L’amore è una cosa seria

StefanoMeditazioneVideo22 Gennaio 202531 Views

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L’apostolo Paolo invita i cristiani, dopo aver annunciato e spiegato diffusamente la salvezza per grazia in Gesù Cristo, a vivere in maniera nuova rispetto al mondo circostante. E una delle caratteristiche fondamentali di questa novità riguarda l’amore fraterno, del quale scrive:

L’amore sia senza ipocrisia. Aborrite il male e attenetevi fermamente al bene.

Quanto all’amore fraterno, siate pieni di affetto gli uni per gli altri. Quanto all’onore, fate a gara nel rendervelo reciprocamente. Quanto allo zelo, non siate pigri; siate ferventi nello spirito, servite il Signore; siate allegri nella speranza, pazienti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, provvedendo alle necessità dei santi, esercitando con premura l’ospitalità.

Benedite quelli che vi perseguitano. Benedite e non maledite.

Rallegratevi con quelli che sono allegri; piangete con quelli che piangono. Abbiate tra di voi un medesimo sentimento. Non aspirate alle cose alte, ma lasciatevi attrarre dalle umili. Non vi stimate saggi da voi stessi.

Non rendete a nessuno male per male. Impegnatevi a fare il bene davanti a tutti gli uomini. Se è possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti gli uomini. (Romani 12:9-19)

(Podcast)

l’amore è una cosa seria

Il testo è molto chiaro, ma prima di esaminare alcuni aspetti, vorrei sottolineare che per il pensiero biblico l’amore è una cosa seria. Lo troviamo in tanti passi, con tante sfumature e implicazioni e lo troviamo come una, se non “la”, caratteristica di Dio stesso. Dunque, queste esortazioni dell’apostolo non sono belle frasi poetiche, che nessuno riuscirà poi a mettere in pratica, ma sono la guida del cristiano a vivere nel mondo. Infatti, è chiaro si parta dall’amore fraterno, nella comunità, infatti è il primo da sperimentare, ma poi il discorso si allarga al vivere dei cristiani nella società.

L’amore dunque è una cosa seria e come prima cosa l’apostolo scrive che deve essere vero, «senza ipocrisia», senza falsità, sincero, dunque. Non qualcosa di finto, non solo buona educazione (che anche quella però è sempre utile), ma qualcosa che faccia riflettere, che impegni in un realistico esame di coscienza.

Subito dopo l’inizio c’è «aborrite il male»! Probabilmente c’era a quei tempi e c’è ancora, infatti, un’idea di amore che coprirebbe ogni cosa. “Se faccio ciò che è male, ma lo faccio con amore, allora andrà bene”. “Se il fine è amorevole, allora va bene anche qualcosa di male… ” È una falsa morale, di solito un trucco.

L’amore invece non significa che vada bene tutto, ma si mantengono comunque le valutazioni di bene e di male. Di questo penso siamo subito d’accordo, ma a volte i cristiani usano quest’affermazione in maniera affrettata, prima di riflettere opportunamente e a lungo sull’amore e la fraternità, si affrettano a dire: “Però, non va bene” senza spesso neanche tentare di capire le ragioni dell’altro.

onore

«Quanto all’amore fraterno, siate pieni di affetto gli uni per gli altri. Quanto all’onore, fate a gara nel rendervelo reciprocamente.» La fraternità è uno dei valori della chiesa cristiana. Non siamo prima di tutto degli amici, ma siamo fratelli e sorelle in Cristo. Qui c’è di mezzo, dunque, la costruzione della comunità. Guardate allora alla seconda parte del versetto, con quell’onore da rendersi reciprocamente. Non c’è solo amore fraterno, o meglio dell’amore fraterno fa anche parte un riconoscimento di dignità, di valore dell’altra sorella o dell’altro fratello. Non c’è vero amore se ci si sente superiori, se non c’è stima del prossimo.

E aggiungerei il bisogno, in questa società così “ruvida”, che c’è bisogno di gentilezza, di dimostrare quell’affetto, anzi «pieni d’affetto» scrive l’apostolo verso il prossimo. Quella gentilezza, che rammentavo la scorsa domenica, contraddistingue il nostro Signore quando accoglie chi va verso di Lui.

L’amore poi è «gli uni per gli altri». Non ci deve essere qualcuno che ami di più o che sopporti di più. E non ci deve essere qualcuno che abbia più onore degli altri. È una questione di essere tutti sullo stesso piano.

Una delle difficoltà dell’amore sta proprio nel fatto che non è solo un rapporto fra due persone singole, ma coinvolge tutte le persone di una comunità e, a ben vedere, dell’umanità. Ma il suggerimento di «non vi stimate saggi da voi stessi» è il modo per implementare questo sentirsi ed essere tutti sullo stesso piano.

chi perseguita

Amore, amore fraterno, amore paziente, pace e ospitalità. Quanti temi vengono toccati in queste raccomandazioni finali delle lettera. E l’amore di cui si parla inizia dall’amore fraterno, all’interno della comunità, però quando scrive «benedite quelli che vi perseguitano» l’orizzonte si espande anche al di fuori. Non è possibile, infatti, vivere con un amore per alcuni e non per altri. Cercare la pace in un ambito ristretto, per far guerra al mondo.

Queste parole dell’apostolo a suo tempo erano ancora più forti di oggi. Infatti, i cristiani, sebbene non erano ancora arrivate le persecuzioni sistematiche di alcuni imperatori, erano comunque sotto attacco personalmente, come anche lo stesso apostolo Paolo. Nel nostro continente oggi qualcuno si lamenta di essere un po’ preso in giro come cristiano, ma è un’altra cosa.

Questa benedizione per quelli che perseguitano non vuole essere ovviamente un’accettazione dei torti altrui e nemmeno al contrario un senso di santità, “più soffro, più sono santo” o una stoica affermazione: “molti nemici, molto onore”. Qui si sta parlando di chiedere il bene anche di chi ti perseguita. Certo può essere anche la richiesta che infine si converta, ma è è più in generale un modo di non farsi vincolare dall’odio dell’altro, un vivere riconoscendo e denunciando l’ingiustizia, ma non divenire preda del rancore, non entrare nella spirale del voler colpire a morte l’avversario. Riconoscere l’errore, ma mantenere la visione del persecutore comunque come essere umano.

Cioè, c’è questa azione di amore, così difficile certo, anche verso chi ti perseguita e non ti rispetta, attenendosi comunque fermamente al bene, non cercando di restituire il male con il male, non entrando nella logica del male.

nella società

Quando infine l’apostolo, dice di impegnarsi comunque a fare il bene e a cercare la pace, il respiro dello scritto si amplia sino alla presenza nella società dei cristiani. Cristiani che dovrebbero vivere cercando di portare pace e non guerra. Al contrario di come a volte hanno fatto.

Un costruire il bene con empatia e simpatia umana. Tristi con i tristi, allegri con gli allegri. Con uno stesso sentimento. Cioè non con indifferenza, ma con un’emozione a favore degli altri. È quell’empatia umana che crea comunione e comunità. È quel considerare la concretezza di colui che abbiamo davanti, di non farne una macchietta, non darne una definizione preconcetta, ma di vedere la persona reale.

Ce la faremo? Chi ci aiuterà in questa vita che dovremmo costruire con amore? Chi ci darà la possibilità di cambiare la società con il bene e con la pace? Chi ci darà parole di benedizione e non di maledizione?

Ma lo sappiamo! È lo Spirito santo del Signore che soffia incessantemente nei nostri cuori e che rende concrete nel nostro vivere le parole dell’evangelo. Nei momenti di dubbio oppure di odio che ci prendono, preghiamo il Signore dunque di illuminarci, di rafforzarci, di darci una nuova visione di vita, di darci cioè fede, speranza e amore. Amen

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Blog personale di Stefano, pastore evangelico riformato. Nelle pagine varie informazioni sul cristianesimo. © 2005-2025 Stefano D’Archino CC-by-nc-nd
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