Nella lettera agli Efesini, l’apostolo Paolo scrive a cristiani che sono in massima parte pagani, convertiti al cristianesimo. I primi cristiani erano infatti tutti ebrei, solo in un secondo momento si aggiungono loro cristiani di origine pagana. Questo a quel tempo creò domande, discussioni e divisioni . In particolare quale dovesse essere il rapporto fra ebrei e non.
L’apostolo afferma che il Cristo venne con un evangelo di pace, pace con Dio, sia per i lontani pagani sia per i vicini ebrei (che comunque ne avevano bisogno). In questo i due gruppi sono collegati grazie al medesimo Spirito ricevuto. Ciò definì la Chiesa come un unico organismo senza differenze etniche o nazionali. Dunque scrive a loro e anche a noi…
Con la sua venuta ha annunciato la pace a voi che eravate lontani e la pace a quelli che erano vicini; perché per mezzo di lui abbiamo gli uni e gli altri accesso al Padre in un medesimo Spirito.
Così dunque non siete più né stranieri né ospiti; ma siete concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio.
Siete stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare, sulla quale l’edificio intero, ben collegato insieme, si va innalzando per essere un tempio santo nel Signore. In lui voi pure entrate a far parte dell’edificio che ha da servire come dimora a Dio per mezzo dello Spirito.
Efesini 2:17-22
Né stranieri, né ospiti! Queste parole sono valide non solo per quelle situazioni. Quante volte, infatti, ci si può sentire lontani da Dio, quante volte ci si può non ritenere all’altezza del suo amore? Quante volte ci sentiamo non parte o ai margini della Chiesa di Cristo?
La questione non riguarda però la nostra fede, le nostre opere, il nostro amore o la nostra origine. È invece legata interamente a Gesù Cristo. Per mezzo di lui, dice il testo, abbiamo pace con Dio… e siamo parte della Chiesa di Cristo.
È Gesù Cristo che ci dà pace con Dio, è grazie a Gesù Cristo che noi possiamo andare al Padre, è per sua misericordia che riceviamo il suo Spirito di rinnovamento e consolazione.
Quindi non essendo l’accoglienza di Dio qualcosa determinata da noi o da come siamo nati, ma unicamente da Gesù Cristo, non c’è da sentirsi in posizione privilegiata o meno rispetto agli altri cristiani.
Essendo sicuri proprio per l’evangelo di grazia del nostro Signore della nostra salvezza e della cura che Dio ha per ognuno di noi.
Cittadinanza
L’apostolo per farsi intendere bene usa due immagini complementari. La prima quella della cittadinanza, di non essere più né stranieri, né ospiti.
Adesso si ha la stessa cittadinanza fra tutti i santi, cioè cristiani. Cittadinanza un termine importante oggi (che se ne parla tanto) ma anche a quell’epoca.
La cittadinanza significava avere dei diritti (considerate che fra chi ascoltava c’erano schiavi, cioè non cittadini, gente quasi senza diritti). Essere tutti sullo stesso piano.
E purtroppo nel corso dei secoli nella chiesa sono stati posti dei distinguo. Si limitava la grazia di Dio in Gesù Cristo, e a volte c’era l’idea di cristiani di serie A e di serie B, quelli con più fede o con la fede più giusta o più matura… Anche se quella questione è ormai passata da secoli, idee che ci siano cristiani di rango diverso purtroppo ritornano o sono pregiudizi interiorizzati.
La tentazione era, ed è, quella di voler misurare la fede, come fosse una capacità o un possesso, o fosse valida solo con una certa comprensione intellettuale di essa.
In realtà è tutto solo per grazia di Dio, solo per l’amore e la croce di Cristo che siamo portati alla salvezza e dunque siamo parte del popolo di Dio.
Famiglia
Se la cittadinanza parla dell’ambito pubblico, della comunità, con l’immagine della famiglia dell’essere membri della famiglia di Dio, si parla al cuore dei credenti. Si può essere familiari con Dio, anche se sembra troppo per noi. Perché la familiarità con il Signore non è basata sulla propria vicinanza a Dio, ma sulla sua grazia. La familiarità è poter andare da Dio, accettar il suo invito.
C’è qui un incoraggiamento a cercare il Signore, a non chiamarsi fuori da un amore che investe tutti. Siamo invitati a fare con fiducia un passo, per sentire la familiarità di Dio concreta e in azione nella nostra esistenza.
edificati
Queste immagini però possono essere vissute anche in modo individualistico. Nel senso di dire: “bene sono familiare di Dio, ho cittadinanza nella Chiesa” ma poi non essere realmente in comunità e relazione fraterna con gli altri.
La dimensione comunitaria, così bella, è vista a volte come un peso da portare. Come si fosse sempre ospiti e si debba solo criticare senza rimboccarsi le maniche. E questo vale per la chiesa, ma anche per la presenza dei cristiani nel mondo.
Possiamo dire che la dimensione comunitaria è sempre più assente nella nostra società, ma non si dimentichi che la dimensione comunitaria è propria dei cristiani, non si può dar la colpa alla società di qualcosa che è specificatamente, anche se non esclusivamente, cristiano.
Per questo ecco allora l’immagine dell’edificio che è la comunità cristiana. E vi veniamo incorporati dallo Spirito.
E ci vengono date delle indicazioni. Edificati sul Cristo attraverso apostoli e profeti, per noi la Scrittura, Antico e Nuovo Testamento. La Chiesa, intesa come comunità, si va innalzando, cioè stanno arrivando sempre nuovi membri, per servire da tempio per lo Spirito, per accogliere lo Spirito. Dio dimora, è presente, attraverso il suo Spirito nella Chiesa alla quale entriamo a far parte ben collegati insieme.
Dunque anche se siamo soli, se i nostri cari ci hanno lasciato, noi non siamo soli neanche dal punto di vista umano, perché siamo insieme la nazione del Signore. Figli di un unico benigno e misericordioso Dio che non fa distinzioni o preferenze, ma ci accoglie con il suo smisurato amore.
La nostra vita quotidiana è immersa in questa realtà trascendentale (dove Dio vi dimora con lo Spirito) ed effettiva. È da qui che viene la nostra speranza, giorno per giorno.
Il luogo dello Spirito non è più nel Tempio, ma nella comunità. E dunque tutti non solo si possono sentire parte dell’insieme Chiesa e tutti vanno considerati parte di quell’insieme per merito esclusivo di Gesù Cristo. Ma anche lo sono effettivamente attraverso lo Spirito che soffia.
Abbiamo dunque fiducia e non paura di vivere insieme e del sentirci cristiani. Amen