Il testo della predicazione, in occasione della Festa Federale del 18 settembre 2022, è una visione del tempo messianico del profeta Isaia, che per i cristiani si realizzerà con il ritorno di Gesù Cristo.
Avverrà, negli ultimi giorni, che il monte della casa del SIGNORE si ergerà sulla vetta dei monti e sarà elevato al di sopra dei colli; e tutte le nazioni affluiranno a esso.
Molti popoli vi accorreranno e diranno: «Venite, saliamo al monte del SIGNORE, alla casa del Dio di Giacobbe; egli ci insegnerà le sue vie e noi cammineremo per i suoi sentieri». Da Sion, infatti, uscirà la legge, e da Gerusalemme la parola del SIGNORE.
Egli giudicherà tra nazione e nazione e sarà l’arbitro fra molti popoli; essi trasformeranno le loro spade in vomeri d’aratro e le loro lance in falci. Una nazione non alzerà più la spada contro un’altra, e non impareranno più la guerra. Casa di Giacobbe, venite e camminiamo alla luce del SIGNORE!
Isaia 2:2-5
Luce guida
Questa visione del tempo messianico, piena di immagini dell’Antico Testamento, ha anche questa visione di luce del Signore, che come cristiani sappiamo sarà realizzata pienamente da Gesù Cristo solo negli ultimi tempi.
Come cristiani, e in particolare come protestanti, sappiamo infatti bene che nei tempi umani il mondo non ha pace, che le guerre si susseguono e si susseguiranno, e anche che, come detto da Gesù, i poveri li avremo sempre con noi. E a volte i poveri saremo noi.
Nonostante tutto, però, questa visione è per usare un’immagine “la nostra luce in fondo al tunnel della storia umana”. Quella che ci dà una direzione ed è anche quella che, quando abbiamo pace e prosperità, ce ne fa godere e ringraziare in quanto dono di Dio.
“Venite camminiamo”, dunque viviamo quotidianamente, “alla luce del Signore” ci indica cosa dovremmo fare nella vita, pur se il presente fosse tenebroso, non dimenticando la luce alla quale siamo chiamati e comportarci di conseguenza.
Responsabilità nella nazione
Gesù Cristo viene presentato come chi insegna alle nazioni e Colui al quale guardano i popoli.
Noi siamo giustamente fieri della nostra individualità, la nostra responsabilità è una responsabilità personale, Dio stesso ci conosce per nome e ciò è motivo di speranza profonda. La salvezza non è generica, infatti, ma è proprio per noi, per me stesso.
Però spesso la Scrittura parla di popoli e nazioni, spesso di giudizio delle nazioni, qui come detto anche di insegnare alla nazioni. È ovvio potremo dire che siamo sempre immersi in una nazione, con la sua storia e la sua cultura, e dunque ne subiamo i condizionamenti. Ma nella Scrittura c’è una prospettiva più ampia, di solidarietà, di amore per il prossimo.
Abbiamo la richiesta di portare il nostro contributo nella nazione di cui siamo parte, in cui viviamo. C’è una idea di una individualità responsabile e solidale. Subito possiamo chiederci: ma noi riusciremo con il nostro piccolo contributo a cambiare qualcosa? Per rispondersi basta chiedersi: se tutti non facessero nulla per il prossimo, presto dove finiremmo?
Ci si può ribattere che come singoli non potremo cambiar molto e che comunque non siamo responsabili degli errori della nazione. Ma ne porteremo comunque sempre la responsabilità, ancor più non facendo niente. Ecco perché, fra l’altro, abbiamo sempre bisogno di un Salvatore. Non possiamo chiamarci fuori furbescamente. Noi siamo qui oggi, ed oggi c’è da fare qualcosa, anche perché la nostra nazione cammini alla luce del Signore.
Attualità
Oggi questo discorso un po’ tradizionale, sembra sempre meno attuale. Venerdì sono stato invitato, in qualità di Presidente CERT, al Rapporto della III divisione dell’esercito, e proprio il Comandante si è chiesto quanto dello spirito di cittadini che collaborano al benessere comune, non solo certo come militari, ci sia ancora in Svizzera. Una constatazione, non una domanda.
Perché c’è questo affievolimento? Due per me sono i fattori. Il nazionalismo, inteso come ideologia di una nazione che ha volontà di supremazia e sopraffazione su altre nazioni, ha fatto e fa tanti danni, come vediamo bene anche in questi giorni, e porta a sospettare dell’idea nazionale. Come anche ad una certa difficoltà ad integrare all’interno della nazione e dei suoi valori persone che vengono da altri paesi.
A questa disaffezione dell’idea di nazione, anche negli aspetti positivi di coesione e progresso comune, si è aggiunto sempre di più un crescente individualismo (direi con parola che non esiste in italiano “singolarismo”), c’è chi si illude cioé di poter vivere indipendentemente da tutti, come se realmente fosse possibile vivere senza gli altri e senza lo Stato e invece si denunciano solo quelli che si considerano condizionamenti del contesto sociale e politico. C’è stata così una deresponsabilizzazione e un chiamarsi fuori: “Non è colpa mia”, “farei diversamente e dunque non partecipo”, “tutto va bene, basta che possa vivere come dico io con le mie comodità e abitudini”.
E invece la pace, la prosperità, la tranquillità (sempre in bilico e non perfette) sono il risultato dell’implicarsi nella propria nazione, prendendo su di sé la propria responsabilità comunitaria.
Cristiani
Ed è in questo senso che l’invito del profeta è ben significativo: “Venite camminiamo alla luce del Signore”. La luce: come la sua Parola che è lampada al nostro piede. La luce nel senso di Gesù Cristo che ci accoglie, ci libera e ci porta dalle tenebre alla luce. Il Cristo come luce del mondo, non solo di un popolo, ma di tutti i popoli ci dà la direzione, la motivazione, la guida, la esistenza e la gioia di costruire insieme una società con un futuro. (Sottolineo il futuro, perché molti singoli ormai sono disinteressati a costruire qualcosa che vada oltre la propria vita terrena).
Non tutti sono cristiani, si obietterà. Noi certo non pretendiamo ciò, né tanto meno obblighiamo nessuno. Nemmeno però ci preoccupiamo se siamo in forte minoranza. Sappiamo invece che proprio nel cercare di vivere con la nostra fede noi possiamo essere di esempio agli altri e quel lievito, quel sale e quella luce che il Signor Gesù ci chiede di essere, per i nostro prossimo e per le nazioni del mondo. E quindi camminiamo alla luce del Signore! Amen