L’incarnazione che festeggiamo a Natale ci è annunciata anche all’inizio dell’evangelo di Giovanni. (Predicazione per Natale 2024)
E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre. (Giovanni 1:14)
L’evangelista Giovanni non vuol farci dimenticare che nell’evangelo, che parla della storia terrena di Gesù Cristo, si sta parlando comunque del Figlio di Dio Unigenito.
E per questo Giovanni qui per parlare del Figlio utilizza l’espressione: la Parola, che in greco sarebbe logos un termine molto diffuso ed usato a quel tempo. Questo per sottolineare la trascendenza del Figlio, che come Parola di Dio agisce in stretto rapporto con Dio e crea e sostiene il mondo.Il vero logos del mondo rispetto a quello dei filosofi.
Poi però l’altro termine che usa è carne, il logos si è fatto carne, non dice –come anche avrebbe potuto– “corpo” umano o “essere umano” o al limite “persona”. Oramai ci siamo abituati a questa espressione, ma questo termine carne dava un brivido alla cultura del tempo. E se ci pensate anche alla nostra, in cui carne si associa al banco del macellaio, al mangiar carne.
Allora nella religiosità c’era una forte svalutazione di ciò che era fisico rispetto al pensiero, anzi molti vedevano come negativa di base tutta la fisicità. Era quella cultura, che diremo gnostica, in cui ciò che valeva erano solo le idee, i ragionamenti i pensieri e nello stesso tempo c’era un disprezzo della corporeità, come se non fossimo esseri umani proprio per avere un fisico. Allora Giovanni con questo termine ripete che il Figlio si è fatto proprio come uno di noi, non ha fatto finta di essere umano, ma lo è stato integralmente.
Certo poi le idee gnostiche sono penetrate nella cultura cristiana e quindi ancora oggi la carne è qualcosa che si usa quasi come termine dispregiativo. Non c’è solo però l’annuncio della vera umanità di Gesù, da ribadire, ma bisogna stare attenti a dove portano queste idee.
Noi, come dicevo, siamo persone con una carne, con un corpo, una biologia, abbiamo certo un animo, una spiritualità, un pensiero, ma non è che valgano solo le idee. Infatti se si trascurano le persone vere, per ragionare solo su persone immaginarie, si finisce per dare ascolto alle ideologie invece che alle sofferenze delle persone… Ed in effetti per molti gnostici le azioni concrete non valevano, ma solo le buone intenzioni, le idee esoteriche.
Ecco allora che il vero Dio che diviene vero essere umano, carne dunque in una parola di estrema concretezza, che ci parla già del morire, che ci parla ancor più fortemente. È proprio Colui che mi è vicino anche nella sofferenza, nella malattia in ciò che attenta al mio corpo, che colpisce e corrode la mia carne.
L’incarnazione del nostro Salvatore, che festeggiamo oggi a Natale, era dunque –allora come oggi– di difficile comprensione e dirompente rispetto ad alcune rappresentazioni di Dio. In effetti Giovanni aggiunge dopo che 18 Nessuno ha mai visto Dio; l’unigenito Dio, che è nel seno del Padre, è quello che l’ha fatto conoscere. Nel senso che la conoscenza di Dio deve partire da Gesù Cristo e non da nostre idee, spesso preconcette, su Dio.
Ecco perché è importante che Giovanni si presenti anche come chi lo ha contemplato. Gli apostoli lo hanno visto con i propri occhi e ne possono dare testimonianza. Ci possono parlare proprio della rivelazione di Dio.
Ecco allora che quella Parola eterna, che era prima della Creazione ha abitato per un tempo nella storia umana e ce ne sono i testimoni!
È proprio nel suo divenire carne, essere umano, nel vivere terreno, che noi possiamo conoscere l’essenziale di Dio e del dono di salvezza. Se no ricaderemo nel mondo delle idee e delle opinioni su Dio e quindi sulla nostra esistenza. Infatti, partendo da ciò che ha fatto e ha detto il Gesù terreno, noi possiamo realmente conoscere il senso della nostra vita. E tutto ciò è possibile per via proprio dei testimoni oculari che l’hanno conosciuto e ce ne danno attestazione.
E cosa hanno visto? Giovanni dice che hanno vista della Parola la sua gloria e che era piena di grazia e verità.
Cioè, non solo hanno conosciuto Gesù come una persona umana, ma ne hanno apprezzato la natura divina: ecco di cosa parla la gloria. Cioè hanno già intravisto in Lui il Signore glorificato, che realizza la salvezza oggi e per sempre, che dona la vita eterna.
Anche qui, scrivere della gloria anche nell’umiltà umana di Gesù Cristo è un’affermazione potente e che disarticola alcune idee umane. Come l’idea che il re sia il più vicino a Dio, che il potere sulla terra abbia a che fare con una benevolenza speciale di Dio. Il re dei re nella mangiatoia.
E quella salvezza che porta il nostro Signore Gesù Cristo è con grazia e con verità. Cioè il Salvatore dice la verità sulla condizione umana, ma nonostante questo ci fa grazia. Ci fa grazia nella nostra umanità, donandoci vita eterna che riguarda anche la nostra persona e la nostra fisicità. È una grazia veramente completa quella che dunque annunciamo con il Natale del nostro Signore. Amen