I versetti di oggi, sono tratti dalla lettera agli Ebrei, cosiddetta così perché fa molti riferimenti a pratiche e usanze tipicamente ebraiche e per questo si pensa sia indirizzata ad una comunità cristiana costituita soprattutto, come molte delle prime chiese, da cristiani di origine ebraica. In questa lettera e nei versetti che costituiscono il testo di predicazione, si fa un’analogia fra Gesù Cristo e il sommo sacerdote.
In molte culture, come sappiamo, è presente la figura del sacerdote. Il sacerdote è colui che si pone fra la divinità e le altre persone. È un po’ l’addetto, quello che sa delle cose religiose, un po’ il tramite attraverso cui entrare in contatto con Dio o la divinità. Anche nell’antico Israele era così e c’erano vari tipi di sacerdoti e essi soli potevano compiere in maniera ritualmente corretta (quindi efficace) i sacrifici per chiedere un favore o per ottenere perdono da Dio. Nel caso del Sommo Sacerdote erano a favore di tutto il popolo.
Ciò che l’autore della lettera agli Ebrei ci dice, prima dei versetti che leggeremo, è che il Sommo Sacerdote Gesù Cristo, che vive in eterno, è anche perfetto e diviene l’unico sacerdote. Con Gesù Cristo tutti i sistemi sacerdotali dunque decadono. Non solo dato che Gesù Cristo è insieme anche il Sacrificio per la nostra salvezza, realizzato sulla Croce, non c’è più bisogno di sacrifici e quello di Gesù Cristo è l’unico sacrificio che ci salva.
Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovare grazia ed essere soccorsi al momento opportuno. (Ebrei 4:14-16)
Il sommo sacerdote Gesù Cristo è il Salvatore definitivo, quindi l’autore ci invita a star fermi nella fede, nella confessione di fede, cioè nell’affidarsi a lui e a lui solo.
Quelle chiese, a cui parla la lettera, sono un po’ sfiduciate, hanno forse voglia di provare cose nuove o di ritornare all’antico. A queste l’autore scrive di restare fermi nella fede. Non c’è bisogno di altri salvatori, né di antichi sacrifici o cerimonie, in quanto quello di Gesù è l’annuncio della salvezza per grazia mediante la fiducia in Gesù Cristo.
Simpatizza
Uno dei motivi per avere fiducia è in questo simpatizzare con noi. Infatti, non solo Gesù Cristo è il Salvatore, ma anche Egli simpatizza con noi avendo vissuto una vita umana simile alla nostra.
Un simpatizzare specifico, inoltre, nelle nostre debolezze. Debolezze, da come scritto nella lettera che riguardano innanzitutto a quelle di abbandonare la fiducia in Gesù Cristo, dinnanzi a situazioni di difficoltà. Ma ovviamente anche più in generale, alle debolezze umane, quelle del testo delle tentazioni di Gesù nelle privazioni o per il potere o la ricchezza…
Non solo Gesù Cristo conosce la sofferenza umana, ma pur sempre fedele a Dio, subisce le tentazioni umane.
Questo è l’aspetto che qui lo scrittore vuole porre in risalto, la salvezza ci viene da chi conosce proprio la nostra umanità, con tutte le scusanti ed anche con tutte le non scusanti che abbiamo.Ma ci garantisce di non essere soli quando incontriamo la tentazione di allontanarci dalla Parola di Dio, di seguire strade lontane da quella del Signore.
con piena fiducia
Si può avere piena fiducia per avvicinarsi o riavvicinarsi a Dio, che qui non si nomina alla maniera ebraica e quindi abbiamo il “trono della grazia”, il trono del Signore misericordioso, e quindi proprio Dio stesso. E si può andare con piena fiducia, perché Gesù Cristo ci fa grazia, e quando siamo nella difficoltà o nel peccato Gesù Cristo ci soccorre.
In effetti, in generale si ha paura del sacro, e quindi la funzione del sacerdote in varie culture è quella di costituire come una specie di distanza di sicurezza. Con Gesù Cristo, invece, si può andare dal Signore con piena fiducia, senza alcuna paura.
Anzi, Egli ci viene in soccorso al momento opportuno, che non è solo quello della nostra morte, con la paura di essere giudicati e dove invece saremo accolti nel Regno di Dio. Ma il soccorso di Dio e la sua misericordia intervengono spesso, anche per situazioni meno estreme. Anche quando il risultato dei nostri errori ci sta condannando ad allontanarci dal trono della grazia, da una vita autentica e finire alienati, dove non saremo più noi stessi.
Dare piena fiducia a Gesù nei vari momenti della vita. Questa è la possibilità che abbiamo per vivere senza paura. Ed è per questo che l’autore ci invita a stare fermi nella fede. Questa non è una indicazione morale o una reprimenda, quanto un consiglio ed una possibilità per ognuno.
Anche se ai giorni nostri i cristiani ricevono molte sollecitazioni a cercare nuove fedi, perché quella cristiana sembra antica e quindi usurata, non più attuale. Sappiamo invece che prendere ciò che piace di qua e di là, non funziona. Che rischiamo di perdere l’unico sommo sacerdote, per trovarne altri molto più terreni: alle volte affascinanti, altre volte affaristi o altro.
L’essere fermi nella fede non è questione quindi di mantenere tradizioni, vecchie idee, ma di vivere. Di vivere con piena fiducia nella grazia di Dio, di sapere che in Cristo siamo accolti e soccorsi, un vivere pieno di possibilità, di grazia e di verità. Amen