Ecumenismo

Inizio

A partire dalla seconda metà dell’ottocento, si hanno una serie di iniziative che avvicinano chiese anglicane ed evangeliche fra loro, e altre che cominciano a porre l’attenzione per una visione globale del cristianesimo. Infatti i mezzi di comunicazione fanno conoscere e venire in contatto cristiani di tradizioni e confessioni diverse. Questa serie di contatti e alcune iniziative di singoli farà da premessa alla nascita del movimento ecumenico.

Edimburgo

L’inizio del vero e proprio movimento ecumenico viene fatto risalire alla Conferenza missionaria di Edimburgo del 1910.

Dal 14 al 23 giugno 1910 oltre mille delegati evangelici, anglicani ed un ortodosso, da tutto il mondo si trovarono ad Edimburgo per discutere sulle missioni cristiane. Molti interventi sottolinearono che per essere missionari credibili di Gesù Cristo, si doveva avere fra missionari un atteggiamento di dialogo e di collaborazione. Per continuare ad essere missionari bisognava iniziare ad essere ecumenici.

Ecumenismo

Il termine ecumene, deriva dal greco e significa mondo abitato. Ma riprendendolo dal mondo ortodosso, da allora si cominciò ad usare il termine ecumenico per tutto ciò che riguardava i dialoghi e le azioni comuni di chiese cristiane di diversa tradizione.

Vita e Azione

Con lo spirito missionario che li contraddistingueva, i missionari non rimasero alle sole parole. Si misero in azione sia nelle missioni, sia creando una Commissione per la cooperazione e la promozione dell’unità, che avrebbe lavorato fra una conferenza missionaria e l’altra.

Il movimento ecumenico nasceva quindi come unità nell’azione. E dopo dieci anni, passata la Grande Guerra, si creava il movimento “Vita e Azione” (1920) per proseguire in maniera più organica su questa via intrapresa.

Va sottolineato che venne usata la parola movimento, perché non ci si trovava dinnanzi ad una istituzione, ma era qualcosa in divenire. Comunque nel 1925 a Stoccolma “Vita e azione” promuove la prima conferenza con delegati di tutte le grandi denominazioni (autoesclusi i cattolici romani).

Consiglio Ecumenico

Fede e Costituzione

Già a partire da Edimburgo fu chiaro che un’unità non sarebbe stata possibile senza ragionare sulle profonde differenze dottrinali delle chiese. In parallelo all’unità nell’azione serviva allora un’unità nella fede. Per questo fu fondato un altro movimento “Fede e Costituzione” (1927).

CEC

I due movimenti procedettero in maniera autonoma, ma in parallelo.
Dopo la Seconda guerra mondiale, si riuscì a realizzare un’iniziativa di maggiore spessore, che potesse dare un segnale all’Europa e al mondo uscito dalla guerra.

Nel 1948 fu costituito il Consiglio Ecumenico delle Chiese in cui confluirono i due movimenti, ma che si configurava come un organismo del tutto nuovo. Non una nuova chiesa, ma un’associazione fraterna di chiese, che riconoscevano i concili trinitari dei primi secoli, che avevano una collaborazione permanente in una sede comune a Ginevra e con una voce -il più possibile- unitaria.

Componenti del CEC furono le chiese ortodosse, le chiese evangeliche: luterane, riformate, metodiste, e le chiese anglicane e cristiano cattoliche.

Non aderirono alcune chiese evangeliche, pentecostali o fondamentaliste. E non vi aderì neanche la Chiesa Cattolica Romana. Fra l’altro nel 1928 e poi nel 1943 Pio XI e poi Pio XII scrissero encicliche contro l’ecumenismo.

La svolta arrivò con il Concilio Vaticano II nel 1964 fu cambiata la valutazione dell’ecumenismo: “sorto per grazia dello Spirito santo”. E fu iniziata una collaborazione, sempre però esterna, con il Consiglio Ecumenico delle Chiese e colloqui con le altre chiese.

Frutti

Il movimento ecumenico ha portato grandi frutti nel Novecento. Anzi, per quanto riguarda il cristianesimo, il Novecento appare caratterizzato dall’ecumenismo.

Il primo frutto è stato una conoscenza migliore fra le chiese. Spesso dall’ignoranza dell’altro nasce il sospetto e il fraintendimento, quindi la conoscenza è il primo passo necessario.
Certo questo conoscersi non è ancora uniforme, come non sono uniformi i progressi ecumenici, ma l’ecumenismo ha smesso di essere un movimento di pionieri, per diventare movimento del popolo di Dio.

Da ricordare poi il riconoscimento reciproco del battesimo, un’azione umanitaria spesso fatta in comune, i cosiddetti matrimoni ecumenici con liturgie appositamente preparate e approvate.

Ma anche il fatto che il movimento ecumenico ha portato con grande anticipo l’attenzione dei cristiani sul tema della “Giustizia, Pace e Salvaguardia del Creato” e della interdipendenza di questi aspetti.

Nonostante i grandi progressi ecumenici, sembra oggi alle volte che si stia marciando sul passo. Ci sono aspetti in cui le posizioni rimangono quelle di un tempo, come la Cena del Signore condivisa, oppure difficoltà su temi etici attuali. Sembra proprio però che la maggioranza dei cristiani non voglia tornare indietro sul cammino intrapreso.

Inoltre va ribadito che l’ecumenismo, inteso come la ricerca di una unità nella diversità (il fatto di non essere uniformi, ma differenti, e riconoscersi comunque sempre cristiani reciprocamente) è un bisogno e un mandato insopprimibile dei cristiani.

Il movimento ecumenico è un esempio e un messaggio di pace per l’intera umanità. Infatti è un messaggio che dice anche con le divisioni e le guerre del passato non solo ci si può sopportare e non uccidere, ma anche ci si può considerare fratelli e sorelle.

Ed è anche un metodo. Un metodo di confronto, conoscenza. Un metodo offerto anche ad altre religioni e realtà.

L’ecumenismo viene vissuto anche da molti evangelici come una necessità, spesso non tanto come una gioia. Siamo costretti dallo Spirito ad essere ecumenici. Però quando si incontrano altri cristiani che credono nell’ecumenismo sinceramente, ecco che c’è la gioia dell’incontro e della fraternità.