C’è una parte della Lettera ai Romani in cui l’apostolo Paolo ragiona sul fatto, che definisce un mistero fino a quel tempo, che la grande maggioranza del popolo di Israele non avevano creduto in Gesù Cristo. Come mai il Popolo eletto, cui erano state riservate grandi promesse di salvezza, si era quasi interamente rifiutato di ascoltare Gesù?
Questo era motivo di angoscia per l’apostolo Paolo, ma scrive anche perché alcuni cristiani di origine pagana erano presuntuosi e disprezzavano gli ebrei che non credevano in Gesù Cristo. E questa presunzione, c’è da aggiungere, si vede a volte ancora oggi. Dichiara allora di svelare questo mistero, dicendo che ciò è avvenuto perché dovevano essere salvati i pagani accettando Gesù come Signore, e che dopo sarà infine salvato anche Israele. Conclude questa parte scrivendo:
Come in passato voi siete stati disubbidienti a Dio, e ora avete ottenuto misericordia per la loro disubbidienza, così anch’essi sono stati ora disubbidienti, affinché, per la misericordia a voi usata, ottengano anch’essi misericordia. Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disubbidienza per far misericordia a tutti.
Disubbidienza e misericordia
Tutti dunque sono disubbidienti a Dio, nessuno può dire di aver fatto pienamente la volontà di Dio nella sua esistenza, nessuno può avanzare pretese verso Dio. Però per tutti c’è misericordia.
Questo passo sembra proprio dire che Dio abbia imposto la disubbidienza a Israele (quella di non credere in Gesù Cristo) a favore della salvezza dei pagani, ciò sfugge al nostro ragionamento. Anche sorvolando questo però, ben sappiamo come cristiani, che nessuno è perfetto nel seguire la volontà di Dio, anche se vanta tradizioni antiche, teologie complesse e via dicendo.
In certo modo la disubbidienza di tutti è legata alla nostra libertà di azione che il Signore ci lascia e che porta comunque ad errori, essendo così alte le richieste di Gesù (come visto anche nel passo della lettura). Proprio per questo tutti hanno bisogno della misericordia di Dio per essere salvati. Ed è questo che qui si annuncia.
Possiamo chiederci la portata di questo far misericordia a “tutti“. Certamente possiamo credere che siano compresi proprio tutti nell’offerta di misericordia, mentre altro discorso sarebbe chi la ottiene: sicuramente tutti coloro che si rivolgono a Dio chiedendogliela.
D’altra parte nel testo, questo tutti sembra riferirsi a tutti i popoli, nel senso per il popolo eletto e per gli altri, un’offerta senza distinzioni, sia pure in una prospettiva escatologica, degli ultimi tempi.
Popoli e cultura
L’idea di una misericordia per i popoli, o meglio per il popolo d’Israele e per gli altri, è qualcosa di sfuggente per noi abituati ad un fiero individualismo ed attenti anche a non cadere in pregiudizi nazionalistici. Ora qui non è in dubbio la responsabilità individuale nel seguire o meno la volontà del Signore. L’apostolo sta ragionando del popolo di Israele come un insieme, che segue oppure no il Signore e di conseguenza anche dei popoli pagani.
Anche qui le considerazioni che sembrano logiche non fanno capire bene. Dobbiamo però realisticamente considerare che anche la cultura, la religiosità e la situazione di un popolo agiscano con forza su ciò che fanno i singoli individui, spesso abbiamo meno libertà di quella che pensiamo di avere. C’è sempre e comunque un’aspetto culturale che influenza e in parte determina la nostra fede.
Ad esempio, quando feci un corso all’Ospedale evangelico di Napoli, mi trovai con persone a cui fin da ragazzi era stato insegnato il dover pregare ai santi, mi fecero osservare allora che non si può dire di non farlo, crollerebbe infatti con il culto dei santi tutta una religiosità e si sentirebbero in territorio sconosciuto. Invece, quando parliamo del messaggio di Gesù Cristo, non abbiamo da criticare in primo luogo alcuni atteggiamenti che a noi sembrano sbagliati, ma abbiamo da annunciare Gesù Cristo come Signore e Salvatore. Poi forse seguirà un riflessione e una rielaborazione di quanto abbiamo appreso da giovani.
Oggigiorno quando c’è una cultura diciamo “scientista”. Ad esempio, posso citare l’intervista di pochi giorni fa ad una regista al Festival di Locarno, che affermava candidamente che la scienza dice che la resurrezione non è possibile…. Sappiamo che proprio questa diceria influenza molto pesantemente la fede delle persone del nostro tempo.
Se ci pensate, in realtà, questo riposizionamento delle nostre convinzioni e abitudini è qualcosa che si fa sempre come cristiani nella nostra vita quando rileggiamo la Scrittura o cambiano le situazioni e ci ragioniamo sopra.
Questa prospettiva che va oltre l’individualità e ci fa riconoscere pur nelle questioni di fede il condizionamento culturale e dei popoli, non solo determina di non avere presunzione verso il popolo di Israele, ma anche fa ribadire ancora una volta la necessità della misericordia di Dio.
E proprio la considerazione della misericordia di Dio offerta a tutti, fa concludere all’apostolo il brano, con queste parole di ringraziamento.
Oh, profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto inscrutabili sono i suoi giudizi e ininvestigabili le sue vie! Infatti «chi ha conosciuto il pensiero del Signore? O chi è stato suo consigliere?» «O chi gli ha dato qualcosa per primo, sì da riceverne il contraccambio?»
Perché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui sia la gloria in eterno. Amen.
Romani 11:30-36
Profondità
Dicendo della profondità –nel senso della grandezza ed anche della insondabilità– della ricchezza e sapienza e scienza di Dio, l’apostolo non vuole fare una teoria di Dio, far risaltare il confronto con delle ricchezze, sapienze e scienze umane, con quelle del Signore che sono immmesamente più grandiose. Questa profondità fa intuire come nonostante la complessità e la contraddittorietà della storia personale e umana, il Signore offra infine per tutti la sua la misericordia in maniera sovrabbondante, che va ben oltre i nostri pensieri e i nostri ragionamenti.
Alcuni, come i farisei di cui faceva parte un tempo anche l’apostolo, pensavano di aver chiara ogni cosa prendendo alla lettera le prescrizioni di Dio, come se in ciò ci fosse automaticamente obbedienza alla volontà di Dio. Un atteggiamento che ritroviamo spesso anche oggi, non solo per l’ansia di sentirsi dalla parte giusta, ma anche per una sorta di bella logica con cui vivere. La logica di Dio, invece, così alta e irrisolvibile, da parte nostra ci porta ad affidarci ancora una volta in tutto noi stessi al Signore.
Non è che non dobbiamo ragionare e mettere all’opera il discernimento in ciò che facciamo, ma riconoscere che non capiamo e non sappiamo nulla dell’operare e dei perché di Dio, però grazie a Gesù Cristo ne conosciamo la sua misericordia. E ciò, insieme alla conoscenza della Scrittura, dovrebbe bastarci per vivere.
Eppure c’è sempre chi giudica e chi stabilisce di essere interprete autentico del Signore. Quasi fosse stato consigliere di Dio, come dice con ironia l’apostolo.
Ogni cosa per il Signore
Invece, il Signore crea, conosce e guida ogni cosa. Da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. Create da lui, destinate da lui, operate per mezzo di lui.
Non è che qui si voglia negare una possibile libertà umana, ma che il fine ultimo –anche se gli esseri umani sono liberi nel particolare della loro esistenza– è nelle mani misericordiose di Dio.
In questi versetti stiamo allora come sulla soglia di una grandiosa costruzione che non conosciamo, ma di cui intuiamo la grandezza. Probabilmente non capiremo tutte le connessioni fra Dio, gli esseri umani, la storia umana e la Creazione tutta. Però sappiamo che il Signore, con la sua misericordia, ci riserva un futuro luminoso e benigno.
E sorpresi e incantati dalla stessa maestà di Dio, lo troviamo poi vicino a noi in Gesù Cristo, il Salvatore, come un caro amico. A lui sia la gloria in eterno. Amen
Jeder Mensch ist Gott ungehorsam, niemand kann von sich behaupten, dass er in seinem Dasein den Willen Gottes vollständig erfüllt hat, niemand kann Ansprüche an Gott stellen. Aber für alle gibt es Barmherzigkeit. Der Glaube ist auch durch die Zugehörigkeit zu einem Volk oder einer Kultur bedingt. Das klingt seltsam für eine individualistische Mentalität, aber wir müssen es zur Kenntnis nehmen.
Wir müssen in unserem Tun Vernunft und Einsicht walten lassen, aber wir müssen erkennen, dass Gottes Werk zu hoch für uns ist, doch wir wissen durch Jesus Christus um seine Barmherzigkeit. Und das sollte zusammen mit der Kenntnis der Heiligen Schrift ausreichen, damit wir leben können.