Van Gogh Bibbia

Sola Scrittura

Premessa

Questo testo è la base di una conferenza svolta a Sondrio il 12 dicembre 2014, pensata come seconda parte dell’incontro sul Nuovo testamento, che trovate qui.

Lì avevamo passato in rassegna, dal punto di vista letterario, gli scritti del
Nuovo Testamento e poi avevamo visto la formazione della raccolta, che oggi chiamiamo per l’appunto Nuovo Testamento, e la questione del Canone. Cioè quali libri dovessero essere letti al culto e quali avevano uno status privilegiato.

Avevamo notato che l’autorevolezza dei testi aveva preceduto la
questione del Canone[^1].

Per un inquadramento teologico si vedano i 5 Sola di cui fa parte.

Ispirazione

Ovvero quale importanza hanno i libri canonici.

I criteri per la definizione del Canone furono vari: fra cui l’apostolicità (o l’antichità o vicinanza agli apostoli), la cattolicità, e più ad Oriente l’ispirazione (che potrebbe dirsi nel modo in cui si parla di Gesù Cristo). All’inizio il criterio dell’ispirazione era più un corollario che un criterio vero e proprio.

Anche nel Nuovo Testamento stesso, come avevamo già notato la scorsa volta, si parla di Scrittura riferendosi a scritti che sono del Nuovo Testamento stesso.

II Timoteo 3:14-17 Tu, invece, persevera nelle cose che hai imparate e di cui hai acquistato la certezza, sapendo da chi le hai imparate, e che fin da bambino hai avuto conoscenza delle sacre Scritture, le quali possono darti la sapienza che conduce alla salvezza mediante la fede in Cristo Gesù. Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.

In questo testo[^2] che l’apostolo Paolo rivolge a Timoteo, c’è il principio che nelle Scritture abbiamo la base della vita del cristiano. E qui troviamo il termine di ispirato, letteralmente soffiato da Dio.

Inoltre l’ispirazione della Scrittura è la stessa ispirazione delle profezie, sono le cose dette in nome del Signore:

II Pietro 1:20-21 Sappiate prima di tutto questo: che nessuna profezia della Scrittura proviene da un’interpretazione personale; infatti nessuna profezia venne mai dalla volontà dell’uomo, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché *sospinti* dallo Spirito Santo.

Infine l’ispirazione si vede nello scopo degli evangeli che è quello di presentare Gesù Cristo e far credere in Lui.

Giovanni 20:30-31 Or Gesù fece in presenza dei discepoli molti altri segni miracolosi, che non sono scritti in questo libro; ma questi sono stati scritti, affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e, affinché, credendo, abbiate vita nel suo nome.

Ciò è anche ripreso da Atanasio nella lettera festale della Pasqua del 367 con cui elencava i 27 libri canonici attuali (e il primo scrittore a noi noto a farlo), diceva di essi:

Queste sono le «fonti della salvezza», in modo che chi ha sete possa  essere soddisfatto con gli oracoli che contengono. Solo in questi è l’insegnamento della vera religione proclamata come buona notizia.  Che nessuno aggiunga o tolga qualcosa da esse.[^3]

Quello di Atanasio si può dire dunque sia già il principio del Sola Scriptura.

Ritorno alla Scrittura

Nel tempo della Riforma si venne affermando un principio che potremmo dire didattico: *Solo la Scrittura. Solo con e tutta la Scrittura*.

I Riformatori studiarono le “cose” cristiane seguendo anche il principio umanistico *ad fontes*, inteso come ritorno alle fonti classiche. Fu allora che Lutero, Zwingli e gli altri riformatori (oltre che altri umanisti) scoprirono che nella vita della chiesa si erano aggiunti secoli di “incrostazioni” che contraddicevano o aggiungevano cose che non erano presenti nella Bibbia. Il messaggio cristiano non era più del tutto fedele[^4] a quello che avevano predicato Gesù e i primi apostoli. E insieme a questo la vita della chiesa del tempo era compromessa, mentre le persone erano in grande difficoltà e in miseria spirituale.

Fu allora che i riformatori scoprirono che proprio il messaggio originale della Scrittura era il messaggio vivo, pieno di grande speranza, riscatto, dignità per ogni persona, e dunque era questo messaggio che andava predicato. La Scrittura stessa, si può dire, si impose alla loro attenzione come *l’unica base e criterio della fede e
vita cristiana*.

In effetti il ritorno alla Scrittura fu a quel tempo *contro una tradizione interpretativa vincolante*. Cioè ci fu una concezione del *Sola Scriptura* come fine di un criterio normativo esterno e il rifiuto di un privilegio ecclesiastico nel campo dell’interpretazione[^5]

Ecco il preambolo delle 67 tesi di Zwingli.

Io, Huldrich Zwingli, attesto di aver predicato le seguenti tesi e opinioni nella ragguardevole città di Zurigo, sul fondamento della  Scrittura che è theopneustòs[^6], cioè ispirata da Dio, e mi offro di  difendere e di sostenere queste tesi su questa base. E dove non ho  capito rettamente la predetta Scrittura, sono disponibile a lasciarmi istruire da una migliore interpretazione, purché sia fondata sulla Scrittura stessa[^7]

Calvino scrive:

La Chiesa, ricevendo la Sacra Scrittura e garantendola con il suo  riconoscimento non la autentica, quasi fosse stata, prima di allora, dubbia o contestata; ma riconoscendola come pura verità del suo Dio la venera e la onora com’è necessario per dovere di pietà[^8].

Che significa ispirato

Cosa si intende quando si dice che la Scrittura è ispirata?

Ispirato non significa dettato e suggerisce una certa libertà dell’autore umano. L’interpretazione allora, anch’essa ispirata dallo Spirito, dovrebbe comprendere ciò che il Signore vuole dirci nelle diverse situazioni storiche e sociali noi viviamo[^9].

Però la concezione dell’ortodossia riformata, che ancora oggi ritroviamo nei cosiddetti *evangelical* andò più in là dei Riformatori stessi, finendo per attribuire alla Scrittura l’ispirazione verbale e autentica.

Le divergenze furono spiegate come concessioni dello Spirito santo alla comprensione degli autori. La certezza che lo Spirito guidi chi legga, sottolineata da Calvino, fu in buona parte sostituita con la ispirazione letterale. Per cui chi non crede dopo aver letto è in fondo colpevole.

La rivelazione diviene evidenza.

È il cosiddetto *Papa di carta*, nel senso che tutto viene definito da
una lettura letterale della Bibbia, che però –provare per credere–
diviene *una* certa lettura, diviene una certa dogmatica, che alle volte
non legge veramente ciò che è scritto, ma ripete una serie di luoghi
comuni derivati da una lettura biblica in un contesto storico più
antico.

Inoltre, la Scrittura diviene oggetto di fede essa stessa. Crediamo la
Bibbia! Non più crediamo in Gesù Cristo e quindi leggiamo la Bibbia che
ne parla, ma quasi il contrario.

In questo senso, anche se può sorprendere, anche da parte cattolica ci
fu uno processo simile. Ad esempio il teologo domenicano Domingo Báñez
(1528-1604) che parlò di *dettatura* della Bibbia. Ma mentre per la
chiesa cattolica l’ispirazione letterale[^10] viene comunque integrata
con la tradizione ecclesiastica, ben più forte diviene con il principio
del *Sola Scriptura*, che oggi porta alcune chiese su posizioni
creazioniste o fondamentaliste.

Ecco il punto 4 del riassunto che precede la *Dichiarazione di Chicago
del 1978*.

4. Totalmente e verbalmente ispirata da Dio, la Scrittura è esente da errori in tutto il suo insegnamento, non meno in ciò che dichiara a riguardo degli atti creativi di Dio e degli avvenimenti della storia del mondo.

Devo dire a mo’ di provocazione che inserire una dichiarazione di fede
che viene imposta alla Scrittura rappresenta un’incredibile messa sotto
tutela alla Scrittura stessa. Per dirla con le parole di un calvinista
del Settecento, che non voleva sottoscrivere alcuna confessione di fede:

Ritengo che il dover sottoscrivere una qualsiasi composizione umana, intesa come la prova della nostra ortodossia, significa elevarla a norma della nostra fede e, pertanto, conferirle quell’onore che è dovuto solo alla Parola di Dio. [^11]

Per le chiese protestanti storiche il modo di pensare *letteralista* entrò in crisi, sia a causa della critica biblica sia per la critica (biblica) ai dogmi.

Si notò che tutto il materiale biblico veniva considerato senza errori in tutti i campi e situazioni e dunque tutto era importante allo stesso modo. E che l’ortodossia evangelica fu condotta ad addomesticare la Scrittura alla dogmatica. Si realizzò all’interno delle chiese evangeliche dunque una differente comprensione del principio del *Sola Scriptura*.

Oggi possiamo notare con estremo sospetto e rabbia, ad esempio, la scelta della Nuova Diodati, che rappresenta l’idea non solo di una ispirazione letterale della Bibbia, ma anche della formazione, della chiusura del Canone, della raccolta e trascrizione dei testi ed infine il poter affermare che il *testo receptus* o altri siano proprio quel testo che Dio ha voluto consegnarci e quindi tutta la critica testuale e
i ritrovamenti di altri manoscritti successivi vanno ignorati o combattuti come negativi, diciamo anche diabolici.

Mettendoci poi il problema della ottusità moderna nel comprendere i generi letterari, di cui dicevo anche la scorsa volta, ecco quel fondamentalismo che purtroppo ammorba alle volte la ricerca di un significato vitale della Scrittura stessa. C’è infatti sempre un dovere d’interpretazione, e dire “non c’è niente da interpretare” è già una interpretazione. Si consideri la lettura creazionista che diviene una lettura vincolante e una parte dogmatica assolutamente rilevante nella
teologia, quando in fondo, proprio da un punto di vista biblico, non è un argomento centrale.

Canone nel canone

C’è però da fare un passo in più. Infatti a parlare contro la ispirazione letterale e scevra da errori anche di tipo storico o geografico, sta il *Canone nel canone* che era seguito dai Riformatori e in generale, magari in maniera non esplicita, da tutti i cristiani. Ad esempio Lutero si era espresso pesantemente su alcuni libri biblici.

Infatti la molteplicità delle testimonianze sul Cristo è la pluralità delle testimonianze del Nuovo Testamento. Nel Canone si sono messe a fianco impostazioni teologiche e comprensioni del Cristo differenti. Non opposte, ma differenti. E privilegiarne una è una questione di considerare più canonici, potremmo dire, alcuni passi rispetto ad altri.

Evidentemente c’è poi sempre il Canone privilegiato del Nuovo Testamento verso l’Antico Testamento[^12] Interpretare tutto in funzione del Cristo depone contro una considerazione sullo stesso piano di tutto il testo biblico.

Il principio del *Sola Scriptura*, va integrato, o meglio presuppone quindi, il *Tota Scriptura*, cioè tutta la Scrittura.

Se tutta la Scrittura, infatti, è ispirata, tutta la Scrittura va presa in considerazione e non solo alcuni libri o versetti. Così facendo, non solo si evitano pericolosi abbagli e settarismi, ma si riesce a comprende meglio il messaggio biblico nel suo complesso.

Ma dato che la Scrittura è piena di pagine, storie, poesie, racconti storici o simbolici, qual è il criterio per comprenderla? E d’altra parte cos’è centrale nella Bibbia? Ecco allora che come cristiani scegliamo giustamente il primato di Gesù Cristo e della buona novella su tutto il resto. Ma nel far questo ecco che siamo di fatto contro una
ispirazione omogenea della Scrittura.

Attualità

Detto questo il principio del *Sola Scriptura* così come era al tempo dei Riformatori, integrato se vogliamo con tutta la sensibilità nel riconoscere la storicità e l’umanità di questi testi è ancora fondamentale.

La Parola è viva, è ciò che Dio dice oggi. La Scrittura diviene allora il vaglio di ciò che dicono gli “ispirati” o i magisteri, come al tempo della Riforma. Cioè la Scrittura non è interpretata una volta per tutte, ma va ascoltata in ogni epoca, ecco perché si arriva al principio «*ecclesia semper reformanda*», vale a dire “la chiesa è sempre da
riformare”, perché la chiesa e la vita cristiana va sempre trasformata per essere fedele alla Parola al mutare delle situazioni.

Infatti la difesa della verità biblica dell’ispirazione non letterale è fondamentale per riconsegnarci nuovamente ad una visione attuale e autentica del messaggio cristiano per l’essere umano moderno.

Però l’interpretazione deve partire dall’interno della Bibbia stessa, non partendo da altri presupposti, che equivarrebbe ad elevare un altro criterio al di sopra della Bibbia. Infatti il secondo pericolo opposto al primo di cui abbiamo detto, sarebbe quello di partire da criteri esterni alla Bibbia, criteri scientifici o culturali, che come per beffa si sostituirebbero e purtroppo spesso si sostituiscono ai criteri
dogmatici.

Anche sotto questo aspetto il *Sola Scriptura*, rettamente compreso, mantiene tutta la sua forza liberante per la ricerca personale e ecclesiale, certamente basandosi sulla fede che la libertà vera è nella conoscenza di Gesù Cristo[^13]. ((«Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Giovanni 8:31-32).))

Note

[^1]: perfino in testi ora presenti nel Nuovo Testamento

[^2]: non cambia molto se, come alcuni studiosi sostengono, Paolo non ne
è l’autore, abbiamo qui non solo quasi una venerazione per le
Scritture apostoliche, ma sopratutto questa è Scrittura canonica al
pari delle altre.

[^3]: Bruce, Frederick F.: Il canone delle Scritture. Edizioni GBU. p. 216

[^4]: Si faccia attenzione che “fedele” non è “uguale”, nel senso che
nessun Riformatore immaginava un ritorno indietro nel tempo.

[^5]: Si pensi anche all’adozione del *libero esame*

[^6]: Cfr. II Timoteo 3:16

[^7]: Zwingli, Ulrico: Scritti teologici e politici. Claudiana, 1985. Originali 1522-1530. pag. 114

[^8]: Calvino, Giovanni: Istituzione della religione cristiana. UTET S.p.A., 2009.
Edizione originale del 1559. pag. 176, Libro I Cap. VII, punto 2

[^9]: Si pensi al principio del *Sempre ecclesia reformanda est*

[^10]: Non solo si trovano esponenti cattolici che l’affermano, ma anche
(vado a memoria da controllare) il Concilio di Trento ne parla

[^11]: Jonathan Dickinson 1728 Bisogna sottoscrivere una confessione di
fede? in Campi, Emidio e Massimo Rubboli (curatori): Protestantesimo nei secoli, Fonti e documenti. Claudiana, 1997. II volume p.280.

[^12]: Nonostante: Matteo 5:17-18 «Non pensate che io sia venuto per
abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire ma per
portare a compimento. Poiché in verità vi dico: finché non siano
passati il cielo e la terra, neppure un iota o un apice della legge
passerà senza che tutto sia adempiuto.

[^13]: «Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli;
conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Giovanni
8:31-32).