Quadro Apocalisse da Zillis

Apocalisse

Motivazione

Vi propongo una semplice introduzione all’Apocalisse –e più in generale ai testi di genere apocalittico– anche perché ne abbiamo accennato parlando della paura giudizio.

Ve lo propongo per vari motivi. È un testo biblico spesso difficile, ma è allora adatto in un incontro biblico. Permette di affrontare vari aspetti generali dei testi biblici, oltre i suoi specifici. In questi tempi, dopo la pandemia con la guerra, sono sicuro rinasca in molti cristiani la tentazione millenarista, cioè di dire che i tempi dell’Apocalisse sono arrivati.

Apocalisse è infatti sinonimo spesso di distruzione e di fine del mondo, di sventura e viene visto da molti come un prontuario con il quale calcolare e prevedere gli eventi che portano alla fine del mondo. E il suo stile pieno di immagini simboliche non fa che rafforzare la difficoltà della lettura, rispetto ad altri libri della Bibbia.

La mia tesi –seguendo gli studiosi– è che invece quei tempi siano già passati, ma ogni testo biblico ci insegna qualcosa dell’essere umano e di Dio e quindi dei tempi che corrono.

Introduzione

Prima di tutto, per dare un primo taglio a tutte le false interpretazioni, va considerato che l’Apocalisse di Giovanni, quella che conclude la Bibbia, non è un caso unico, ma si inserisce all’interno di un genere di scritti, che gli studiosi dicono per l’appunto apocalittici, di cui alcuni brani si trovano anche nella Scrittura, anche se è soprattutto fra i due Testamenti che fiorisce questo genere letterario.

L’apocalittica nasce come erede della profezia. Le promesse dei profeti vengono riaffermate in tempo di crisi. Il popolo di Israele è infatti sotto la dominazione di principi stranieri, c’è quindi una visione della storia in cui viene comunque annunciato il potere ultimo del Signore. C’è dunque un contrapporsi della storia umana e del tempo escatologico, che serve come incitamento a perseverare. Tutto si concluderà comunque con la vittoria escatologica del Signore e dei sui servitori, che spesso non sono solo il popolo ebraico, ma c’è anche universalismo, perché il Signore è Signore di ogni cosa e di ogni nazione.

Apocalissi come genere letterario

Come genere letterario le apocalissi sono fortemente stilizzate, con una serie di convenzioni simboliche e modo di usare come fonti molti dati veterotestamentari.

Come detto sono libri nati in ambiente ebraico nei momenti di persecuzione non solo politica, ma anche religiosa in cui non si vedeva alcuna speranza per Israele e per gli ebrei. Sono scritti che tendono a rinfrancare i credenti, mostrando che anche se sembrano vincere potenze straniere e blasfeme –ad esempio Antioco IV Epifane– non solo occupando militarmente la terra di Israele, ma anche sacrificando a Zeus nel tempio e cercando di ellenizzare forzatamente la popolazione, non sarà sempre così, anzi il tormento dell’oggi è solo il preludio di un domani radioso.

Il genere letterario apocalittico diviene allora in quei tempi un vero genere letterario. Quando noi sentiamo un messaggio pubblicitario “più bianco che più bianco non si può” oppure “Offerta irripetibile” noi sappiamo che tali messaggi sono esagerati, non vanno presi alla lettera perché sappiamo che fanno parte del genere letterario pubblicità. Così se vediamo un film western già sappiamo come finirà per il Buono, come sarà cattivo il Cattivo e che in fondo il Brutto, non sarà così malvagio come sembra all’inizio. Ebbene il genere apocalittico annuncia un messaggio di fede sfruttando delle caratteristiche comuni, era un po’ la fantascienza di allora.

Ci sono sogni, visioni, spesso quella del trono celeste, e il tema della resurrezione dai morti.

Le caratteristiche che ritroviamo sempre, e che ci permettono di capire buona parte delle immagini usate da Giovanni, sono: l’uso di numeri simbolici, che non sono reali ma hanno un valore simbolico, il carattere iperbolico delle immagini, sempre gigantesche visioni, l’importanza della visione d’insieme e non del singolo particolare che la compone, le ripetizioni, spesso infatti visioni diverse parlano dello stesso concetto. I simboli che gli apocalittici usano si ripetono immutati da un libro all’altro è questo proprio di un genere letterario, e ciò che ci aiuta, come dicevamo, nel comprendere questi testi.

Apocalissi ebraiche

Esempi di testi apocalittici nell’Antico Testamento sono: in Daniele, Isaia 24-27 e 56-66, Zaccaria 9-14 e Gioele. Si consideri ad esempio il libro piuttosto antico di Gioele:

Giole 1:15 Ahi, che giorno! Poiché il giorno del SIGNORE è vicino, e verrà come una devastazione mandata dall’Onnipotente.

Giole 2:19-20 Il SIGNORE ha risposto e ha detto al suo popolo: «Ecco, io vi manderò grano, vino, olio, e voi ne sarete saziati; e non vi esporrò più all’infamia tra le nazioni. Allontanerò da voi il nemico che viene dal settentrione, lo respingerò verso una terra arida e desolata: la sua avanguardia, verso il mare orientale, la sua retroguardia, verso il mare occidentale; la sua infezione salirà, aumenterà il suo fetore», perché ha fatto cose grandi.

Giole 3:9-10 Proclamate questo fra le nazioni! Preparate la guerra! Risvegliate i prodi! Vengano e salgano tutti gli uomini di guerra! Fabbricate spade con i vostri vomeri, e lance con le vostre roncole! Dica il debole: «Sono forte!»

Si confronti con il testo di Isaia.

Isaia 2:4 Egli giudicherà tra nazione e nazione e sarà l’arbitro fra molti popoli; ed essi trasformeranno le loro spade in vomeri d’aratro, e le loro lance, in falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra, e non impareranno più la guerra.

Parlano sempre del futuro di Dio, di ciò che si pone alla fine dei tempi umani. Però hanno due conclusioni differenti, anzi proprio opposte. Parlano a gruppi di persone in differenti situazioni. Qui si potrebbe tentare di armonizzare i testi dicendo che uno parla di un futuro e l’altro di un futuro un po’ più in là. Ma non ci sono indicazioni in tal senso, più realistico pensare che i due profeti parlino in situazioni differenti o con idee differenti.

Il grosso problema interpretativo della profezia e quindi anche di quella apocalittica, nasce dal pensare che testi scritti migliaia di anni prima siano riferiti a chi doveva venire. Come dire il profeta scriveva allora per noi oggi. E ciò non vale per le generazioni di quel tempo e non varrebbe per le successive. Sarebbe dunque un messaggio inutile per tutte le generazioni che ci sono state finora…

Semplicemente assurdo. Però anche se illogico e non in linea con la fede nell’ispirazione della Scrittura, anche perché spesso dal Medioevo ad oggi ce chi ne parla, seduce ancora oggi. Invece, sono testi ancor più significativi se li consideriamo nella giusta valenza in una situazione concreta della storia, da cui ricaviamo ispirazione e un messaggio per la nostra realtà attuale.
Nella storia successiva, prima dell’arrivo di Gesù, il genere apocalittico ebbe grande diffusione. Di solito erano testi che si rifacevano all’autorità di qualche antico profeta o personaggio, spesso sono o sembrano testi esoterici.

Apocalissi cristiane

Oltre l’Apocalisse esempi di testi apocalittici li troviamo ad esempio in: Matteo 24, Marco 13, I Tessalonicesi 4:16-17.

Molti temi e anche la predicazione stessa di Gesù, come la possiamo capire, sono tributari nelle immagini all’apocalittica: il tema delle epoche che si succedono, la figura del Figlio dell’uomo, il tempo del vegliare e della tribolazione, e l’annuncio di resurrezione.

Però con una sostanziale differenza. In Gesù il compimento escatologico è già realizzato. Si veda –ad esempio– anche il discorso di Pietro in Atti al momento della Pentecoste. Lì la citazione di Gioele serve a dichiarare che gli ultimi tempi sono già iniziati, che siamo alla conclusione, che si vivono con l’arrivo di Gesù gli ultimi tempi, il tempo escatologico.

Però anche se i primi cristiani pensavano ad un ritorno imminente del Cristo glorioso, la parousia non arrivò. Alcuni cristiani muoiono e allora ci sono domande sulla sorte di quelli che sono morti prima. Ecco dunque la risposta apocalittica di Paolo nella I Tessalonicesi. E poi pian piano si comprende che il ritorno del Signore non è prossimo ed intanto cresce la persecuzione dell’Impero romano, degli imperatori blasfemi che vogliono essere adorati come Dio in terra.

Ecco allora che Giovanni scrive l’Apocalisse, che viene presentata come una nuova profezia. Che viene a rinfrancare e a sostenere chi persevera nella fede.

Apocalisse

Come detto è in un momento di persecuzione che viene scritta l’Apocalisse. È un momento di smarrimento per alcuni, di domande. Certo ci sono varie interpretazioni della valenza di questo scritto, ma è indubbia la situazione di partenza e lo scopo per il lettori del tempo. L’Apocalisse poi è sicuramente un libro cifrato e simbolico. Un libro che vuole parlare direttamente ai cristiani dell’epoca, ma non vuole essere comprensibile per i persecutori. Simboli e immagini che noi moderni fatichiamo spesso a comprendere fino in fondo, ma che all’epoca dovevano esser chiari. Non era un libro esoterico, ma criptato.

È solo annuncio di speranza? È solo una descrizione di fatti che erano avvenuti e stavano avvenendo per incoraggiare chi soffriva la persecuzione oppure è anche una predizione, una descrizione della storia successiva? Queste in fondo sono le due scelte interpretative che si presentano sempre. Certo che possiamo pensare che alcune delle cose che vengono descritte si ritrovano nella storia umana e alle volte si ripetono, ma non c’è mai stato accordo di coloro che sostenevano fosse una descrizione dei fatti così come avvereranno, su quali fatti della storia fossero da identificare con questa o quella immagine. Inoltre, seguendo un pensiero di Lutero, se fosse solo una predizione il testo non varrebbe in ogni tempo, ma sarebbe di interesse solo per quei cristiani che stanno vivendo quei tempi.

Quando?

Perché e quando fu scritta. Anche Giovanni, un cristiano, scrive il suo libro in buona parte con lo stile degli apocalittici. Perché se vuole parlare dell’amore di Dio e della grazia di Gesù Cristo sfrutta questo genere letterario così misterioso e triste?

Da uno studio del testo, da alcuni simboli che si riescono ad identificare con buona precisione perché comuni a quell’epoca, dalla insistenza con cui si parla di martiri e dalla descrizione della situazione della chiesa si riesce a capire in quale epoca (95 circa) l’apocalisse è stata scritta e per quali lettori era destinata in origine. C’erano già state le prime persecuzioni, anche se sporadiche e stavano iniziando le persecuzioni sistematiche, perché iniziava la richiesta sistematica, per dimostrare la lealtà a Roma, di un sacrificio all’imperatore. Infatti l’imperatore Domiziano cominciò a farsi chiamare “Dominus et Deo” ed a esigere sacrifici come Dio vivente, qualcosa di abominevole agli occhi dei monoteisti e anti idolatri ebrei (che però erano religio licita) e i cristiani. E questo mentre le chiese non hanno più il fervore di prima, c’è un influenza crescente del sincretismo, cioè della tendenza a mescolare varie religioni anche fra i cristiani.

Esamineremo alcuni passi dell’Apocalisse per meglio comprenderne il tipo di testo e il messaggio che vi possiamo ascoltare.

Apocalisse 1,1-6

Rivelazione di Gesù Cristo, che Dio gli diede per mostrare ai suoi servi le cose che devono avvenire tra breve, e che egli ha fatto conoscere mandando il suo angelo al suo servo Giovanni. Egli ha attestato come parola di Dio e testimonianza di Gesù Cristo tutto ciò che ha visto.

Beato chi legge e beati quelli che ascoltano le parole di questa profezia e fanno tesoro delle cose che vi sono scritte, perché il tempo è vicino!

Giovanni, alle sette chiese che sono in Asia: grazia a voi e pace da colui che è, che era e che viene, dai sette spiriti che sono davanti al suo trono e da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il principe dei re della terra. A lui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno e dei sacerdoti al suo Dio e Padre, a lui sia la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen. Apocalisse 1:1-6

Apocalisse vuol dire rivelazione. Dove abbiamo “che ha fatto conoscere” l’originale greco usa semaino, che vuol dire “esprimersi mediante segni”. Già qui vediamo che tutto il libro è simbolico. È interessante notare che chi trae profezie da questo libro, non tiene conto che non solo ad esempio le bestie mostruose che si incontrano sono simboliche, ma tutto va interpretato. Così l’aumento dei terremoti sarebbe evento futuro reale da aspettare, e altri sarebbero da interpretare. In questa discrezionalità come nel non tener conto la distanza culturale come nel fare cercare tramite artifici di far tornare sempre i conti, c’è tutta una infedeltà al testo biblico da tener presente.

Attenzione poi a “colui che viene” e non che sarà, come si poteva aspettare. Non si vive nell’attesa del Signore, ma mentre lui sta arrivando. Giovanni di fronte alle persecuzioni e alla prima crisi delle comunità ricorda che il regno di Dio viene, anzi sta venendo.

Apocalisse 1:7-20 Ecco, egli viene con le nuvole e ogni occhio lo vedrà; lo vedranno anche quelli che lo trafissero, e tutte le tribù della terra faranno lamenti per lui. Sì, amen. «Io sono l’alfa e l’omega», dice il Signore Dio, «colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente».

Io, Giovanni, vostro fratello e vostro compagno nella tribolazione, nel regno e nella costanza in Gesù [Cristo], ero nell’isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù. Fui rapito dallo Spirito nel giorno del Signore, e udii dietro a me una voce potente come il suono di una tromba che diceva: «Quello che vedi scrivilo in un libro e mandalo alle sette chiese: a Efeso, a Smirne, a Pergamo, a Tiatiri, a Sardi, a Filadelfia e a Laodicea». Io mi voltai per vedere chi mi stava parlando. Come mi fui voltato, vidi sette candelabri d’oro e, in mezzo ai [sette] candelabri, uno simile a un figlio d’uomo, vestito con una veste lunga fino ai piedi e cinto di una cintura d’oro all’altezza del petto. Il suo capo e i suoi capelli erano bianchi come lana candida, come neve; i suoi occhi erano come fiamma di fuoco; i suoi piedi erano simili a bronzo incandescente, arroventato in una fornace, e la sua voce era come il fragore di grandi acque. Nella sua mano destra teneva sette stelle; dalla sua bocca usciva una spada a due tagli, affilata, e il suo volto era come il sole quando risplende in tutta la sua forza.

Quando lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli pose la sua mano destra su di me, dicendo: «Non temere, io sono il primo e l’ultimo, e il vivente. Ero morto, ma ecco sono vivo per i secoli dei secoli, e tengo le chiavi della morte e dell’Ades. Scrivi dunque le cose che hai viste, quelle che sono e quelle che devono avvenire in seguito, il mistero delle sette stelle che hai viste nella mia destra e dei sette candelabri d’oro. Le sette stelle sono gli angeli delle sette chiese, e i sette candelabri sono le sette chiese.

Apocalisse 2

Lettere alle 7 chiese. Sette però è sempre numero simbolico, una perfetta totalità.

Le sette chiese sono: Efeso, Smirne, Pergamo, Tiatiri, Sardi, Filadelfia, Laodicea. Tutte nella provincia proconsolare dell’Asia (da non confondere con il continente, ma era solo la parte occidentale dell’odierna Turchia molto ellenizzata), di cui anche Patmos faceva parte. Infatti, considerate l’itinerario: partendo da Patmos si sbarcava ad Efeso e poi si poteva fare un giro per raggiungerle tutte.

Tutte ée chiese dell’Asia? Tutta la cristianità? Oppure era stata da lui una delegazione che porta ora il testo? (Si consideri che il millenarismo in Asia sarà nei primi secoli vigoroso si veda Cerinto verso il 200).

Ricordiamo che l’angelo della chiesa (dal greco euangello angellos) potrebbe essere l’annunciatore alla chiesa.

Le sette “lettere” sono dette lettere, ma non c’è scritto così, c’è invece scritto “scrivi!”, sembra essere tutto lo scritto che va a loro con situazioni differenti.

Ne leggiamo una quella di Pergamo. Abbiamo non solo il tema della persecuzione, ma anche quello del ravvedimento per rimanere nella dottrina cristiana autentica.

Apocalisse 2:12-17 «All’angelo della chiesa di Pergamo scrivi: queste cose dice colui che ha la spada affilata a due tagli: “Io conosco [le tue opere e] dove tu abiti, cioè là dov’è il trono di Satana; tuttavia tu rimani fedele al mio nome e non hai rinnegato la fede in me, neppure ai giorni di Antipa, il mio fedele testimone, che fu ucciso fra voi, là dove Satana abita. Ma ho qualcosa contro di te: hai alcuni che professano la dottrina di Balaam, il quale insegnava a Balac il modo di far cadere i figli d’Israele, inducendoli a mangiare carni sacrificate agli idoli e a fornicare. Così anche tu hai alcuni che professano similmente la dottrina dei Nicolaiti. Ravvediti dunque, altrimenti fra poco verrò da te e combatterò contro di loro con la spada della mia bocca. Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese. A chi vince io darò [da mangiare] della manna nascosta e una pietruzza bianca, sulla quale è scritto un nome nuovo che nessuno conosce, se non colui che lo riceve”.

Si riprende una parte della visione iniziale del veggente di Gesù Cristo. Quindi non una parte a se. Inoltre molti dicono che non sia apocalittico, ma vedete il Trono di Satana. A Pergamo c’era un santuario di Asclepio, ma anche uno dei più imponenti altari di Zeus della zona (cfr. Rinaldi 2013) che era divenuto centro provinciale del culto imperiale (a cui facevano a gare le città dell’Asia). In cui Senato era visto come “sacra assemblea” e che era centro di feste e di simboli di appartenenza.

C’è la persecuzione in cui aveva perso la vita Antipa, definito fedele testimone. In greco quel testimone si faccia attenzione è martire. (ὁ μάρτυς μου, ὁ πιστός μου).

C’è anche il tema dell’eresia. Eresia che sembra avere una visione dualistica e pregnostica di dualismo far spirito e corpo, per cui quello che fa il corpo non riguarda e non tocca lo spirito (e potrebbe essere anche una critica a posizione paoline) oppure dato che “fornicazione” è spesso modo simbolico per dire di adorare altri dei, saremmo in presenza di una dottrina sincretista che viene a patti con il culto imperiale o più in genere con quello pagano.

Ravvedersi è un termine tipico dell’Apocalisse (non si trova invece nè in Paolo nè in Giovanni) e quindi il messaggio complessivo non è di condanna, ma appunto di ravvedimento. L’altra parola tipica è perseverare, per chi è nella giusta via. (infatti minacce ed esortazioni, si susseguono).

La manna nascosta è riferimento a II Maccabei 2:5, libro deuterocanonico, in quell’epoca si pensava che per gli ultimi tempi ci fosse la manna del deserto “avanzata” che rimaneva per sostenere con potenza i sopravvissuti.

Le pietruzza bianca è un riferimento alle votazioni positive o a una specie di gettoni d’entrata per manifestazioni religiose pagane, ma quello che importa è il nome che c’è sopra quello di Gesù Cristo, probabilmente.

La corona non è quella dei re, ma quella degli atleti ad Olimpia e nelle altre gare sportive del tempo che disegnava i vincitori. Ogni volta c’è quest’immagine, ma da tener presente che non c’è competizione fra i cristiani, ma contro il paganesimo e che molti sono i vincitori. In fondo sono coloro che accettano la chiamata di Gesù Cristo (anche se per questo possono essere martirizzati).

Infine, chi a orecchi per udire ascolti, è ancora un’incoraggiamento alla perseveranza e comprensione e fiducia.

Apocalisse 5

Vidi nella destra di colui che sedeva sul trono un libro scritto di dentro e di fuori, sigillato con sette sigilli. E vidi un angelo potente che gridava a gran voce: «Chi è degno di aprire il libro e di sciogliere i sigilli?» Ma nessuno, né in cielo, né sulla terra, né sotto la terra, poteva aprire il libro, né guardarlo. Io piangevo molto perché non si era trovato nessuno che fosse degno di aprire il libro e di guardarlo. Ma uno degli anziani mi disse: «Non piangere; ecco, il leone della tribù di Giuda, la radice di Davide, ha vinto per aprire il libro e i suoi sette sigilli».

Poi vidi, in mezzo al trono e alle quattro creature viventi e in mezzo agli anziani, un Agnello in piedi, come immolato, e aveva sette corna e sette occhi, che sono i sette spiriti di Dio, mandati per tutta la terra. Egli venne e prese il libro dalla destra di colui che sedeva sul trono. Apocalisse 5:1-7

Appare un misterioso libro che nessuno sembra poter leggere. Il veggente cade allora in un pianto disperato, ma uno degli anziani, forse una creatura angelica che è intorno al trono di Dio, lo consola. Infatti “il leone della tribù di Giuda” è colui che potrà aprirlo facendo saltare i sette sigilli che chiudono il rotolo. Si ha allora la visione di quest’agnello immolato, ma vivo, con sette corni e sette occhi che prende il libro e viene da tutti acclamato come colui che è il re dei re, che ha ricevuto tutto ciò che c’era da ricevere.

Il simbolismo della scena è ricco. L’agnello è sicuramente Gesù Cristo risorto. Gesù Cristo è infatti l’agnello che toglie il peccato dal mondo morendo nel sacrificio della croce. È come l’agnello pasquale immolato nel tempio, ma ha anche sette corni e sette occhi, che si dice sono i sette spiriti di Dio. Sette, che sta sempre per totalità, sono i corni, che stanno per la forza (nel mondo antico spesso si usava l’immagine dell’ariete per parlare della forza), e sette sono gli occhi o i sette spiriti che stanno ad indicare che l’agnello comanda come Signore su tutto l’universo.

Il costituire l’agnello al di sopra di tutti, come Dio, è rafforzato dalla dedica che segue: «Degno è l’Agnello di ricevere la potenza, le ricchezze, la sapienza, la forza, l’onore, la gloria e la lode». I termini sono significativi, ma anche sono sette. Dunque, di nuovo, riceve la totalità degli onori e della forza. Si indica qui il mistero sconcertante della croce, del vittorioso che vince morendo. Condizione che vivono anche i credenti chiamati alla resurrezione, pur nella morte e nella sofferenza.

Cosa è il libro, il rotolo dai sette sigilli? Su di questo ci sono varie ipotesi, ma nessuna certa. La più suggestiva, è che forse il libro sia la Bibbia stessa, dunque l’odierno per noi Antico Testamento, che deve essere aperta e spiegata per essere capita da Gesù Cristo stesso, tramite lo Spirito. Ecco perché il veggente è disperato alla notizia che il libro non può essere aperto. Nella Bibbia c’è tutto ciò che riguarda la salvezza dell’umanità e di Giovanni stesso, ma nessuno può spiegarlo e leggerlo veramente, nel suo vero significato.

Indipendentemente da questa ipotesi però è chiaro che il libro rappresenta qualcosa che viene donato da Dio e va compreso, è il tramite fra Dio e l’umanità che si realizza solo attraverso Gesù Cristo. Man mano che si romperanno i vari sigilli, man mano che si svelerà la parola di Dio, man mano che ci sarà la rivelazione del messaggio, l’umanità si avvicinerà attraverso varie catastrofi alla fine. La Bibbia rappresenta anche per noi, singoli e umanità, un libro suggellato, chiuso? Oppure: noi comprendiamo che solo a Gesù Cristo, che è stato immolato per noi, e ci ha portato vicino l’amore di Dio, va concesso solo il culto?

Apocalisse 7

E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila segnati di tutte le tribù dei figli d’Israele: della tribù di Giuda, dodicimila segnati; della tribù di Ruben, dodicimila; della tribù di Gad, dodicimila; della tribù di Ascer, dodicimila; della tribù di Neftali, dodicimila; della tribù di Manasse, dodicimila; della tribù di Simeone, dodicimila; della tribù di Levi, dodicimila; della tribù di Issacar, dodicimila; della tribù di Zabulon, dodicimila; della tribù di Giuseppe, dodicimila; della tribù di Beniamino, dodicimila segnati. Dopo queste cose, guardai e vidi una folla immensa che nessuno poteva contare, proveniente da tutte le nazioni, tribù, popoli e lingue, che stava in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, vestiti di bianche vesti e con delle palme in mano. E gridavano a gran voce, dicendo: «La salvezza appartiene al nostro Dio che siede sul trono, e all’Agnello». Apocalisse 7:4-10

Giovanni ode il numero dei segnati. Il segno non salva dalle sofferenze, sono anzi lavate nel sangue le loro vesti, ma indica la salvezza nel Signore. 144.000 = 12 x 12 x 1000 12 tribù di Israele (cioè tutto il popolo di Dio comprese le tribù spazzate dagli Assiri, e per estensione quindi anche i cristiani, rafforzata questa interpretazione dal fatto che si dice che la folla viene da ogni parte del globo). E poi vede questa folla, che non si può contare. È la stessa folla quella dei salvati, ma Giovanni usa un altro simbolo, se non si può contare, non è solo per il gran numero, ma vuol dire che solo Dio conosce i suoi. Questo brano termina con la visione più consolante di tutta la Bibbia.

Poi uno degli anziani mi rivolse la parola, dicendomi: «Chi sono queste persone vestite di bianco, e da dove sono venute?» Io gli risposi: «Signore mio, tu lo sai». Ed egli mi disse: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione. Essi hanno lavato le loro vesti e le hanno imbiancate nel sangue dell’Agnello. Perciò sono davanti al trono di Dio e lo servono giorno e notte, nel suo tempio; e colui che siede sul trono stenderà la sua tenda su di loro. Non avranno più fame e non avranno più sete, non li colpirà più il sole né alcuna arsura; perché l’Agnello che è in mezzo al trono li pascerà e li guiderà alle sorgenti delle acque della vita; e Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi». Apocalisse 7:13-17

Apocalisse 12

Con la fine del capitolo 11, abbiamo l’annuncio della vittoria del Signore. Gli annunci di vittoria si susseguono ad interrompere visioni di calamità.

Poi il settimo angelo sonò la tromba e nel cielo si alzarono voci potenti, che dicevano: «Il regno del mondo è passato al nostro Signore e al suo Cristo ed egli regnerà nei secoli dei secoli». E i ventiquattro anziani che siedono sui loro troni davanti a Dio, si gettarono con la faccia a terra e adorarono Dio, dicendo: «Ti ringraziamo, Signore, Dio onnipotente, che sei e che eri, perché hai preso in mano il tuo grande potere, e hai stabilito il tuo regno. Le nazioni si erano adirate, ma la tua ira è giunta, ed è arrivato il momento di giudicare i morti, di dare il loro premio ai tuoi servi, ai profeti, ai santi, a quelli che temono il tuo nome, piccoli e grandi, e di distruggere quelli che distruggono la terra». Allora si aprì il tempio di Dio che è in cielo e apparve nel tempio l’arca dell’alleanza. Vi furono lampi e voci e tuoni e un terremoto e una forte grandinata. Poi un grande segno apparve nel cielo: una donna rivestita del sole, con la luna sotto i piedi e una corona di dodici stelle sul capo. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto. Apocalisse 11:15-12:2

L’immagine della donna e del bambino che nasce popolarmente Maria e il Cristo, viene rifiutata dai moderni studiosi perché porta più problemi interpretativi che altro.

Rifacendosi alle immagini veterotestamentarie del popolo di Israele come la sposa del Signore, si interpreta il bambino come la comunità cristiana che viene negli ultimi tempi a confrontarsi con il dragone, con il potere politico del tempo. Comunque ella è in travaglio, un riferimento alle persecuzioni.

Il dragone non riuscirà a vincere e infine il bambino verrà portato in salvo presso Dio. Nell’Apocalisse vediamo infatti spesso la situazione terrena attuale, contemporanea a quella celeste del tempo di Dio.

Apocalisse 13, 11-18

Una nuova serie di visioni precisano che il nemico terreno da combattere sia proprio l’impero romano, con le sue pretese blasfeme.

Poi vidi un’altra bestia, che saliva dalla terra, e aveva due corna simili a quelle di un agnello, ma parlava come un dragone. Essa esercitava tutto il potere della prima bestia in sua presenza, e faceva sì che tutti gli abitanti della terra adorassero la prima bestia la cui piaga mortale era stata guarita. E operava grandi prodigi sino a far scendere fuoco dal cielo sulla terra in presenza degli uomini. E seduceva gli abitanti della terra con i prodigi che le fu concesso di fare in presenza della bestia, dicendo agli abitanti della terra di erigere un’immagine della bestia che aveva ricevuto la ferita della spada ed era tornata in vita. Le fu concesso di dare uno spirito all’immagine della bestia affinché l’immagine potesse parlare e far uccidere tutti quelli che non adorassero l’immagine della bestia.

Inoltre obbligò tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi, a farsi mettere un marchio sulla mano destra o sulla fronte. Nessuno poteva comprare o vendere se non portava il marchio, cioè il nome della bestia o il numero che corrisponde al suo nome. Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza, calcoli il numero della bestia, perché è un numero d’uomo; e il suo numero è seicentosessantasei. Apocalisse 13:11-18

I versetti che abbiamo letto fanno riferimento ad una prima bestia che sale dal mare. Era Roma che veniva dal mare. per chi era in Asia Minore. La seconda bestia, che qui vediamo, fa una parodia dell’agnello. La seconda bestia è un simbolo delle autorità locali o dei sacerdoti della religione pagana. Qui vediamo sembra conoscere la leggenda del Nero redivivus, Domiziano iniziò la sua persecuzione a Pergamo. Il numero della bestia 666, come detto fornito dal contare nel loro valore numerico le lettere, che a quel tempo erano usate anche per i numeri.

Differenze. Ci sono anche delle differenze significative fra questa e le altre apocalissi. Ad esempio si dichiara (Apoc 22,8-10) non è quindi un libro esoterico per iniziati, ma è per tutti i cristiani, inoltre parla solo del futuro e non ripercorre il passato, non c’è un forte dualismo, fra bene e male, ma invece Gesù Cristo ha già vinto, e c’è spesso una chiamata al ravvedimento, alla fedeltà al Signore.

Apocalisse 17

L’identificazione di Roma con Babilonia era classica anche nell’apocalittica ebraica. Un po’ come in Giona con Ninive si individua la città nemica quando l’impero assiro non è più, così Babilonia che porta in esilio Israele, è la città per eccellenza nemica del popolo di Dio.

Si noti che quando si parla di prostituzione è sempre l’infedeltà a Dio e l’abominazioni sono il culto idolatrico.

Apocalisse 17:1-14 Poi uno dei sette angeli che avevano le sette coppe venne a dirmi: «Vieni, ti farò vedere il giudizio che spetta alla grande prostituta che siede su molte acque. I re della terra hanno fornicato con lei e gli abitanti della terra si sono ubriacati con il vino della sua prostituzione».

Egli mi trasportò in spirito nel deserto; e vidi una donna seduta sopra una bestia di colore scarlatto, piena di nomi di bestemmia, e che aveva sette teste e dieci corna. La donna era vestita di porpora e di scarlatto, adorna d’oro, di pietre preziose e di perle. In mano aveva un calice d’oro pieno di abominazioni e delle immondezze della sua prostituzione. Sulla fronte aveva scritto un nome, un mistero: Babilonia la grande, la madre delle prostitute e delle abominazioni della terra. E vidi che quella donna era ubriaca del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù. Quando la vidi, mi meravigliai di grande meraviglia.

L’angelo mi disse: «Perché ti meravigli? Io ti dirò il mistero della donna e della bestia con le sette teste e le dieci corna che la porta. La bestia che hai vista era, e non è; essa deve salire dall’abisso e andare in perdizione. Gli abitanti della terra, il cui nome non è stato scritto nel libro della vita fin dalla fondazione del mondo, si meraviglieranno vedendo la bestia perché era, e non è, e verrà di nuovo. Qui occorre una mente che abbia intelligenza. Le sette teste sono sette monti sui quali la donna siede. Sono anche sette re: cinque sono caduti, uno è, l’altro non è ancora venuto; e quando sarà venuto, dovrà durare poco. E la bestia che era, e non è, è anch’essa un ottavo re, viene dai sette e se ne va in perdizione.

Le dieci corna che hai viste sono dieci re, che non hanno ancora ricevuto regno; ma riceveranno potere regale, per un’ora, insieme alla bestia. Essi hanno uno stesso pensiero e daranno la loro potenza e la loro autorità alla bestia. Combatteranno contro l’Agnello e l’Agnello li vincerà, perché egli è il Signore dei signori e il Re dei re; e vinceranno anche quelli che sono con lui, i chiamati, gli eletti e i fedeli».

Viene assicurato che non vincerà. Infatti la bestia era, ma non è, al contrario dell’Agnello che era, che è e che viene.

Il sette monti sono chiaramente i sette colli sopra cui “siede” la città di Roma.

Più complicato è il conto dei re. Da chi parte il Veggente? Dal primo Cesare, Ottaviano Augusto? Dal primo che perseguita i cristiani (Claudio che scaccia gli ebrei e i cristiani da Roma o Nerone della prima persecuzione)? C’è di mezzo la leggenda di “Nero redivivus” come dicevamo nel re che verrà di nuovo. È scritto come se le cose dovessero avvenire, ma già parte dei re c’è stata.

Come considerare come una previsione di tempi, sia pure per quei tempi? Oppure come un mostrare che tra poco finirà la persecuzione? INfatti dice che dura poco o regnano solo un’ora?

Apocalisse 21:1-7

(e Sonetto del Belli)

Confrontate i due testi che seguono, il primo è un sonetto del poeta romanesco ottocentesco G. G. Belli, il secondo un brano dell’Apocalisse, l’ultimo libro della Bibbia. Nel primo potete notare nel sonetto una acuta tristezza, una desolazione. Dopo il „giudizzio” per il poeta c’è il nulla, si spengono tutte le luci, ci sono le tenebre. È un po’ l’Ades degli antichi romani.

Nell’Apocalisse, invece, abbiamo un testo pieno di speranza e dolcissimo (non ci sarà più cordoglio), e i nuovi cieli, la nuova terra e la nuova Gerusalemme (cioè la nuova umanità insieme al Signore) sono pieni di vita, di luce, di gioia

Er giorno der giudizzio (sonetto di Giuseppe Gioacchino Belli del 25 novembre 1831)

Er giorno der giudizzio
(sonetto di Giuseppe Gioacchino Belli del 25 novembre 1831)

Cuattro angioloni co le tromme in bocca
Se metteranno uno pe ccantone
A ssonà: poi co ttanto de voscione
Cominceranno a ddì: “Ffora a cchi ttocca.”

Allora vierà ssù una filastrocca
De schertri da la terra a ppecorone,
Pe rripijjà ffigura de perzone,
Come purcini attorno de la bbiocca.

E sta bbiocca sarà Ddio bbenedetto,
Che ne farà du’ parte, bbianca, e nnera:
Una pe annà in cantina, una sur tetto.

All’urtimo usscirà ‘na sonajjera
D’angioli, e, ccome si ss’annassi a lletto,
Smorzeranno li lumi, e bbona sera.

Poi vidi un nuovo cielo e una nuova terra, poiché il primo cielo e la prima terra erano scomparsi, e il mare non c’era più. E vidi la santa città, la nuova Gerusalemme, scender giù dal cielo da presso Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii una gran voce dal trono, che diceva: «Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro, essi saranno suoi popoli e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio. Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate». E colui che siede sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose». Poi mi disse: «Scrivi, perché queste parole sono fedeli e veritiere», e aggiunse: «Ogni cosa è compiuta. Io sono l’alfa e l’omega, il principio e la fine. A chi ha sete io darò gratuitamente della fonte dell’acqua della vita. Chi vince erediterà queste cose, io gli sarò Dio ed egli mi sarà figlio.

Apocalisse 21:1-7

Conclusione

Ci sono epoche in cui si sente di non avere la possibilità di incidere come gruppo, né tanto meno come singoli, sugli avvenimenti importanti e sulla storia o sulla società. Questa è l’epoca delle apocalissi, un salto in avanti per rinforzare la speranza e la fiducia quando la fiducia umana non c’è più.
In queste epoche c’è il pericolo di un riflusso, di un allontanarsi dall’impegno disperando di poter fare alcunché oppure c’è un’ansia di azione che non si sa come sfogare. Anche oggi in un mondo divenuto troppo complesso, per poter controllare i lati negativi, in cui c’è un incertezza politica economica e sociale, ci sono spesso anche visioni apocalittiche.
L’Apocalisse cristiana, quella di Giovanni, invita tutti a sperare e a confidare nel Signore e nel suo amore, come l’unica vera via di progresso e di vittoria.
Nello stesso tempo mantiene una tensione verso il futuro, l’apertura all’arrivo del Signore. Perdendo questa attesa infatti, non solo le persone divengono rassegnate, ma alle volte si ha da parte di alcuni il tentativo di instaurare il Regno di Dio o di considerare il Regno di Dio già realizzato nella storia umana.

Apocalisse 22:20-21 Colui che attesta queste cose, dice: «Sì, vengo presto!» Amen! Vieni, Signore Gesù! La grazia del Signore Gesù sia con tutti.

L’Apocalisse si conclude dunque con una parola di grazia.