Predicazione per la domenica della Riforma 2024
Romani 3:21-28 Ora però, indipendentemente dalla legge, è stata manifestata la giustizia di Dio, della quale danno testimonianza la legge e i profeti: vale a dire la giustizia di Dio mediante la fede in Gesù Cristo, per tutti coloro che credono. Infatti non c’è distinzione: tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù.
Dio lo ha prestabilito come sacrificio propiziatorio mediante la fede nel suo sangue, per dimostrare la sua giustizia, avendo usato tolleranza verso i peccati commessi in passato, al tempo della sua divina pazienza; e per dimostrare la sua giustizia nel tempo presente affinché egli sia giusto e giustifichi colui che ha fede in Gesù.
Dov’è dunque il vanto? Esso è escluso. Per quale legge? Delle opere? No, ma per la legge della fede; poiché riteniamo che l’uomo è giustificato mediante la fede senza le opere della legge.
L’apostolo Paolo nella prima parte della sua lettera ai Romani ha mostrato, come qui sintetizza, come tutti siano privi della gloria di Dio. Tutti cioè sono peccatori, distanti dalla volontà di Dio: sia coloro che conoscono la Legge di Dio, cioè gli ebrei, sia quelli che non la conoscono, i pagani del tempo.
La legge mosaica, infatti, mostra come si dovrebbe vivere, ma tutti vivono differentemente e in modi differenti la infrangono.
Questa situazione sarebbe disperata, perché nessuno può giustificarsi da sé e dunque essere salvo e in una giusta relazione con Dio, se non avesse trovato soluzione con l’arrivo di Gesù Cristo.
Gesù Cristo morendo sulla croce, infatti, espia la nostra condanna e rende possibile a Dio di considerarci come giusti, senza venire meno alla sua natura santa e giusta. E tutto ciò diviene effettivo per chi ha fede nel Cristo come Salvatore.
Questo esclude qualsiasi vanto da parte umana: infatti ha fatto tutto Gesù.
Ieri e oggi
Questo è il tema che appassionò tutti (sia cattolici sia riformati) ai tempi della Riforma: il tema della giustificazione, di come avere vera e certa salvezza.
Però non è più un tema appassionante per i nostri contemporanei. Anzi, dobbiamo prendere atto –come chiese– che questo tema non è per niente interessante ai nostri tempi.
Dobbiamo però non arrenderci, perché a mio avviso non ci si interessa più alla salvezza perché se ne dispera. Si cerca certamente una salvezza quotidiana, farmacologica o economica, ma non ci si aspetta vera salvezza, e quando dico vera intendo dal nonsenso di un’esistenza vana dovuto dalla morte.
Seguendo l’apostolo, partiamo però dall’osservare che per interessarsi e volere la giustificazione c’è bisogno della coscienza del proprio stato di distanza da Dio e dalla sua legge giusta. Oggi però si è inclini a farsi legge da se stessi. Richiamare alla mente che la legge (anche quella mondana) dovrebbe essere espressione della volontà di Dio, è per molti una enormità. Ad esempio, “ma io?!?” iniziano a dire già gli scolari quando vengono ripresi per qualcosa, cioè: “quello che stai per dire varrà per altri, ma io sono diverso e quindi non vale per me ”.
Eppure le persone non sono felici essendo capo a se stesse.
Ma pensano che non abbiano niente da farsi perdonare, allora perché ricercare il Signore? Oppure c’è una specie di luogo comune di un Dio bonaccione, il cui mestiere sarebbe quello di perdonare. Eppure dice Gesù Cristo all’adultera: “va e non peccare più”.
E invece no, prima dell’annuncio forte di grazia, c’è la chiamata alla conversione, proprio quel “tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio”, che troviamo nel nostro passo.
privi della gloria di Dio
Ecco questo essere privi della gloria di Dio ci fa arrivare ad un altro punto per il quale non si ha interesse nella giustificazione da parte di Dio. Spesso infatti il peccato (nel senso di essere lontani dal comandamento dell’amore per il prossimo) è presentato come affascinate e vivo. Invece, se uno è onesto, se uno è bravo, ecco che viene presentato come triste e squallido. Mentre il male sì, che sarebbe divertente.
Certo il male è –fra virgolette– “divertente”, perché non prende su di sé alcuna responsabilità, è meno faticoso di vivere stando attenti alle conseguenze delle nostre azioni e alle necessità vitali del nostro prossimo.
Ma non porta ad una bella vita, anche se è avvolto in bei lustrini, cioè una delle caratteristiche del peccato è quella di sembrare ciò che non è. Leggero e divertente.
E invece, cos’è? È l’essere privi della vera gloria, della gloria di Dio.
Il peccato (e con questo abbiamo tutta una serie di comportamenti e idee, menzogne, egoismi, ipocrisie, sopraffazioni…) ci fa divenire qualcosa che ci dovrebbe far vergognare…
Per questo la giustificazione di Dio in Cristo Gesù è qualcosa che occorre subito e presto, come occorre anche che la grazia ci aiuti e ci inizi a cambiare, è per noi stessi, per avere un riflesso di gloria.
No, il vanto è proprio escluso, anzi arriva una umiltà di vita.
Ma insieme una nuova vitalità. Una vitalità data dall’essere sicuri del perdono e della salvezza, perché realizzate dal Cristo. E quindi una nuova vita, qualcosa che ci fa pronti a cercare il bene e la giustizia.
Quella vitalità fa sì che giustificati per fede, i cristiani (non solo i riformati) possano fare grandi cose agli occhi di Dio nel loro vivere quotidiano. Amen