)”

Infine Amos annuncia la distruzione del Regno di Israele, che effettivamente avverrà per mano degli Assiri. Ma annuncia la salvezza per un “resto” del popolo di Israele.

> “Ecco, gli occhi del SIGNORE, di DIO, sono sopra il regno colpevole. Io li sterminerò dalla faccia della terra; tuttavia, io non distruggerò interamente la casa di Giacobbe», dice il SIGNORE. (Amos 9:8)”

Isaia 11 e 12

Se diciamo che con Amos si inaugura un nuovo tipo di profeta oppure, meglio, i tempi impongono un nuovo messaggio profetico, lo diciamo perché i profeti successivi riprenderanno a scrivere e ad annunciare temi che anche Amos aveva usato.

Anche in Isaia troviamo i «guai» verso coloro che sono ingiusti ed in particolare verso quelli che rendono ingiusta la giustizia umana dei tribunali.
E ciò è aggravato dal fatto che al popolo di Israele Dio si è fatto conoscere, ne ha fatto la sua vigna.

Ci sono annunci di distruzione, dunque, ma la promessa del Signore che fine farà? Possibile che il peccato del suo popolo fermerà quelle promesse di grazia del Signore?

Certo il popolo e in specie i potenti fra loro stanno portandolo alla distruzione (qui è sempre da riflettere quanto l’annuncio di distruzione sia legato ad una volontà attiva del Signore, o sia solo la constatazione di dove si andrà a finire, se non si segue la legge del Signore), ma può finire qui? Fra l’altro c’è anche la profezia di Natan…

Ecco allora l’annuncio che le tenebre non dureranno per sempre, ecco il tema del ritorno di un resto di Israele dall’esilio. Ecco l’annuncio di un Messia.

Il brano che leggiamo è il capitolo 11 e 12 di Isaia.

Molti degli studiosi sono convinti che Isaia sia un libro costituito da tre parti, in cui tre profeti in tre situazioni storiche differenti abbiano parlato riprendendo in fondo gli stessi temi, ma coniugandoli di volta in volta con la realtà che vivevano. Altri invece, in minoranza, sostengono che non ci sia bisogno di un primo, secondo e terzo Isaia, in quanto sono le profezie dell’Isaia originario ad essere adattabili a tempi diversi.

Naturalmente tutti portano **evidenze** scritturali e considerazioni molto tecniche, ma possiamo notare che qui siamo comunque al primo Isaia, ma comunque il rapporto della profezia con il futuro resta sempre e fa parte dell’ispirazione della Scrittura.

Infatti quando leggiamo di un tempo messianico, del rampollo di Isai, allora è chiaro che il profeta parte da ciò che vede nel suo tempo e da considerazioni legate al suo tempo, ma va oltre. Non prevede Gesù, e forse neanche il Regno di Dio, benché ci siano potenti elementi universalisti, ma la sua parola illumina sia la nostra comprensione di Gesù cristo, sia la nostra speranza sul futuro di Dio.

> Isaia 11:1 Poi un ramo uscirà dal tronco d’Isai, e un rampollo spunterà dalle sue radici.

Qui c’è il legame con la stirpe di Davide.

> Isa 11:2 Lo Spirito del SIGNORE riposerà su di lui: Spirito di saggezza e d’intelligenza, Spirito di consiglio e di forza, Spirito di conoscenza e di timore del SIGNORE.

Lo Spirito santo. Si pensi alla necessità per Gesù Cristo di avere lo Spirito del Signore con sé.

> Isa 11:3 Respirerà come profumo il timore del SIGNORE, non giudicherà dall’apparenza, non darà sentenze stando al sentito dire,
Isa 11:4 ma giudicherà i poveri con giustizia, pronuncerà sentenze eque per gli umili del paese. Colpirà il paese con la verga della sua bocca, e con il soffio delle sue labbra farà morire l’empio.
Isa 11:5 La giustizia sarà la cintura delle sue reni, e la fedeltà la cintura dei suoi fianchi.

Comunque l’idea che la giustizia sia ben amministrata, è fondamentale. Non se ne può fare a meno. Non è questione solo di rapporti personali, ma proprio di società.

E la giustizia porta ad un mondo pacifico. E qui però Isaia va oltre l’umano, il suo universalismo è anche per il creato. Qui ritroviamo Paolo con tutta la creazione geme ed è in travaglio. Scrive infatti:

> Isa 11:6 Il lupo abiterà con l’agnello, e il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello, il leoncello e il bestiame ingrassato staranno assieme, e un bambino li condurrà.
Isa 11:7 La mucca pascolerà con l’orsa, i loro piccoli si sdraieranno assieme, e il leone mangerà il foraggio come il bue.
Isa 11:8 Il lattante giocherà sul nido della vipera, e il bambino divezzato stenderà la mano nella buca del serpente.
Isa 11:9 Non si farà né male né danno su tutto il mio monte santo, poiché la conoscenza del SIGNORE riempirà la terra, come le acque coprono il fondo del mare.

> Isa 11:10 In quel giorno, verso la radice d’Isai, issata come vessillo dei popoli, si volgeranno premurose le nazioni, e la sua residenza sarà gloriosa.

Ecco allora la visione di popoli che si riuniscono non verso Israele come popolo eletto, ma verso il Messia.

Poi si apre un passo in cui ritornano i temi delle guerre con i popoli vicini, che porteranno al ritorno del resto di Israele dall’esilio. È un passo indietro? Oppure un’immagine ripresa da come si estende il dominio, di solito, dei re? Oppure è la conclusione del giudizio su Israele e quindi su tutti i popoli?

> Isa 11:11 In quel giorno, il Signore stenderà una seconda volta la mano per riscattare il residuo del suo popolo rimasto in Assiria e in Egitto, a Patros e in Etiopia, a Elam, a Scinear\footnote{Nel paese di Scinear vine costruita la torre di Babele (Genesi 11), alcuni traducono direttamente Babilonia.} e a Camat, e nelle isole del mare.
Isa 11:12 Egli alzerà un vessillo verso le nazioni, raccoglierà gli esuli d’Israele, e radunerà i dispersi di Giuda dai quattro canti della terra.
Isa 11:13 La gelosia di Efraim scomparirà, e gli avversari di Giuda saranno annientati; Efraim non invidierà più Giuda, e Giuda non sarà più ostile a Efraim.
Isa 11:14 Essi piomberanno a volo sulle spalle dei Filistei a occidente, insieme faranno razzia tra i figli dell’oriente; metteranno le mani addosso a Edom e a Moab, e i figli di Ammon saranno loro sudditi.
Isa 11:15 Il SIGNORE metterà interamente a secco la lingua del mar d’Egitto; agiterà minacciosamente la mano contro il fiume, e, con il suo soffio impetuoso, lo spartirà in sette canali; farà in modo che lo si passi con i sandali.
Isa 11:16 Ci sarà una strada per il residuo del suo popolo rimasto in Assiria, come ce ne fu una per Israele il giorno che uscì dal paese d’Egitto.

La strada del ritorno dall’esilio porta ad un nuovo esodo, e quindi alla gioia, alla lode al canto. E qui si apre il capitolo 12 che nel lezionario delle chiese evangeliche della Germania è dedicato alla domenica «Cantate»

> Isa 12:1 In quel giorno dirai: «Io ti lodo, SIGNORE! Infatti, dopo esserti adirato con me, la tua ira si è calmata, e tu mi hai consolato.
Isa 12:2 Ecco, Dio è la mia salvezza; io avrò fiducia, e non avrò paura di nulla; poiché il SIGNORE, il SIGNORE è la mia forza e il mio cantico; egli è stato la mia salvezza».
Isa 12:3 Voi attingerete con gioia l’acqua dalle fonti della salvezza,
Isa 12:4 e in quel giorno direte: «Lodate il SIGNORE, invocate il suo nome, fate conoscere le sue opere tra i popoli, proclamate che il suo nome è eccelso!
Isa 12:5 Salmeggiate al SIGNORE, perché ha fatto cose grandiose; siano esse note a tutta la terra!
Isa 12:6 Abitante di Sion, grida, esulta, poiché il Santo d’Israele è grande in mezzo a te».

Tutto questo avviene, dice il profeta, dopo l’ira di Dio. Naturalmente si attribuisce a Dio questo sentimento umano, per analogia, perché dobbiamo usare parole di cose che conosciamo. Questa ira però non è il perdere le staffe, ma l’indignazione profonda. E questa indignazione, questa ira è associata a Dio, perché Dio è contro l’ingiustizia.

È qualcosa che riguarda ognuno, come peccatori, come lontani da Dio, fuggenti dalla presenza di Dio (Quando le cose vanno male. Alle volte alcuni pensano che Dio sia adirato in particolare con noi. Non è così. È una condizione generale del genere umano. Ebbene –comunque sia– sia se abbiamo interpretato la nostra vita come sottoposta all’ira di Dio, sia come vita in questo mondo che sconta la sua libertà distruttrice, quel periodo è passato).

Ecco l’annuncio del Messia, dell’evangelo, ecco allora la fonte della lode.
Quando capiamo o ri-capiamo la grazia incondizionata e definitiva di Dio diremo: «io ti lodo Signore».

Quella pace, quella fiducia, che si sente si sperimenta per l’annuncio della grazia, viene data da Gesù Cristo, è legata alla perdita della paura.

La paura di cui si parla, non è quella istintiva, che non ti fa sporgere troppo da un parapetto. E nemmeno la paura, il timore di quello che sta per accadere o che potrebbe succedere.

Ma è la paura esistenziale. La paura che tutto sia nulla.

Certo non ci si ferma qui, se lodiamo il Signore per la grazia che ci fa salvi, se veniamo mondati dalla paura, noi abbiamo un nuovo rapporto con il Signore. Andiamo dal Signore come alla fonte della salvezza, dunque in un rapporto amichevole continuo e fecondo. E questo poter attingere alla fonte della salvezza si fa con gioia e ci rende gioiosi.

C’è una dimensione personale e una \textit{comunitaria} nel testo (io e poi voi e infine un lei). La gioia è personale e comunitaria, anzi da soli non c’è gioia, non si gioisce del tutto.

Inoltre notiamo come anche questo trovarsi e lodare e invocare il nome del Signore è un *culto*, ha una dimensione cultuale.

Tutto questo, lode, coraggio, gioia comunitaria, diviene allora esultanza, canto, annuncio e invito agli altri: vieni a vedere! Prova, gusta il Signore! (universalismo).

Applicazione

Le visioni di Isaia vanno oltre la nostra vita attuale. È una visione poetica (e come potrebbe essere altrimenti), oltre che profetica, del Regno di Dio.

Però è anche una esperienza che si può fare (sia pure in maniera limitata e approssimata) nella vita attuale, quando sentiamo il Santo di Israele, Colui che (per noi) è Gesù Cristo, intervenire nella nostra vita, essere presente in mezzo a noi, darci quella pace che il mondo non può dare.

È questione di vedere il mondo cercando la presenza di Dio in mezzo a noi, sapendo che Egli ci è vicino in maniera costante.

Meditazioni correlate

[Lamentazioni 3:22-23](https://pastoredarchino.ch/2007/09/29/sperare-nella-difficolta/)