Dopo la morte di Mosè, il popolo di Israele, può entrare nella Terra promessa.
Il tema della terra era fondamentale in una società, come quella del tempo, che per la sua sopravvivenza dipendeva interamente dalla terra da coltivare. Ancor di più per un popolo, come quello di Israele, che prima era nomade. E i nomadi non hanno una loro terra e quindi dipendono dalla disponibilità delle nazioni in cui transitano.
Nel libro di Giosuè, il generale incaricato di portare il popolo alla conquista della terra e di gestire per conto del Signore il passaggio alla sedentarietà, abbiamo dunque la storia di questa conquista. L’inizio del libro è quindi solenne. Sono i momenti che precedono l’azione militare, che segnerà il futuro di tutto il popolo.
Dopo la morte di Mosè, servo del SIGNORE, il SIGNORE parlò a Giosuè, figlio di Nun, servo di Mosè, e gli disse: «Mosè, mio servo, è morto. Àlzati dunque, attraversa questo Giordano, tu con tutto questo popolo, per entrare nel paese che io do ai figli d’Israele. Ogni luogo che la pianta del vostro piede calcherà, io ve lo do, come ho detto a Mosè, dal deserto, e dal Libano che vedi là, sino al gran fiume, il fiume Eufrate, tutto il paese degli Ittiti sino al mar Grande, verso occidente: quello sarà il vostro territorio. Nessuno potrà resistere di fronte a te tutti i giorni della tua vita; come sono stato con Mosè, così sarò con te; io non ti lascerò e non ti abbandonerò.
Sii forte e coraggioso, perché tu metterai questo popolo in possesso del paese che giurai ai loro padri di dar loro. Solo sii molto forte e coraggioso; abbi cura di mettere in pratica tutta la legge che Mosè, mio servo, ti ha data; non te ne sviare né a destra né a sinistra, affinché tu prosperi dovunque andrai. Questo libro della legge non si allontani mai dalla tua bocca, ma meditalo, giorno e notte; abbi cura di mettere in pratica tutto ciò che vi è scritto; poiché allora riuscirai in tutte le tue imprese, allora prospererai. Non te l’ho io comandato? Sii forte e coraggioso; non ti spaventare e non ti sgomentare, perché il SIGNORE, il tuo Dio, sarà con te dovunque andrai». (Giosuè 1:1-9)
“Sii forte e coraggioso” è ripetuto per ben tre volte in poco spazio. È qualcosa di veramente importante, dunque. Eppure è anche scritto che grazie al Signore ci sarà una sicura riuscita di tutto ciò che viene promesso. Inoltre, c’è anche un altra ulteriore promessa: il Signore sarà con Giosuè dovunque egli andrà e per sempre.
La riuscita dunque è data, assicurata, ma c’è tutto ancora da fare e serve quindi coraggio e forza d’animo. Infatti, ci sarà da avanzare, prendere decisioni, combattere… ci si troverà in difficoltà e a volte non si sarà fedeli del tutto al Signore o si dovrà interpretare la sua volontà al meglio. “Sii forte e coraggioso” è dunque rivolto al generale Giosuè e ancor di più all’uomo Giosuè.
Però questo imperativo, insieme alle promesse di benedizione del Signore, vale per ogni persona e in ogni tempo. Vale quindi anche per noi appena entrati nel nuovo anno 2025. Certamente il Signore ci sarà vicino con il suo Spirito. Certamente avremo come guida il leggere la Scrittura. E ancora ci saranno molte cose che il Signore stesso risolverà.
Però ci vorrà coraggio e anche impegno. Coraggio perché dobbiamo affrontare periodi incerti. Impegno perché comunque dobbiamo fare la nostra parte. Non piove dal cielo ogni risposta e i problemi non si risolvono da sé. A seconda delle circostanze, ci sarà da decidere una cura se siamo malati, ci sarà da affrontare un percorso di studio per costruire il nostro domani, ci sarà da lavorare oppure ci sarà da abbracciare o astenersi dagli abbracci, come dice l’Ecclesiaste, consolare o riprendere, lasciar perdere oppure insistere… e ciò spetta a noi anche se il Signore sarà sempre a noi vicino. E proprio il Signore ci darà la forza e il coraggio.
Permettetemi un esempio di cronaca. Il consigliere federale Ignazio Cassis ha dichiarato: “Credo che in Svizzera ci siamo abituati alla nostra prosperità e sicurezza per molti decenni. Crediamo che siano quasi un dono di Dio”. Intendeva dire che dobbiamo impegnarci per la sicurezza e prosperità. E questo è vero, ma insieme prosperità e sicurezza sono anche un dono di Dio, anzi: se Dio non intervenisse in nostro favore saremo presto perduti. E a dire il vero il Signore interviene anche attraverso il nostro impegno, come ci ricorda il sì di Maria all’annunciazione.
Lasciando stare tutte le implicazioni politiche oltre le domande storiche della conquista della Terra promessa, possiamo però riflettere che il futuro non è solo questione individuale, che prosperità e sicurezza sono questioni nazionali e sovranazionali. Proprio in quest’anno ci saranno, lo sappiamo, guerre tradizionali e ibride, conflitti e politiche aggressive. Ebbene dovremmo essere realisti. Bisogna essere forti e coraggiosi, ma anche solidali e comunitari. Oltre, ovviamente, a rimanere fedeli al nostro Signore.
Così è anche della salvezza in Gesù Cristo. La salvezza è data, ma c’è da vivere, da essere forti e coraggiosi. E da andare avanti nel cammino secondo le promesse di Dio.
Come guida, in questo cammino, c’è il libro della Legge, la Scrittura diremo noi cristiani. Quindi “sii forte e coraggioso” implica il mantenere come guida la Parola del Signore, anzi forse il coraggio serve proprio per essere fedeli al Signore.
Ricordiamo che saremo spesso fuori linea dalla sua volontà, ma non perderemo per questo la salvezza. Perché in Gesù Cristo ci ha già fatto grazia.
Infatti, una piccola osservazione: il titolo di “servo del Signore”, che qui viene attribuito a Mosè e in generale è per i profeti, viene però sostituito da Gesù Cristo con quello di “amici” per i suoi discepoli.
Possiamo essere forti e coraggiosi, dunque, sapendo che lo Spirito santo soffia incessantemente e nello stesso tempo sapendo che abbiamo un amico il cui sostegno non viene mai meno, in vita o in morte, il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. Amen